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DEDICATIO ALLE CASTE DELL'INTELLIGHENZIA NOMINATE IN GERGO LOCALE "ROCCHIE" ALTRIMENTI DETTI GRUPPI FACEBOOK.
IL SOTTOSCRITTO, FIGLIO DI QUESTO TEMPO E COMUNE PRIGIONIERO DELLE PROBLEMATICHE EPOCALI, NON SI ESCLUDE DALL'ASPERTTO NEGATIVO DI QUESTE NOTE.
BREVE SAGGIO DI LUIGI MARI SUL NUOVO ASPETTO LOCALE CIRCA LA VARIAZIONE SUL TEMA DEI MASS-MEDIA IN RELAZIONE ALLA PROBLEMATICA DELLA SINDROME DEI SOCIAL NETWORK, CHE SONO GLI UNICI LUOGHI AL MONDO CON L’EPIDEMIA DI UNA MALATTIA INGUARIBILE E PROGRESSIVA CHIAMATA “VIRTUOSISMO, PROTAGONISMO, TRIONFALISMO. AUTOCELEBRALISMO”, DOVE PIU’ CI SI AMMALA E PIU’ L’ILLUSIONE ARRIVA A LIVELLI ESPONENZIALI, PUR ESSENDO DISPERATAMENTE MEDIOCRI, SOLI, LITIGIOSI, CON FALSI APPREZZAMENTI E CRITICHE FEROCI, SILENTI O ESPLICITE.
L'UNICO POSTO AL MONDO DOVE LA PAROLA "AMICIZIA" SIGNIFICA L'OPPOSTO. L'UNICO LUOGO DOVE LE FATICHE E GLI IMPEGNI GIORNALIERI VENGONO SPAZZATI VIA DALLA DRASTICA CANCELLAZIONE DOPO QUALCHE MESE.
INFINE, OGNI MOSCA CHE VOLA SULLA PROPRIA CITTA' (VARIAZIONI ARCHITETTONICHE, VIABILITA' E STRUTTURISTICA) SECONDO LE MODERNE ESIGENZE DIVENTA MOTIVO COLLETTIVO DI POLEMICHE E DISAPPROVAZIONI.
Quando si tratta di storia libresca non esistono fonti autorevoli tranne fatti confrontati con scoperte geografiche archeologiche o architettoniche, oppure relative ai morti che parlano.
Per questo si dice che ogni volta che muore un anziano è una biblioteca che brucia. Confronti verbali possono effettuarsi solo nell'arco di due tre generazioni.
Vedo la saggistica, in generale, invece, specie quella storiografica, come un surrogato, un riassunto, una selezione di storia libresca quasi sempre purgata, che fa perno sulla personalità, sulla sensibilità emotiva e sul tenore di vita soggettive del compulsatore.
Molto spesso si riportano imprecisioni falsità e ipocrisie di testi politicamente e religiosamente, comodi specie a distanza di anni dove il confronto di prima mano degli anziani è impossibile.
Molti vecchi testi si sono avvalorati nei secoli con il confronto archeologico e architettonico. Il resto è solo incertezza. Basti pensare alla questione omerica, non sono pochi quelli che sostengono la sua inesistenza e i testi a lui attribuiti sono dei falsi o purgati come facevano gli amanuensi con i testi sacri.
E' una prova di superficialità pizzicare la storia qua e la senza confronti.
Se leggiamo il secondo libro del torrese Raffaele Raimondo "Fatti della Torre del Greco" vediamo quante imprecisioni ha scoperto sulla storia locale ed i suoi personaggi, persino sul soggiorno a Torre di Leopardi. Non si prenda per oro colato nemmeno questo saggio, ma l'idea delle contraddizioni viene spontanea
Le uniche vere opere d'ingegno sono quelle letterarie che hanno la prerogativa dell'invenzione e della creatività, pur se contengono toccate di autobiografismo.
Per questo i siti torresi di copiaincollismo storico sussiegosi e perentori, sostenuti in modalità turrita e sedicente, con trionfalismi ridicoli mi fanno quanto lo meno sorridere.
E qui voglio dire che queste opinioni non vogliono erigigermi a sentimenti autocelebrativi, ma senza falsa modestia esprimere osservazioni che potrebbero ritorcersi anche sulla mia imperfezione umana di cogitante.
(...)
Come esistono i detti e i contraddetti così la storia è esposta con i pro e i contro, quando va bene, senza contare le versioni purgate scolastiche. E, come le ideologie politiche, sulla carta sono tutte ugualmente egregie.
I giudizi attuali sui Borbone si dipanano da fonti libresche frammentate e miscelate e con priorità diffusiva sperequata dal volere politico contemporaneo, con picchi nostalgici di quel credo: "che il passato è sempre migliore" identicamente alla nostalgia dell'infanzia e della giovinezza, perché la vecchiaia è la peggiore delle malattie e è la più disgregante delle guerre per il nostro essere esistenziale. (Memorie personali e inclinazioni all'apprendimento storico).
Un vero giudizio lo potrebbe dare una persona equamente ed umanamente equilibrata e che soprattutto abbia vissuto quel periodo, non solo, ma che possa poter confrontare il prima, il durante e il dopo, praticamente nessuno.
Per questo pur stimando Giovanni Ruotolo e apprezzando alcuni suoi testi narrativi, non ho espresso nessun giudizio sul suo cosiddetto "saggio" (di ricerca pura e lineare), collocato, tra l'altro, in un contesto web soporifero e monotematico da egemonia pseudo-culturale.
Il parametro per misurare l'eccellenza storiografica con una ricerca studiata, analitica e interpretativa lo ha fornito Enzo Striano, di umili origini, con il suo "Il resto di niente" che per molti è in vetta ai romanzi storici, oltre. ad esempio, a "I promessi sposi".
(...)
Io sono per l'analisi scelta, non mi soffermo sui fatti trascritti, ma sulla psicologia umana che li hanno partoriti. Romani o greci, borbone o finti democratici moderni, zar o dopomuro, patriarcato o matriarcato si tratta sempre di persone che prevaricano e sopraffanno altre persone col mezzo delle leggi ingiuste e delle contestuali armi.
La storia è manipolata sin dai monaci amanuensi che già nel medioevo davano un senso religioso a tutti i codex sin dagli incunaboli. I condottieri sanguinari sono stati sempre citati come eroi valorosi.
La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Oggi ancora peggio del vecchio cartaceo, i mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche.
Semir Osmanagich, ad esempio, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di antiche civiltà con tecnologie avanzata superiori a quelle attuali, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre.
