'Ncopp' 'a ddu Carbone
di Peppe D'Urzo
Il
nostro itinerario, questa volta, incomincia da Capo Torre; da quel
triangolo di verde ben tenuto perché circondato da palizzate di ferro e
perché essendo triangolo non si presta al giuoco del pallone. "Pede
cada pede" arriveremo all’angolo di via Salvator Noto, nei pressi
dell’antica pasticceria dei fratelli Carbone che ha dato il popolare
nome alla via. Infatti la bella strada, da tempo immemorabile, viene
chiamata "’ncopp ’a ddu Carbone". Il declivio che va dall’isoscele
giardino fino all’innesto della via Vittorio Veneto, è dovuto al
raccordo del piano stradale antico con quello, più alto, determinatosi
con l’eruzione del 1794. Immediatamente dopo quell’eruzione si rese
necessaria l’apertura di una strada per ripristinare il traffico
veicolare sulla strada consolare che portava, e che porta, alle Calabrie,
essendo stato il paese trasformato in una immensa distesa collinosa
di roccia fumigante.
Data l’urgenza hanno collegato i punti più vicini, Capo la Torre e la vecchia via
Episcopale, per mezzo di un tracciato largo e rettilineo. La strada fu
chiamata via Nuova Capo la Torre poiché la vecchia, l’attuale via Diego Colamarino,
era stata sommersa dalla lava. Un centinaio di anni più tardi, sul
finire del secolo scorso, la strada nuova fu denominata corso Avezzana. (...) Giuseppe Avezzana nacque a Chieri, in provincia di Torino.
Fin da giovanissimo fece parte della guardia d’onore di Napoleone
Bonaparte. Nel 1814 militava nell’esercito sardo, avendo mollato
Napoleone dopo la disfatta di Lipsia. Partecipò ai moti del 1812 e a
quelli di Genova del ’’ 1849, e, in quello stesso anno, come un bolide
piombò a Roma ove fu Ministro della Guerra nella Repubblica Romana. Caduta
la Repubblica, si rifugiò a New York per ritornare successivamente in
Italia. Nel 1860, si distinse nella battaglia del Volturno e Garibaldi gli
conferì sul campo il grado di generale. Combattè nel Trentino, nella
sfortunata terza guerra d’indipendenza (1866), e a Montana, ancora con
Garibaldi, nella non meno sfortunata campagna del 1867.
Dopo il 20 settembre 1870 fu eletto deputato al Parlamento nel collegio di
Montesarchio. Fu deputato per quattro legislature e cioè la VIII, IX, XI e XIII. Mori a Roma il giorno di del 1879, all’età di 90 anni. Per
disposizione del governo fascista nel 1931 alla strada fu cambiato il nome
perché ogni città, paese o villaggio che fosse, doveva avere per forza
una via intitolata a Roma - imperiale. Perciò il corso Avezzana divenne
via Roma e parte di via Sedivola diventò corso Avezzana. Ed oggi vediamo
una strada diritta e larga chiamata via e un’ altra, tortuosa ed in
salita, chiamata pomposamente corso.
Raffaele Carbone e Alfredo Molli
QUELL’ANGOLO
DI STRADA
Quel
segmento di strada che va da via S. Noto a via Roma, per i Torresi sarà
sempre "'Ncopp ’a ddu Carbone". Rimarrà sempre un "trait
de rue" incancellabile e memorabile... Il magazzino del casamento
(inquilino Pasquale Cioffi dal 19 settembre 1899) adibito ad uso di
caffè, ubicato tra la strada Salvator Noto ed il Corso Avezzana, divenne,
dopo qualche tempo, bar – pasticceria "F.lli Carbone". Iniziò,
cosi, una fortunata attività nel campo della pasticceria, ecc. che
seguirà ininterrottamente fino al 1975. Un altro ramo della famiglia
Carbone gestiva in via Beato Vincenzo Romano un "similar store",
esercizio di vendita per dolci, coloniali, prodotti di spezie, ecc., con
locale interno per biliardo e gioco di carte, frequentato in genere da
commercianti di corallo e cammei ed incisori.
Di fronte al bar di via S.
Noto, angolo via Roma, i Carbone avevano un locale per l’esposizione di
coralli e affini (oggidì v’è il negozio di abbigliamento "Project
Mode" e prima ancora "Ambrosio abbigliamento", che aggira
l’angolo di via Roma (civico 87) verso via Piscopia, sulla destra).
Ritornando al mitico bar degli stimati e popolari fratelli, è d’obbligo
ricordare alcune "historical news" per onor di memoria. I più
narrano che ai primordi dell’attività (il locale era di un raffinato
stile "liberty" in suggestivo e caldo legno scuro - con
cristalli nero fumè e con sigle dorate), i titolari vendevano un po’ di
tutto coloniali in genere, cibi per bambini, latte, omogeneizzati,
candele, lumini, pasta, salse, conserve, ecc.... Poi, come per
"dolce" incanto, ci fu la specializzazione in dolciumi e torte
(capo pasticciere: Nicola), che venivano preparati nel
laboratorio/deposito di via Roma (attuale civico 91, verso via Piscopia);
all’esterno di questa fucina di "primizie", si attivava,
inoltre, la torrefazione del caffé (con fiamma a gas) che emanava un
profumato ed
invitante aroma, arrivando ai piani superiori dei circostanti
fabbricati.
