ID: 16611 Intervento
da:
la redazione
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- Data:
venerdì 17 ottobre 2014 Ore: 02:39
E' UN DIRITTO E UN DOVERE ESSERE INFORMATI. LA SCIENZA LO FA. Vediamo questo film, linkato qui sotto, di UN ORA della RAI a schermo intero, soprattutto i pareri uguali di scienziati mondiali. Paradossalmente in caso di eruzione il minore dei mali per non essere fritti lentamente sarebbe un metodo per morire all'istante.
ID: 16120 Intervento
da:
la redazione
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- Data:
sabato 11 gennaio 2014 Ore: 16:46
IL VESUVIO ERUTTERA', SECONDO NAKADA SETSUYA E' UNA CERTEZZA Pubblicato in data 05/dic/2013
ANSA - ''Il Vesuvio erutterà, è sicuro perché è un vulcano attivo, anche se non si può prevedere quando''. A dirlo è il vulcanologo giapponese Nakada Setsuya, sottolineando che ''ci sono indicatori dell'imminenza di una eruzione e monitoraggi che possono dare l'allerta'' ma può capitare ''che l'eruzione avvenga nell'arco di ore e non ci sia tempo per l'evacuazione''. Setsuya ha parlato a margine dei lavori della XII conferenza mondiale dei geoparchi ad Ascea, nel Parco nazionale del Cilento.
Setsuya ha spiegato che fra i segnali di una possibile eruzione c'è il ''rigonfiamento del vulcano, con 'sbuffi' che preannunciano l'attività del magma'' e il monitoraggio satellitare, con Gps, che consente di intervenire tempestivamente ''ma non se l'eruzione avviene dopo poche ore'' e quindi il piano predisposto dalla Protezione civile che interessa i 18 Comuni abitati potrebbe non essere sufficiente. Ma se fra gli abitanti della zona c'è la consapevolezza del rischio perché vedono il vulcano, la stessa consapevolezza non c'è nel distretto dei Campi Flegrei, dove non c'è la forma conica del vulcano e la sua maggiore pericolosità è data dal fatto che non ha mai eruttato nello stesso punto.
Il vulcanologo giapponese ha aggiunto che ''non si puo' dire quando un vulcano è più pericoloso perché uno quiescente può essere più pericoloso di uno in attività'' e portando ad esempio il Giappone, ha spiegato che ''molti geoparchi sono vulcanici e molta gente vi vive e lavora ma con la consapevolezza e la conoscenza della pericolosità'', soprattutto perché ''c'è una educazione sin nelle scuole''
ID: 7586 Intervento
da:
Giovanni Raiola
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sabato 10 novembre 2007 Ore: 17:33
Quando il Vesuvio si risveglierà
Quando il Vesuvio si risveglierà - e gli scienziati non hanno dubbi che avverrà - Puglia e Basilicata accoglieranno quasi cinquantamila persone dell’area vesuviana a maggior rischio. Gli abitanti di Boscoreale (27.618 persone) troveranno rifugio e assistenza in Puglia, mentre quelli di Boscotrecase (10.638) e di Trecase (9.179) in Basilicata. Lo prevede il Piano di Emergenza per l’Area Vesuvio, i cui dettagli la «Gazzetta» è in grado di anticipare. E’ certo che il vulcano, in stato di quiescenza dal 1944, tornerà ad eruttare. Si tratta di una comprovata verità scientifica che spazza via ogni condizionale e impone di coniugare una catastrofe al tempo futuro. Secondo gli studiosi l’unica incognita è il «quando». Ciò che accadrà prende il nome di eruzione sub-pliniana. In pratica, la colonna eruttiva - composta da gas, pomici, ceneri e frammenti - sarà alta fino a 20 chilometri. Sarà difficile respirare, ci saranno crolli, si apriranno voragini. Poi arriverà la lava. Forse, successivamente, si formeranno colate di fango. Alla fine, i detriti ricopriranno un’area di 500 chilometri quadrati. Ben poco si potrà fare per fermare questa furia antica più dell’uomo. Verranno travolti decenni di abusivismo edilizio e franeranno gli alibi dei legislatori condonisti. Il vulcano inghiottirà interi paesi e anche i preziosi siti archeologici, ciò che restava della sua precedente voracità. L’unica cosa che il nostro Paese potrà o, meglio, dovrà fare, sarà mettere in salvo le 550.000 persone che abitano nella zona considerata a rischio e un numero imprecisato di turisti. Se si considera lo stato della viabilità e il panico, è evidente che ci si può riuscire ad una sola condizione: l’area vesuviana dovrà essere evacuata prima dell’eruzione.