I movimenti neoborbonici sono bendati sulla realtà totale e si basano su sparute note positive appannaggio di Napoli. Ma c'è di peggio con i neonazisti. Senza scomodare i culti del demonio e via ciarlando.
La storia andrebbe riscritta. E oscurare i siti storiografici putrefatti, per altro noiosi fino allo strenuo, che per gratificare gli autori di un'intellighenzia da dopolavoro comunale adoperano il nome Vesuvio la cui sequenza progressiva delle eruzioni è l'unica cosa reale ed acclarata, senza appiccicarsi sopra etichette di saggi, saggetti e riporti pari-pari di una storiografia malata.
Come nasce un opinione, un saggio, una condivisione? Vengono filtrati i riporti storici a secondo del vago senso interpretativo soggettivo del collazionatore, moltiplicando all'infinito tutt'altro che una storiografia oggettiva e reale difficilissima da scoperchiare.
Queste persone annegano inevitabilmente nel fanatismo con le mono-opinioni. nella loro cecità, ad esempio, è più importante sbandierare l'ubicazione del primo tratto ferroviario italiano che ricordare le migliaia di impiccagioni pubbliche e le teste tagliate a Piazza Mercato.
(...)
Tutti i libri, nella quasi totalità saggi in maggioranza storiografici scritti su Torre del Greco sono dei rimpasti libreschi con qualche toccatina di rivelazione architettonica o archeologica di prima mano.
Si tratta di letteratura saggistica tramandata senza interpretazione.
Per questo gli autori non esistono, si può parlare di compulsatori, redattori, ma non autori di realtà del passato.
La famosa nota di Enzo Striano sul suo straordinario capolavoro, apprezzato e riconosciuto da tutti i letterati napoletani e non solo, recita:
(...)
«Questo è un romanzo 'storico' (secondo la classificazione didascalica dei generi, in verità tutti i romanzi sono 'storici', così come tutti i romanzi sono 'sperimentali'), non una biografia, né una vita romanzata. L'autore s'è quindi preso, nei confronti della Storia, quelle libertà postulate da Aristotele
("Lo storico espone ciò che è accaduto, il poeta ciò che può accadere, e ciò che rende la poesia più significativa della storia, in quanto espone l'universale, al contrario della storia, che s'occupa del particolare" Poetica, IX, 1451 b),
dal Tasso ("Chi nessuna cosa fingesse, poeta non sarebbe, ma historico" Primo discorso sull'arte poetica), dal Manzoni ("Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a farle concorrenza" Lettera al Fauriel), da altri grandi ».
(...)
Rene Clah disse: "Diffida dell’uomo e della sua mania di fare nodi". Una delle tante cause che hanno riallontanato l’uomo medio dalla lettura in genere, anche sotto il Vesuvio, è la deliberata ricerca del gergo complicato di molti autori non solo nei testi tecnici settoriali, ma soprattotto nella saggistica, nella manualistica e nella storiografia, perché a Torre di creatività letteraria non se ne parla nemmeno.
Su scala nazionale, invece, la prosa sperimentale, la poesia ermetica e la stessa critica letteraria, la quale, a mio modestissimo avviso, serve solo, nelle prefazioni di libri delle collane economiche, serve a scoraggiare in primis l’uomo medio dal proseguimento della lettura del testo, per la massiccia macchinosità del linguaggio con articolazioni concettuali che definire complesse, intrecciate, astruse ed arzigogolate, è come dire facile l’arabo...
I social network accolgono a Torre del Greco diversi neo-scrittori che emulano quelli nazionali consolidati, ma sempre nell'ambito della ricerca. Si passa dallo scrittore della domenica o quello da dopolavoro comunale alla chimera dello scrittore di grido.
Diversi corallini siamo per natura prevaricatori, per carenza, naturalmente. non per forza. Sarà forse l’antica necessità di apparire dotti, elevandosi a ranghi superiori attraverso una scrittura talmente adulta, che per essere compresa si dovrebbe stare dopo la vita, dove tutti gli enigmi vengono chiariti, almeno presumibilmente. Una scrittura che va al di là dell’aulicità delle dottrine regolate da schemi comunicativi particolari. Ciò compromette, senza dubbio, la chiarezza e l’intellegibilità, ma il virtuosismo rasenta il sortilegio ed ammalia e si cade nella malìa.
(...)
La faciltà di buttare zavorra nei siti pseudo storici, archeologici e quant'altro del napoletano è oceanica, data la famelica voracità dello spazio web illimitato e dei network. Ma si tratta di puri copia e incolla, laddove raramente se ne cita le fonti.
Si dice che "non esiste sciocco che non trovi un altro sciocco che l'ammiri". Ebbene questi sedicenti scrittorucoli con i loro libercoli digitali quasi senza costo hanno tracimato i siti soporiferi del settore. Il Vesuvio ne è stato una vittima predestinata. Le guerre sante si fanno in nome di Dio, L'intellighentzia locale si fa in nome del Vesuvio.
Storiografia e saggistica si impara da noi alla "Federico II" ma di creatività, ed inventiva c'è carenza sotto il Vesuvio. La ricerca ci consente facilmente la verbosità pomposa del linguaggio, l’uso continuato di neologismi e termini rari che sfociano inevitabilmente nell’oscurità concettuale, a prescindere dalla dialettica o dallo ermetismo. E’ peggio che dottrinalizzare il testo con numerose locuzioni latine e proposizioni di lingua straniera, perché ciò, almeno, è lessicamente traducibile.
Questa necessita di oscurare il linguaggio nasce, probabilmente, da un bisogno di sopraffazione mestierante, che utilizza tecniche e trucchi settoriali ad uso egemonico ed intimidatorio. Si tratta, d’altra parte di espedienti antichi, adoperati già da scribi e sacerdoti, che articolavano costrutti ambigui conformi al mistero ed al proibito, per incutere stupore, timore e soprattutto ammirazione.
Come se non bastasse, l’italiano d’oggi è una lingua anche purgata dall’invasione della terminologia angloamericana e dagli stranierismi europei, nonché dalla proliferazione di sempre nuovi termini scientifici, non solo, ma dallo sviluppo camaleontico del gergo giovanile. Alcune parole assumono significati diversi non già nell’arco di qualche decennio, ma di appena un biennio o meno.
Pasolini già negli anni sessanta diceva che il nostro era diventato un italiano tecnocratico e strumentalizzato, a prescindere, chiaramente, dalla sperimentazione del linguaggio gergale della sua dilogia acclarata che rimane fine a se stesso. Così leggiamo: "cosificare e cosalizzare" per: trattare come una cosa; "gambizzare" per: ferire alle gambe; "invarianza" per: costanza; "lupara bianca" vuol dire omicidio con volatilizzazione di cadavere; "mainframe": grande calcolatore; "Nientologo e tuttologo" come: pseudo onniscente; "palista": chi possiede un televisore col sistema PAL; "picista": iscritto al P.C.I.; "pule": poliziotto, ecc. ecc.
