SILVESTRO SANNINO

CULTURA TORRESE 

                   NUOVA OPERA         

 PREFAZIONE TESTO

CIVILTÀ AGRICOLA VESUVIANA

         Leggendo questo testo riaffiora alla memoria  un’aforisma del filosofo, matematico polacco Korzybski: "La mappa non è il territorio che essa rappresenta, ma se è esatta, ha una struttura simile a quella del territorio, che ne spiega l'utilità." E si potrebbe aggiungere anche il termine “la verità”.  Ritengo, infatti, che questa “navigazione”, come afferma lo stesso autore dell’opera, è, certo, la descrizione, accurata, ricca e sapiente,  della mappa geoantropologica di un territorio, ma è, innanzitutto, un’immersione nell’intimità, nella verità della terra vesuviana, che è frutto, (geologicamente) ancor giovane delle sue viscere. 
Ma è anche una “ricerca”, non già di un tempo perduto, bensì di un tempo che corre il rischio di essere perduto, come ammonisce, a giusta ragione, l’autore; una ricerca appassionata, come quella che potrebbe farsi della donna amata; una ricerca che invera e rende attuale ed attuabile un percorso  che coniuga i valori dell’Essere in e di questa terra,  “ab eterno così come  illico et immediate,  con quelli empiricamente cogenti dell’esistenza, avvinti dal nesso fecondo della mediazione sentimentale; una ricerca che scava nel suolo come nelle parole, che indaga nella storia dei padri come nei significati di appartenenza dei figli, che ne assapora i gusti e gli odori come le essenze dell’humus vesuviano, che interpreta le geometrie del territorio come i segni delle opere e delle fatiche degli uomini.
Ma è anche un’opera letteraria, che porta in sé la necessità di non frammentare il discorso divulgativo, la sapienza scientifica e la partecipazione umana, bensì di ancorarli ad una trattazione che non sacrifica la conoscenza delle parti al tutto, che non trascura la necessità di conoscere il tutto senza conoscerne le parti, che si propone di sviluppare un pensiero ecologizzante, che sa situare ogni evento, informazione e conoscenza in una relazione di inseparabilità con il suo ambiente culturale, sociale, economico, politico, culturale.
Sono queste le ragioni che rendono quest’opera non solo degna di essere letta, ma innanzitutto, di  essere “vissuta”, non certo nella dimensione onirica dell’inattuabile, ma nella dimensione umana ed affettiva  del possibile e del necessario.
 
Alberto Bottino