ID: 7413 Intervento
da:
la redazione
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- Data:
giovedì 18 ottobre 2007 Ore: 14:04
ID: 7384 Intervento
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la redazione
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- Data:
sabato 13 ottobre 2007 Ore: 13:41
ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 1944
Da una testimonianza dell'ufficiale dei servizi segreti inglesi, Norman Lewis, (Naples '44, Eland Books, 1978), a Napoli in quei giorni del 1944
"19 marzo Oggi il Vesuvio ha eruttato. E' stato lo spettacolo più maestoso e terrribile che abbia mai visto (...). Il fumo dal cratere saliva lentamente in volute che sembravano solide. Si espandeva così lentamente che non si vedeva segno di movimento nella nube che la sera sarà stata alta 30 o 40 mila piedi e si espandeva per molte miglia. (...)
Di notte fiumi di lava cominciarono a scendere lungo i fianchi della montagna. (...) Periodicamente il cratere scaricava nel cielo serpenti di fuoco rosso sangue che pulsavano con riflessi di lampi. (...)
22 Marzo (...) In seguito alle notizie che San Sebastiano stava per essere spazzata via dal corso della lava e che Cercola era minacciata, sono stato mandato per fare un rapporto su quanto avveniva. (...)
Io ero proprio sotto la grande nube grigia piena di rigonfiamenti e protuberanze come un colossale pulsante cervello. Raggiunta S. Sebastiano, sembrava incredibile che tutta quella gente potesse aver voluto vivere in tal posto. La città era costruita all'estremità di una lingua di terra fin ad ora rispamiata dal vulcano, ma completamente circondata dai tremendi campi di lava lasciati dall'eruzione del 1872, anzi proprio in una valle fra di esse.(...)
Qui, in mezzo a questa "terra di nessuno" del vulcano, qualsiasi dilettante avrebbe predetto la distruzione della città con matematica certezza, ma apparentemente nessun cittadino di S. Sebastiano ne avrebbe mai ammessa la possibilità. Il legame con la città è una questione di fede religiosa. Gli edifici sono stati costruiti solidamente per resistere nei secoli (...) Tutte le finestre guardano ad ovest, alle verdi vallate verso Napoli, e le case hanno il retro verso il grigio, eterno cono del vulcano (...).
All'ora del mio arrivo la lava stava scivolando tranquillamente lungo la strada principale e, a circa 50 iarde dal fronte di questa massa debordante, una folla di diverse centinaia di persone, per la maggioranza vestite di nero, era inginocchiata in preghiera (...). Di tanto in tanto un cittadino più arrabbiato afferrava uno stendardo religioso e lo agitava con furia verso il muro di lava, come a scacciare gli spiriti maligni dell'eruzione. (...)
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 1
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 2
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 3
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 4
Una casa lentamente aggirata e poi sovrastata dalla lava scomparve intatta dalla vista e seguì un debole, distante scricchiolio mentre la lava cominciava ad inghiottirla. (...) Un certo numero di persone reggeva, a fronteggiare l'eruzione, immagini sante e statue fra cui quella dello stesso S. Sebastiano; ma in un lato della strada notai, con molte persone, la presenza di un'altra statua coperta da un lenzuolo bianco (...).
