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Argomento presente: « TORRESI ILLUSTRI, MA VIVI »
ID: 770  Discussione: TORRESI ILLUSTRI, MA VIVI

Autore: Nicola Scognamiglio  - Email: nicoscogna@libero.it  - Scritto o aggiornato: martedì 25 gennaio 2005 Ore: 22:36

Buongiorno a tutti,
sono il torrese-milanese che è esordito con l'argomento scottante del "munaciello". Dopo una serie di post privati si è deciso di non rendere pubblica la cosa anche perché la signora SS, interpellata da Luigi Mari, ha avuto una una reazione non delle più felici.
Discorso pubblico chiuso:
Vorrei proporre una nuova discussione. Ho appreso che il dott. Flavio Russo scrittore- storico-vulcanologo e studioso, per così dire, di storiografia bellica, ha preso carica al comune di Torre all'assessorato Politica degli eventi.
In Torreomnia c'è una rubrica: "Personaggi illustri", ma tutti defunti. Sempre gloria a morte avvenuta?
Mi sono permesso di scaricare la presentazione di Flavio Russo scritta da Luigi Mari. Eccola:

www.torreomnia.com/corallarte/flavio_russo/set_fra_ororosso.htm
www.torreomnia.com/Testi/flavio_russo_torri/copertina.htm

Flavio Russo è un chiaro esempio di valenza torrese non sufficientemente divulgata, non solo per la mole intensa e cospicua di lavoro letterario settoriale svolto, ma per il senso umano, umile, solare di presentare e presentarsi, raccontare e raccontarsi, indagare, scoprire, scrutare, analizzare con meticoloso acume, quasi nell'estremizzazione del dettaglio, nell'esasperazione del particolare, per amore e fede della storia e della verità storica, facendo di se stesso il tessuto connettivo tra archeologia e architettura; una venerazione del reperto, della pietra, della struttura, quali testimonianze inconfutabili del nostro, spesso, glorioso passato; riesumando, per riflesso, il substrato psicologico e soprattutto la natura, le radici del nostro caratteriale, quello un di popolo (come si suol dire) di poeti, santi e navigatori.
A prescindere dal nostro accreditato e affermato Flavio Russo non solo nei confini nazionali, la cultura locale spesso non evidenzia o trascura certi valori, penalizzando personaggi di ottima levatura, con i masi chiusi di certo razzismo diplomatico, e col "dannoso e annoso provincialismo" (inteso, purtroppo, non solo come goffaggine, impaccio e cattivo gusto, ma talvolta come inclinazione al livore, all'astio, alla rivalità, specie tra gli addetti ai lavori di determinata intellighentzia o di una cultura di stampo demagogico), atteggiamenti assenti in questi personaggi, come dire, "rieducati" o acculturati in etnie differenti, extra-moenia, predisposti ad una visione formativa, cognitiva e criteriale molto ampia, che spazia nel sociale, nella dimensione europea e via via planetaria. Trasporti e fervori negativi, invece, che allignano anche dentro le mura di città che vantano "intelletti" e valentie, dipanate sin dalla gloriosa imparagonabile Scuola Salernitana.
E quello che sconcerta è la diffusione, nei mass-media, del frivolo, dell'apparire e della "notizia", spesso inutile canard. Cosicché il furticello, la sniffata, le turbolenze civiche o le esplosioni della moda o pseudo-moda o i concerti dei big, diventano notizia e cultura di capillare dominio pubblico. Intanto milioni di persone non conoscono il nome di chi ha scoperto la penicillina, o di chi spende la propria vita sulle "sudate carte", per amore della cultura, per capire e diffondere il sapere, creando saggi e narrazioni atti, rispettivamente, a studiare o infiorire la materia fisica, ad esaltare o condannare, sublimare o ricusare il benevolo e l'iniquo della storia; per affondare, altresì, nella conoscenza delle nostre origini, cromosomicamente perpetuate nei secoli sino ad oggi e forse proiettate verso un domani speriamo migliore.
L'operato di Flavio Russo, ribadisco, è di notevole spessore culturale, e Torreomnia, apolitico, libero e indipendente, nella persona del sottoscritto, intende ulteriormente propagare. I lavori del nostro si allargano ad estuario nel campo della saggistica storico-architettonica o archeologico-ambientale, non solo partendo dall'ottica della storia militare. Ciò soprattutto perché le fatiche di questo prolifico studioso torrese beneficino tutti coloro che condividono con lui lo stesso amore per il sapere; senza il pretesto, qui, di intessere una edulcorata apologia ad un compaesano più o meno erudito.
I saggi di Flavio Russo pur essendo tecnicistici e settoriali rasentano un ibrido di saggistica e narrazione, ma quest'ultima solo apparente, subdorabile, non priva di sia pur sparuti accenni aneddotici altrettanto mimnetizzati, non esplicitamente descritti, quasi tutto immaginario, intuibile, al di qua e al di là della penna: un canovaccio interiore ventriloquo e spontaneo, diafano e rutilante che non si legge ma c'è e si coglie come radi sprazzi di luce, sino, spesso, a sfiorare l'umanistico. E mi chiedo se di questo l'autore sia consapevole perché per nulla voluto, ma sentito, non strumentale, che esula da giochi di maniera o da tecniche scrittorie mestieranti. Quasi si evince uno stile letterario, anche se apparente, di solito inesistente, quanto meno desueto nella saggistica, ma che, questa volta, fonde la materia scientifica all'etica e alla morale e ad un sentimentalismo partenopeo non difficilmente riconoscibile.
D'altra parte, giocoforza, la "vena" è quasi un retaggio lirico nascendo tra mare e Vesuvio. Pargoli, con la brezza di Calastro o quella della talassoterapeutica litoranea, sia pur decaduta, col profumo amorevole delle pietanze materne fatte di profumate cime di rapa, scapece o melanzane e peperoni, toccasana per l'ansia cromosomica delle eruzioni. Ambascia "in cantina" ritualizzata da inconsce giaculatorie atte ad esorcizzare la catastrofe, inneggianti il vivere, insufflanti per alimentare le ultime fiammelle di romanticismo e poesia negli anta, per così dire, dotti.
Come si può, con tali presupposti, mettere mano alla penna e stagnare, ad esempio, nei confini asettici dell'ingegneria, punto e stop. In tal modo Flavio Russo sarebbe un "vesuviano pentito", un meridionale snaturato e non lascerebbe trasudare l'umiltà, il sorriso, il carisma e la bontà che, quindi, emana confabulando, con i suoi occhi intelligenti diritti in quelli dell'interlocutore, nel puerile atteggiamento dei puri d'animo.
I saggi di Flavio Russo si distinguono per questo alone di napoletanità o per la parente vecchia torresità, pur se vagamente percettibile, per questo più fantasiosa e personalmente interpretabile, ma che prende corpo e consistenza specie ne "L'oro rosso di Torre del Greco" oltre che, in generale, per la precipua prerogativa delle sue opere univoche nel settore.
I moti dell'animo della nostra maggioranza di popolo buono ci spingono ora a genufletterci ai tabernacoli, ora a sottometterci alla cabala, ora ad ammirare monumenti, antiche torri, vetusti castelli e fortini, non disdegnando il quotidiano nutrirci di pane cafone farcito di interiezioni, nella speranza e nella gioia di vincere il timore del Vesuvio, di casa nel DNA, da noi. Ciò perché persistano nei circumvesuviani reazioni difensive ed esorcizzanti, contro la temuta catastrofe, moti eterogenei o contrapposti: invidia, gelosia, aggressività, o amore smisurato per lo studio, per l'arte applicata, per la glittica, per l'imprenditoria. Sensazioni, consapevolezze e prese di coscienza delle più variegate, presenti, da sempre, perché secolare è l'ansia endemica ed endogena dello "sterminator vesevo", non di meno, pure, ad esempio, nella creazione di un falansterio, di una torre saracena; oppure nella progettazione di un bunker nazista, di una Villa Sora e una Terme Ginnasio, immortalate e conviventi gomito a gomito nella nostra Torre del Greco, perpetuandosi nei millenni.
Per questo i tomi di Flavio sono speciali perché egli è figlio di questo terreno igneo ferace e impietoso, generoso e ingrato, come i devastanti errori a fin di bene di molte mamme verso i figli, le quali, come diceva Nietzsche non li amano, ma si amano in loro. Ed è proprio l'amore-odio dell'uomo per questa terra, che ce lo ricambia, inconscio o consapevole, unico al mondo, che forgia e sventra la creatività, l'acume, la scaltrezza fino al nutrimento di un coraggio pari all'estremizzazione dell'incoscienza, nella sfida folle e immotivata che si regge solo su di uno sfrenato sentimento di palingenesi, di redenzione fino, in alternativa, alla catarsi salvifica post-mortale. Sono certo che questa chiave di lettura dell'operato del Russo e di tutti i torresi creativi non è una rivelazione del sottoscritto inedita e stravolgente, ma intuibile dagli estimatori delle numerose opere, dai militari del suo ambiente di lavoro, dai giornalisti della Rivista Marittima, dai suoi lettori.
Deferente verso Russo, questo infaticabile scrittore che insieme ai collaboratori tutti di Torreomnia e ai fruitori di esso, specie quelli fuori le mura, fanno riscoprire in me la gioia di vivere in quel meridione relativo alla nota "questione" mai risolta, alimentando altresì la smarrita fierezza di essere torrese. Ma mi vergogno come un ladro pentito, mi vergogno per la gratificazione, l'amore, la bontà, l'altruismo, sentimenti a iosa, trasmessomi di persona o per telecomunicazione da questi numerosi bravi, buoni, onesti torresi; mi vergogno rispetto alle migliaia di compaesani che pur essendo altrettanto buoni, bravi onesti, amorevoli non hanno modo, mezzo e luogo per ricevere questo ampio privilegio e beneficio dai concittadini stessi disposti e raggianti di torresità, insieme alla nostra aria salubre e al sole generoso vesuviano. Mi vergogno perché costoro, rispetto a me, non compenseranno mai ciò che talora subiamo dall'ambiente interno le mura, cioè cattiverie, gelosie, talvolta lordure. Vorrei dividere con gli altri, con tutti i torresi, fratelli in Torre, la gratificazione e l'amicizia disinteressata dei numerosi collaboratori ed estimatori di Torreomnia e la sua ampia utenza sfegatata, e non sentirmi solo vorace ed ingordo d'amore, d'affetto e di uno sviscerato campanilismo.
Luigi Mari

