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Argomento presente: « Aferesi a pioggia » | |||||
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ID: 7283 Intervento
da:
salvatore argenziano
- Email:
salvatore.argenziano@fastwebnet.it
- Data:
venerdì 5 ottobre 2007 Ore: 18:26
Caro Giggino, si scrivi c'a lenga napulitana, miéttici pure l'aferese, l'apostrofo e chello ca cacchio vuoi tu. Ma si vuo' fá cuntento a Sarvatore, e scrivere u tturrese, leva 'a miezo tutta chella zanfrusaglia ca i napulitani se sciogliono mmocca, cumme a zucchero 'i l'antichità lloro ca scenne a r'i ccoglie Abbrammo. T'aggio miso l'apostrofo a -vuo'- pecché ce manca na -i-. desinenza r'u verbo. N'aferase a -'a- pecché significa -da-. prepusiziona. N'aferase a -'i- peché vordì -di- prepusiziona. (Che casino mmece nt'a lenga napulitana!) Si po (senza apostrofo) tieni tempo a perdere. vatti a lleggere chelli quatto stroppole ncopp'a ll’articulo ca aggio scritto a pprimma botta, roppo misi e misi 'i battaglia chî (i napoletani scrivono -co' 'i-) linguisti napulitani, tantu tiempo fa. Grazie assai per aver citato i commenti del giornalista napoletano Mario Pagano e di Mimmo Liguoro. Salvatore |
ID: 7281 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 5 ottobre 2007 Ore: 17:21
BASTA SCHERZARE PER ESORCIZZARE OSSESSIVMENTE "LA SINDROME DELLA PARTENZA..." DEGLI ANTA SALVATORE ARGENZIANO ha operato sodo negli ultimi anni, il suo nome compare in tutti i settori linguistice della rete e sul cartaceo mediale. Una nota di Pagano che sfata essenzialmente che il dialetto torrese di Argenzino non è un surrogato e un accomodamento del dialetto napoletano: "Qualche mese fa mi trovavo nella Libreria Guida Merliani e, conversando con Geppino Guida, mi sono ricordato di una mia vecchia e mai soddisfatta curiosità: perché nessun dizionario napoletano registra il vocabolo zarellara, peraltro oggi ignoto alle nuove generazioni? Il termine è in pratica scomparso in quanto è sparito il mestiere che indicava. La zarellara (ma anche, al maschile, lo zarellaro) esponeva, su un banchetto sistemato sull’uscio del suo basso, cento piccole cose: gomme da masticare, caramelle, lecca-lecca, bamboline, minuscoli giocattoli e, nel primo dopoguerra, sigarette di contrabbando più o meno maldestramente nascoste agli occhi dei finanzieri. ![]() Nella foto a lato: l'ultimo lavoro del giornalista Mario Pagano Una premessa, certamente troppo lunga, per spiegare il motivo che mi ha spinto a sfogliare con grande interesse e curiosità le pagine del volume di Salvatore Argenziano “A lenga turrese”, che consta di una grammatica e di un dizionario tornese ed è stato pubblicato da Nunzio Russo, editore in Torre del Greco: qui ho infatti trovato zarellara. Naturalmente, mi sono posto il problema se quello torrese non sia soltanto una corruzione del dialetto napoletano, ed ho constatato che lo stesso autore se l’è chiesto. Argenziano si rifà però al parere di Nicola De Blasi, della Federico II: “ Da un punto di vista linguistico e dialettologico non c’è dubbio che il torrese sia un dialetto diverso dal napoletano: dialetti tra loro vicini conservano infatti la propria individualità, anche se per motivi storici possono entrare in contatto e influenzarsi a vicenda (…) Perciò deriva da un errore di prospettiva l’idea che un dialetto possa essere derivato da un altro dialetto o essere la corruzione di un altro dialetto”. Salvatore (Tatore) Argenziano è nato nel 1933 a Torre del Greco e vi ha vissuto fino al 1960, trasferendosi quindi a Milano, dove - come d’altronde a Cagliari, Bologna e Genova - la sua attività professionale è stata quella di ingegnere. Attualmente vive a Bologna. Dalla moglie, tornese, ha avuto un figlio, e da questi due nipotine,”che però, peggio pe lloro, non conoscono il torrese”. Senz’altro singolare è il modo in cui Tatore ha visto nascere in sé l’impulso a cimentarsi in un’impresa nella quale i suoi studi, a parte il liceo classico, non avrebbero potuto apprestargli nessun tipo di supporto: leggendo “Lo cunto de li cunte” del Basile, constatare quanto numerose fossero le parole torresi o napoletane sparite nell’uso quotidiano, e decidere di imbarcarsi nel piacevole passatiempo di ricercarle e raccogliere, fu tutt’uno. Gli otto racconti in lingua tornese, poi, mi hanno fatto ricordare di amici, colleghi, conoscenti di Torre del Greco, che magari non incontro e forse non incontrerò mai più (legati come sono a stagioni passate della mia vita, privata e professionale) perché davvero avevo l’impressione di ascoltare di nuovo le inconfondibili cadenze della loro parlata. La prefazione è di Mimmo Liguoro, nato dalle parti di A torrugrieco, spostatosi poi sulla collina del Vomero e infine sottratto a Napoli dalla sua attività giornalistica. Liguoro afferma che il libro “sembra poter assumere i caratteri di una ‘prima pietra’ molto importante nella ricognizione storica e linguistica del territorio tra il Vesuvio e il mare”. Dunque qualcosa di più dell’atto d’amore per la sua città che vi individua il sindaco Ciavolino, e c’è da giurare che Tatore, con l’humour da cui, secondo me, è posseduto, più che possederlo lui, già pensa - come dice il proverbio ma soprattutto come ripeteva spesso Totò - che niente si può escludere, perché si sa che da cosa nasce cosa. Mario Pagano |
ID: 7280 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 5 ottobre 2007 Ore: 17:06
![]() A lato: L'Ing. Salvatore Argenziano. Come curatore della grafica del Forum ho rifatto elaborato il titolo del Tuo Post "Aferesi a pioggia", m'è venuto però un dubbio, non l'avrò troncato troppo?(mi stava uscendo il termini "trombato" troppo. (Lapsus calami). Troppi accenti e apostrofi "avanti e indietro" ma me ne sono accorto in tempo per pentirmene. Dimmi un po', dimmi un po', dimmi un po' (E' l'espressione telefonica di un nostro amico comune, concittadino e forummista tenace, che sicuramente "ci assolverà...laicamente, intendo), ma chi è colui che mette gli accenti a casaccio? Lo conosco? Comunque vada per Salvatore Argenziano è sempre un successo. Nessuno, nemmeno il pettegolo sottocritto ha mai confutato il suo operato di studioso analitico a capillae de " 'A lenga turresa". Mo, sta cacchio r'accento nnanze a A r 'A lenga ce va o non ce va? Insomma è nu sperpetuo, è nu stress. Salvato', perdonami le intemperanze, sai che ti voglio bene. Gigino i settebellizze ('na vota, e manco) (Maronna, nnanza a 'na vota ce vo l'accento?) ![]() MARI LUIGI |
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