Roberto Aurilia
di Peppe d’Urzo
Quante
volte avrà osservato, vivendone i diversi ”humeurus”, il mare, quel
mare su cui ha trascorso molti anni lavorativi della sua vita? Lui, come
tantissimi marittimi torresi, porta dentro di se diversi e svariati
ricordi vissuti sull’”acqua salata”. Dall’ultimo dopoguerra in
poi, a Torre del Greco era un ”classico” avere il libretto di
navigazione (”’A Libretta”) e andare per mare, cioè cimentarsi
”’ncopp a l’acqua salata”, ove si guadagnava di più rispetto ad
un posto di lavoro a terra.
La nostra città negli anni ’50 e ’60 contava un notevole numero di
marittimi che, lasciati a casa i propri familiari, hanno girato in lungo
ed in largo il mondo, raggiungendo posti sconosciuti. Fra i ”seamen”
che hanno solcato gli oceani, vogliamo omaggiare un nostro concittadino:
Roberto Aurilia, nato a Torre del Greco il 25/07/1935, da Antonio e
Margherita Paolillo che ebbero quattro figli: due maschi e due femmine, di
cui Teresa deceduta. Il padre Antonio (1904/1992), militare nella Regia
Marina, era marittimo in qualità di cameriere; rimase per circa sei mesi
in America; durante la seconda guerra mondiale di lui non si ebbero più
notizie. Era imbarcato su di una petroliera italiana, le cui tracce si
persero nel tempo, poi fece ritorno a casa; con gli alleati a
Napoli, lavorò nel porto partenopeo come capo squadra, conosceva un po’
di inglese e ciò gli fu molto utile.
Nel
porto di San Francisco col ”Megera”
all’ancora; a Kobe innanzi ad una pagoda.
La madre (1908/1989) era una brava casalinga.
Roberto ha iniziato le
scuole c/o l’istituto delle suore Battistine, poi alla ”Nazario
Sauro”, quindi l'"avviamento" e le " marittime", ottenendo la qualifica di elettricista.
Ha vissuto, come i tanti ragazzi di allora, la terribile esperienza della
guerra, quell’ultimo conflitto mondiale che sconvolse anche la nostra
pacifica città.
Quei bombardamenti in via Purgatorio ove egli viveva con
la sua famiglia alla vigilia di Pasqua dell’43, i ricoveri antiaerei
al di sotto dell’Ospizio, in fondo all’ex mercato ortofrutticolo e in
alcune cavità sottostanti il livello stradale, di fronte la ”Villa del
Cardinale”; lì vi rimasero nascosti molti torresi della zona, per
evitare di essere presi dai soldati tedeschi durante i rastrellamenti e
di essere deportati in Germania e territori limitrofi; poi gli alleati, il pane bianco, la cioccolata, le ”Camel”,
le ”Lucky Strike”, ecc.
Dai dieci ai quindici anni cominciò a lavorare come ”assistant-boy”
nei locali del cinema ”Savoia” (operatore: Antonio Vitiello) in piazza
Piazza S. Croce, in seguito per pochi anni all’ ”Oriente” di proprietà Sorrentino ”Sapone” ed al mitico cine teatro ”Garibaldi”, gestito
da don Salvatore Mazza; vi lavorò come operatore cinematografico, il cui
brevetto lo conseguì nel 1955 c/o il cinema ”Adriano” di Napoli. Coadiuvò con il già allora lavoratore un certo Umberto Di Pietro; le
”maschere” erano: ”Austino ’u scarparo”, controllore dei palchi
e ”staccabiglietti” e ”Zi Antonio”, addetto alla sala. Il buon S.re Mazza, ricordato come ”Don Salvatore ’ddu cinema Garibaldi”
nella ricorrenza del suo onomastico (6 agosto) portava a mangiare i
dipendenti da ”Stefano” in via Circonvallazione, e da "’A patana" in via G De Bottis; il piatto forte era il fritto misto all’italiana,
adornato da bandierine colorate.
