'Ncopp''o castiello
Il Castello lato Barbacani
prima
della ristrutturazione come nuova sede
del Consiglio Comunale
Il
Castello e il suo borgo
Chi viaggiando in auto, in treno o, andando in barca, sottocosta, vedendo
da lontano quei paesini abbarbicati sulle cime di colline e montagne o a
strapiombo sul mare (vedi Vico Equense, Acropoli, Pisciotta, Tropea, …),
e, paragonandoli a paesaggi da presepio, non è rimasto incantato dalla
loro posizione e dalla loro tipicità che sembrano trasmettere
serenità e tranquillità?
Il nostro Castello baronale, il nucleo delle case vicine ed il rione
Vaglio, così, si presentavano agli occhi di chi viaggiava, da queste
parti, sia per mare e sia per terra prima dell’eruzione del 16 dicembre
1631.
Il Castello, oggi sede del Municipio di Torre del Greco, fu costruito,
intorno all’anno mille, su un promontorio a picco sul mare, e intorno,
poi, sorsero le prime case. Dove ora sono le strade Via Fontana, Via
Unità d’Italia, Corso Garibaldi e Via M.O. Armando Pica, prima, c’era
il mare che infrangeva le sue onde fin sotto il promontorio.
Doveva essere un posto incantevole al punto che il re Alfonso I d’Aragona,
nel 1400, dopo aver fatto ristrutturare il Castello, passava, qui, molto
tempo fra impegni di stato e la sua amante Lucrezia d’Alagno, vicino
alla sorgente d’acqua dolce, ai piedi del Castello. Le eruzioni del 1631
e del 1794 non hanno alterato il piccolo borgo, ma del Castello è rimasta
solo una piccola parte, quell’esistente, e le invasioni delle lave hanno
fatto scomparire il promontorio portando il Castello, e le case vicine,
lontano dalla riva.
Il Castello sullo sfondo L’enorme
colata di fango e detriti del 1631 fece avanzare di molto la linea di
costa nel mare, mentre la colata lavica del 1794, invadendo il centro di
Torre del Greco, collegò, in unica linea, i vari fronti lavici delle
precedenti eruzioni. C.so Emanuele, la Villa Comunale, Via Comizi, Via San
Giuseppe alle Paludi sembrano, così, formare un unico terrazzo con vista
sul mare.
Nel 1500, il corsaro torrese Pietro Maldacena, al ritorno di una delle sue
scorrerie sui mari, portò a Torre del Greco un busto della Vergine con in
grembo il Bambin Gesù, trovato su una nave saracena; il busto venne
collocato, provvisoriamente, nella cappella del castello baronale. Per il
troppo e frequente afflusso dei fedeli, si decise di costruire una chiesa
cui fu dato il nome di S. Maria di Costantinopoli, e di trasferire lì la
statua. Lo spazio in pendio, antistante la chiesa, fu probabilmente una
delle prime piazze del borgo.
Alle spalle della chiesa c’è Via Costantinopoli che scendendo verso il
mare porta sotto al Castello ove si divide in due rami; quello a destra,
per una ripida discesa, porta alla marina, mentre l’altro continua fino
alla Piazza d’Armi e, poi, a sinistra fin "sopra la ripa".
Lungo questa via che un tempo si chiamava Vico che conduce a
Costantinopoli (la targa è ancora leggibile al civico 4) e che parte dal
civico 5 di Piazza S.Croce, vi sono, lato Napoli, quattro vicoli: 1°,
2°, 3° e 4° Vico Costantinopoli.
Il 1° Vico, detto delle sedici case con riferimento alle case
abitate dalle famiglie dei soldati del castello, ha un percorso
serpeggiante fino ad un’ampia corte dove in fondo, sulla sinistra,
salendo delle scale, ci si può affacciare da una terrazza che guarda la
parte alta del maniero e ricevere un’emozionante panoramica veduta medievale. |
Entrando nel vicolo,
sulla sinistra, c’è una Cappella con le statue di alcuni Santi, forse
esistente quando è sorto il borgo; adesso vi si venera la Madonna dell’Arco.