Invadono gli stranierismi: medicult: cultura media; eskimo: giaccone tipo eschimese; pop singer: cantante popolare; kitsch: cattivo gusto; comics: fumetti; dream car: automobile di sogno, ecc. ecc. Tutto questo, insieme agli audiovisivi, ed altre cause, hanno contribuito ad abbassare il già scarso interesse degli italiani per la lettura, che non è più stimolatrice della fantasia, ma provocatrice di sforzi interpretativi infruttuosi risolvibili solo con l’alternativa di avere più tempo e pazienza per aggiornamenti settoriali e lessicali. Tempo e pazienza, ciò che l’uomo moderno non ritroverà forse mai più (...).
(…)
Ciao Francesca, ho già detto in altra sede che i termini desueti non sono necessariamente vetusti e obsoleti e se fa caso essi sono essenzialmente aggettivi ed essi non bastano mai per dare un preciso significato ad una frase.
E Dante, creda, adoperava il linguaggio dell'intellighenzia di allora, egli che fu il creatore del "Dolce stil novo".Non c'entra nulla. Ci sono diecine di esempi da fare, come gli scrittori sperimentatori tipo Pasolini, Gadda, ecc.
Riconosco che un po' di deformazione professionale circa l'abbondanza di terminologia ricercata causa un po' di ermetismo, ma non per gli addetti ai lavori quale ritengo Giovanni Ruotolo.
Egli dissente con grazia, con educazione. quasi non sembra torrese, sempre sul chivalà,questi, con i rigurgiti di fiele propri della polemica gratuita e dei partitopresismi.
La proprietà di stile e di linguaggio la acquistano i letterati di professione meglio se autodidatti, (la laurea in lettere assoluta è solo un documento per lavorare) oppure gli umili tipografi come me che tra stampa e correzione di bozze ha digerito almeno centomila tomi.
Giovanni, quello che tu affermi è corretto in parte. Solo uno stupido può confutare la sconfitta di Napoleone nella battaglia di Belle-Alliance, ma l'analisi approfondita delle cause, l'impeto, e la personalità di Napoleone è da interpretare diversamente, già l'aggettivo valoroso è improprio ad un condottiero di stragi.
L'olocausto, Anzio o lo Sbarco in Normandia nessuno li nega, ma i risvolti: soprusi, tradimenti, conflitti di interessi vengono insabbiati fino al punto di poter in certi casi sovvertire vittime con carnefici.
I fatti sono fatti, specie quelli del secondo novecento, maggiormente confrontabili, ma l'interpretazione di essi è sempre discutibile.
La frase "Studi seri ed autorevoli" non è una garanzia di verità ed onestà. Qualsiasi politico è ritenuto serio ed autorevole fino alle smascherature che ben conosciamo. Il problema non sta nel fatto, ma nel misfatto.
(…)
Riconosco che l'interpretazione culturale di superficie è più salutare dell'analisi approfondita. Il bicchiere mezzo pieno, "u llusingo fa bene 'a salute", "lo struzzo con la testa nella sabbia" sono i contraddetti di chi si ostina a tutti i costi di ricercare la verità e come Don Chisciotte per poi non venire a capo di nulla.
"Chi capisce patisce", è leopardiano ostinarsi a sciogliere i nodi della cultura che più si estende e si diffonde e più si infittiscono le sue maglie.
Vorrei vivere altri cento anni solo per leggere l'apologia che faranno gli storici conniventi futuri ai nostri politici di oggi.
L'uomo è bugiardo ed ipocrita per natura, basta salvare la faccia e l'eredità del passato.
Sono trascorsi cinquant'anni di conduzione della mia bottega tipografica, ho calcolato di aver stampato almeno 20.000 gruppi di pagelline di lutto. La solfa è stata sempre quella, immutabile.
(...) "Buono, onesto ed operoso,
amato e stimato da tutti,
seppe sopportare
con cristiana rassegnazione
il suo prossimo.
Lascia sulla terra le tracce
luminose delle sue elette virtù.
Che la tua vita ci sia di guida e d'esempio"(...).
Cacchio, uno che avesse non dico compiuto delitti, sperperato, odiato, ma almeno rubato una mela, offeso qualcuno, invidiato qualche altro, confessare, che so, di essere stato avvezzo a infastidire russando, a fare qualche flatulenza... Nulla!
Tutte venerabili e sante persone, pronte per la santificazione.
(…)
Appena 190 anni fa a Piazza Mercato a Napoli venivano impiccati e decapitati molte più persone di quelle odierne dall'ISIS.
Munno era e munno è. Il progresso non vince il male e la malattia dell'uomo di sopraffare e prevaricare.
In passato i dittatori, i tiranni subivano sconfitte ed altri prendevano lo scettro e e guerre provocavano vittorie tollerabili.
Oggi il mondo subisce una unica lobbie dittatoriale organizzata ed indivisibile a causa del deterrente atomico che afferra politica, religioni e malavita e non insanguina più i campi con i moschetti, i bombardamenti o le impiccagioni, ma con il potere planetario camuffato di democrazia.
Come si va a Pompei a piedi così dovremmo fare spesso un pellegrinaggio alle tombe di coloro che contribuirono a scoprire la bomba atomica, tecnicamente definita bomba a fissione nucleare incontrollata.
Fino a che gli armamenti nucleari sono in mano a tutte le grandi potenze, paradossalmente, le "guerre mondiali" sono estinte perché si chiamerebbero "le distruzioni mondiali".
(…)
L'intelligenza dell'uomo è ragionata come la sua cattiveria, quella degli animali inferiori è solo istintuale.
L'impotenza rende l'uomo spietato verso i propri simili. L'uomo nasce impotente perché da portatore potenziale di forza, potere, sopraffazione temporanea esorcizza e tampona il proprio terrore di finibilità irriducibile, soprattutto per la consapevolezza della probabile assenza salvifica post mortale.
L'uomo lotta con la finibilità irreversibile con mille espedienti ed esorcismi fino ad immaginare un fermo del tempo, una morte dolce, un perdono divino, ecc. ma sa che la signora con la falce è lì, paziente e invincibile anche per cent'anni.
Ma l'atomica ha insufflato ed iniettato inconsciamente nell'uomo l'ansia dell'incapacità di fuga e adotta oggi. come non mai, le reazioni più diversificate e contrapposte, dal nichilismo mistico alla criminalità.
