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Primo capitolo

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SE PARLI MUORI, firmato: il governo

Quando la libertà di stampa era punita con l'impiccagione o la decapitazione a Piazza Mercato a Napoli, appena due secoli fa.

APPENA DUE SECOLI FA SI IMPICCAVA LA GENTE A PIAZZA MERCATO A NAPOLI TRA LE GRIDA FESTOSE DEL POPOLO. ERA LA PUNIZIONE PER CHI DENUNCIAVA SOPRUSI, ANGHERIE E SOPRAFFAZIONI DEL GOVERNO SUL POPOLO, SIAMO AI TEMPI DI FERDINANDO I.
OGGI DEL GOVERNO ATTUALE QUESTE COSE VENGONO DENUNCIATE E DESCRITTE NEI MINIMI PARTICOLARI, AI QUATTRO VENTI DELLA RETE E DEI MEDIA, MA NULLA CAMBIA IN MEGLIO. ALMENO, PERO', IN OCCIDENTE NESSUNO VIENE IMPICCATO PER DISSENTIRE, E LA GENTE NON MUORE LETTERALMENTE DI FAME, COME ALLORA.

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Secondo capitolo

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LA STRAGE A PIAZZA MERCATO

Antesignana di un Grillo, di un Travaglio, di un Ricci, di un Di Pietro e quant'altri.
Eleonora Pimentel de Fonseca la prima giornalista della storia vittima della politica napoletana. Una vera e propria mosca bianca di fine 800 (ma ancora attuale) che non accetta una società di soprusi e spende la sua vita per il raggiungimento della felicità di tutti. Vedi "IL RESTO DI NIENTE" di Enzo Striano - Il più grande romanzo storico moderno.
Eleonora Pimentel de Fonseca protagonista della rivoluzione giacobina napoletana, portoghese, giornalista napoletana, poetessa, scrittrice, insieme a tanti dissidenti trovò la morte violenta in quella Napoli capitale del Regno delle due Sicilie di re Ferdinando perché aveva osato sognare la grande repubblica, rimanendo fedele alle sue idee e vicina ai suoi compagni rivoluzionari (Caracciolo, Filangeri, Pagano, Cirillo, Conforti), fino all’ultimo. Fu impiccata ad un anno del 1800.

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Terzo capitolo

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COSA ACCADEVA A TORRE DEL GRECO IN QUEI TEMPI: fine 800

Il Cardinale Fabrizio Ruffo, con bande armate di contadini, briganti e delinquenti calabresi, risalendo dalla Calabria, riconquistava man mano il Regno per conto di Re Ferdinando.
Nel giugno 1799 ci fu l'estrema resistenza dei repubblicani abbandonati dai francesi. Il Generale Giuseppe Schipani coraggioso ma ingenuo, dopo essere stato sconfitto a Cava con i suoi 1500 uomini, mosse da Torre Annunziata per Torre del Greco per raggiungere Napoli, ma a Portici fu bloccato dai Borbonici e si barricò nel forte del Granatello martellato da un cannone da Pietrarsa e da due navi inglesi, e attaccato l'11 giugno.
Rimasto ferito e perduti degli uomini decise una sortita e mandò una compagnia dei suoi alle spalle dei nemici che, sorpresi lo costrinsero ad uscire dal forte e a combatterli in una cruenta battaglia, corpo a corpo, fino alla parrocchia della città, mentre i porticesi bersagliavano dalle finestre; ad un certo punto diversi dei suoi, spauriti, passarono ai nemici e catturarono i propri commilitoni.
Lo Schipani, con pochi compagni travestito, riuscì a fuggire nelle montagne di Sorrento dove fu catturato il 14 seguente. Le bande del Ruffo giunsero al Ponte della Maddalena, al forte del Carmine vincendo le ultime resistenze e il 21 giugno erano padrone di Napoli. Alla vendetta del Re Ferdinando che ritornava sul trono furono sacrificati i maggiori responsabili repubblicani e fra essi lo Schipani (19 luglio 1799) e il governatore Fiorentino (12 dicembre 1799). Il canonico Loffredo, che si era nascosto nel buio dell'abbandonata chiesa dell'Assunta, riuscì a farsi perdonare, scampando così alla forca.
Intanto la città, risorgeva dalle rovine: si ampliava il centro urbano con la costruzione di Via del Campanile (attuale Salvator Noto), Via Nuova Capo la Torre (attuale Via Roma) le due strade larghe alla Marina parallele alla ferrovia per l'opera dell'architetto napoletano Ignazio Di Nardo, incaricato dall'Università; si costruivano dallo stesso Di Nardo e per volontà del vice parroco Don Vincenzo romano la nuova parrocchiale di S, Croce e le Chiese di S. Maria del Principio, dell'Assunta, dell'Immacolata Concezione e della Madonna delle Grazie.

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