E qui i suoi ricordi si soffermano, con
la dovuta passione per il cinema, alle leggendarie visioni
cinematografiche di allora: film del genere cow-boy, ”spadaccini”,
storici, ”gialli”, comici, drammatici (con i grandi Amedeo Nazzari
e
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Roberto Aurilia da militare a Taranto (1955)
Alida Valli), ecc. Film
come: ”Il massacro di Fort Apache”, ”Giubbe Rosse”, ”Noi
vivi”, e ”Addio Kira”, la serie di Tarzan, ”Il piccolo
naviglio”, col celebre ritornello: ”C’era una
volta un piccolo naviglio con dentro Stanlio insieme a Ollio...”
In questo periodo a Torre si ebbero molte manifestazioni teatrali a
spettacoli musicali al ”Corallo”, al ”Metropilitan”, all’
”Oriente”, all’ ”Iris” e all’arena ”Tina Di Lorenzo” (in
precedenza). Il nostro Roberto è chiamato a servire la patria sotto le
armi; dal 1955 effettuerà ventisei mesi in Marina come cannoniere e
specialista nella direzione di tiro. Imbarcherà sull’ ”Andrea Doria”,
sull’ ”Aretusa” e sul ”Carabinieri".
Dopo il servizio militare,
riprenderà l’attività di operatore cinematografico per circa un anno.
Poi marittimo/elettricista; primo imbarco
sulla petroliera ”Amalfi”, T/due della flotta ”Lauro”; seguiranno:
”Roma”, ”Sidney”, ”Surriento” e ”Megera”; il ”Surriento” fu la prima
nave transatlantica per passeggeri e
acquistata dalla ”Lauro” nel 1949, aveva due ciminiere, 138 passeggeri
in prima classe e 658 in ”Turistica”; fu demolito nel 1968. Dalla
”Lauro” passò alla "Tirrenia”; in pensione dal 1990 con medaglia
d’oro di Lunga Navigazione. Sugli scafi passeggeri si è esibito anche
come operatore cinematografico di bordo, proiettando famose pellicole in
lingua italiana, inglese ed indiana.
Quando fu collocato in quiescenza, i suoi colleghi marittimi, sulla nave
”Clodia” della società Tirrenia, gli regalarono un piccolo crocifisso
in oro (raffigurante Gesù di San Fruttuoso, famosa badia benedettina del
secolo X, con chiesa d’arte lombarda nel comune di Camogli/GE), montato su
di un’ancora; questo graditissimo dono Roberto lo porta sempre con sé appeso ad una sua catenina d’oro. Coniugato nel 1963 con Maria
Michele Mazza (detta ”Elia”, classe: 1942); quattro figli: tre maschi
ed una femmina; sei nipoti; abita in via Nazionale n. 56 (poggio S.
Antonio).
All’abile, cortese e simpatico Roberto, in gioventù abbastanza
giocherellone e circondato da amici alquanto ”mattezziusi” per i tanti
scherzi di una volta, restano scolpiti negli occhi i meravigliosi luoghi
visti e conosciuto durante i lunghi periodi di navigazione: la Cina, il
Giappone, l’Australia (coi tanti emigranti nella terra dei canguri)
l'India, Singapore, il golfo Persico, l’Iran, l’Iraq, l’America
del Nord, il Canada, il nord Europa, le gemme dei canali di Suez e Panama,
ecc. Ha vissuto tempeste di mare fra cicloni, bufere ed uragani, come
quella lontana volta di tanti anni fa, in navigazione da Fremantle a
Melboume, e da Tunisi, in cui le onde marine erano altissime e coprivano
in gran parte le navi che riemergevano dai turbolenti
flutti. Sul ”Megera” a Kobe (Giappone)
con alcuni operai giapponesi (1962)
Queste
le esperienze vissute sulle navi da Roberto Aurilia, al presente gaudente
pensionato del mare, quel mare che gli dato sostentamento e la possibilità
di mettere su famiglia; i sacrifici sono stati tanti; la lontananza dai
propri cari, il lavoro a bordo, il sudore della fronte, i momenti bui, ed
altro, fanno parte dei suoi ricordi, da sempre impressi alla mente di un
onesto e leale lavoratore, per scelte di vita ed esigenze di copione,
navigante marittimo.
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