NOTE BIOGRAFICHE
Flavio Russo si occupa a tempo pieno di storia militare e può essere considerato un grande esperto di fortificazioni, costiere e non. E’ membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli e del già Comitato Nazionale per lo Studio delle Architetture Fortificate del Ministero dei BCAAAA. Sono, inoltre, numerose le pubblicazioni e i volumi da lui pubblicati sull’argomento. Il suo particolare campo d’esperienza non si era pero mai incrociato finora con le «cose di mare» trattate dalla Rivista. Con questo supplemento dedicato al corallo, invece, si coniuga un tema legato all’ambiente marino con le azioni di difesa dei mezzi, delle infrastrutture e degli uomini destinati alla raccolta di questo prodotto. Vengono qui trattati i risvolti sociali, economici e politici sottintesi nella ricerca del famoso "oro rosso" che per lunghi secoli fu letteralmente la materializzazione del sangue versato dagli uomini di mare che di esso avevano fatto ragione di vita. Il supplemento e inoltre arricchito da un gran numero di immagini di grande effetto che lo rendono, a nostro parere, gradito alla vista oltre che alla lettura e per la prima volta nella storia della Rivista e corredato anche della versione su CD.


 
 

ID: 779  Intervento da: luigi mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Data: martedì 25 gennaio 2005 Ore: 22:36

MONS. SALVATORE SORRENTINO

Un altro illustre sacerdote questa volta vivente. Arzillo ottantenne a riposo. Si è sempre distinto nel settore delle attività pastorali ed ha arrecato il contributo della sua opera religiosa ed amministrativa. Presidente dell’Ospedale ”Maresca” e del ”Ricovero della Provvidenza” a fianco della mia tipografia artigiana. Nato nel giugno del 1917, divenne sacerdote nel 1940. Ha insegnato Filosofia e Teologia presso la Facoltà Teologica di Napoli. Nel 1947 divenne parroco della chiesa di S. Giuseppe alle Paludi, poi altri incarichi presso la Curia di Napoli.
Nel 1960 papa Giovanni XXIII lo nominò Vescovo di Gerasa ed Ausiliare di Pozzuoli. Ha partecipato con impegno e solerzia ai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II. Nel 1966 fu eletto Vicario della diocesi di Pozzuoli.
Paolo VI lo nomino nell'agosto del 1966 Amministratore Apostolico di Pozzuoli e in seguito nel 1974, Vescovo titolare di quella diocesi. Ancora ricopre anche la carica di Vicepresidente della Commissione per la Cooperazione tra le Chiese nella Conferenza Episcopale Italiana.
E' Presidente per 1’Emigrazione e il Turismo nella Conferenza Episcopale Campana.
Una curiosità: stampo biglietti da visita e carta da lettera a Monsignore perché... e mio vicino di casa.
L'amministratore


ID: 778  Intervento da: luigi mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Data: martedì 25 gennaio 2005 Ore: 22:30

IL MIGLIORE AMICO TORRESE DEL GRANDE BECKETT

Copia e incolla nella finestra degli indirizzi per maggiori dettagli:

www.torreomnia.com/Attori/borriello/index.html

Non tutti sanno che il prof. Antonio Borriello, ordinario di Italiano e storia all'Istituto Pantaleo, è uno dei più grandi biografi e sostenitori dell'opera beckettiana (e non solo), a respiro planetario. Pubblico di seguito un sunto della sua biografia sconfinata con studi, interventi, eventi, rappresentazioni, laboratori teatrali, ecc. Amico di Gennaro Vitiello, perpetua la grande tradizione del teatro impegnato a Torre del Greco, dedicando la propria vita a questo nobile impegno con incommensurabile passione, senza scopo di lucro. Spero che presto pubblichi gli oceanici dossier del suo operato da me entusiasticamente visionati con grande ammirazione. (L. Mari)
Il prof. Antonio Borriello
30 anni di Beckett
Amante dell’Irlanda, Paese dell’Anima in cui non esiste straniero, è tra i più apprezzati esperti del grande drammaturgo irlandese Samuel Beckett, Premio Nobel per la Letteratura.
Ha partecipato al "Beckett Festival 1991", Trinity College di Dublin, nell’occasione è stato presentato al Presidente d’Irlanda, Sua Eccellenza Mary Robinson e al Magnifico Retto-re Professor Mitchell.
Da circa un trentennio divulga con profonda passione la poetica drammaturgica del grande dubliner in diverse Scuole e Università (italiane e straniere). Borriello al "The Inter-national Beckett in Berlin 2000", Simposio mondiale organizzato dall’University of Maryland, Baltimore (USA) e della Humboldt–Universität zu Berlin, oltre che dalla "The Samuel Beckett Society", della quale fa parte, ha presentato un inedito e singolare saggio Numerical references in ‘Krapp’s Last Tape’. Lo studio considera il rapporto numero e parola in una delle più suggestive pièces beckettiane, dimostrando lungo un rigoroso percorso filologico, battuta per battuta, la predilezione di Beckett per il numero tre e i suoi multipli ed è diventato parte fondamentale di una miscellanea di saggi Samuel Beckett: Endlessnes in the Year 2000. Samuel Beckett: Fin sans fin en l’an 2000, a cura di Angela Moorjani e Carola Veit, Amsterdam – New York, 2002, pp. 493. Antonio Borriello risulta punto di riferimento sugli studi beckettiani in Italia e a livello internazionale per essere mirabilmente riuscito ad unire competenza e conoscenza di Beckett sia dal punto di vista scenico che drammaturgico. Lo studioso, oltre che fine ricercatore, è attore, regista e al simposio di Berlino ha ricevuto notevoli consensi. Diverse le pubblicazioni, in particolare si veda, tra l’altro, l’apprezzatissimo: Samuel Beckett, ‘Krapp’s Last Tape’: dalla pagina alla messinscena, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1992, pp. 224. Un prezioso contributo, con un eccezionale apparato biblicografico di duemila voci, tra i più completi al mondo, nonché immagini ed interviste dei maggiori interpreti internazionali di Beckett: Chabert, Chauffard, Cluchey, De Berardinis, Fiorentini, Kelly, Magee, Mauri, Minetti, Scaccia e una preziosa riflessione di Dario Fo (rilasciata personalmente ad Antonio Borriello).
Un lavoro incoraggiato dallo stesso Beckett, con un’affettuosa lettera indirizzata al-l’autore. Il libro, ha avuto diverse presentazioni, in particolare si ricorda l’evento tenuto a Napoli, con il patrocino dell’Ambasciatore irlandese Patrick O’Connor e l’intervento del dott. John Deady e di altri importanti critici ed intellettuali (con un servizio di Tgr RAI).
Plurilaureato, tra cui una laurea in Materie Letterarie con una tesi su Beckett (La personalità matura in ‘Krapp’s Last Tape’).
Relatore e performer presso il Glendale Community College in California (1989).
Gli studi di Borriello su Beckett sono in tutte le più prestigiose biblioteche del mondo. Ha curato tantissimi seminari, mostre di fotografie, video, scenografie e kermesse teatrali tra cui "Beckett per Sarayevo" (evento a scopo di beneficenza a favore dei bambini dell’ex Jugoslavia), "La Scena e le Immagini" (materiali scenici inediti, documenti e foto da messin-scene di Beckett). Ha diretto ed interpretato diverse pièces di Beckett (memorabile la messin-scena L’ultimo nastro di Krapp, con ben oltre cento repliche, permesso generale SIAE, Roma, n. T582 del 15 febbraio 1982).
Per particolari meriti artistici e culturali, con Decreto del Presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, in data 2 giugno 2003, Antonio Borriello è stato insignito della distinzione onorifica di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Antonio Borriello "da insegnante si è prodigato nel tempo per suscitare nelle studentesse e negli studenti l’amore per la Cultura ed in particolare per la dramma-turgia. Esperto di linguaggi e apparati teatrali, è tra i maggiori studiosi di Samuel Beckett e del Teatro dell’Assurdo a livello mondiale" (Biagio Scognamiglio, Dirigente superiore per i servizi ispettivi, MIUR).
"Un intellettuale ‘integrale’ che all’amore per la ricerca unisce due aspetti com-plementari che ne fanno un personaggio di spicco nel panorama del teatro contem-poraneo: la necessità di divulgare didatticamente il suo patrimonio euristico in Scuole ed Università italiane e straniere; la prassi teatrale esercitata in qualità di attore e regista" (Mario Ruotolo, "Sipario").