Questa era l'immagine di S. Gennaro contrabbandata da Napoli nella speranza che essa potesse essere di utilità se tutte le altre avessero fallito. Era stata coperta col lenzuolo per evitare un'offesa alla confraternita di S. Sebastiano e al santo stesso che si sarebbe potuto risentire di questa intrusione nel suo territorio. S. Gennaro sarebbe stato portato all'aperto solo come ultima risorsa. (...) Il carabiniere non pensava che questo sarebbe stato necessario, in quanto gli era chiaro che la colata di lava stava rallentando."
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2006 Etna Eruption - Eruzione vulcano Etna 2006:
Etna eruzione 2007:
Vulcano - I flussi piroclastici:
Pompei I resti dell'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo:
Solfatara di Pozzuoli attiva:
Solfatara Volcano - Pozzuoli:
Solfatara steam effect:
VULCANI
Le eruzioni sono i fenomeni naturali più catastrofici del pianeta: quella del Pinatubo, nel 1991, scagliò nel cielo 10 miliardi di m3di ceneri e gas fino ad un’altezza di 40 Km, distruggendo 42.000 edifici e seppellendo 80.000 ettari di territorio.
"Ci siamo resi conto che un vulcano è come un ‘enorme bestia cieca, il cui comportamento va al di là della comprensione degli uomini, per quanti sforzi facciamo". Così Katia e Maurice Kraft definirono cos’è un vulcano, loro che di vulcani e studiarono e osservarono a decine, prima di morire sotto l’eruzione dell'Unzen, in Giappone, nel 1991. Una definizione colorita, ma forse più efficace di quella classica, nella quale si descrive il vulcano come un condotto, il camino vulcanico, che sfocia sulla superficie terrestre con una o più bocche. Il camino unisce la parte visibile del vulcano a un serbatoio, la camera magmatica in cui è presente materiale roccioso allo stato fuso, il magma. l deposito di magma si trova alla profondità di qualche km ed è alimentato da materiale che proviene da strati ancora più profondi della crosta e, in alcuni casi, direttamente dal mantello se non dal nucleo. Il materiale che raggiunge la superficie (a questo punto si chiama lava) si accumula in prossimità della bocca dando vita, colata dopo colata, a un edificio vulcanico che, nella maggior parte dei casi ha forma conica, anche se a volte si formano grandi "plateau", cioè immense distese pianeggianti. L’attività dei vulcani non è continua ma articolata in tanti episodi eruttivi, di durata molto diversa da un vulcano all’altro, ma anche nella storia di uno stesso vulcano. Il Vesuvio, per esempio, nel 1812 eruttò dall’1 al 4 gennaio, ma il 7 giugno del 1891 iniziò un’eruzione che durò sino al 3 febbraio del 1894. EFFUSIONI ED ERUZIONI Le eruzioni vulcaniche possono variare tra due forme estreme, da quella "effusiva" a quella "esplosiva". Nel primo caso dalle bocche esce lava fluida che sale dal serbatoio tranquillamente fino alla superficie, per poi traboccare dal margine della bocca vulcanica, a volte dopo aver riempito un lago di lava. I gas, che pure sono presenti in abbondanza nel magma, si separano dalla massa liquida in modo non violento. Si hanno così colate laviche che scorrono come fiumi senza creare grandi danni, fatta eccezione per ciò che incontrano sul proprio cammino. Un esempio è il Kilauea, nelle Hawaii. A far da contraltare vi sono i vulcani esplosivi, dove la lava è frammentata e proiettata molto lontano dal gas che si libera con estrema violenza. In questo caso, la quantità di magma che raggiunge la superficie in forma liquida è limitata, perché l’azione dei gas lo riduce in frammenti emessi sotto forma di materiale piroclastico, cioè ceneri e lapilli. Talvolta le esplosioni sono così violente che il cono vulcanico stesso viene sventrato e distrutto. Tra i due estremi vi sono numerose situazioni intermedie. E stato calcolato che ogni anno il magma emesso globalmente dai vulcani attivi si aggira attorno ai 30 chilometri cubi. Poco? Se la lava potesse essere usata per l’edilizia, al posto di sabbia, ghiaia e cemento, questa quantità sarebbe dieci volte superiore al fabbisogno mondiale di materiali da costruzione.
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