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PAOLO DI LUCA

I…l mio primo pensiero va ai tanti nostri compaesani che il mare si è preso senza neanche rendere i corpi e che purtroppo dopo il solenne funerale nulla rimane… Mi fermo qui per non essere polemico con tutte le autorità preposte a ciò ma un museo del mare a Torre manca, eccome..

Chi sono?…

Mi chiamo Paolo Di Luca. Nato a Torre il 4 Febbraio 1946.Figlio di Giuseppe e Manna Enrichetta. Coniugato con Borriello Milena nel l'otto Febbraio 1969. Padre di Annarita nata il 12 Luglio 1972, coniugata con Rosario Solombrino e mamma di due splendidi giovanotti di nome Francesco e Paolo; e Enrica nata il Primo Gennaio 1976, coniugata con Peppe Serpe, anch'essa mamma di altrettanti splendidi gioielli: Nancy e, proprio nel momento in cui sto scrivendo è arrivato Manuel.

 

Tappe Importanti della mia vita:

Nato il 4 Febbraio del 1946 in II° Vico Agostinella.

quarto di sette figli , precisamente dopo Carolina , Carmine, Francesco e prima di Lucia, Vincenzo e Annamaria figlio di Giuseppe Di Luca (di professione marittimo) detto "O Ramignaro" e di Manna Enrichetta (casalinga).

La mia infanzia, come per tutti i bimbi nati subito dopoguerra è piena di stenti, ricordo che la mamma per arrotondare il bilancio , lavorava il "Bancariello, ovvero la bucatura del corallo.

Come tutti i bimbi della mia età incomincio le elementari in corso Garibaldi(abbasciammare) col professore Tucci Vitiello Domenico, quelle poche volte che i miei genitori riuscivano a parlare col maestro esso si raccomandava di farmi andare avanti con gli studi in quando ero abbastanza bravino , purtroppo la verità in casa era tutt'altra ma lui, poverino, il professore, non lo poteva sapere, però oggi a distanza di cinquantanni, penso che qualcosa aveva intuito ,perche a volte in aula veniva sorteggiato un panino o casatiello piccolo stranamente ero sempre io a vincerlo sarà stata fortuna, o qualcosaltro?
Durante gli anni di scuola nel pomeriggio lavoravo nella Pasticceria "Ignarra a San Gaetano.

Quel periodo per me è stato di grande insegnamento, prima di tutto per la gran generosità che la Famiglia Ignarra nutriva nei miei confronti, e poi a fine giornata mi davano sempre qualcosa da portare a casa. Di pomeriggio con Pasquale (figlio di Don Ciro)ci facevamo delle grandi partite nel laboratorio con un pallone fatto di stracci che Pasquale stesso costruiva nel laboratorio , ma io stravedevo per Alfredo,infatti in famiglia c'era rivalità sportiva in quando Pasquale giocava portiere della Turris Boys e Alfredo attaccante dei "Falchi Rossi", le volte che Don Ciro andava agli incontri faceva un tifo per Pasquale. Alfredo era considerato il ribelle della famiglia e questo don Ciro non lo tollerava.

Grazie a loro due che mi affezionai al calcio. E devo anche dire che mi innamorai della figlia piccola Elena (ma lei di poco più grande di me manco si accorgeva di questo mio interessamento nei suoi confronti e credo che non l'abbia mai saputo...o voluto sapere.

Naturalmente dopo i cinque anni delle elementari abbandonai la scuola, per affrontare "l'altra scuola" quella della strada per sopravvivere.

Gran parte della giornata era il mare per me a pochi passi , ed era l'unico svago della mia fanciullezza, anche perché il mare ti offriva tanti prodotti gratuiti che ti permettevano di fare mercato

per esempio vendere cozze e padelle, o addirittura preparare i cosiddetti prodotti, incamminarci verso la trattativa era definita "gallegari" dove in cambio dei frutti di mare i contadini ci mettevano a disposizioni le piante di fichi o altri prodotti e noi ci abbuffavamo ,saltellando sugli alberi come scimmie.

Eravamo degli irresponsabili, prima perché tanti prodotti li facevamo dove erano proibiti, e poi ricordo che una volta una vecchia contadina ci chiese se gli potevamo portare qualche seppia, noi gli dicemmo di si , e puntualmente il giorno dopo salito il canalone gli portammo i soliti prodotti (Cozze e padelle) e ci mettemmo le monache di mare e loro poverine furono ben contente.

Le interminabili partite di pallone che facevamo in mezzo alla strada, sempre nella zona di mare, la partita veniva interrotta non per uno spot pubblicitario ma ogni qualvolta passava qualche macchina, quante rotture di vetri, però la gente non si arrabbiava più di tanto bastava rimettere a posto il tutto e finiva li.