"In the lecture section of his demonstration, Mr. Borriello, through an interpreter, exhibited a high level of expertise in his field, demonstrating a background knowledge of classic through modern theater styles, expressed with a love of the stage and an over-riding commitment to the performing art. My students were moved and inspired. I am truly grateful for the opportunity to present the artistry of Antonio Borriello to performing arts students" (Kenneth R. Gray, Professor Theatre Arts, Glendale Community College, Los Angeles, California).
"Mr. Antonio Borriello sat in on my ‘Movement for Theater’ class. After each exercise and improvisation he was asked to comment to the students. His unique view of theater and theater movement gave my students an all too short a view of the possibilities of his type of work. They unanimously expressed the wish that they could continue the class beyond its allotted time. His mastery of technique and finesse of emotion left us all wanting more" (Lynn McMurrey, Assoc. Professor Glendale Community College, Los Angeles, California).
Ha studiato con: Giulio Carlo Argan, Mauro Caproni, Franco Mancini, Achille Mango, Alessandro Fersen, Rino Mele, Joselita Raspi Serra, Nicola Spinosa, Angelo Trimarco. Svolge, da oltre un ventennio con profonda passione ed impegno scientifico, in Scuole, Università italiane e straniere attività culturali ed artistiche, in particolare di Ricerca su Samuel Beckett e sulla Storia del Teatro e la Formazione dell’Attore (attraverso Metodologie e Tecniche di Stanislavskij, Brecht e Grotowski).
Ha acquisito titoli rilevanti, partecipando ad importanti confronti Internazionali sul Teatro Contemporaneo: Berlin, Dublin, Glendale, Los Angeles, Stresa. Ha tenuto interventi presso: l’Istituto Universitario Orientale (Napoli, 04/06/1986, con la collaborazione del Poeta Rafael Alberti, contattato dall’Ambasciatore spagnolo Dott. Jorge de Esteban); Glendale Community College (Los Angeles, 03/05/1989, invitato dai Chiar.mi Professori Kennet R. Gray e Lynn Mc Murrey); University Trinity College (Dublin, 09/10/1991, "Beckett Festival", ricevuto dal Presidente d’Irlanda, Sua Eccellenza Mary Robinson e dal Magnifico Rettore, Chiar.mo Prof. Michell); recentemente, su invito dell’University of Maryland, Baltimore e della Humboldt – Universität zu Berlin, ha presentato un inedito studio al "Symposium Beckett in Berlin 2000", ottenendo consensi e meriti per i contributi proposti.
È membro della "The International Samuel Beckett Society".
Esperto di: 1) Teatro Classico e Contemporaneo, ha interpretato e diretto pièces di Eschilo, Euripide, Shakespeare, Albee, Alberti, Arrabal, Beckett, De Filippo, Ionesco, Pinget, Pirandello;
Autore di diverse e suggestive pubblicazioni, in particolare si veda: Samuel Beckett, Krapp’s Last Tape: dalla Pagina alla Messinscena, Edizioni Scientifiche Italiane. Il saggio è segnalato nei maggiori siti internet universitari e scientifici internazionali: www. scd. univ – parisfr/Bibliogr/Beckett/Krapp;www.rodopi.nl/functions/search.asp?Bookld=BECKETT;
www.pac.sbn.it/cgibin/IcuPresent.pl; Istituto Centrale per il Catalogo Unico, Indice SBN; www. Amazon. Com/ exec /obi-dos ed altri, risulta tra i più importanti Cataloghi delle Biblioteche nazionali, europee ed americane e negli Istituti Italiani di Cultura di Dublin, Los Angeles, New York.
Un testo fondamentale per la conoscenza di Beckett (Premio Nobel per la Letteratura) e degli aspetti metodologici afferenti all’Arte Scenica, con una singolare attenzione al Testo Drammaturgico e Scenico.
Altre pubblicazioni:
Smarrite Identità Ritrovate, Programma di Sala, Attività di Laboratorio Teatrale con gli studenti del Liceo Scientifico "Pitagora", T/Annunziata, maggio 2003;
Corpo, eros e seduzione nella pubblicità. Seduco dunque sono, "Mi Consenta", n. 1, gennaio 2003, pp. 32-35;
La pubblicità, informare o sedurre?, "Mi Consenta", n. 8, dicembre 2002, pp. 32-34;
Antonin Artaud, Bertoldt Brecht ed Edward Gordon Craig: una vera rivoluzione copernicana nell’Arte Scenica, "Mi Consenta", n. 7, novembre 2002, pp. 41-43;
Samuel Beckett, un umile grande genio, "Mi Consenta", n. 5, luglio - settembre 2002, pp. 44-45;
Scenari di Guerra, da Eschilo a Goering, da De Filippo a Beckett: Analisi
e Riflessioni per
un futuro di Pace, "Programma di Sala", Manifestazione per la Pace con gli studenti del Liceo Scientifico "Pitagora", T/Annunziata, maggio 2002;
Numerical References in ‘Krapp’s Last Tape’, in Samuel Beckett:
Endlessnes in the year
2000, a cura di Angela Moorjani & Carola Veit, Editions Rodopi,
Amsterdam – New York, 2002, pp. 391-398;
Paolo III con i nipoti: un’opera … teatrale. Indagine storico - pittorica su Paolo III e i nipoti Alessandro e Ottavio di Tiziano, "Tutto Miglio", n. 3 - 4, aprile 2001;
Medea di Euripide, "Programma di Sala", 11/06/99, Anfiteatro di Pompei, Spettacolo con gli Studenti del Liceo Classico "De Bottis" di T/Greco;
Antigone di Sofocle, "Programma di Sala", 12/06/99, Anfiteatro di Pompei,
Spettacolo con gli Studenti del Liceo Classico "De Bottis" di T/Greco;
Quando una città non si preoccupa della propria scelta culturale è una città morta, "La Torre", n. 7, 03/06/97;