E mentre un epidemia è endemica, un eruzione è circoscritta, l'atomica, per la prima volta, ha stravolto, nell'inconscio, la resistenza già fragile all'esistenziale, ma in modalità planetaria, in tutte le fasce sociali dalle potentissime alle più deboli.
(…)
L'epitaffio encomia da morti, il panegirico da vivi. Poiché spesso riduco il personalismo dal caratteriale etnico, le mie osservazioni sono ambivalenti per entrambi gli status umani. Quindi nessun impianto accusatorio, polemico, critico, né celebrativo, elogiativo, acclamativo.
Si tratta di analisi sui processi inconsci che si evincono nel substrato da racconti e narrazioni in genere stesi con una metodologia che non è quella apparente solo stanziale e autoctona, ma interiore e ascosa, ma che rivelano in ogni caso riscatto e intenti liberatori, redentivi.
Chi non è assoggettato a questa sindrome non si accolla la vigilanza paesaggistica ed urbana attraverso una lente analitica costante e quasi impietosa (proprio del caratteriale torrese) che mai assolve, condona, grazia, ma insieme, quasi per antitesi, non condanna e soprattutto non giustizializza, ma adotta uno sprono compulsivo sistematico quasi sermonico per vedere le cose mutate in bene e in meglio secondo la propria logica soggettiva, tralasciando problematiche della città corallina annose e perniciose di maggiore spessore, causticizzate e rincrudite dagli ultimi avvenimenti negativi locali di carattere economico e occupazionale.
(…)
Da buon torrese hai pensato già ad un triunvitato: Ruotolo-Cervera-Mari. Le coalizioni o le connivenze sono negative. Vale solo il legame d'affetto, di amicizia o di campanilismo, a prescindere dalle opinioni.
La certezza nell'uomo è un altro atteggiamento di immaturità. Einstein predicava il dubbio in ogni teoria. La certezza non esiste, come la verità, sono sempre opinioni. La rete di tanto in tanto smentisce la posizione dogmatica curativa di centinaia di medicinali, poi vengono soppressi; non parliamo, poi, di filosofia e religione... Il concetto dell' "inferno" pena eterna nel fuoco, sostenuto dai cattolici per 2000 anni oggi prende il semplice significato di "lontani dalla luce di Dio".
Non esiste l'O.T. Off-topic (fuori tema) Tutto il pensiero è relativo e legato da un ideale tessuto connettivo.
La filosofia, o peggio la psicologia, oramai spicciole copiaincollanti, giacciono sconfitte sotto l'ottica del dubbio, nella misura della esiguità e dei limiti giganteschi della ragione umana.
Talmente mirmicolanti i neuroni dell'uomo infermi e impotenti da soccombere sotto le misure astronomiche con parametri non ancora descrivibili, assetati di espressione sotto i limiti invalicabili della ragione.
(…)
Il buio non esiste, e solo la mancanza di luce che arriva al nostri nervi ottici.
Il freddo non esiste è solo la mancanza di sole che arriva ai nostri tessuti.
La decadenza architettonica e paesaggistica locale non esiste, è solo l'esaltazione della memoria ancorata al nostro mosaico evolutivo nell'adolescenza.
Amarcord (ricordo amaro, quanto meno tristemente nostalgico) ha un applicazione impropria. Tutto ciò che è legato al passato e all'infanzia si dipana da un sentimento di perduta giovinezza, quindi la soglia della finibilità, come per un perduto amore. Questi sentimenti feriti vengono travestiti con una sublimazione dell'infanzia e traslitterati dai sentimenti profondi ad oggetti reali, architettonici, paesaggistici, ecc.
Il mondo, la vita sono sempre meravigliosi, il tempo non li uccide.
Giovanni voglio bene la tua infanzia la tua nostalgia che sono simili alle mie e a quelle di tutti gli anta corallini e non solo.
(…)
Il tuo raccontare fatti oggettivi sarebbe esogeno quando insieme narreresti anche le esteriorità positive, apprezzabili, allegre perché tutto malgrado la nostra città è salda e ritoccata fino a non essere lontana da europeizzazione e globalizzazione nel senso utile e moderno della parola.
IO scettico TU pessimista? Diresti un pessimismo di valore. come quello Leopardiano?
La ricerca reiterata, quotidiana si dipana inconsciamente dalla natura endogena di stampo esistenziale e si rivela compulsiva quando seleziona solo ed esclusivamente assenza di manutenzione urbana, ammodernamento mancato, liberalizzazione di aree verdi, a confronto di un passato presunto bello, nel ricordo del nostro aspetto fresco, giovanile; migliore solo per nostalgia, per sensazioni e sentimenti antichi mai più ritrovati, edulcorati, appunto, dal tepore della memoria..
Il fatto esteriore sfonda il tessuto connettivo tra occhi-cervello e profondo. La nostra anima pena prima di trasferirsi o scomparire.
L'amarcord è uno stato d'animo quasi generale, planetario, stai nella norma Giovanni, da questa angolazione sei ammirevole. Sono io quello guasto, tendente all'analisi scelta, ma tutto il caratteriale settoriale o generale non ha nomi, cognomi, né personalità precise, appartenenze di casta. lignaggio, parentela; appartengono all'umano con le sole differenze epocali.
Per questo i tempi ci condizionano mai individualmente, ma a gruppi ad etnie. Io o tu, Giovanni non siamo nessuno, pur se eruditi, istruiti, affogato nelle "sudate carte", sentimentali, a tratti geniali, pur se il genio è sempre collegato alla sregolatezza. Nessuno di noi è migliore o peggiore degli altri, siamo semplicemente diversi.
Per questo il mio pensiero è la mia persona non rappresentano nulla, sono gli interlocutori che vengono a me, arricchendomi delle stesse loro condizioni, dei loro sentimenti del passato, dei loro timori, delle loro dolcezze, delle loro borie, superbie, difese.
(…)
Vino veritas. Se vuoi che addirittura ti veneri, fai una sorbita abbondante di vino e percòche, poi subito invia dei post. Saresti sicuramente più originale o addirittura geniale.
Siamo veri senza inibizioni, apparenza, esteriorità, etichette. Pensa andare a ruota libera, con tutta la sincerità sbattuta in faccia ai lettori, nei limiti del rispetto e della decenza convenzionale, quella che rientra nella logica comune, perché molto spesso rispetto e decenza vengono da una falsa etica, da una morale eccessiva ed ipoocrita che serve solo a dipingere sul nostro volto una maschera di buonismo da bacchettone. Meglio un po’ di sana trasgressione.