Metà anni cinquanta feci il salto di qualità ,trovando una occupazione in quel di Antonio Palomba(Mobilificio) a Cesare battisti dove già lavoravano i miei fratelli maggiori , la paga era di 150 lire al giorno, il lavoro non era di mio gradimento. Nel pomeriggio il fiduciario della ditta assicuratosi che ero presente io cercavo di scappare, e quando ci riuscivo cercavo di entrare nel cinema "Vittorio e spesso ci riuscivo.dove proiettavano film come "Arrivano i nostri".

Fu grazie ad un certo Vincenzo Farese che spesso ci invitava a frequentare i salesiani ad Ercolano per partecipare a veri campionati di calcio con tanto di magliette e pantaloncini che Don Capoccio affittava (al prezzo di lire 10) ad ogni incontro di calcio , l'unico handicap era quello che alla domenica bisognava essere presente alla Santa Messa, pena l'esclusione della partita stessa, fummo lesti a preparare una discreta squadra soprannominata "Vichinghi ,il nome era fatto apposta per il nostro modo di presentarci ,premetto che io non facevo parte di questa squadra ma partecipavo come persona interessata ai fatti , infatti anche noi ci costruimmo una squadra denominata Olimpic e facemmo la nostra bella figura , ma credetemi essere presente alle otto di mattina per la Santa messa tutte le domeniche era veramente dura.

Poco dopo i miei fratelli partirono per la pesca del corallo con le famose Coralline.
Non tutti hanno raccontato che i giovani Torresi partivano non per chissà quali guadagni ma in cambio di sei bruttissimi mesi di questa dura vita, veniva concessa a loro il tanto sospirato libretto di Navigazione e grazie a questo stratagemma naturalmente tutto a favore dei padroni di coralline al ritorno la Capiteneria per incanto trasforma il foglio immatricolare con il libretto e questo aiutava i torresi a trovare più facilmente un imbarco.

Molti dei nostri concittadini al ritorno delle coralline a Torre erano irriconoscibili ,per lo stato in cui erano stati tenuti in quei sei lunghissimi mesi. Tra turni massacranti , dormire poco o niente sui cosiddetti "rezzinelli", quando tornavano a casa sembravano usciti da chissà quale prigione.

Lo sciopero dei marittimi a Torre ha segnato un'altra tappa nella mia vita , ricordo che noi ragazzi eravamo in prima fila assieme alle donne per sfidare la polizia schierata in assetto di guerranella zona di Piazza Santa Croce (nelle vicinanza dell'ex Bar De Nicola. Non mi rendevo conto di quello che stava succedendo, per me era un gioco,                 (segue a lato)

partecipavo con l'entusiasmo e l'irresponsabilità dei miei dodici anni, a pensarci bene quanti rischi ho corso ,anche perché allora si sparò per davvero.Oggi mi chiedo ma la mamma perché non mi aveva  avvisato dei rischi che andavo incontro on mi diceva niente dei rischi che correvo, ma poi pensandoci bene sicuramente lei era impegnata a farmi trovare almeno un piatto caldo al mio ritorno a casa.

Fino ai sedici anni li ho trascorsi tra il mobilificio Palomba ed i "Salesiani poi un brutto giorno mamma mi disse senza mezzi termini che per essere un vero Uomo dovevo seguire le orme dei miei  fratelli, io le risposi che alla pesca del corallo non ci sarei mai andato e lei trovò subito il rimedio infatti parlò con mio fratello Carmine (Che nel frattempo lavorava sulle navi) infatti nel giro di pochi giorni mi arrivo a casa il cosiddetto "PRONTO IMBARCO" andai in Capitaneria di Porto di Torre per accedere finalmente al famoso Libretto di navigazione c'era solo un problema che essendo io minorenne ci voleva un consenso paterno, assente il Papà la mamma decise di essere lei presente per apportare la firma affinché io diventassi un vero "UOMO", infatti con matricola 39512 e con un libretto sottobraccio la sera stessa partii per Savona ,dove la nave aspettava me.
 Io che al massimo ero stato ad Ercolano mi sobbarcai dei circa settecento Chilometri e partii con tanta rabbia e solitudine, ricordo come fosse oggi anche perché avevo la temperatura a 38 la voglia che io diventassi OMMO era tanta che accompagnatomi a Napoli mi sistemarono nel Treno e partii malgrado avessi 38 di febbre e iniziò la mia vita marinaresca chic.

La Nave era denominata "Daines" e l'equipaggio era formata da marittimi di Marina di Carrara, il comandante si chiamava Cucurnia Giacomo ed il Nostromo Aurelio Aureli, era il 4 marzo 1962 ,pochi giorni prima in Italia era nato il prima governo di Centro sinistra il presidente è Amintore Fanfani.

