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Argomento presente: « TORRE ANTICA E MODERNA »
ID: 912  Discussione: TORRE ANTICA E MODERNA

Autore: nicola scognamiglio  - Email: nicoscogna@libero.it  - Scritto o aggiornato: venerdì 4 febbraio 2005 Ore: 00:00

Buongiorno a tutti,
il forum si rianima. Ho l’impressione (e lo dico da educatore) che i cavalli trainanti di questa simpatica “baracca”, a parte le incertezze e le variazioni d’umore, somigliano a quelli di un “tiro a sei” funebre. Ci sono i due cavalli posteriori, di coda, che tirano davvero il carro, e i quattro davanti che scalpitano e impennano, ma non solo per fare scena. Nondimeno hanno però la loro importanza. Non sempre quelli che tirano sono i migliori in assoluto. Ci manco solo io che sarei il necroforo, " 'o schiattamuorto", insomma. Il polo positivo senza quello negativo non fa tendenza. Il comico senza la "spalla" non rende o rende meno. Risulta un affiatamento, comunque, non voluto, voglio dire non architettato, che crea un’armonia desueta.
Manco da Torre da quarant’anni. La Torre del Greco della mia memoria non è quella attuale. Quella del dopoguerra era ancora intrisa di napoletanità che Mari chiama “torresità” in contrapposizione alla “torresaggine”, sempre per dirla con Mari, che ne è una moderna decadenza dovuta a fattori di regresso epocale più che locale.
Vorrei aprire una discussione sulla “torresità”, quella buona, per intenderci. Col benessere e la ricostruzione quali sono i rapporti umani dei torresi nel dopoguerra? L’amicizia è sempre amicizia sincera, come ai tempi della “stretta di mano? “La voce del sangue” rimane tale o il “dio danaro” la compromette? E’ cambiato qualcosa? So che l’argomento è delicato, ma un forum deve di tanto in tanto uscire fuori dalle frivolezze e dallo scontato, altrimenti non si vincerà mai nessuna battaglia morale o sociale.
Nicola Scognamiglio

 
 

ID: 917  Intervento da: luigi mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Data: venerdì 4 febbraio 2005 Ore: 16:43

Caro Nicola,
ti ringrazio per la saggezza con cui hai trattato la questione della signora SS, ed il serbo che continui a mantenere in lista. L'altra mattina quasi svenivo quando è apparsa la signora SS. sull'uscio della mia bottega.
Ma non mi avevo detto che eri suo zio di primo grado. La signora conosce bene il cunicolo contemplato chiaramente nel dossier del Dott. Langella. Una cosa è certa: il munaciello, se c'è o c'è stato, viene proprio da lì.

Argomento Torre antica e moderna.
Ho capito che Tu non vuoi adoperare il forum solo come "intratteinment" come si dice nel gergo informatico, ma come strumento di evoluzione sociale. Secondo il regolamento del forum la tua proposta di discussione sfiora la politica e il giornalismo espliciti, nel senso di propaganda occulta; ma non né sfora la soglia, infatti la cosa passa liberamente sotto l'aspetto sociale. Infatti la politica ed il giornalismo non corporativo si fa pure seduti al bar. Noi stiamo facendo, in questo momento "salotto letterario".
Ti rispondo, a costo di apparire noioso, con un articolo del 1972, avevo 26 anni, anche perché temo che questa Tua proposta di discussione non avrà molti accoliti. Speriamo sull'entrata nel forum di persone con orientamento "aggiuntivo". Non dico facinorosi, ma elementi che aggiungano e completino l'opera già preziosa che stanno facendo i "cavalli trainanti", come dici tu: Aniello, Salvatore, Antonio, Adrian, qualche torrese americano, e forse un pochino il sottoscritto.

COME PER L'ATTRO ARTICOLO SULLA DONNA TORRESE PREMETTO CHE IL PEZZO CHE SEGUE E' DI STAMPO ARTISTICO-LETTERARIO, VALE A DIRE DI STILE E FORMA ROMANZATA, DOVE IL LINGUAGGIO FIGURATO FA DA PADRONE, CON TRASFIGURAZIONI, IPERBOLE, IRONIA, ECC. RESTA INTESO, COME HO GIA' DETTO ALTRE VOLTE, (ANCHE SE E' UN PO' DIFFICILE CAPIRMI), CHE AMO I MIEI TORRESI SVISCERATAMENTE, SPECIE QUELLI EXTRA MOENIA, E NON LI CAMBIEREI CON NESSUN ALTRO. E CHE, SE DOVESSI RINASCERE, PREGHEREI IL SIGNORE CHE AVVENISSE QUI, A TORRE, SEMPRE A VIA GIUSEPPE BEBEDUCE N. 6, PER QUI GIOIRE, SOFFRIRE, RIMORIRE!