Incontri con il Cristo, presentato il nuovo libro della Collana del Centro Studi Beato Vincenzo Romano, "Il Notiziario", n. 11, novembre 1997;
Samuel Beckett, "Krapp’s Last Tape": dalla Pagina alla Messinscena, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1992 (il libro è stato presentato in diversi incontri, con l’inter-vento di prestigiosi relatori presso le sedi della ESI (con una ripresa di RAI tg3), British Council Institute di Napoli e in numerose scuole. Moltissime le recensioni sulla stampa nazionale ed internazionale);
Scena Aperta, "Il Giornale di Napoli", 27/02/92;
Samuel Beckett, "Krapp’s Last Tape", il Gesto e la Mimica, "Scuola Neoumanistica", n. 2 - 3, 09/91, pp. 153-157;
Omaggio a Giovan Battista Della Porta, "La Ginestra", n. 12, 22/10/86;
Quasi una messa nera il cerimoniale presentato al Teatro nel Garage dalla Cooperativa Proposta di Napoli, "La Voce Vesuviana", n. 1-2, gennaio - febbraio 1986;
El Hombre deshabitado di Rafael Alberti, "Programma di Sala", Spettacolo - Dibattito per gli studenti dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, 1986;
Ricordando Gennaro Vitello, "La Torre", n. 11, 04/09/1985 (con Gennaro Vitello, Borriello ha avuto un intenso rapporto di amicizia e di reciproca stima. Nel 1978, inoltre, Borriello ha collaborato alla messinscena di Mamma chi è. Nel 1981 ha partecipato alla IV Settimana di Teatro Laboratorio Internazionale, con Fando e Lis di Fernando Arrabal (splendida messinscena interpretata e diretta da Antonio Borriello, Gruppo Sperimentazione Teatrale ABC, Teatro Metropolitan, T/Greco);
L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett, "Programma di Sala", Spettacolo - Dibattito per gli studenti delle scuole superiori della Campania e del Lazio, 1981/82;
Fando e Lis di Fernando Arrabal, "Programma di Sala", Spettacolo – Dibattito per gli studenti della Campania e del Lazio, 1980;
Presidente, nonché regista, dal 1981 al 2001, dell’Associazione culturale "Gruppo Sperimentazione Teatrale ABC" di Torre del Greco.
Ha coordinato, in qualità di esperto esterno, "con seria competenza e rigorosa deontologia" per oltre un decennio, gli Allievi del "Cantiere Teatrale Aperto", del Liceo Classico "De Bottis" di Torre del Greco; attualmente, sempre in qualità di esperto esterno, dirige il laboratorio teatrale del Liceo Scientifico "Pitagora" di Torre Annunziata.
Ha tenuto in qualità di Relatore numerosi seminari e corsi di Aggiornamento rivolto ai docenti di ogni Ordine e Grado.
Tra i tanti eventi realizzati si segnalano: 1) Beckett per Sarayevo (con una raccolta di fondi, offerti attraverso la "Caritas" di Napoli ai bambini dell’ex Jugoslavia, Auditorium, S.M.S "Angioletti", T/Greco, 03-06/05/1994); 2) La Scena e le Immagini, marzo-aprile 2002 (Villa Campolieto, Ercolano); 3) Scenari di Guerra, da Eschilo a Goering, da De Filippo a Beckett: Analisi e Riflessione per un futuro di Pace, con gli studenti del liceo Scientifico "Pitagora" 31 maggio 2002 (Teatro "Politeama", T/Annunziata).
Ha partecipato a diverse mostre d’arte, tra cui La Memoria e il Presente, Cortile del Palagio Badiale, Cassino, 6 – 13 giugno 1996.
Si è adoperato in attività di integrazione e di recupero a favore di minori a rischio, nonché in Comunità terapeutiche (Centro "La Tenda" di Napoli) con risultati "significativi nella crescita di molti ragazzi" (dott. Pasquale Varriale, responsabile del Centro di accoglienza).
Tra le diverse realizzazione video si segnalano:
Beckett Berlin 2000, Berlino, 19/09/2000;
Medea di Euripide, Video della Messinscena, Anfiteatro di Pompei con gli studenti del Liceo Classico, "De Bottis" di T/Greco, 11/06/99;
Antigone di Sofocle, Video della Messinscena, Anfiteatro di Pompei con gli studenti del Liceo Classico "De Bottis" di T/Greco, 12/06/99.
Messinscene interpretate e dirette con la Cooperativa "Gruppo
Sperimentazione Teatrale ABC")
La sabbiera di Eduard Albee, con la collaborazione degli studenti dell’Istituto Magistrale di T/Annunziata, Teatro dei Salesiani, 15/04/1976;
El hombre deshabitado di Rafael Alberti, "Instituto Cultural Espanol de Santiago", Napoli, 29/03/1977;
Arcicoso di Robert Pinget, con la collaborazione degli studenti del Liceo Artistico di Cassino, Auditorium S. M. S. "Diamare", 23/11/1978;
La cantatrice calva di Eugène Ionesco, con la collaborazione degli studenti del Liceo Scientifico di Cassino, Auditorium S. M. S. "Diamare", 23/12/1978;
Il nuovo inquilino di Eugène Ionesco, Fabbrica "Molinari Sud", Colfelice, 23/11/79;
Animazione Teatrale per ragazzi, "Progetto Teatro" Provincia di Frosinone: Atina, Ausonia, Castelnuovo Parano, Cervaro, Coreno Ausonio, Esperia, Sant’Ambrogio, Vallerotonda, novembre – dicembre 1980;
Fando e Lis di Fernando Arrabal, Teatro Metropolitan, "IV Settimana Internazionale di Teatro Laboratorio", T/Greco, 07/04/1981;
L’ipotesi da El Hombre Deshabitado di Rafael Alberti, Teatro "Nuovo", Napoli, 04 – 10 giugno 1987;
L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett, "I Rassegna sulle sponde del Teatro", Teatro "Moderno", Cassino, 18/05/1982;