Il 2° vicolo è il più trafficato perché conduce ad un rione di nuova
costruzione.
Il 3° vicolo è il più spettacolare; si entra da un portale, dominato da
una torre merlata tipo moresca, che porta in un miscuglio di case
sovrapposte uguali alle tipiche costruzioni dei paesi del Mediterraneo, e
si ha la sensazione di essere in una casbah islamica. In fondo sulla
sinistra c’è una corte, chiusa da un cancello, nella quale si può
notare un grande portale con un antico portone in legno, che un tempo,
forse, portava in aperta campagna, e, a sinistra di questo, una rampa di
scale con un loggiato, il tutto da l’impressione e l’impronta di un’abitazione
rinascimentale.
Il 4° vicolo è il più corto, ma all’interno c’è una grande corte;
era usanza nel sedicesimo secolo creare questi spazi, anche all’interno
dei fabbricati stessi, perché la vita si svolgeva per lo più all’aperto
ed era, come oggi, molto comunitaria, ci si socializzava sia nella realtà
quotidiana sia nell’interesse della comunità. In estate, in queste
aree, si preparavano le provviste per l’inverno, si aiutavano a fare le
bottiglie di pomodori accedendo grandi fuochi a legna per la bollitura
delle bottiglie nelle caldaie (‘a caurara), poi vasetti di melanzane (mulignane),
di alici, di sugna (‘nzogna), e olive (auliv) sott’olio e poi uva
sotto anice, e tutto ciò con un’aria di festa ed allegria cui
partecipavano tutti, uomini e donne, di qualsiasi età.
Primo vicolo
Costantinopoli
Questi vicoli, dice R.
Raimomdo nei suoi Itinerari Torresi, sono stati testimoni di eventi
storici, di gioie, di lutto, di pianto alla partenza delle coralline e di
festa d’attesa per il ritorno degli uomini dalla pesca del corallo che
avveniva a settembre – ottobre e, talvolta, di dolore e disperazione per
la loro cattura da parte degli infedeli saraceni nei mari lontani.
Scendendo Via Costantinopoli, a sinistra, c’è un fabbricato in disuso,
costruito nella metà dell’Ottocento, in stile pompeiano a implivium, e
funzionava da "Pescheria Comunale"; più avanti, dopo la Chiesa,
c’è il rione Vaglio, chiamato così perché lì avveniva la vagliatura
del grano che si cerniva con un mulino azionato dall’acque correnti del
sotterraneo fiume Dragone che alimenta tuttora le Cento fontane; sull’angolo
del rione, lato chiesa, c’è una porta con un altarino per il culto, è
una piccola cappella votiva con un architrave di piperno, dentro è
custodito un busto di cartapesta raffigurante S. Lucia, una statua della
Immacolata e una formella rappresentante la Sacra Famiglia. Quest’angolo
con la chiesa vicina fu un punto di riferimento per il "Monte dei
Marinai"; la piccola cappella, adesso è custodita amorevolmente dai
cugini Nicola e Francesco Marasco detto "chiauzziello" e dai
generi Ciro Cozzolino e Antonio De Dilectis che hanno, dirimpetto, un’antica
bottega di rigattiere.
Il Castello prima della ristrutturazione
Il dedalo dei vicoli è ancora quello originale; si notano le scale per i
piani alti costruite all’esterno, tipica costruzione mediterranea,
uguale a quelle delle isole di Capri, Procida e Ponza dove sono ben
conservate.
In questi luoghi, negli anni Cinquanta, fu girato il film " Luisa
Sanfelice" e chi ha una certa età lo ricorda ancora. Dal 1938 visse,
in Via Plebiscito al civico 27, Nicolas De Corsi (Odessa 1882- Torre del
Greco 1956), maestro del paesaggio partenopeo come lo definisce R.
Raimondo.
Carlo Boccia |