SE PARLI MUORI, firmato: il governo
Quando la libertà di stampa era punita con l'impiccagione o la decapitazione a Piazza Mercato a Napoli, appena due secoli fa.
APPENA DUE SECOLI FA SI IMPICCAVA LA GENTE A PIAZZA MERCATO A NAPOLI TRA LE GRIDA FESTOSE DEL POPOLO. ERA LA PUNIZIONE PER CHI DENUNCIAVA SOPRUSI, ANGHERIE E SOPRAFFAZIONI DEL GOVERNO SUL POPOLO, SIAMO AI TEMPI DI FERDINANDO I.
LA STRAGE A PIAZZA MERCATO
Antesignana di un Grillo, di un Travaglio, di un Ricci, di un Di Pietro e
quant'altri.
Eleonora Pimentel de Fonseca la prima giornalista della storia vittima della
politica napoletana. Una vera e propria mosca bianca di fine 800 (ma ancora
attuale) che non accetta una società di soprusi e spende la sua vita per il
raggiungimento della felicità di tutti. Vedi "IL RESTO DI NIENTE" di
Enzo Striano - Il più grande romanzo storico moderno.
Eleonora Pimentel de Fonseca protagonista della rivoluzione giacobina
napoletana, portoghese, giornalista napoletana, poetessa, scrittrice, insieme a
tanti dissidenti trovò la morte violenta in quella Napoli capitale del Regno
delle due Sicilie di re Ferdinando perché aveva osato sognare la grande
repubblica, rimanendo fedele alle sue idee e vicina ai suoi compagni
rivoluzionari (Caracciolo, Filangeri, Pagano, Cirillo, Conforti), fino all’ultimo.
Fu impiccata ad un anno del 1800.
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COSA ACCADEVA A TORRE DEL GRECO IN QUEI TEMPI: fine 800
Il Cardinale Fabrizio Ruffo, con bande armate di contadini,
briganti e delinquenti calabresi, risalendo dalla Calabria, riconquistava man
mano il Regno per conto di Re Ferdinando.
Nel giugno 1799 ci fu l'estrema resistenza dei repubblicani abbandonati dai
francesi. Il Generale Giuseppe Schipani coraggioso ma ingenuo, dopo essere stato
sconfitto a Cava con i suoi 1500 uomini, mosse da Torre Annunziata per Torre del
Greco per raggiungere Napoli, ma a Portici fu bloccato dai Borbonici e si
barricò nel forte del Granatello martellato da un cannone da Pietrarsa e da due
navi inglesi, e attaccato l'11 giugno.
Rimasto ferito e perduti degli uomini decise una sortita e mandò una compagnia
dei suoi alle spalle dei nemici che, sorpresi lo costrinsero ad uscire dal forte
e a combatterli in una cruenta battaglia, corpo a corpo, fino alla parrocchia
della città, mentre i porticesi bersagliavano dalle finestre; ad un certo punto
diversi dei suoi, spauriti, passarono ai nemici e catturarono i propri
commilitoni.
Lo Schipani, con pochi compagni travestito, riuscì a fuggire nelle montagne di
Sorrento dove fu catturato il 14 seguente. Le bande del Ruffo giunsero al Ponte
della Maddalena, al forte del Carmine vincendo le ultime resistenze e il 21
giugno erano padrone di Napoli. Alla vendetta del Re Ferdinando che ritornava
sul trono furono sacrificati i maggiori responsabili repubblicani e fra essi lo
Schipani (19 luglio 1799) e il governatore Fiorentino (12 dicembre 1799). Il
canonico Loffredo, che si era nascosto nel buio dell'abbandonata chiesa
dell'Assunta, riuscì a farsi perdonare, scampando così alla forca.
Intanto la città, risorgeva dalle rovine: si ampliava il centro urbano con la
costruzione di Via del Campanile (attuale Salvator Noto), Via Nuova Capo la
Torre (attuale Via Roma) le due strade larghe alla Marina parallele alla
ferrovia per l'opera dell'architetto napoletano Ignazio Di Nardo, incaricato
dall'Università; si costruivano dallo stesso Di Nardo e per volontà del vice
parroco Don Vincenzo romano la nuova parrocchiale di S, Croce e le Chiese di S.
Maria del Principio, dell'Assunta, dell'Immacolata Concezione e della Madonna
delle Grazie.