29-5-2009 il Giro |
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Il
29 maggio un’altra tappa simbolo del Giro D’italia 2009 sul
Vesuvio La disciannovesima per
l’esattezza, da Avellino al Vesuvio (Ercolano). E' ancora la Campania ad occupare la
scena per intero, con magnifici paesaggi peraltro, per la terzultima
frazione del Giro d’Italia 2009. La partenza è ad Avellino, città
capoluogo dell’Irpinia che sovrasta la verde conca del fiume Sàbato.
E’ di moderno aspetto però conserva, nella parte centrale, ricordi
medioevali. Sono da ricordare la Cattedrale ed il Museo provinciale
irpino. La gastronomia del territorio si raccomanda per la pasta,
nocciole, castagne ed insaccati vari. Vini d.o.c. della zona sono i
bianchi Fiano e Greco di Tufo (anche spumante) ed il rosso Taurasi. La corsa rosa ha fatto tappa ad
Avellino nel 1914 con la vittoria di Giuseppe Azzini, nel ’27 Binda,
Dancelli nel ’65, nel ’77 il belga Freddy Maertens oltre alle
varie tappe con conclusione nell’attigua Montevergine di Mercogliano. Profilo altimetrico vallonato ma
senza difficoltà rilevanti, almeno fino al gran finale sulle pendici
del Vesuvio. Da Avellino la corsa s’indirizza verso Bellizzi Irpino,
Montoro Inferiore (centro di particolare passione ciclistica) ed entra
quindi nella provincia di Salerno. Mercato San Severino, il passaggio
da Salerno, importante città capoluogo con storia e motivi di
peculiare valenza, la dolce salita verso il Valico Costapiana e quindi
Cava dei Tirreni, la città d’origine di un grande caposcuola del
giornalismo, direttore de La Gazzetta dello Sport che aveva il Giro
d’Italia nel cuore: Gino Palumbo. Da Vietri sul Mare inizia lo
spettacolo vero e di grande suggestione della costiera amalfitana. La
strada è sinuosa, tormentata ma lo spettacolo è unico per Maiori,
Minori, Amalfi, Praiano e Positano. Si entra in provincia di Napoli
per affrontare la salita di Picco Sant’Angelo ed affacciarsi sulla
costiera sorrentina con altri paesaggi da sogno. Sorrento, Piano di
Sorrento sono zone che ricordano, in tema ciclistico, Carmine
Castellano, il direttore del Giro d’Italia che ha rilevato Vincenzo
Torriani e che è stato sull’ammiraglia della corsa rosa fino al
2004, per proseguire attraverso Vico Equense, Castellammare di Stabia,
Torre Annunziata, Torre del Greco e giungere infine ad Ercolano dove
ha inizio la salita sul Vesuvio. La città è universalmente nota,
insieme a Pompei, per l’eruzione del vulcano che le seppellì sotto
una grande colata lavica nel 79 d.C. e per i conseguenti scavi che
hanno riportato alla luce importanti spaccati degli abitati e delle
abitudini dio vita dell’epoca. E’ meta di visitatori provenienti
da ogni parte del mondo. E’ sempre meta ambita e luogo
ricercato di villeggiatura con costruzioni di specifico valore
architettonico di varie epoche e stili, soprattutto nel noto Miglio
d’Oro, così definito per la bellezza peculiare del paesaggio.
Molteplici sono le manifestazioni culturali e tradizionali dei luoghi. Ciclisticamente parlando la
salita al Vesuvio rappresenta l’ultima occasione, per difensori ed
attaccanti per usare una terminologia calcistica, di misurarsi in
salita per la conquista o la difesa del primato. E’ un’ascesa che,
dopo i primi tre chilometri più dolci, propone i dieci chilometri
finali con una pendenza costante media del 10% per giungere al
traguardo “tecnico” posto quasi al limitare del cratere, in
un’ambientazione caratterizzata da splendida vegetazione e panorami
mozzafiato, a vasto raggio, sul sottostante golfo di Napoli. Il Vesuvio ha già ospitato due
conclusioni di tappe del Giro. Nel 1956 il grande Charly Gaul vinse la
cronoscalata di otto chilometri precedendo di 37” il toscano Guido
Boni e di 39” l’eclettico sprinter spagnolo Miguel Poblet. Nel
1990, con l’arrivo della semitappa mattutina partente da Sala
Consilina e con il traguardo ad una quota decisamente più bassa,
vittoria per lo spagnolo Eduardo Chozas davanti a Bugno in maglia rosa
per tutto quel Giro, a 26”. La maglia rosa del Vesuvio potrà guardare con ben fondata fiducia al traguardo finale di Roma. |