(…)
Il leitmotiv nei post di Giovanni Ruotolo è l'appetito, sia esso sessuale (nei raccontini d'amore con strette e baci immancabili) sia culinario, ell'esposizione di pietanze appetitose, invitanti.
La capacità di Giovanni di sovvertire l'eros-thanatos freudiano con l'eros-ingordos ruotoliano è proverbiale.
Giovanni, perdonami l'ardire, (...) suppuorteme vicine, che te 'mporta (...)
(…)
Carmine Ruotolo, vedi cosa significa scrivere in maniera aulica come me o tuo fratello? Si corre il rischio di non essere compresi.
Quello che mi ha colpito non sono gli errori che scrivi, (è normale e legittimo per chi non ha seguito studi regolari), ma mi ha incuriosito la risposta dotta di Giovanni, perché è pubblica. E' stato come sentire due fratelli in casa che parlano l'uno l'italiano, l'altro il tedesco.
Forse non crederai che io voglio bene soprattutto coloro che non affinano le lame del linguaggio raffinato, perché in loro c'è meno esibizione e vanagloria; inoltre, coloro che non scrivono correttamente, sviluppano maggiormente le potenzialità umanitarie, lavorative, e soprattutto l'ingegno puro.
Sappi, caro Carmine, che le persone istruite, anche forse come me, diventano subito impopolari, antipatiche, fastidiose, perché mettono a disagio gli altri che pensano erroneamente di non poter tener fronte.
I miei post, oppure le pagine di Torreomnia, da molti palesemente accreditate, rimangono inevase su facebook in fatto mi risposta, ma estremamente seguite, quasi con avidità.
(…)
Ciao Iole. Mi avete castigato con i cosiddetti due piedi in una scarpa. Non v'è cosa più deprimente per uno spirito libero, ai quali credo di appartenere, che quella di essere costretto ad esprimersi in chiaro, ma tra paletti e transenne.
Pregiudizi e preconcetti sono radicati all'osso negli anta corallini. Ripiegare con la chat non è la stessa cosa. Io aborro un dialogo a due, nascosto agli occhi del mondo e all'opinione altrui.
Metodo molto accettato dai bacchettoni e dai pseudo-moralisti, quelli che solo predicano bene... quelli del "si fa ma non si dice".
Inutili i sogni dell'infanzia sicuramente si accostano ai manicaretti narrativi di Giovanni Ruotolo.
In primis salvare la facciata, poi pensa ciò che vuoi.
Oscar Wilde diceva "scrivi tutto, tranne la parola "IO", ma come obliare sé stesso, riccioluto e paffutello, quando vegetavo in un candore ed una ingenuità quasi fastidiosa, quando credevo che i Papa fossero privi di organo genitale e i medici non si ammalassero mai e gli avvocati sostenessero la giustizia.
Quel retorico, trito e ritrito, librarsi nel cielo blaterando ciarle anche volgari per una mente adulta, innocenti per gli angeli, mentre le ali divine dei messaggeri celesti, dei Serafini e Cherubini ti riconducono adagiandoti sulla zona plantare dicendo, "Da adulto diranno che sei volgare e blasfemo". Sono essi ad essere falsi ed ipocriti.
(…)
Vino veritas. Se vuoi che addirittura ti veneri, fai una sorbita abbondante di vino e percòche, poi subito invia dei post. Saresti sicuramente più originale o addirittura geniale.
Siamo veri senza inibizioni, apparenza, esteriorità, etichette. Pensa andare a ruota libera, con tutta la sincerità sbattuta in faccia ai lettori, nei limiti del rispetto e della decenza convenzionale, quella che rientra nella logica comune, perché molto spesso rispetto e decenza vengono da una falsa etica, da una morale eccessiva ed ipocrita che serve solo a dipingere sul nostro volto una maschera di buonismo da bacchettone. Meglio un po’ di sana trasgressione.
(…)
"I paesi vesuviani sono un grande bel presepe, so i pasture ca non so buoni" diceva Eduardo.
In mezzo a questi pastori siamo pure noi. Aspettiamo sempre la manna dal cielo e i sacrifici degli altri; sappiamo solo criticare senza mai muovere un solo dito a favore della comunità.
Il governo siamo noi, la politica siamo noi, la giustizia siamo noi. >Se le cose non vanno alla perfezione la colpa è nostra perché scegliamo sempre la dirigenza che "DOVREBBE" almeno proteggere solo gli interessi di chi li vota, illude e fa demagogia con l'inganno pre-elettorale.
Non mi chiedete qualè il partito migliore, giusto, esso non esiste esiste la casta, i partiti sono le tessere del suo unico mosaico. Talvolta i colori di queste tessere sfiorano qualche ideologia, rinversiscono, ma subito ingialliscono perché costrette a tenere fede alla connivenza, alla priorità del potere.
(…)
Giovanni, apprezza chi ti è estimatore che vuol dire intenditore, conoscitore, ma in primis ammiratore, che scambia con te le soluzioni proprie e quelle tue per i falli che inevitabilmente commettiamo, poiché non ci hanno voluto figli del Padreterno. Diffida dei salamelecchi e delle connivenze finte di coloro che ti glorificano, celebrano, magnificano e incensano, fino all'esaltazione, un attimo prima aver inferto stilettate.
Tutto quello che "scriviamo" con la tastiera e sempre frutto di compulsazione. Oggi lo sanno pure le galline.
Io ti apprezzo e ti voglio bene con sincerità, le ruffianerie non servono, non avrebbero senso.
Bene, UNO perché sei uno dei pochi torresi infarinati nella narrativa sia pur rosa, a mezza strada tra il comico e il drammatico;
DUE perché usi la preterizione: "Io cacciarti fuori dal gruppo?" intanto l'hai detto. Hai dovuto addomesticare ed ammansire l'intenzione.
Non hai idea, Giovanni, quante sfumature stilistiche hai fruito da quelli che appaiono alterchi, diverbi, contese.
Stagnare nell'illusione dell'abluzione invola solo misticamente, non rinvigorisce, non rassoda il tessuto dove annida il nobile sentimento dell'amore sincero, quello che non abbisogna di artifici letterari, ma amore sciorinato sui lenzuoli della carta sotto il sole vesuviano.
(…)
A Lucia', se tu non fossi valido e preparato culturalmente non ti avrei dato proprio retta. Lo scopo di punzecchiare, ma in buona fede, è quello di affinare le tue potenzialità, come faccio con Giovanni Ruotolo, singolare nella narrazione creativa torrese, ma talvolta biscotta.
Dotti si diventa, con fatica, anno dietro anno. La cultura, e nella fattispecie la lingua italiana, percorrono sentieri spinosi.