Beckett per Sarayevo, Eventi Esistenziali, Raccolta di fondi a favore dei bambini dell’ex Jugoslavia (versati interamente alla Caritas di Napoli): Dibattiti, Mostre di bozzetti e foto di messinscene beckettiane, Spettacoli: Passi; Va e vieni; Non io; L’ultimo nastro di Krapp, Auditorium S. M. S. "Angioletti", T/Greco, 03 – 06 maggio 1994;
"Omaggio a Fernando Arrabal, Fando e Lis", Associazione Culturale "Prometeo", T/Greco, 07/04/2001.
Diversi gli Encomi, Attestati ed Onorificenze:
1) Insignito della distinzione onorifica di Cavaliere dell’Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana", D.P.R. del 02/06/2003 (su segnalazione del ministro Istruzione, Università e Ricerca scientifica, dott.ssa Letizia Moratti);
2) Encomio concesso dal Sottosegretario di Stato, on.le Antonio Martusciello, del Mini-stero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, per il rapporto di collaborazione con il Governo, Roma, marzo 2003;
3) Diploma di Merito ricevuto alla "II Rassegna di Teatro, Musica, Canti e Danze Popolari", Comune di Brusciano, Provincia di Napoli, Regione Campania, 31 Distretto Scolastico, Provveditorato agli studi di Napoli, aprile 1987;
4) I^ Premio di Pittura, medaglia d’oro, Mostra d’Arte al I^ Reggimento Bersaglieri Corazzato, Aurelia, marzo 1974;
5) Diploma di Merito ricevuto al Concorso "il Piccolo Gioiello", Confederazione Generale dell’Artigianato Italiano, Torre del Greco, luglio 1969;
6) Apprezzamenti, Riconoscimenti ed Attestati ricevuti da: Dott. Avelino Sotelo Alvarez, Instituto Cultural Espanol de Santiago; Napoli, Prof. Giovanni Aquilecchia, University College London; Dott. Giovanni Balsamo, Prefetto, Ministero dell’Interno; Prof.ssa Rosangela Barone, Direttrice Italian Cultural Institute, Dublin; Prof. Roy Bordman, Direttore Institute British Council, Napoli; Dott. Pierre Chabert, Attore Théatre du Rond-Point, Paris; On.le Marco Cicala; Prof.ssa Teresa Cirillo, Istituto Universitario Orientale, Napoli; Dott. Furio Colombo, Italian Cultural Institute, New York; Prof. Antonio Cutolo, Sindaco di Torre del Greco; Dott. Alessandro Fersen, Regista; Prof.ssa Maria Anita Gargotta, Italian Cultural Institute, Los Angeles; Dott. Domenico Giorgiano, Presidente Ente per le Ville Vesuviane; Sen. Antonio Franco Girfatti; Prof. Kenneth R. Gray, Theatre Arts, Glendale Community College, Los Angeles; Dott. Giorgio Guazzotti, La Drammaturgia negli anni 80, Stresa; Dott.ssa Eileen O’Halloran, The Beckett Festival, Dublin; Emer Horgan, Administrator The Gate Theatre, Dublin; Dott. Umberto Improta, Prefetto di Napoli; Dott. Nicola Izzo, Questore di Napoli; Prof.ssa Corinne Salvatori Lonergan, University of Dublin; Prof. Lynn McMurrey, Glendale Community College, Los Angeles; Prof. Angela Moorjani, University Baltimore; Dott. Paolo Romanello, Direttore Ente per le Ville Vesuviane; Dott. Dario Ventimiglia, "La Biennale di Venezia", settore Teatro; Dott. Rino Sanders, Critico Teatrale; Dott. Nino Santilli, Capo della Segreteria Particolare del Ministro MIUR; Dott.ssa Carola Veit, Humboldt – Universität zu Berlin; Targa Liceo Scientifico "Pitagora", T/Annunziata;
7) Encomi, Apprezzamenti ed Attestati ricevuti da Dirigenti Scolastici ed Ispettori MIUR: Prof. Mario Aversano, Prof. Antonio Bava, Prof. Sebastiano Bauso, Prof. Michele Cirillo, Prof. Giuseppe D’Errico, Prof. Salvatore Malinconico, Prof. Salvatore De Marinis, Prof. Antonio De Spirito, Prof. Alberto De Vivo, Prof. Sebastiano Bauso, Prof. Diego Bouchè, Prof. Francesco Lista, Prof. Riccardo Maddalena, Prof. Antonio Napolitano, Prof.ssa Annamaria Ortello, Prof.ssa Albina Paternò, Prof. Gabriele Perillo, Prof. Ugo Piscopo, Prof. Biagio Scognamiglio, Prof. Guido Tibullo;
Sull’intensa e straordinaria attività artistica, culturale e di notevole impegno civile prodotta dal Prof. Antonio Borriello, numerosissimi sono gli scritti (recensioni critiche, note bibliografiche e segnalazioni), apparsi in quotidiani, riviste letterarie, nonché Attestati, Enco-mi, Meriti ed Onorificenze ricevuti dall’intero Mondo Accademico e dalla Stampa (nazionale ed internazionale): "l’Attualità", "The Beckett Circle", "Conquiste del Lavoro", "Il Cassinate", "Ephemerides", "Il Gazzettino Vesu-viano", "La Ginestra", "Informacittà", "L’Informatorre", "Il Manifesto", "Il Mattino", "Metropolis", "Il Giornale di Napoli", "Lazio Sud", "Il Messaggero", "Mi Consenta", "Nord e Sud", "Il Notiziario", "La Nuova Stagione", "Paese Sera", "Quaderni Vesu-viani", "Quinta Generazione", "Pagine Vesuviane", "RadiodueRAI", RadioTreRAI, "RAI TRE", "La Repubblica", "Revue d’Estétique", "Roma", "Vesuvio", "La Voce della Provincia", "Il Secolo XIX", "Taranto Sera", "Il Tempo", "Tutto Miglio", "Il Timone", "La Torre", "Il Torrese", "Tutto è", "TdG, la Voce Torrese", "Scuola Neoumanistica", "Lo Stril-lone", "L’Umanità", "L’Unità";
Dal 26 marzo 2002 al 03 marzo 2003 ha lavorato (in comando) presso gli Uffici di diretta collaborazione con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, nell’ambito del contingente della Segreteria Particolare del Sottosegretario di Stato On.le Antonio Martusciello (ha ricevuto dal Sottosegretario un Encomio particolare per l’attività svolta).
Già ordinario dal 1978, attualmente insegna Italiano e Storia (incarico a T. I.) presso l’Istituto statale "Pantaleo" di T/Greco.

