Indice

RICORDI TORRESI              a cura di Peppe D'URZO

I ricordi vivono ancora...

Taluni ricordi nella mente di Francesco Frulio ("Franco") si sono perpetuati nel corso del tempo. Quel tempo di guerra, l'ultimo conflitto mondiale che coinvolse anche la nostra città... Egli è nato a Torre del Greco il 6.03.1933. Pensionato, ex marittimo in qualità di marconista lavorando con varie società di navigazione. Siamo nel periodo post armistizio, in cui l'Italia cessò le attività belliche, schierandosi a fianco degli angloamericani.
Correva l'anno 1943, addì 13 settembre... Francesco era in casa in via D. Colamarino (allora n.37), palazzo attiguo alla notoria cartolibreria "Venditti", sotto il palazzo v'erano il circolo e la mensa per ufficiali del Regio Esercito Italiano, appartenenti alla caserma della Gravinara (ubicata nei pressi della stazione ferroviaria di T/Greco), da qui, dopo l'8 settembre'43, ci fu un fuggi-fuggi generale, come nel resto d'Italia, di soldati italiani allo sbando. Quella mattina,
mentre, alcuni ufficiali erano intenti a bruciare alcuni documenti militari, inaspettatamente, un assordante rombo di aerei (bombardamenti americani) riempi il nitido cielo della nostra città. Caddero bombe a grappoli. L'innocente fanciullo, scosso ed atterrito, si trovava fuori la balconata e tentò di contare le fortezze volanti, ma la paura lo fece rientrare in casa. Si mise pancia a terra; le strutture murarie erano in preda ad un tremolio continuo e l'armadio si staccò da una parete; una "folle" scheggia metallica rompendo un vetro di una finestra, entrò in una stanza e colpì una parete, rimbalzando, poi, su di una sedia, su cui si trovava una giacca militare (appartenente ad un suo zio, un certo Luigi Russo, poi  dipendente del nostro comune.    Sedia e giacca si bruciarono e l"'eclat" si posò rovente sul pavimento. Dopo pochi minuti, quegli allucinati minuti che non passavano più, Francesco scese giù in strada. Ai suoi innocenti occhi si presentò uno spettacolo apocalittico, un emerito macello; macerie avvolte in un grande polverone; sui fili del tram erano andati a finire pezzi di legno, materassi, panni, stracci, ecc. Arrivò fino alla chiesa di S. Maria del Popolo al c/so V. Emanuele, qui vi trovò una camionetta tedesca bruciata, frammenti di schegge dovunque, che in seguito furono anche raccolte sui lastricati dei fabbricati.
Riemergono altri ricordi di incursioni aeree: in via Purgatorio (erano le tre di mattino della vigilia di Pasqua del 25 aprile 1943) fino a via Comizi. Qui persero la vita molte persone, fra cui un suo amico: Amedeo Luise (classe 1930) domiciliato in via Comizi (ex sede della pretura e del comando Vigili Urbani), unitamente alla madre Clotilde Tandurella (classe 1894). In via Lamaria nei pressi della Cappella Carotenuto cadde un aereo inglese (o canadese). Fu trovato un pezzo di fusoliera con vernice bruciata. L'equipaggio fu seppellito nel nostro cimitero; una scritta marmorea ne ricorda l'evento. Un velivolo tedesco nel 1944 fu abbattuto, finendo la propria corsa in via V. Veneto vicino l'ex palestra della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio); una gamba del pilota arrivò nella metà del vicoletto di Cupa Maresca andando a sbattere su di un muro ove lasciò un'impronta di sangue. Venne anche il periodo dei rastrellamenti da parte degli ex camerati tedeschi in città verso la fine del mese di settembre '43. Gli uomini e i giovani si nascondevano dove potevano. Molti camion si riempirono di razziati civili per essere condotti nel casertano (Maddaloni, Sparanise, ecc.) per poi proseguire nei campi di concentramento nei territori del Terzo Reich. I germanici, prima di allontanarsi da Torre, fecero saltare alcuni ponti ferroviari ed altri luoghi per ritardare l'avanzata angloamericana.
Franco ricorda, come se fosse oggi, che in via D. Colamarino transitò una motocicletta con sidecar, in cui era seduto un ufficiale tedesco; questi si accorse di aver perso il proprio berretto d'ordinanza che volò via... Diede subito l'ordine al sottoposto che guidava il mezzo, di fermarsi; gridò in tedesco: il copricapo fu recuperato; ma ciò che colpì furono le urla del graduato che impaurirono le persone ivi transitanti a piedi, che scapparono tutte, trovando rifugio sotto i portoni e un po' dovunque. Il giorno 0l.10.1943 transitarono per le strade cittadine gli alleati, i liberatori. Franco li vide dal balcone di casa in Via D. Colamarino.

LE FOTO: FRANCESCO FRULIO Al TEMPI IN CUI NAVIGAVA; I GENITORI; LA MADRE COI FIGLIOLETTI; IL PIROSCAFO PEPPINO PALOMBA", SILURATO IL 07. 05.1 943, SU CUI MORI' IL PADRE VINCENZO

Si cominciò a star un po' meglio; finalmente si poteva mangiare... Il golfo di Napoli era pieno di navi alleate, che quasi il mare non si vedeva. Gli inglesi si stabilirono anche nei locali di Villa Castelluccio; il viale d'accesso era un via vai di camion e camionette che parcheggiavano nello spiazzo della villa.
Francesco, originario di via Sedivola, frequentò le scuole elementari in via V. Veneto (poi "Giovanni Mazza") e la quinta in via Teatro. Rimembra la premiazione con medaglia a ricordo del marinaio torrese Vincenzo Ciaravolo che seguì la sorte del suo comandante Costantino Borsino presso l'isola di Harmil nel Mar Rosso, sul cacciatorpediniere "Nullo" (21 ottobre 1940; E.F. XVIII). La cerimonia avvenne sul sagrato di S. Croce alla presenza di autorità locali e nazionali, figli della lupa, balilla, marinaretti, ecc.
Il padre di Francesco, medagliato nella prima guerra mondiale (1915/18) era marittimo militarizzato con la Società Adriatica. La nave su cui era imbarcato "Città di Bari", adibita al trasporto di merci varie e militari diretti in Africa Settentrionale, fu colpita da un bomba lanciata da un aereo inglese nel 1941 nel porto d Tripoli (Libia); si salvò. Morì purtroppo il 7 maggio 1943 nel le acque dell'isola di Sant, Maria (ad ovest della Grecia) sul piroscafo "Peppino Palomba", silurato da parte di un sommergibile inglese ("Safari"). Nella circostanza perirono altri torresi: Francesco Carvella, macchinista (classe 1856), Vincenzo Marrazzo, nostromo (classe 1904) e Salvatore Di Maio, marinaio (classe 1906). Si salvarono solo il Comandante e il cuoco.