Quando i
grandi alberi, quelli ammirati da tutti, cadono o vengono abbattuti, fanno
solo un grande rumore, e poi… nulla più, invece gli alberi delle grandi foreste amazzoniche crescono in gran
silenzio, nessuno pensa alla loro esistenza, eppure sono il polmone
dell’umanità.
Questa riflessione, mi fa spesso pensare a
molti uomini semplici, quelli che non fanno rumore, ma in un modo
o nell’altro hanno rappresentato o rappresentano un respiro per tanta
gente. Uno di questi che sento il dovere, ma soprattutto la gioia di ricordare
è il Maestro Ernesto Vuotto, un albero che non sapeva pavoneggiarsi ,
ma che ha dato ossigeno a tanti giovani.
Quei giovani, compreso me, che forse non hanno mai saputo dirgli grazie, ma
che certamente non l’hanno dimenticato, anzi lo portano sempre nel più
profondo del cuore.
Quanti bambini, ragazzi, giovani sono passati per quella scuola triennale di
Orientamento Musicale che aveva sede presso
il circolo Didattico Don Bosco promossa dal Ministero della Pubblica
Istruzione e dal maestro Vuotto saggiamente
diretta,. Quanti ragazzi , grazie a quelle lezioni di musica hanno scelto
strade che poi li hanno resi famosi musicisti.
Questo è quello che molti già sanno del Maestro Vuotto, però sanno anche
che quelle lezioni continuavano anche ad anno accademico concluso a casa del
maestro , che non voleva abbandonare i suoi allievi per tre mesi (da luglio ad
ottobre) ; quello invece che non si conosce
è il fatto che quelle lezioni erano completamente gratuite. Infatti ,
non chiese mai una sola lira ai suoi allievi, la sua grande gioia era vederli
suonare uno strumento e , perché no , suonare in uno dei gruppi bandistici da
lui diretti.
Io sono uno di “quei ragazzi” che ha avuto la fortuna di incontrarlo, e
che ha compreso di aver conosciuto
non solo un maestro di musica, ma un amico, un padre una buona e saggia
guida.. Ricordo con emozione i
freddi giorni d’inverno passati a studiare con lui musica nelle aule della
scuola Don Bosco, erano corsi impegnativi,
si frequentavano tutti i giorni per tre ore dal lunedì al venerdì,
c’era poi l’impegno
dell’esame finale di giugno, ma non finiva lì, si continuava
nei caldi pomeriggi estivi a casa del maestro. I più bravi poi
suonavano nei gruppi bandistici, ricordo ancora, nonostante siano passati
circa quarant’anni, il giorno che mostrai fiero a mio padre una cinquecento
lire d’argento compenso del mio primo concerto
bandistico.
Quante musiche e concerti ha scritto nella sua carriera il Maestro Vuotto ,
molte sono diventare famose come l’
inno di una delle navi più importanti della marina Italiana:sulla Leonardo da Vinci , infatti , in tutti i porti del mondo si
suonava e cantava l’inno “Sta’ Leonardo” , il cui testo fu scritto da
mio padre. Questa , però , è
un’altra storia, quello che voglio mettere in evidenza , affinchè sia da
esempio per tanti altri, per quelli che lavorano con i giovani, è la figura
di un uomo, che ha permesso di avvicinarsi a quell’arte straordinaria che è
la musica anche giovani che non avevano possibilità economica, che non
potevano permettersi una retta mensile. Oggi
si parla tanto delle pari
opportunità, ma se ne parla
solo, il maestro Vuotto le metteva in atto già quarant’anni fa, senza dire
niente a nessun, senza “fare
rumore”, senza prendersi meriti. Certo Maestro sarai nei cieli insieme ad
altri che hanno dato tanto senza chiedere niente in cambio, noi non ti
scorderemo mai, ti chiediamo ancora di farci da guida da lassù, come fanno da
guida le stelle ai vecchi marinai che navigano nel buio. Grazie Maestro
Nicola di Lecce
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