Luigi Mari


ID: 771  Intervento da: Luigi Mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Data: martedì 25 gennaio 2005 Ore: 11:49

Bella idea Nicola,
Inserisco subito un altro personaggio illustre che scrive su Torreomnia. Ottima pure l’idea di riportate le presentazioni a loro dedicate ed i link relativi. Ma sei un “dragumano” mi rubi il mestiere. D’altronde è un’operazione che tutti possono fare.

ATTENZIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ho ricevuto un e-mai dall'estero strettamente privata. Ho provato tanta gioia che mi sono messo a saltare per la tipografia come un matto.

Persona dall'estero, Ti voglio bene.
Aniello Langella Ti voglio bene.
Antonio Abbagnano, Ti Voglio bene.
Crio Adrian Ciavolino, Ti voglio bene.
Signora Marisa, Ti voglio bene.

Ora cosa importa se Voi non me ne volete o me ne volete un po in meno? Io sono felice perché Ve ne voglio. Ma lo sarei di più se me ne vorreste pure voi, di nuovo, o più di prima.
Pensate, l'amarezza di questi giorni me l'ha alleviata il tenere in braccio il mio primo nipotino di 10 giorni, e cosa importa se mi "bebedice" continuamente.

La vita è bella trallalì, trallalà. Scusate, approfitto, perché le giornate felici sono poche. L'insidia di quelle tristi è sempre presente.

Accolgo volentieri la proposta di Nicola Scognamiglio in quel di Milano che si lagna di non ricevere anche post privati dai torresi.

Eccovi un altro personaggio illustre vivente. Imito tecnicamente Nicola per presentarvelo col popia e incolla.
Risposta di Luigi Mari a Personaggi illustri ma vivi. Precedono i link di alcune sue fatiche. Segue una presentazione a Lui dedicata.

