Abusivismo e nessuna via di fuga.
I vesuviani sfidano il vulcano - Repubblica Napoli
Abusivismo e nessuna via di fuga. I vesuviani sfidano il vulcano Il più grande ospedale del Mezzogiorno, quasi ultimato, tagliato a metà dalla zona rossa; vie di fuga impraticabili, piano di decongestionamento dell'area disatteso, abusivismo edilizio. A sette chilometri dal Vesuvio. Gli abitanti dell'area vesuviana continuano a sfidare il vulcano che guarda minaccioso Napoli. E così fanno le istutituzioni di Ilaria Urbani GUARDA L'anticipazione del documentario di Current Tv Vie di fuga impraticabili, piano di decongestionamento dell'area disatteso, abusivismo edilizio e il più grande ospedale del Mezzogiorno, quasi ultimato, tagliato a metà dalla zona rossa. A sette chilometri dal Vesuvio. I cittadini vesuviani continuano a sfidare il vulcano che guarda minaccioso Napoli e così anche buona parte delle loro istituzioni. “Si muore con l'esplosione delle bombe, con le alluvioni: noi qui abbiamo il Vesuvio e ce lo teniamo.” Questa dichiarazione inquietante di una signora residente da sempre ad Ercolano apre il documentario “Chi ha paura del vulcano?”, in onda stasera (mercoledì 6) alle ore 23 su Current tv (canale 130 Sky), il social network diretto dal premio Nobel Al Gore. Il Vesuvio dorme da quasi 70 anni, fa paura a tutti, ma non ai quasi 600mila residenti nei 18 comuni inseriti nella zona rossa che da lì non ci pensano proprio ad andarsene. Nel documentario, inserito nella rubrica Vanguard di Current tv, l'autore Andrea Postiglione, giornalista videomaker napoletano 25enne laureato in studi arabo islamici, una collaborazione con Al Jazeera per il programma 48 Naples e con l'Espresso per il reportage fotografico “Pane e camorra”, documenta come l'Ospedale del mare sia tagliato a metà dalla zona rossa. Il progetto di massima firmato da Renzo Piano, quasi ultimato tra Cercola e Ponticelli e costato 190 milioni di euro, prevede un edificio da 450 posti letto, un albergo da 50 per le famiglie dei pazienti e una palazzina uffici su un'area di 134mila metri quadrati. Zoomando la mappa del piano delle vie di fuga, redatto dalla Protezione civile, Postiglione , mostra l'Ospedale del mare attraversato dalla zona rossa. A cento metri dalla fine dell'area pericolosa ( e a pochi passi dai campi rom dati alle fiamme l'anno scorso), quasi mille persone tra pazienti, residenti e personale medico, in caso di eruzione del Vesuvio, dovrebbero scappare nel giro di pochi minuti. La struttura sanitaria dovrebbe essere inaugurata a breve, per adesso pare che gli stop siano dovuti soltanto ai ritardi per la scelta dei macchinari e degli arredi. Al centro del documentario il piano di decongestionamento dell'area redatto nel 2005. Nella zona a pochi passi dal cratere ci sono villette, alberghi e bed & breakfast di nuova costruzione. “Il piano è chiuso in un cassetto – spiega l'autore Andrea Postiglione - e prevedeva entro il 2013 una nuova sistemazione per 61mila persone, oggi a quattro anni da quella scadenza meno di 5mila hanno deciso di cambiare area e in 9 dei 18 comuni la popolazione è aumentata, San Giuseppe Vesuviano è in cima alla lista dei comuni dal cemento selvaggio. Dal 2001 quasi 3500 persone, molte di origine cinese, hanno deciso di vivere qui.” Il piano della protezione civile prevede che in caso di allarme in 72 ore quasi 600mila persone dovrebbero lasciare la zona con le loro auto e con i 1500 bus messi a disposizione dalla Regione Campania. Ma le strade dell'area potrebbero non sopportare un traffico di quella portata. La statale del Vesuvio, la 268, dove il limite di velocità è di 60 km orari, non è stata ultimata. La via di fuga dei comuni di Ottaviano, Boscotrecase e San Giuseppe Vesuviano culmina in una stradina sovrastata da un piccolo ponticello molto basso. Un passaggio impossibile per gli autobus di soccorso. “Un imbuto - commenta il vicesindaco di Ottaviano Michele Pizza – da quando hanno progettato la statale sono passati 20 anni, poi i lavori sono stati ostruiti dalle case, per la maggior parte abusive.” L'assessore alla Protezione civile della Provincia di Napoli, Francesco Borrelli, denuncia che il piano di evacuazione ha due grossi limiti. “E' sostanzialmente teorico e non lo si sta facendo vivere alle amministrazioni locali. Il rapporto tra il Vesuvio e i residenti dei comuni vesuviani è simile a quello che i giovani hanno con l'Aids: ”. L'assessore punta il dito contro il dipartimento della Protezione civile che dovrebbe stanziare più soldi per l'informazione ai cittadini e le prove del piano d'evacuazione. “A meno che non vogliamo abbattere i due terzi delle case – spiega - riallargando e ricostruendo le vie di fuga e rendendole semplici e facilmente percorribili”. Scappare sì, ma come? si chiede l'autore del documentario. Secondo il vulcanologo Giuseppe Rolandi l'eruzione del Vesuvio potrebbe interessare anche Napoli. “Dobbiamo predisporre mappe a 360 gradi, Napoli non può essere esclusa, esempi eclatanti come l'eruzione del 1906 ci dicono che la città è stata coinvolta, sono morte 31 persone”. Ma ha senso morire per un panorama sul Vesuvio? Si chiede l'emittente Current tv. La risposta arriva da un ragazzo intervistato: “Se mi trasferisco in un altro posto so che mi mancherà questo paesaggio, ogni mattina quando mi affaccio vedo il Vesuvio dalla mia finestra”. Amen. (24 dicembre 2009) i