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Aniello 'u ciclista
di Peppe d’Urzo

Lasciandoci afferrare dai ricordi dei "far off times" e curiosando fra le pieghe del tempo andato, ci imbattiamo in un noto personaggio che probabilmente è nato con la bicicletta nelle fasce: "Aniello ’u ciclista" (Torre del Greco, 17.08.1923; coniugato con quattro figli), detto anche"’a mpsella" (in ricordo del suo primo padrone), persona affabile e cortese, ma di poche e sagge parole.
Titolare di una piccola officina di riparazione per biciclette al 2° Vico Abolitomonte (magnificato e decantato dal giornalista Enzo Aprea nel suo libro "L’altro" del 1987), il suo vero nome è Luigi Gaglione, mutato nel tempo a causa di un suo fratello di nome Aniello che era venditore di meloni all’inizio di via Nazionale. Servì la Patria sotto le armi nell' esercito. Partì nel 1943 per Trento, Portogruaro (Ve), Brindisi, Grecia, ove approdò nella meravigliosa Rodi (dal greco: Rhodos, isola nel Mar Egeo, la principale del Dodecanneso, nelle Sporadi meridionali): qui fu impiegato nelle cucine. Dopo l'armistizio dell' 8 settembre 1943, e aver combattuto, fu fatto prigioniero dai tedeschi, unitamente ai commilitoni di reparto; rimase sull’isola (serbandone sempre un piacevole ricordo) e poi fece ritorno a casa a guerra finita. Rimboccandosi le maniche iniziò come "taxi-driver", noleggiando auto; guidò le mitiche 1400, 1800 e 2300 Fiat; andava spesso al porto di Napoli per l'arrivo dei numerosi marittimi torresi; accompagnava sposi ed ospiti a vari matrimoni e feste.
Nel 1960 fu incaricato di portare in giro sul proprio taxi il primo vincitore di Totocalcio a Torre del Greco che all’epoca vinse una ragguardevole somma; fu a disposizione, da mattina a sera, del fortunato vincitore che si recava spesso a Napoli, Sorrento ed altre città campane. Ma la sua vera passione è la bici. Invero la bicicletta, sin dall’inizio della sua diffusione, che pur aveva conosciuto una fugace gloria nelle campagne, non entrò mai definitivamente nell’elenco dei distintivi sociali di prim’ordine, a meno che non fosse quella a tandem che serviva ai rampolli nel mondo alto-borghese per qualche scorribanda intorno alla villa.
Cultore delle due ruote, amava ripararle e lo fa ancora oggi con lodevole dedizione; un aggiusto qua, uno là nella sua "fucina" al  2° Vico Abolitomonte n. 10 al piano terra (prima era ubicata quasi di fronte al n. 15; il fabbricato è stato poi abbattuto perché pericolante), gli tiene compagnia il fido cane "Lilly" e alcuni cari amici con cui gioca a carte (tressette e briscola) con consumazione e qualche sfottò che non guasta mai. D’inverno poi riuniti intorno ad un "rasiere" si parla del più e del meno. C’è ancora, poggiato su di un antico mobile che rievoca una suggestiva atmosfera del passato, il "vacillo" (bacinella) di ferro porcellanato per 

                

la paziente ed accurata ricerca delle "bucature" alle gomme. Spesso ha gonfiato i palloni per le squadre di calcio del De Nicola e Armando Picchi (giovanili) di mister Benito Di Rosa, il quale lo ha sempre portato a festeggiare qualche trionfo calcistico insieme ai giovani calciatori.
Era l’ospite d’onore: una pizza, un pranzo da "’u Rappulillo" (sotto ’a prevula ’e ll’uva), Peppe sotto ’u ponte", "Palatone". Presso la cantina di Concetta "Capivoia" (ncopp ’u Monte), dopo un abbondante mangiata (il pesce, però, era stato acquistato dal Di Rosa al mercato nella pescheria di "Vituccio ’u pisciavino", di fronte la salumeria di "Giacumino Talano"), il vino cominciò a reclamare la sua parte; su richiesta di Aniello, Benito cantò alcune canzoni di Sergio Bruni, fra cui "Suor Maria". I convenuti, compiaciuti della esibizione canora, applaudirono; Aniello si complimentò e si commosse.
A questa simpatica figura, genuina e leale, dai pochi capelli bianchi, a cui piace giocare alla schedina (affettuosamente chiamata ancora "Sisal"), è rimasto nel cuore il campionissimo Fausto Coppi che definisce il più grande di tutti tempi. Poi vengono Gimondi e Pantani. Gli luccicano gli occhi quando ricorda le marche delle biciclette: Bianchi, Legnano, Gloria, Atala, Fausto, Titania.
Ogni tanto, nell’officina, qualcuno viene a chiedere l’elemosina o qualche altra cosa, canta qualche canzone napoletana. E’ qui rappresentato e racchiuso uno spaccato di semplice e pura umanità.