MIO CARO, AMOREVOLE, DOLCE, FRATELLO TORRESE!
(dal giornale torrese "Il PenZatore")di F. Penza, 1972

Apparentemente si può avere l'impressione che il torrese sia "fratello"perché molto religioso. Non perché sia bigotto il torrese è fratello, che è un modo molto puro d'essere amico. Non già perché il bigottismo esclude ogni forma di fratellanza, ma appunto perché il torrese, religioso genuino, è soprattutto fratello grazie alla maniera sfacciata di non esser bigotto.
Ed è molto difficile essere fratelli in questo senso, oggi che di religiosi puri ve ne sono ben pochi, quindi pochi fratelli ma tutti amici. Ed è inutile che il maligno ci sussurri che l'amicizia non esiste, che essa è solo complicità. Non che il torrese sia migliore o peggiore degli altri popoli, ma è sostanzialmente diverso per il modo drastico di esser fratello, pur non essendo amico (intendo amicizia anni '70). E il fratello, se deve dare dà, senza indugio, sopra tutto quando è ricco.
E anche i servitori, mi si scusi il termine, anche i servitori del ricco o potente torrese sono per niente amici ma fratelli. Fratelli minori, naturalmente e meno religiosi, perché meno si è fratelli e meno si può stare a posto con la coscienza, ed è normale. Anche i poveri a Torre, a differenza degli altri poveri, sono fratelli, non già perché siano poveri religiosi, scusate: religiosi poveri, ma perché danno la possibilità ai fratelli maggiori d'essere tali, perché appunto se non ci fossero i minori, i maggiori sarebbero fratelli e basta.
Anche questi ultimi fratelli a Torre sono i migliori, sono i preti, non i sacerdoti, sia ben chiaro. Essi sono fratelli e basta, perché sono rimasti padri, ed hanno tutti figli minori. I minori sono una categoria speciale. Se hanno bisogno d'aiuto, essi si rivolgono ora al padre, ora al fratello maggiore, ma se le cose non vanno bene, imprecano il Nonno che se ne sta buono buono e non si fa mai vedere, ma che fratelli, figli e padri amano e rispettano e spesso venerano. Non perché il torrese sia peggiore o migliore degli altri, ma è terribilmente fratello in tutte le sue azioni, anche rubando, quando capita.
Anche il ladro a Torre è fratello, non soltanto perché è generoso o di buon cuore, ma perché non è bigotto e soprattutto è molto religioso, infatti, trova sempre qualche santo che lo tolga dai guai. E i santi a Torre sono un po' come i fratelli maggiori, non altro che per quel modo così appassionato di non essere bigotti.
Anche le donne torresi, più che madri e spose sono irresistibilmente fratelli, ma, a differenza degli uomini, sono un po' bigotte, per questo sono anche un po' amiche. Seguire la moda con discrezione, con sobrietà, senza invidia o antagonismo di sorta è un modo nobile d'esser fratello, per una donna. Ma ciò che più rende fratelli le donne a Torre è il pudore, che è un modo molto torrese d'essere donna, ll pudore delle donne torresi è inconfondibile: io riconoscerei una mia compaesana a New York, tra un mare di gente, attraverso il pudore, nel modo garbato e attento con cui si copre nello sguardo timido e sottomesso in quell'espressione acqua e sapone che la caratterizza.
Poi, grazie alle donne il maschio a Torre è più fratello che mai, fratello di latte, magari. La categoria neutra è quella delle suocere. Il presente e il futuro della città è nelle loro mani. Esse non sono differenti dalle altre suocere del mondo, ma sono particolarmente suocere per il modo testardo di non voler essere fratello. Ma pur non essendo amiche sono terribilmente bigotte, tanto che se sprofonda Torre, la reggono le suocere. Chissà che non la reggono già da adesso...
Un altro modo d'esser fratello a Torre è quello nobile di ammettere i propri torti senza battere ciglio, porgendo l'altra guancia. Quale modo meraviglioso d'esser fratello! Anche perché, per fortuna, il fatto di dire "pane al vino..." e... "vino al pane..." è un modo tipico d'essere amico e non fratello, grazie al Signore. C'e ancora una maniera d'esser fratello che è quella sciocca, inconsueta di stimarsi e di amarsi. Non che questo sia un modo o l'altro d'esser torrese, ma è certo un modo molto d'uso d'essere amico, pur non essendo bigotto.
Ora bisognerebbe fare il punto sulla parola fratello che spesso è confusa con la parola caino. Ma tutto è chiaro quando si parla del fratello torrese, il quale, non essendo caino, è soprattutto fratello, perché religioso. Fratello inteso in senso cristiano che è molto di più del fratello, inteso in senso umano, il quale se fa una buona azione, la fa con materialismo, magari donando i propri beni. Il fratello cristiano certo materialismo lo lascia dov'è ed elargisce solo il proprio spirito, il proprio credo e soprattutto le meravigliose promesse.
In fondo anch'io, come torrese, sono un fratello, il quale tirando le somme, è un cittadino del mondo; un fratello io come altri, crogiolato non solo nel sentimento campanilistico ma nell'angosciosa gioia d'essere cosciente di sapersi fratello.
Non c'è modo più banale d'esser fratello che quello d'esser sincero, molto più che 1'esser mendace che è la maniera giusta d'essere amico. Ma l'esser sincero, il più delle volte e un po' come l'essere pauroso; e meno male che avere paura e il modo più tipico d'esser bigotto, come non e il torrese, grazie a Dio.
L'unico modo di non esser fratello a Torre è quello d'esser parente, non già perché non si ami il proprio sangue, ma perché il fratello uterino si ama da morto prima che da vivo. Infatti questa maniera d'esser fratello, che è la meno ortodossa, fa sì che il fratello, morto in vita, nasca non appena è sottoterra.
Non ho mai visto amare un fratello vivo, nella mia città, come l'ho visto fare con uno morto. La gioia, la felicità, la lealtà che gli si nega da vivo gli si dà da morto. Veder amare un vivo a Torre è una cosa disgustosa. Se si suol dire "i figli si baciano nel sonno" si può anche dire, a Torre, i fratelli si baciano da morti. Si spenderanno centinaia di migliaia di lire per il proprio cadavere, fiori, e avvisi di lutto enormi; si verseranno mare di lagrime, ci si tormenterà allo spasimo, si impazzirà dal dolore, là quando non s'aveva mai speso un soldo, per il vivo, mai tormentati e mai impazziti. E' uno spettacolo commovente e angoscioso, tanto che vale la pena di non esser fratello, e l'unico modo per non esser fratello, a Torre, e quello d'essere figli alla stessa madre, da vivi; figli di Dio da morti.
1972 Luigi Mari