Quando ascolto te e leggo Giovanni avverto qualche nota stonata, e poiché amo le persone erudite e preparate vorrei che non inciampassero di tanto in tanto in qualche ramoscello.
Comunicare in nero nella chat è da ruffiani da ipocriti, da torresi, infine. Non si migliora, si insabbia.
In mezzo secolo ne ho ricevute cazziate dagli autori-clienti in bottega, e come gli improperi dei genitori, alla fine li apprezzi.
Lungi da me l'arrogarmi il tono didattico di barbassoro, di letterato di fama, la felicità in questi casi consiste nel misurarsi, confrontarsi, migliorare insieme, senza gerarchie, perché la cultura è infinita e non basterebbero 10 vite per colmare il nostro sapere.
Colui che si ritiene enciclopedico e vuole fare da maestro è un emerito cretino.
(…)
Carmine Ruotolo, vedi cosa significa scrivere in maniera aulica come me o tuo fratello? Si corre il rischio di non essere compresi.
Quello che mi ha colpito non sono gli errori che scrivi, (è normale e legittimo per chi non ha seguito studi regolari), ma mi ha incuriosito la risposta dotta di Giovanni, perché è pubblica. E' stato come sentire due fratelli in casa che parlano l'uno l'italiano, l'altro il tedesco.
Forse non crederai che io voglio bene soprattutto coloro che non affinano le lame del linguaggio raffinato, perché in loro c'è meno esibizione e vanagloria; inoltre, coloro che non scrivono correttamente, sviluppano maggiormente le potenzialità umanitarie, lavorative, e soprattutto l'ingegno puro.
Bisogna intando distinguere tra l'istruzione e l’ingegno. L’istruito è un pappagallino che immagazzina norme e al momento giusto le ripete,
l’ingegnoso crea, fino ed essere geniale.
Sappi, caro Carmine, che le persone istruite, anche forse come me, diventano subito impopolari, antipatiche, fastidiose, perché mettono a disagio gli altri che pensano erroneamente di non poter tener fronte.
I miei post, oppure le pagine di Torreomnia, da molti palesemente accreditate, rimangono inevase su facebook in fatto mi risposta, ma estremamente seguite, quasi con avidità.
(…)
In un periodo storico, Caro Giovanni, voglio concludere, col tuo permesso, la discussione degli errori nei post i quali, se riconosciuti, vanno facilmente emendati.Il problema gravoso sussiste con il cartaceo, soprattutto la categoria dei giornali, specie quelli locali, mai precontrollati da idonei e preparati correttori di bozze.
Gli autori degli articoli difficilmente si avvedono di errori, anche evidenti, perché la loro mente ha fotografato le frasi e le scorre nella rilettura senza fare spelling.
I direttori? sono troppo impegnati a recuperare quanto investito dalle esigue copie vendute e ad evitare che i contenuti, triti e ritriti, vengano "plagiati" sulla rete.
Molto spesso l'insuccesso di una testata dipende pure dall'ingordigia e dalla circoscrizione degli elementi entro il recinto obsoleto del cartaceo.
Per i libri esiste ancora "l'errata corrige", ma per i giornali locali occorrerebbe un gazzettino parallelo per ogni numero solo per rilevare errori, baggianate e copiaincollismi.
Del resto è giusto che si distingua il dilettantismo dalla professionalità e si difenda l'infermità chimerica di questi direttorucoli che credono di riscattare il prestigio della dirigenza covato nell'infanzia, quando un direttore di giornale, sia pur locale, era un vero gestore di cultura.
E poi, questi quinterni spillati dai colori sfavillanti vengono conservati come reliquie manco fossero gli originali dei Vangeli sinottici, col terrore dell'usuale archivio pubblico web post-pubblicazione di un mese, che tutti i giornali adottano, facendo finta di ignorare che la rete nella sua essenza li prevarica, li soffoca, li annienta post comparsa o meno.
Il giornale non è un oggetto, un soprammobile di intellighenzia, ma la comunicazione culturale e d'informazione rivolta all'ambiente in cui si vive. Prezzolarlo prima di tutto lo rende uno strumento povero e inadeguato, specie in epoca di rete.
ico sfavorevole all'omofobia, si ricusa l'autoincensamento atavico dei maschi corallini di usare iperbole in relazione alla propria sessualità di macio. 4... 5... Qualcuno arrivava ad ostentarne dieci in una serata fino all'ilare 70, intorno al gioco di parole 69+1.
Così l'esaltazione del maschilismo figurativo, che scema alla fine degli anni ruggenti, quando innanzi ad ogni portone o villa, viali di campagna, lungo strade e polmoni apparivano turriti e verosimili i dissuasori di pietra con chiaro riferimento all'organo genitale maschile. Wiva il Duce...
Il look nella fascia di età giovanile ha sostituito la parola stile, ma con una connotazione più effimera e che nulla ha a che vedere con l'interiorità e con la potenza erotica.
Il look è solamente la parte esterna di una persona, il modo di apparire, a Torre del Greco, oramai cittadina dalle caratteristiche metropolitane indebolita, si asserve solo ai traspormatori di facciata: se si dice di una persona che ha un buon look si intende che ha gusto nel vestirsi, non ha abiti con colori che stonano ed è adeguatamente vestita secondo il luogo o la compagnia che frequenta.
Tra tatto i capelli rasati e soprattutto i tattò, sensibilmente costosi e devastanti la cute, si è estremamente vittime dei media con i suoi sacri personaggi della musica e dello sport.
Ho notato nella nostra Torre persone che addirittura possono avere diversii look a seconda dei vari ambienti che frequenta e della diversa serata che vive, senza che ciò implichi mutamenti interiori o di "stile", figuriamoci culturali, filosofici, folkloristici..
Caro Giovanni ci siamo salvati, come si suol dire, per il rotto della cuffia. Era da proporre dei dissuasori a Via Roma a braccetto con le mentalità a cavallo del nostro millenarismo. Virileggianti e duri come la pietra, di giorno, per noi anta, e floricoli e ammosciabili ebdomadario per le generazioni attuali.
(…)
Se vuoi vedere quali sono stati i veri delitti o stragi della storia da parte dei 3 cavalli trainanti il potere (storia, chiese e malavita) parti dai greci e vieni ai giorni nostri. Con questo parametro Torre del Greco è un paradiso. "Chi tene 'a pace e nun l'apprezza vo dicere che nun ha visto 'a guerra".
Non tutti gli occhi e le orecchie vedono e sentono allo stesso modo. Il cervello filtra i segnali che inviano i bulbi oculari. E' tutto soggettivi, endogeno.
