Il direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli dice: ''Non c'e' ombra di
dubbio, il manoscritto è autografo di Giacomo Leopardi'' |
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Vedi: http://www.portaledellapoesia.it/modules.php?name=News&file=article&sid=381 opure: http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/07/23/04,INTERNO/T6.htm |
Ecco il testo della lettera manoscritta recuperata dalla Guardia di Finanza di
Lecce:
''Ranieri mio. Io credeva appena a' miei occhi leggendo la tua del 6. Tanta
vigliaccheria in animo umano o muliebre non è né sarà mai credibile se non
dopo il fatto, come in questo caso. Sento ch'è affatto inutile ch'io tenti
d'esprimerti la mia compassione, perché qualunque più viva parola sarebbe
infinitamente inferiore al vero. Vorrei poterti consolare da vicino, vorrei che
questa cosa non si opponesse alla congiunzione, da noi tanto meditata e
desiderata, dei nostri destini. Ranieri mio, tu non mi abbandonerai però mai,
ne' ti raffredderai nell'amarmi. Io non voglio che tu ti sacrifichi per me, anzi
desidero ardentemente che tu provvegga prima d'ogni cosa al tuo benessere: ma
qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo, che noi viviamo l'uno
per l'altro, o almeno io per te; sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia.
Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sara'
eternamente tuo''.
Il manoscritto è stato sottoposto a sequestro da parte della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Lecce. Con tutta probabilita' nei prossimi
giorni la missiva sarà data ''in affidamento giudiziale'' alla Biblioteca
Nazionale di Napoli, in attesa di compiere tutti gli accertamenti del caso. Alla
Biblioteca partenopea è conservato quasi il 90% degli autografi leopardiani.
''Su quella lettera non c'é ombra di dubbio: ha la stessa grafia di Giacomo
Leopardi ed è scritta sulla stessa carta delle altre 38 missive indirizzate ad
Antonio Ranieri tra il 1832 e il 1833. Per questo l'ho riconosciuta subito come
autografa del grande poeta'' ha detto Mauro Giancaspro, direttore della
Biblioteca Nazionale ''Vittorio Emanuele III'' di Napoli, che è stato
contattato dalla Guardia di Finanza di Lecce subito dopo il ritrovamento.
Si tratta di una lettera appassionata, in cui Leopardi manifesta tutto il dramma
della sua solitudine e al tempo stesso l'amicizia appassionata per Ranieri.
Siamo di fronte ad una grafia - ha spiegato Giancaspro - a tratti tormentata, ma
sempre spontanea; una scrittura destinata all'intimità', non per essere
pubblicata.