RICORDI TORRESI a
cura di Peppe D'URZO
Il
primo libro di scuola
'Una casa senza libro è una casa vuota'
di
CARLO BOCCIA
Il primo giorno di
scuola, era il primo ottobre, San Remigio, ed il libro di testo di prima
elementare non era disponibile subito, lo si aspettava con ansia ed
emozione, perché ci apriva ad un mondo a noi sconosciuto, e ci faceva
affacciare al balcone della vita; ed è quello che tutti ricordano di
più. Possiamo dire che era lo svezzamento alla cultura e del sapere per
la prima volta, era come il "Sillabario", il libro che comprò Pinocchio
nella fiaba raccontata da Carlo Collodi, quando il burattino andò a
scuola; la prima favola che imparammo. Ricordo alcuni venditori, Michele
Ruotolo detto "Piripi", in via Libertà, Mattia Mazza in via B. V.
Romano, Venditti via D. Colamarino, libreria e tipografia Falanga, via
Roma. Lo si sfogliava di sera, dopo che finalmente l'avevamo comprato,
attorno al braciere, con i fratelli e la mamma; era un mondo nuovo, e,
con gli occhi sbarrati e meravigliati, guardavamo i segni, le figure,
animali a noi sconosciuti, notizie nuove e racconti. Quel libro nelle
nostre mani appariva molto grande, c'erano le iniziali delle parole a
caratteri grandi, per farceli conoscere e ricordare: Aiuola, Erba,
Imbuto, Ombrello, Uva, e vicino c'era il disegno con le parole
maiuscole, minuscole, in corsivo ed a stampatello; lo si guardava con gli occhi
dell'innocenza dei ragazzi. Sfogliando si sentiva un odore di inchiostro
appena stampato, lo usavamo delicatamente ne eravamo gelosi, ma poi dopo
alcuni mesi per il disordinato uso dovuto all'irruenza giovanile,
diventava tutto sgualcito si portava a rilegare. Il nostro maestro ci
insegnava ad usare la matita, ed a comporre le mazzarelle, i roccocò, i
puntini e i numarelli, poi facevamo la copia ed il dettato dal
libro, per farci familiarizzare con i quaderni, che erano a righi ed a
quadretti. Le copertine erano di colore nero ruvide, con l'etichetta per
apporre il nome e cognome, erano rimanenze di epoca fascista. Poi ci
faceva leggere le vocali, chiamate così perché si pronunciano a bocca
aperta, e le consonanti a bocca semisocchiusa, ed imparare a memoria
l'alfabeto, di cui la x e y erano simboli strani a pronunciare, non si
usavano molto, e poi imparare le tabelline di Pitagora a memoria, che
erano stampate che erano stampate nell'ultima pagine dei quaderni a
quadretti. Poi usavamo la penna a pennino e a cavalletti per la bella
calligrafia (e c'era un punteggio per chi scriveva bene) con
l'inchiostro nel calamaio; quanti "inquacchi" facevamo.
Era l'epoca delle classi numerose, anche con 40 |
LA FOTO: PAGELLA
SCOLASTICA; COPERTINA LIBRO I^ ELEMENTARE; LIBRERIA VENDITTI; BACCHETTA
PER LA DISCIPLINA; ISTRUZIONE; CLASSE ELEMENTARE
alunni ed il maestro
usava la bacchetta come disciplina, ed i meno bravi (i ciucci) andavano
all'ultimo banco o dietro la lavagna, e il più bravo, il primo della classe,
diventava capoclasse, scrivendo alla lavagna, con l'assenza del maestro, i
buoni e i cattivi. A proposito, molti ragazzi, che erano gli ultimi della
classe, hanno fatto carriera negli uffici pubblici ed in politica.
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