Ad esempio può accadere che una persona delusa, frustrata, inappagata veda tutto grigio e malridotto. (discorso generale non mirato né allusivo). Viceversa un buontempone allegro e tollerante vede tutto policromo e adattato, al suo posto; spesso invece di guardare qualche imperfezione architettonica urbana volge a distanza lo sguardo verso il nostro mare meraviglioso, verso il nostro cielo e sole sempre generosi, e se fosse maltempo punta gli occhi sulle camicette con seni floridi sui davanzali della zona mare ancora adornati di garofani e rose di debalziana memoria.
Il sado-masochismo è un atteggiamento umano che è stato solo adattato alla sessualità, ma esso si sdoppia in ciascuno di noi ora aggredendo, ora soffrendo.
Il gioco patologico, diffusissimo, non spinge all'idea di vincere, ma di soffrire perdendo, pressappoco come l'individuo che si fa frustare, altrimenti non si ridurrebbe all'autodistruzione.
Quante insidie ci sono al mondo, dappertutto, calamità naturali, malattie e spesso morte, "gli altri", avete pensato quale insidia sono gli altri, insoddisfatti gelosi, invidiosi, sempre col fucile spianato, pronti a sopraffarti, a prevaricarti.
Cos'è a confronto un aiuola calpestata, un vicolo fatiscente, un muro divelto? Ho letto in questa sede aggettivi come disastro, devastazione, dissesto. Dirigenti caini, traditori, ipocriti, mariuoli. E che d'è? Tutto qui, tra cielo e mare?
E diamocela una calmata, e diciamolo qualche volta: "Evviva Maria", Evviva Gesu". Urliamo per le strade come i pazzi: Torre del greco sei bella. malgrado tutto ti amo. Sei la mia mamma, la mia donna, la mia prole. Madre e non matrigna. Su questa terra le nostre mamme ci hanno dato alla luce.
(...)
Sarò anormale, ma tutto questo scempio a Torre io non lo vedo. Voglio bene sia Iole che Giovanni, davvero; chamatela simpatia, empatia, come vi pare, ma li strozzerei entrambi quando disegnano la città come una cloaca, lo scempio degli Unni. Il passaggio di Attila e l'erba mai più cresciuta.
Scusate l'osservazione, ma non sarà la nostra anima e il nostro animo che si ingrigiscono con la vecchiaia?
Ragguagliatemi, aiutatemi, io vedo Torre sempre " La perla del golfo" Il Miglio dannunziano sempre d'oro, le raccolte sempre 4 all'anno, l'architettura rinfrescata, alcune strade sembrano boulevard alberati con lampioni d'epoca. Una città capolavoro di per se, tra Vesuvio e mare, sempreverde e sempre bella, e come nei baci Perugina: "oggi più di ieri e meno di domani".
E' proprio vero, chi si contenta gode. A volte il malanimo ce lo cerchiamo come una compensazione e quel che è peggio cerchiamo di trasmetterlo agli altri.
Quante volte la sera torno a casa in macchina e vedo Torre illuminata sul tepore dei ricordi; e mormoro: "Viva Maria", Viva Gesu", sottraendo queste interiezioni alle preghiere egoistiche che profferiamo al scopo di salvarci l'anima.
(...)
Pochi sanno che noi torresi, dentro o fuori le mura, siamo affetti da un problema uditivo endemico, NON assimiliamo quello che dice il
nostro interlocutore, sia col labiale che con la penna o la tastiera.
La risposta è già azzardata dopo aver letto il primo rigo. L'importante e conquistare il mongolino d'oro, nulla conta.
Abbiamo la capacità di sorvolare o soprassedere quello che ci si dice sovrapponendo risposte slegate, per niente contestuali.
In questa maniera vengono fuori tanti brevi monologhi, scollegati e per nulla consoni, pur se l'argomento è lo stesso.
Con 10.000 post del primo forum torrese di Torreomnia volete che ancora cada nella trappola dei bla bla bla corallini?
Vi auguro un mondo di bene e di amare il 90 per cento di buono che ha la nostra città. Torna a vostro vantaggio, non è salutare rodersi il fegato inutilmente
Vuoi vedere che dopo l'utopia comunista, la rivoluzione russa e quella francese vogliamo cambiare il "sistema" a Torre, quando non siamo stati nemmeno capaci de essere risarciti del maltolto.
Bisogna guardare il mondo dall'alto e non dal punto di vista campanilistico locale. Se valutassimo i disastri planetari di una democrazia camuffata, percorreremmo chilometri di ingiustizie, atrocità, distruzioni ambientali, religioni ipocrite, siti d'arte devastati e abbandonati sotto l'incuria, fino ad arrivare al nostro puntino geografico corallino per nulla autarchico, ma legato dal tessuto connettivo della politica internazionale. A questo punto ci sentiremmo correi e vittime predestinate insieme.
Un problema con le parole si può alleggerire o appesantire a piacimento. Se diciamo "una sgradevole pozzanghera" non è la stessa cosa del dire: "Una pozzanghera, infondo, riflette pure la luce del sole".
Molte volte tutti noi abbiamo della rabbia dentro e la sfoghiamo guadagnando consensi tramite certa evidenza. Emulare Sgarbi ci rende impopolari, non molto graditi. In medio stat virtus.
Cielo e immondizia sono sempre a colori, è il nostro animo a divenire daltonico per tante cause.
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Se vuoi vedere quali sono stati i veri delitti o stragi della storia da parte dei 3 cavalli trainanti il potere (storia, chiese e malavita) parti dai greci e vieni ai giorni nostri. Con questo parametro Torre del Greco è un paradiso. "Chi tene 'a pace e nun l'apprezza vo dicere che nun ha visto 'a guerra".
Non tutti gli occhi e le orecchie vedono e sentono allo stesso modo. Il cervello filtra i segnali che inviano i bulbi oculari. E' tutto soggettivi, endogeno.
Ad esempio può accadere che una persona delusa, frustrata, inappagata veda tutto grigio e malridotto. (discorso generale non mirato né allusivo). Viceversa un buontempone allegro e tollerante vede tutto policromo e adattato, al suo posto; spesso invece di guardare qualche imperfezione architettonica urbana volge a distanza lo sguardo verso il nostro mare meraviglioso, verso il nostro cielo e sole sempre generosi, e se fosse maltempo punta gli occhi sulle camicette con seni floridi sui davanzali della zona mare ancora adornati di garofani e rose di debalziana memoria.
Il sado-masochismo è un atteggiamento umano che è stato solo adattato alla sessualità, ma esso si sdoppia in ciascuno di noi ora aggredendo, ora soffrendo.