ID: 912  Intervento da: nicola scognamiglio  - Email: nicoscogna@libero.it  - Data: venerdì 4 febbraio 2005 Ore: 00:00

Buongiorno a tutti,
il forum si rianima. Ho l’impressione (e lo dico da educatore) che i cavalli trainanti di questa simpatica “baracca”, a parte le incertezze e le variazioni d’umore, somigliano a quelli di un “tiro a sei” funebre. Ci sono i due cavalli posteriori, di coda, che tirano davvero il carro, e i quattro davanti che scalpitano e impennano, ma non solo per fare scena. Nondimeno hanno però la loro importanza. Non sempre quelli che tirano sono i migliori in assoluto. Ci manco solo io che sarei il necroforo, " 'o schiattamuorto", insomma. Il polo positivo senza quello negativo non fa tendenza. Il comico senza la "spalla" non rende o rende meno. Risulta un affiatamento, comunque, non voluto, voglio dire non architettato, che crea un’armonia desueta.
Manco da Torre da quarant’anni. La Torre del Greco della mia memoria non è quella attuale. Quella del dopoguerra era ancora intrisa di napoletanità che Mari chiama “torresità” in contrapposizione alla “torresaggine”, sempre per dirla con Mari, che ne è una moderna decadenza dovuta a fattori di regresso epocale più che locale.
Vorrei aprire una discussione sulla “torresità”, quella buona, per intenderci. Col benessere e la ricostruzione quali sono i rapporti umani dei torresi nel dopoguerra? L’amicizia è sempre amicizia sincera, come ai tempi della “stretta di mano? “La voce del sangue” rimane tale o il “dio danaro” la compromette? E’ cambiato qualcosa? So che l’argomento è delicato, ma un forum deve di tanto in tanto uscire fuori dalle frivolezze e dallo scontato, altrimenti non si vincerà mai nessuna battaglia morale o sociale.
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