ID: 7859 Discussione: 3 CONCHIGLIE di C. Ad. Ciavolino UNO
Autore:
Ciro Adrian Ciavolino
- Email:
ciroadrianc@libero.it
- Scritto o aggiornato:
venerdì 28 giugno 2013 Ore: 23:55
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ID: 7929 Intervento
da:
luigi suarato
- Email:
luigisuarato@virgilio.it
- Data:
mercoledì 19 dicembre 2007 Ore: 15:49
Caro Ciro io navigo sottonatale, deposte le stecche mi rilasso e contatto amici e conoscenti per parlare un poco. C'era una cosa che volevo sempre trovare l'occasione di dirti, ed è un sentito ringraziamento per le sensazioni che mi sai dare con alcuni dei tuoi scritti. Ultimamente leggo (o rileggo) sulla Tofa le tue conchiglie e ricordo con grande nostalgia cose del passato, rivedo luoghi mai dimenticati, ma come sai descriverli tu è il massimo! Da ragazzo ho vissuto nei luoghi dove tu vivevi, ti ho visto dipingere in vico pozzo n°4 quando ti chiamavi ancora GGiro Ciavolino, in una casa al 1° piano nel palazzo di Eliuccio Polimeno, a fianco di Bottiglieri (Lorenzo era amico e compagno di scuola), i cinema Iris, Vittoria, e finanche il locale dove si dava l'opera dei pupi erano i luoghi dove mi portava papà. Ora vivo fuori Torre e tu sei stato pure a casa mia. Ti saluto caramente, ti auguro Buon Natale e Felice anno nuovo. Luigi Suarato
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ID: 7876 Intervento
da:
Ciro Adrian Ciavolino
- Email:
ciroadrianc@libero.it
- Data:
venerdì 14 dicembre 2007 Ore: 13:11
CONCHIGLIE di Ciro Adrian Ciavolino Gli asciugamani non erano nati asciugamani, erano teli ricavati da lenzuola stremate, e avevano orli con ricuciture alla bell’e meglio intraprese da mani ruvide di mille domestiche faccende. Di questi, di varia misura, ordinati in comò immensi forniti di tiraturi che mal sopportavano secolari scorrimenti, qualcuno serviva per proteggere di notte i cuscini dalle nostre untuose chiome ancora scure, per improbabili brillantine, sostituite da compatto olio di cucina, non proprio raffinato, che d’inverno gelava e inventava denso come sugna. Sì, era spesso quell’olio la nostra brillantina Linetti, mentre le nostre bocche spalancate per meraviglia e ammirazione cadevano sulla lucente capigliatura di Fred Astaire, una fascia luminosa come scia di cometa non abbandonava quella testa nera neanche in una ardita piroetta, Ginger Rogers tra le sue braccia volava, noi sognavamo l’America al ritmo dei fox-trot, nel ticchettìo del tip-tap, un sogno in bianco e nero, di celluloide.
Nella foto a lato: quello che rimane oggi dell'ingresso del Cinema IrisAl Cinema Iris c’era il Varietà, e il cantante di giacca mostrava il dorso della sua mano per far luccicare l’anello di brillanti mentre tirava dalle maniche i polsini ornati di gemelli, dalla testa la brillantina trovava estuari nelle sue tempie, per il caldo, e nei nostri occhi affioravano bagliori d’invidia per tanto lucore. Dopo anni,ci spostammo più su nella nostra città, al Cinema Corallo o al Cinema Oriente, e qualche volta film e varietà si sposavano, era l’avanspettacolo, una forma mista di intrattenimento, della quale qualcuno sente ancora nostalgia. Ne fecero storie capolavoro Fellini e Lattuada, con Luci della Città, e vennero Vita da cani di Steno e Monicelli, Ci troviamo in Galleria di Mauro Bolognini, i Vitelloni e Roma, ancora Fellini, Siamo donne, dove Visconti propone la mitica Fioraia del Pincio che canta Come è bello far l’amore quanno è sera, una monumentale Anna Magnani che ritorna in Risate di Gioia di Monicelli, con Totò.
Ecco, Totò. Gigi De Luca mi invita al Trianon, il teatro napoletano che fra cinque anni festeggia il centenario, sorto sulle mitiche mura greche di Neapolis. Lì ha portato un giro d’amore come valzer, alcuni pezzi del nostro grande attore, nella sede più verace, ripercorrendo momenti di grandi interpretazioni del principe dando allo spettacolo una veste da antico varietà, dove anche alcune impacciate versioni diventano genuine proprio come fossero volute, senza cercare raffinatezze ed estetismi che ne avrebbero violato il significato di autenticità, anche nelle ballerine, dai sapori stile anni quaranta, 8 gambe 8, come allora si scriveva sui manifesti, in qualche botta di cellulite e smagliatura nelle calze a rete, ancor più avvicinandole alla tradizione; e poi in qualche ricerca di luci nelle scene, negli strass, nei lustrini, nelle piume, nella scena di fondo con l’immancabile Vesuvio. Nella foto a lato: l'attore torrese Gigi De Luca con EduardoRepertorio De Luca in Torreomnia: www.torreomnia.com/gigi_deluca.htm
Gigi De Luca entra ed esce dal suo camerino visibile sulla scena, dove attende al suo trucco, ai vestiti e ai cappelli, è Totò, è una summa della maschera d’autore e attore di varietà, nelle sfumature più nobili: quasi mi aspettavo che nel tondo solco luminoso dell’occhio di bue si alzassero come arabeschi spire di fumo, veniva voglia di ascoltare chiamate dalla platea, come in quella filmografia citata, o altra. Il teatro Trianon riacquistava, quella sera, seppure nelle levigatezze del recente restauro, il sapore o i colori del suo tempo antico, noi vedevamo Totò, riproposto senza alcuna ricerca imitativa, rivisitato nei giochi dadaisti e futuristi della sua marionetta, attraversando molti film o qualche sketch da riviste, pervenendo in una prova d’attore che Gigi De Luca, soltanto lui, oggi come oggi, poteva dare. E le canzoni ancora ci accompagnano, Carmè Carmè, Core analfabeta, e la magistrale interpretazione della universale ‘A livella come sottofinale, ed ancora Malafemmena, concertatain un mosaico di note e di voci femminili su attenti arrangiamenti di Tommaso Maione. De Luca Totò ha consegnato al pubblico una valigia, quella che sempre apriamo, una eredità. E’ il varietà, è il Trianon. Grazie, amici, per una serata lunga un secolo.
Ciro Adrian Ciavolino
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ID: 7862 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
giovedì 13 dicembre 2007 Ore: 15:07
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