Il gioco patologico, diffusissimo, non spinge all'idea di vincere, ma di soffrire perdendo, pressappoco come l'individuo che si fa frustare, altrimenti non si ridurrebbe all'autodistruzione.
Quante insidie ci sono al mondo, dappertutto, calamità naturali, malattie e spesso morte, "gli altri", avete pensato quale insidia sono gli altri, insoddisfatti gelosi, invidiosi, sempre col fucile spianato, pronti a sopraffarti, a prevaricarti.
Cos'è a confronto un aiuola calpestata, un vicolo fatiscente, un muro divelto? Ho letto in questa sede aggettivi come disastro, devastazione, dissesto. Dirigenti caini, traditori, ipocriti, mariuoli. E che d'è? Tutto qui, tra cielo e mare?
E diamocela una calmata, e diciamolo qualche volta: "Evviva Maria", Evviva Gesu". Urliamo per le strade come i pazzi: Torre del greco sei bella. malgrado tutto ti amo. Sei la mia mamma, la mia donna, la mia prole. Madre e non matrigna. Su questa terra le nostre mamme ci hanno dato alla luce.
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Primo perché si è più incentivati verso un miglioramento, altrimenti la noia e il fastidio fa soprassedere, accontentandosi del mediocre.
Secondo perché questo gruppo che prevede amicizia e lealtà deve avere una dirigenza non dico di alta professionalità, ma almeno di non estremo dilettantismo e Giovanni stava sulla strada.
In ultimo, con tutto il rispetto della Signora Carmela e del suo compagno, la bellezza fisica, la dolcezza e la leggiadria se accostata all'abilità e al merito compie il capolavoro.
(...)
'U SUGNTIELLO, (dreammiello) di Giovanni Ruotolo sgaiattola per emulazione,sia pur con deferenza per gli autori geniali citati, in lotta per i grandi temi degli esseri umani.
Il tratto irriducibilmente romantico di Giovanni suscita solo e sempre tenerezza per il suo candore narrativo di stampo umanistico, che fa perno su un romanticismo che fu all'apice da Manzoni a Hugo, da Balzac a Stendhal; è quasi da cullare, Giovannino, da accarezzare come un pargolo per questo suo aspetto "bambino", non infantile. E questa sua fanciullezza rubata dal tempo gli fa squassare la testa nel vuoto del passato, per questo gli dobbiamo delle coccole virtuali.
Ma questa volta mette in primo piano il sogno del cambiamento che solo apparentemente sembra rivolto al futuro e a risoluzioni di stampo modernistico e progressista, ma che rivelano il substrato del suo desiderio indomabile di Recherche proustiana, di emendare quel verde proprio mosaico evolutivo ed esorcizzare con l'amarcord tempi e perduti amori.
Il recupero di litorali, di parchi, di urbanistica apprezzabile, infine, rivela senza dubbio l'apparente rimpianto e sconfitta di un progresso civico di intensità campanilistica, è sono in realtà il clone degli elementi interiori di malcontento, di mutazione dei guasti dell'animo, tali e propri di tutti gli uomini in discesa verso la finibilità.
Un tornaconto soggettivo, pur se condiviso con l'etnia locale.
IL SOGNO di Luther King si riferiva, invece, alla nobile e vasta lotta per gli umani diritti civili, se pur sermando un tornaconto salvifico post mortale.
LA METAFORA di Kafka, pseudo onirica, lamentava, ancora, alienazione e spersonalizzazione dell'individuo che la società impone; l'universale rapporto problematico padre-figlio; Il senso di angoscia della realtà esistenziale.
Ciò per sottolineare che le problematiche interiori vesuviane primeggiano sugli irrisolti urbanistici ed hanno priorità umana e sociale incomprese dagli uni, rispetto agli altri, in base a ruoli sociali, tenori di vita, benessere e affinità ai comfort moderni.
(...)
Dopo quattro anta le ricerche psico-filosofiche diventano ossessive. Il terrore della finibilità ci attanaglia. Incominciamo a spremere le meningi. Fra tesi e antitesi, detti e contraddetti la rete ci rivela che tutto ciò di filosofico ed esistenziale che pensiamo su un solo argomento, una sola parola è stato detto e reiterato sin dai greci.
E' facile appurare che sull'argomento "nulla" hanno parlato ampiamente i miliardi di autori dello scibile umano. Convinciamoci che i nostri interrogativi sono quelli di sempre sparsi sulla rete in modalità oceanica..
Quello che senza ipocrisia e salamelecchi si può apprezzare di Giovanni Ruotolo è il fatto che lancia incipit a destra e a manca, grazie allo status di pensionato. E che romanza gli argomenti più freddi e caustici col romanticismo.
La mente di Giovanni ha una resistenza di ferro. Sono certo che pensa anche nel sonno. Non ho detto sogno, durante quest'ultimi, invece, avvengono banali faccende umane o dipendenze e desideri non realizzati.
(...)
"Romantico", come tutte le parole, ha tante accezioni: melenso e zuccheroso, come dici, ma anche poetico, sentimentale, altruista, disponibile, benevolo, delicato, sensibile, corretto, filantropo, generoso. E queste virtù sono immortali.
Ma la forma letteraria va a braccetto con i tempi per convenzione culturale. Con l'avvento della tecnologia, della società industriale, della rete, ecc. il sistema non ci consente di restare ancorati all'ultima e più grande esplosione del cartaceo letterario della nostra infanzia, già turbato dal Marinetti nel primo 900 fino al Carson nei giorni nostri.
Intanto preferisco una buona emulazione romantica quale i tuoi racconti piuttosto che i riporti storici, filosofici e psicologici a valanga in siti anche torresi, noiosi e soporiferi e nei network fatti di copiaincollismi parafrasati triti, ritriti e retorici, da penne spuntite di trionfalismi e virtuosismi.
(...)
Il "nulla assoluto" è nient'altro che la morte cerebrale personale, intanto l'universo e l'infinito vanno sempre avanti.
Giovanni, lungi da noi la possibilità di fermare il tempo con la disastrosa facoltà di non poter morire, indipendentemente dalla salute e dalla malattia. Le nostre facoltà fisiche e mentali sono "tarate" per gli anni che sappiamo. Oltre ci sarebbe solo terrore, dannazione e disperazione.
E qui cade a fagiolo il "sorella morte" francescana. Paradossalmente una delle migliori grazie in assoluto ricevute da Dio è la capacità di morire e mettere a tacere un impasto di cellule, tessuti decomponibili, sostanze ematiche destinate ad una escalation progressiva di finibilità già appena quando lo spermatozoo vittorioso fende l'ovulo di nostra madre.