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Argomento presente: « RACCONTO: FRATTAMAGGIORE » | |||||
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ID: 6702 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
lunedì 30 luglio 2007 Ore: 10:35
Frattamaggiore e Frattaminore stanno tra Aversa, Casandrino e Caivano, da non confondere con Fratte nel salernitano. FRATTAMINORE Le origini di Frattapiccola risalgono alla seconda metà dei secolo XIII quando alcune famiglie che dimoravano nella odierna Fracta si spostarono nelle vicinanze dell'antico sito di Atella per costruire un nuovo villaggio che cominciò a chiamarsi Fractula e più tardi, intorno al 1282, Fractapicula, per distinguersi dall'altra Fracta che intanto aveva aggiunto l'aggettivo maior. Nel 1500, a Frattapiccola, esisteva una chiesa intitolata a San Sebastiano sul cui luogo in seguito ne fu costruita una più grande, come ampliamento della stessa, dedicata a S. Maurizio; della vecchia chiesa di S. Sebastiano, funzionante come parrocchia fino al 1520, oggi se ne conserva ancora una parte individuabile nel locale della sagrestia. San Sebastiano doveva far parte di un antichissimo convento, quello dei SS. Sergio e Mario, sorto in aperta campagna come è riportato in un antico documento che riferisce di uno scambio di terreni intervenuto tra i fratelli Marcomanno e Giovanni da un lato e i monaci dall'altro. Nella attuale chiesa di S. Maurizio, costruita intorno al 1550 vi si conservano lapidi con iscrizioni di illustri famiglie locali dei secoli XVII e XVIII, quelle degli Iovinella e dei De Ligorio (oggi Liguori) ad una stele romana in cui si legge una dedica agli dei Mani "Dis manibus M. Amulli Epagathi lib primigeni" (Agli dei Mani di Marco Amulli Epagato, liberto della dea Fortuna Primigenia). Frattapiccola, con il suo castello circondato dal fossato, fu feudo a partire dal XIII secolo; ne furono feudatari, tra gli altri, Pietro Marerio, Pietro da Venosa e Scipione d'Antinoro. Nel 1626 era "utile signore del Castello" Vincenzo Benevento e successivamente il figlio Francesco, all'epoca proprietari anche del complesso di Teverolaccio, nei pressi di Succivo. maps.google.it/maps?oi=eu_map&q=Frattamaggiore&hl=it |
ID: 6701 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
lunedì 30 luglio 2007 Ore: 00:34
Quanti centri urbani vi sono in Campania. Ma quanti ne conosciamo per averli visitati tra centinaia che ricordiamo solo per nome? Accontentiamoci di queste note di repertorio tratte dalla rete come contorno al realistico racconto di Vito D’Adamo. FRATTAMAGGIORE La storia dei territorio frattese ha spesso sostenuto la speranza di far luce sulla civiltà sviluppatasi in epoca pre-romana nell'area d nord di Napoli con al centro Atella, l'antica città osca scomparsa nel XI secolo. L'antichissima produzione della canapa e l'artigianato delle funi sono elementi che stabiliscono una continuità storici tra Fratta e Miseno, porto romano distrutto dai saraceni nel IX secolo. E' convinzione comune infatti, che essa sia stata fondata nel 850 dai profughi scampati alla distruzione. L'agiografia del Santo Patrono Sossio martire misenate impreziosisce questa continuità, coinvolgendo anche una eredità artistica-religiosa proveniente da Cuma, insieme con la devozione di S. Giuliana. Nella foto a lato: Via Vittorio Emanuele ieri Alcune testimonianze archeologiche di epoca Osco-Romana (tombe -archi dell'acquedotto atellano - otri ecc.) parlano di un territorio di periferia agricola preesistente all'insediamento frattese, sorto al centro tra l'arca Longobarda e quella Ducale-Bizantina della Campania, altri documenti risalenti al I X-XIV secolo (contratti agrari, pagamento delle decime, la configurazione Abbatiale della chiesa di S. Sossio) parlano dello stesso come di un territorio la cui signoria era probabilmente ecclesiastica. Durante la dominazione Normanna (1030-1266) Fratta assume la dicitura di Major e si costituisce come casale legato a Napoli per gli affari civili e ad Aversa per quelli ecclesiastici. Al periodo Angioino (1266-14 42) risalgono molti documenti che parlano di "cannabarj" che commerciano nella città di Napoli. Al periodo Araqonese-Spagnolo (1442-1507) risale la parte più antica della struttura urbana, con la presenza di residenze che valorizzano i palazzi con corti signorili e i "luoghi" come spazio di lavoro contadino e di produzione canapiera. Portali di piperno scolpito, affacci e mascheroni barocchi, trovano modo di esprimersi ad un buon livello architettonico. Nella foto a lato: Via Vittorio Emanuele oggi Nel 1493 Frattamaggiore diviene sede della Gran Corte della Vicaria, mentre le sue funi e le sue gomene si esportano in tutto t'impero spagnolo, accompagnando probabilmente anche l'impresa di Cristofaro Colombo. Nel 1630 l'universitas frattese viene ceduta in feudo al Barone di Sangro, ma tre anni dopo riesce ad operare il suo "Riscatto". Nel periodo borbonico l'artigianato canapiero si concentra in una fiorente industria tessile, che avrà modo alla fine dell'800 e all'inizio dei '900 di assurgere ai massimi livelli europei. Negli ultimi 30 anni, la città ha cambiato la sua economia, ha modernizzato i suoi servizi, ha esteso la sua configurazione urbana, ed appare uno dei centri più importanti dell'hinterland napoletano. Ha dato i natali al musicista E Durante, al poeta G. Genoino, allo storico B. Capasso. Nel 1997, con il "Placet" dei Primate dell'Ordine di San Benedetto e con l'intervento dei monaci Sublacensi, Frattamaqgiore è stata solennemente intitolata 'Città Benedettina'. Il titolo è legato alla storia C dita custodia nella Chiesa principale, delle sacre spoglie di San Sosio e Severino, le quali un tempo erano onorate nell'omonimo e antico monastero benedettino napoletano. La redazione |
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