'I bbombe, fujmme!
di Peppe d’Urzo
La
pesca è stata il suo mestiere fin da ragazzo. Il mare è stato il suo
sostenimento che gli ha permesso di mantenere la sua famiglia. Ciro
Esposito è nato a Napoli il 08/10/1930, da Alfonso, (1888/1976) pescatore,
combattente nella I Guerra Mondiale e fante di marina, richiamato fu
inviato in Cina e quando vi tornò si sposò, e da Nunzia Esposito,
casalinga; famiglia composta, inoltre, da tre maschi ed una femmina.
Originario di Borgo Loreto ("'A marinella"), sezione Mercato.
Sin da piccolo, sull’esempio del padre, imparò a pescare sulle barche
(gozzi); si partiva dalla spiaggia della Marinella (dal varco del
Carmine), il cui arenile era di sabbia scura, in una rientranza,
denominata "’U mare seccato", inoltrandosi nel golfo di Napoli,
da Pozzuoli, a Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata, ecc.
Era il tempo in cui si vogava a remi; si sceglieva il posto, condizioni
del tempo permettendo, e si calavano le lenze (cordicelle di seta, crine
di cavallo, o nailon, a cui si attacca l’amo per pescare); il pesce,
poi, si vendeva a privati "'mmiez ’u Carmine". Un chilo per
mezza lira o una lira a seconda della qualità; quando il
"bottino" era abbondante la vendita si effettuava al mercato
ittico napoletano (ideato dal prof. Luigi Cosenza, l'"ingegnere di
ponti e strade", definito il maggiore architetto razionalista;
costruito nel 1929 e terminato probabilmente nel 1934, nella zona della
Marina).
Ciro,
detto "Mastu Fucchietto" (per tradizione familiare, in quanto
un suo avo lavorava il vimine) frequentò le scuole elementari fino alla
quinta presso l'Ist. "Bernardo Quaranta", con ricovero
antiaereo in cemento armato. Era il tempo del "libro e
moschetto", per cui indossò la divisa di figlio della lupa, balilla
tamburino e moschettiere. Prima che l'Italia entrasse in guerra (10
giugno 1940), il porto di Napoli, divenuto obiettivo militare, fu sbarrato
e chiuso con palloni, galleggianti, mine e altro; il rischio per la pesca
aumentò...; si usciva in mare, dopo che i militari addetti ai controlli,
aprivano gli sbarramenti.
I primi bombardamenti aerei avvennero intorno al 1941; i punti di mira
furono i bacini navali e le caserme attigue; le case si sfaldarono e se
ne scese tutto. Le preposte autorità inviarono le numerose famiglie della
zona in un albergo a piazza Garibaldi; il pranzo e la cena venivano
"offerti" da Pizzicato.
La famiglia di Ciro vi rimase per cinque
mesi circa fra un sussidio e l’altro; si prese in affitto una casa al
vico Fico; era un classico "vascio" (basso); in precedenza si
abitava al vico Greci alla Marinella n. 29.
Ci furono altre incursioni
aeree con bombe che cadevano giù a grappoli; allarmi aerei, morte e
distruzione, la gente era sempre in ansia con un precipitoso andirivieni in
quel ricovero vicino la scuola "B. Quaranta".
Qui, in una ennesima fuga, si ritrovò tutta la famiglia Esposito; il padre
di Ciro, per tenere |
tutti i figli vicino a sé e la moglie, li legò con una corda ai
polsi, per non farli disperdere; la
luce mancò, impossibile trovare una via d’uscita; al mattino seguente, i
pompieri aprirono un varco, fra mille difficoltà, finalmente si poté
uscire all’aperto;
tanta fu la gente che mori... Si andò, in seguito nel grande
ricovero del "Cavone", quartiere di fronte piazza Dante, sotto
la montagna di Sant’Elmo; si viveva tutti all’interno; per quanto era
possibile, si usciva in mare per sopravvivere, ma la pesca
scarseggiava... Dopo una permanenza di cinque/sei mesi, trasferimento
sotto il tunnel della galleria Vittoria, per qualche mese. Da qui erano
ben visibili le navi nel porto di Napoli, che di frequente si
incendiavano e saltavano in aria fra assordanti boati e schegge che
volavano dappertutto.
Altra casa in affitto al vico Fate (zona porto). Ma di lì a poco, il
genitore di Ciro, Alfonso prese un importante decisione e cioè di
allontanarsi da Napoli, andando a Pozzuoli o a Torre del Greco; fu scelta
la nostra città per il clima e per la zona ancora pescosa. Le masserizie
furono caricate su di un carretto con destinazione vico Vaglio; in seguito
Ciro andò ad abitare in via Plebiscito n. 9, ove tutt’ora vi dimora con la
famiglia. Si dormiva coi materassi sul pavimento. Anche a Torre la
guerra continuava... Memorabili i bombardamenti aerei della vigilia di
Pasqua del ’43 e del 13 settembre dello stesso anno; molti innocenti
persero la vita. I ricoveri erano ubicati in via Comizi (sotto la
chiesa della Madonna dell’Assunta) e in v/le Castelluccio.
Durante i
rastrellamenti dei tedeschi in città, dopo l’infausto periodo della
"resa incondizionata" alle forze anglo/americane, due fratelli
di Ciro rimasero nascosti in alcune nicchie del vecchio cimitero.
Ciro ha continuato l’attività paterna; la pesca è
la sua vita...; quando può, ancora oggi, va in mare col suo "vuzzo",
un gozzo a strisce rosse e fondo bianco. Coniugato nel 1952 con Archina
Romeo di Santillo (classe 1933), nata a Bengasi (Libia); il padre, di
nobile famiglia procidana, morì su di una nave, col carico presumibilmente
mal stipato, a largo di Bengasi; stava facendo ritorno in Italia; la madre
era torrese.
Ciro e Archina hanno sei figli, di cui uno deceduto; una
quindicina di nipoti e qualche pronipote.
Ciro, militare in Marina ed in forza, poi, all’Aviazione agli inizi
degli anni ’50, vive serenamente nella sua casa in via Plebiscito,
circondato dall’affetto dei suoi cari ed assorto nei suoi tanti ricordi
di un tempo che fu; capelli bianchi, con un po’ di calvizie centrale,
occhiali, simpatico, cordiale e riflessivo; conserva ancora, a lunghi
tratti, il proprio accento dialettico partenopeo. Ricorda con immutata
amorevolezza sua sorella Anna, morta a 12 anni a Torre per una grande
paura, dovuta all’esplosione di fuochi d’artificio in occasione della
festa di S. Maria (12 settembre).
"La guerra – conclude il
nostro pescatore – è stata un vero disastro sotto tutti gli aspetti;
tanti i morti...; quei bombardamenti aerei non li posso cancellare dalla
mia mente. Se dovesse scoppiare un’altra guerra, come l’ultima che ho
vissuto, non vorrei esserci..."
Le foto: Ciro Esposito, detto "Mastu Fucchietto"
in età più giovanili; al presente nella sua abitazione; ritorno dalla
pesca del tonno nel porto di Torre del Greco (foto d’epoca). |