ID: 13014 Intervento
da:
Veronica Mari
- Email:
veronicamari@libero.it
- Data:
lunedì 3 maggio 2010 Ore: 14:48
Luigi Mari Adriano è un artista ipersensibile. Pur lavorando con il braccio, la mente ed il cuore profonde energie fisiologiche nell'arte che attingono prima da tutto l'apparato chimico organico poi dall'intera sfera affettiva. Tant'è che ogni azione di Adriano, anche la pi... Mostra tuttoù semplice, dall'apparenza banale, fisiologica, è un impeto artistico ibrido fisico chimico-elettrico-idrautico, per poi assorbire l'intera sfera affettiva. Non voglio scomodare Goya, Caravaggio, Dadd, Ligabue. L'opera d'arte deve riuscire essenzialmente a suscitare nel cervello dell'osservatore sensazioni ed emozioni che sono state presenti nel cervello dell'artista, persino quelle che di culturale e spirituale non hanno niente a che fare. Così si allarga la fascia e la capacità interpretativa con gli elementi comuni corallini del dopoguerra, ad esempio: la donna alias il desiderio incontenibile, la copula esaltata, la catarsi sublimata, elementi dipanati dalla cattolicissima concezione torrese del proibito traslitterato in peccato, che centuplica i desideri. Una pittura per tratti delicati, diafani, per altri celanti desideri carnali irriducibili non sempre sentiti dall'autore, ma creati per l'osservatore nella sua etnia caratteriale, ma sotto un velo di razionalità; affatto nel rumore delle pennellate forti e nel grido della carne da cui deriverebbero, ma nella soavità della personalizzazione delicata, obbediente ad un'etica, nel silenzio di un corpo di pittore che vuole esplodere ad ogni fine opera come un urlo creativo di richiamo per tutti i fruitori. Delle tinte forti, sgargianti, chiassose che non ci sono. Una delicatezza di tratti di mestichino, macule di setola, trasparenze e incertezze di una forza ed una insistenza neo-lirica di afflati corpo-anima, sensi-spiritualità. Luigi Mari
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