www.torreomnia.com/gastronomia/argenziano_gastronomia/set_fra_gastr_arg.htm

www.torreomnia.com/Testi/argenziano/dizionario/set_fra_dizionario.htm

www.torreomnia.com/storia/pescatori_argenziano/set_fra_pescatori%20.htm

www.torreomnia.com/Testi/argenziano/ricordi.htm


Argomentando di "Salvatore in quel di Bologna", slogan, questo, a cui sono affezionato, mi viene spontaneo dire "il caso Argenziano". Caso perché egli rappresenta l'emblematico incontaminato in una essenziale sfaccettatura della rosa di problematiche dell'area vesuviana, nella fattispecie il malore endemico: edonismo-egotismo di una Torre del Greco allineata alle città italiane con un reddito, sperequato, s'intende, di gran lunga superiore alla media nazionale e condizionata da specifici masi chiusi artistici, economici di settore. Eventi negativi che calano la qualità della vita compromettendo solidarietà, altruismo. disponibilità, in una parola la napoletanità.
Il pragmatismo, si sa, fa a cazzotti con l'antica cultura umanistica pregna di suggestioni etico-religiose che non tenevano conto delle differenze di classe se non per una logica gerarchica, ma che riusciva ad accomunare davanti a Dio il malato ricco con il malato povero; anche se meno davanti al medico.
Il "caso Argenziano" è visto tale perché dimostra come la perdita di pregi morali, elevatezze d'animo ed altri valori, dipendono più da un fatto endemico geografico che da cause epocali di etnicismo di respiro più ampio o, addirittura di vastità planetaria.
Torrese DOC, (e mi piace ripetere alla De Curtis: torresi si nasce e lui lo nacque), Salvatore Argenziano con la sua collaborazione incondizionata a Torreomnia, tiene alto il vessillo del torrese vecchia maniera, quello della parola mantenuta o della solidarietà, della disponibilità; il torrese dei baratti sui ballatoi di a laccia e putrusino; quello della "napoletana fumante" che penetrava usci, porte e portelle di architettura spagnola, oramai quasi totalmente falciate dalla ricostruzione.
Per il nostro concittadino il "tempo torrese" si è fermato nel momento in cui mise piedi fuori la Porta di Capotorre; ideale pargolo imberbe con alcuni anta, rivive oggi nitide le processioni profuse d'incenso e di afrore degli anni cinquanta, le pollastre dei poveri (pullanchelle) fumanti lungo il ciglio delle strade, i cazzabbocchi della Carmenella, i ceci e i semi di zucca tostati dei miraggi hollyoodiani dei Gradoni e Canali.
L'evocazione nei "Ricordi" rivela i primi turbamenti giovanili dell'autore causati dai tedeschi e dagli anglo-americani. Una "Recherche", tuttavia, poetica, metricamente libera, quindi descrittivamente più autentica.
La Torre del Greco di mezzo novecento insieme a Salvatore Argenziano sono l'idillio, due pargoli amanti, castigati dal sortilegio dell'amore indissolubile, una Giulietta e un Romeo divisi da un destino incontrastabile, ma uniti per sempre nei precordi.
Il torrese, in genere, che vive fuori porta (nella fattispecie di Capotorre) idealizza e sublima la Patria del Corallo, soggiace alla nostalgia e al lucore soffuso dei ricordi e questo lo risolleva dal giogo delle problematiche epocali attuali dell'area geografica che lo ospita. Dietro questa molla Salvatore Argenziano ha donato ai suoi compaesani, tramite Torreomnia, due gemme, per il momento: "Ricordi" e il "lessico torrese-italiano", che spera di ampliare con la collaborazione fattiva dei concittadini.
Dal primo componimento si evince la lirica che scaturisce dalla componente onirica, prevalente sul fatto epico, eventi, date, bombardamenti, sfollati, eruzione, ecc.
Tuttavia una storicità a mezza strada tra la storiografia e la cronaca, come fatto descrittivo, ma tutto diafano, incerto e sicuro insieme, come l'uomo, come un pensiero lontano, come un romantico, perduto amore. Una prosa in versi e dei versi in prosa, quelli di Salvatore Argenziano, che descrivono e sottolineano non già solo l'accaduto, ma la velata apprensione dell'accadibile che coinvolgono esistenzialmente la sfera affettiva di ogni genere di lettore, fuori del tempo, fuori del luogo, fuori della realtà, perché coinvolgono il dilemma eterno dell'uomo, animale sempre ossessionato dai dualismi male-bene, amore-odio che allignano soprattutto nei conflitti bellici, specie quello descritto appunto dall'Argenziano.
Ma, forse senza saperlo, o semplicemente perché egli vive fuori Torre, le note amare del racconto, le bassezze e lo squallore di una guerra così malapartianamente devastante hanno nociuto soprattutto non già solo sul morale quanto la moralità dei vesuviani; Argenziano, quindi, vedeva preannunciato quello che poi si doveva rivelare: quel certo degrado, come ho detto, della qualità della vita nella cintura vesuviana, come una cancrena morale mai sanata, ma consolidata dalle leggi spietate del business, dei mass-media-grancassa, dei feroci pseudo modelli sociali propinati indiscriminatamente e gratuitamente anche in un'area sociale che adoperava panacee e toccasana come le icone dei Santi, e gli scongiuri in un unico ibrido rituale.
La nostalgica descrizione dei "Ricordi" si ricuce diritta alle odierne guerre dell'animo umano, tra le stesse mura domestiche, tra lo stesso condominio, tra la stessa città. E' importante leggere lo spaccato descrittivo dell'Argenziano che subdorava già una vaga idea di un probabile 68 il quale, insieme a giuste rivendicazioni, ha causato un distacco troppo netto e repentino tra due generazioni favorendo, come dire, manodopera per i gestori dei mutamenti epocali in fatto di edonismo, consumismo, europeizzazione fino alla globalizzazione; mutamenti che saranno pure coerenti e consoni alle esigenze tecnico-scientifiche e demografiche attuali ma che hanno compromesso fino all'osso i tradizionali valori, i rapporti generazionali in un clima di totale incomprensione, confusione e disadattabilità e utopia rispetto ai modelli sociali.
La seconda fatica di Salvatore Argenziano è il "vocabolario torrese-italiano", un'opera meritoria che solo un torrese irriducibile come lui poteva stendere. Egli compie una minuziosa ricerca per i termini più reconditi. Un recupero di parole ed espressioni che vanno perdendosi nei meandri del tempo. Proprio perché egli, lontano dalla terra natia, quindi affatto contaminato, dicevo, dai malesseri endemici della specifica area vesuviana, poteva progettare e stendere con generosità, senza riserve e quant'altro di negativo per Torre del Greco.
Chiaramente si spera nella collaborazione di tutti perché questo lavoro possa crescere, poiché molti termini precipui, di stretta settorialità vengono tramandati solo verbalmente.
Ribadisco quello che ho detto in apertura: "il caso Argenziano" sia antesignano per le vere iniziative culturali per Torre, fuori dai masi chiusi della cultura locale; lontano dagli individualismi dottrinari e dai feticisti della raccolta storica di notizie e foto, materiale spesso finito nelle pattumiere dopo le inevitabili dipartite a cui è predestinato ognuno di noi.
Non dimentichiamo le parole del saggio: "il dolore può bastare a noi stessi, ma per vivere veramente una gioia bisogna condividerla con gli altri".

Salvatore Argenziano pure questa volta scruta, analizza, risvolta il lemma e lo riscopre, lo "fa risorgere"; come nel dopoguerra si faceva con i cappotti di provenienza angloamericana, a causa della povertà generale.
Egli sventra la parlata torrese, la estrapola dal ventre materno della città dalle origini oramai narcotizzate dal malore dell'edonismo e dal consumismo. Oggi si parla di derrate alimentari preconfezionate, monosapore, sintetiche, che mirano al solo scopo del lucro, spersonalizzate e con aromi fittizi, chimici, che danno solo l'illusione della bontà e della nutrizione; allora si parlava di cibi, di arte personale del comporli, dell'amalgamarli, del cuocerli. Era la cucina vera, a misura d'uomo, come Dio l'aveva concepita.
Salvatore Argenziano riscopre la "poesia gastroenterica", quella del sacrale ragù defilippiano e della tazza di caffè che "scendeva" dalle ammaccate "napoletane" , contrapposto al caffè che sale delle moderne "espresso".
Una scelta oculata e mirata delle citazioni culinarie che armonizza questo lavoro, lo esalta e lo sublima e rende il processo metabolico quasi un poema fisiologico .
Alla terza pagina sei già satollo e allegretto, e senti di aver nutrito lo spirito insieme alla carne, ma senza nessuna necessità di assumere bicarbonato.

Luigi Mari



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