Comunque si parte da Savona per la Spagna e precisamente Castellon de la Plana il viaggio fu per me una vera odissea tra il vomitare e la nostalgia per il lasciato era talmente tanta comunque, quanto ho pianto quando la giornata ti lasciava , per completare suo ciclo la tristezza ti soffocava in tutta la sua durezza e lasciava in me la rabbia dei giorni andati . Mi portavo nella mia cuccetta tutta la solitudine ,oramai l'impatto era stato dei più traumatizzanti ,lasciare i tuoi coetanei e stare a parlare con gente che da tanti anni faceva vita da recluso (D'altronde una nave non è altro che una piccola isola e a tua disposizione ai solo pochi metri quadri l'unica cosa che abbonda è il cielo e il mare quando ho navigato ho navigato. Loro ti cercavano di insegnarti a fare nodi …sapessi a me quanto la cosa interessasse.

L'imbarco durò sei mesi.dopo la rabbia subentrò la rassegnazione, che fare tornare alle 150 al giorno oppure guadagnare le 28.000 mila lire che mi passava l'armatore.

Durante i sei mesi trascorsi su questa barca diede a me l'esperienza di conoscere nuove Nazioni. Conobbi la Francia, la Spagna, che mi piacque subito per la sua somiglianza all'Italia e soprattutto mi accorsi che molte parole dette in lingua Napoletano somigliavano al loro idioma, poi l'Algeria dove subimmo un piccolo attentato (ci fecero saltare lo scalandrone) infatti in quel periodo in c'era un po di Caos, poi i paesi dell'Est Romania, Bulgaria e soprattutto la Russia, la mia tanto adorata Russia, devo dire sottovoce che ne rimasi deluso, appena attraccati e con una temperatura polare ci avevano piazzato un militare allo scalandrone e questo a noi non piaceva affatto ,anche perché ci facevano una perquisizione minutissima ,ma noi malgrado tutte le perquisizione riuscivano a contrabbandare , i prodotti più richiesti erano i Trench ,la biancheria intima femminile e penne Bic. In cambio prendevamo i famosi Rubli e le franchigie uscivano Gratis anche se con la stessa mercanzia si poteva ottenere l'utile e il dilettevole.

Quello che più mi colpì in questi Paesi erano le enormi ville che ospitavano migliaia di giovani e quando noi ci accostavamo a loro, incominciavamo noi a cantare e loro che suonavano benissimo ci accompagnavano in veri e prori concerti (era l'inizio del Karaoke) e devo dire che si rimorchiava on estrema facilità.

Poi la mamma ci aveva sempre detto che le sorelle femmine dovevamo sistemarle noi figli maschi tutt'oggi ancora non riesco a giustificare questa arcaica e preistorica consuitudine tutta torrese.

Non riesco a spiegarmi il perché la donna di Torre al Matrimonio(almeno fino all'ora) e forse ancora oggi deve portarsi dietro oltre il corredo ,che pure vale svariati milioni doveva arredare la casa boh?

Dicevo che l'imbarco duro sei mesi e l'esperienza fu traumatica, ricordo che durante l'imbarco la nave fece scalo a Pozzuoli e finalmente tornai a casa per un permesso di qualche giorno. L'arrivo a casa fu festeggiato da mia madre con lanci di confetti e pasticcini vari ,per qualche attimo restai senza parole, subito dopo riscesi per rincontrare gli amici di sempre ,purtroppo mi resi conto che qualcosa si era rotto , anche se c'è la tendenza a raccontare le cose positive come ho conosciuto una Olandese o francese e così via ,rifiutandoci di raccontare tutte le cose negative come quando per giorni non si poté mangiare per il continuo rollio della nave e così via.

Oramai ero stato contaminato dalla droga del dio denaro (l'unico lato positivo della vita da Marinaio)e continuai il mio percorso , il mio secondo imbarco fu su una nave che l'armatore Del Gatto di Torre si era comprata nel porto di Goteborg (Svezia) la nave era una vecchia carretta in disarmo a chissà quando tempo , Il capitano d'armamento a Napoli fece l'equipaggio e dopo qualche giorno partimmo da Napoli per la Svezia, L'armatore comprò un quantitativo enorme di pasta, pelati e tanti altri generi che viaggiò con noi , alla ferrovia di Napoli l'armatore pensò bene di dare la prima classe al Comandante direttore di Macchina, il marconista e qualche ufficiale mentre noi restante della ciurma fummo stivati in classe turistica con tutto il materiale stipato nel nostro scompartimento, il viaggio fu una catastrofe, perché arrivati ai confini staccarono le carrozze e prendemmo due strade diverse, l'inghippo era che i biglietti li aveva il comandante e quando ci accorgemmo del tutto fu oramai troppo tardi, a tutt'oggi non so come ci abbiano permesso di farci proseguire il viaggio però gli sfottò di mezza Europa li ricordo eccome. Specialmente quando c'era una coincidenza in qualche stazione ferroviaria.