Si tramanda
inoltre che durante gli anni bui |
della II guerra mondiale, i
Carbone, prima dell’arrivo delle forze alleate (sbarcate a Salerno l’8/9
settembre 1943) a Torre del Greco, conservarono tutte le bottiglie di
liquore in un "caveau" (deposito) sottostante il negozio di
coralli e affini, convinti che i "liberatori" facessero man
bassa di alcolici e non... Le bottiglie furono rinvenuti quando fu
venduto il locale, fra la sorpresa generale dei parenti (di cui qualcuno
ne conserva qualche "cimelio" a ricordo di quei momenti storici
per la città...). Gli alleati instaurarono rapporti e scambi
"commerciali" con Antonio e il figlio Vincenzo (conoscitore
della lingua inglese, fungeva da interprete curando con dovizia
i singolari "business"). Fra i dolci che venivano inviati anche
all’estero su richiesta, più noti: i tronchi (torte natalizie) e la
diplomatica (zuppetta). Facevano tanto gola anche i famosi
"Tripolini" (sottili e rotondi biscotti d’epoca) e quelle
colorate caramelle (caramelle d’orzo, drops e bon-bon), racchiuse in
eleganti barattoli di vetro... Erano, oltre a ciò, prodotti anche dolciumi
per diabetici.
Ma il pezzo pregiato (ulteriormente al gustoso caffè) era l’amaro "Carbone". Si racconta, a tal
proposito, che il Presidente Enrico De Nicola, in uno dei soavi momenti di
degustazione dell’amaro "Carbone", propose al buon Antonio
(padre di Vincenzo, Raffaele e Vittorio) di "sponsorizzare" l’ottima
bevanda con l’appellativo di "Amaro del Presidente"... l’offerta
fu garbatamente rifiutata... Venne il tempo della SISAL (Sport Italia Società A responsabilità Limitata), attuale Totocalcio; il
barista/tuttofare Alfredo Molli (detto: "Alfredo ’u scartellato")
era addetto a tale servizio, coadiuvando Vincenzo Carbone che ricevette
una medaglia onorifica per i 25 anni di attività SISAL. Raffaele,
ultimo gestore, fu tra i soci fondatori della nascente polisportiva Turris
(settembre 1944), Presidente onorario dell’Istituto - di Vigilanza
Privata "Turris", nonché Assessore Comunale, Annona e VV.UU.
Fra i tantissimi frequentatori da menzionare alcuni famosi: Alfonso
Brancaccio (avvocato), don Lucio Porzio (canonico della chiesa della SS.
Assunta e fiduciario del Cardinale Alessio Ascalesi presso l’Arcivescovado
di Napoli), don Vincenzo
Grillo (famoso sacerdote e poeta, preside della Scuola d’Avviamento al
V/le Castelluccio),
Francesco Coscia ("Cicciotto"), Antonio D’Urso (professore d’Italiano),
Luigi Frezzolini, Giovanni Apa, Amerigo Liguori, Francesco Ausiello
("Ciccio", commerciante di farina), Gennaro Serio (titolare di
officina/riparazioni motori marini), Giuseppe Raiola (in arte Raimir,
1897/1982), Nicola De Corsi (artista/pittore), Antonio Mennella
(scultore), il già citato Enrico De Nicola, e molti altri.
Dei fatti e
misfatti della vita, si deve, per diritto di cronaca, affermare che
questo "storico" locale ha sempre rappresentato un’istituzionale
punto d’incontro e di riferimento (per molte famiglie era un rito
comprare i dolci "’a ddu Carbone", dopo aver ascoltato la
santa messa in Santa Croce alla domenica e nei giorni festivi. La
passeggiata festiva (struscio) era d’obbligo da piazza Santa Croce all’angolo
di via S. Noto e via Roma, il tutto, poi, era condito dall’acquisto
delle saporite paste esposte nel negozio dei Carbone). Vi si incontrava
tanta di quella gente, anche perché di fronte al bar, v’era la fermata
del tram (che i più ricordano con leggendario affetto...) che scendeva
per via Piscopia; quando il mezzo vi transitava e si accingeva a
percorrere la discesa, per attenuare la velocità, sui binari veniva
collocata la cosiddetta "zeppa" (freno) e si cospargeva il
tratto inficiato di sabbia. Il puntale "happening" creò il
detto: "’U tram pigli’ e liscie!", su cui molti ragazzini e
giovincelli (che si dilettavano a far scoppiare batterie di petardi lungo
i binari del tram) presero spunto per "sfottere" i
conducenti; oltre al tram, in seguito, filobus e pullman vari.
Tale
fermata era obbligatoria all’altezza dei
negozi di ferramenta e calce: convulsi
momenti dell’incedere del tempo; passarono la mano... L’attività
commerciale fu trasferita ad altri ... Il negozio fu ceduto nel 1975
(prelevato da Matteo di Rosa, intestataria la moglie Nicoletta Ascione,
attualmente residenti in Friuli). Dopo i primi approcci, il locale,
effettuati i lavori di ristrutturazione ed ammodernamento, cambiò nome...
Nacque cosi: "Cristal Gelo", S.a.s., la cui inaugurazione
avvenne nel 1977 in via Roma n. 85 (ex Avezzana); oggidì
è amministrato da
Ciro Frulio, (coniugato: Anna Di Rosa).
Vi si può, in questo angolo di
strada, dopo cento anni, trovare e gustare ancora un buon caffè e ottimi
prodotti dolciari. Sembra che ogni qualvolta che vi si rechi, di tornare
indietro nel tempo e di incontrare coloro (gente comune di ogni ceto
sociale) che lo hanno frequentato e reso famoso nel tempo. |