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Antichi mestieri
di Carlo Boccia
 

“Il chiasso per le strade di Napoli è insopportabile... migliaia di cianfrusaglie sono offerte con voci stridule, salsicce e fiammiferi, verdura, pettini, calendari “ Victor Hehn 1884

 

Se con una barca noi facessimo un ipotetico viaggio nelle città del mar Mediterraneo, nord  Africa, Grecia, Albania, Sicilia e Spagna per conoscere le loro usanze, abitudini e costumi, scopriremo che escluso il modo di vestire degli abitanti, sono tutte uguali. Cioè quello di vivere e commerciare all’aperto per le strade, specie nei mercati coni suoi mestieri, soprattutto la vendita di cibi alimentari. Anche la città di Napoli e la sua provincia ne fa parte di questi antichi costumi. Molti però sono scomparsi, distrutti. Dal progresso, ne sono rimasti pochi che qui vi descrivo. Per noi è la realtà quotidiana, ma per i forestieri sono scene molto suggestive, delle quali molte di queste bancarelle pittoresche con la loro mercanzia, sono rappresentate nell’arte presepiale. Queste attività che si trasmettono di padre in figlio, vengono esercitate sempre nello stesso luogo, detto “U Puost”, e per una legge tacita della strada, nessuno occupa questo spazio nell’ora della vendita, che di solito avviene di mattina al mercato o di sera. Adesso si vedono ancora dei venditori, come il lupenaro, il mellonaro, il venditore di spighe bollite e arrostite, di grattugia di ghiaccio, il castagnaio, che vendono nella stagione corrente. Ma i più caratteristici sono il  “Panzarottaro”, ed il venditore di frattaglie, “O per e o mussî’. Due prodotti che si consumano sul posto, per gustare tutto il loro sapore. Siamo andati a trovare in piazza Luigi Palomba, Giovanni Russo Esposito, figlio di Pasquale, che come il padre vende fritture di Scagliuzziello, frittelle e crocchè, ma viene anche chiamato il “Panzarottaro”. Un odore nell’aria di olio bollito indica la Sua presenza, ed un automobile trasformata a regola d’arte è adibita a vendita e cottura di fritti. Il suo posto è nelle vicinanze dell’edicola dei giornali. Lo si distingue peri suoi abiti di un bianco candido. ll pomeriggio nei mesi invernali prende posto fra le auto in sosta, e prepara l’ attrezzatura per la vendita, i prodotti sono lavorati in giornata nel laboratorio, e con la sua competenza sa scegliere gli ingredienti adatti, fra cui le patate di pasta gialla e aversane, le migliori sono quelle più vecchie. Questo tubero è arrivato in Europa dopo la scoperta dell’America 1492, e all’inizio era un alimento solo per i più ricchi. Quindi prepara il bruciatore a gas e la pentola (tiella) piena di olio, ma una volta c’era il carbon fossile e per l’illuminazione; l’acetilene. Appena fa sera, i primi fritti cotti nella grande “tiella” piena di olio, immersi con un grande mestolo forato, diffondono nell’aria gli odori per attirare la clientela, e vengono esposti in un’apposita vetrinetta. La clientela ed i prezzi sono molto popolari, ed i fritti vengono cotti al momento, la vendita è molto veloce e si consumano sul posto. I più venduti sono le frittelle e di crocché, ma sono conosciuti e chiamati “zeppole e panzarotti”, vengono serviti in un sacchetto di carta, con un pizzico di sale, e si mangiano caldi-caldi, appena fritti. Nella nostra parlantina quando ripetiamo una parola come in questo caso, vogliamo dare al prodotto un gusto ed una flagranza in più.       L’ altro mestiere caratteristico, è il venditore di frattaglie “'O pere 'o muss". E nato nella provincia di Napoli, e lo vediamo nei mesi estivi. Lo si trova in prossimità delle località molto frequentate in estate, da noi, a Torre, lo troviamo sulla banchina di levante e lunga la via Litoranea. I prodotti già cotti e lessati in







LE FOTO: IL MELLONARO I999 VIA ANTONIO LUISE; U PER E O MUSS I996 SPIAGGIA DEL FRONTE; U PER E O MUSS 2006; U PER E O MUSS 2OI 2; IL LUPINARO 2002 VILLA COMUNALE; PANZAROTTARO PIAZZA LUIGI PALOMBA 2013

precedenza, vengono esponi un banco poggiato sul retro di un automobile. È di sera sotto la luce di lampade, si vedono in bella mostra “per e o muss, centopelle, trippa, piedi di maiale, mammelle, budella, tutto contornato da limoni e fontanelle d’acqua, sponsorizzato con una bella voce” “o muss. .. o mussu”. Anche qui la clientela è molto popolare, e vicino al banco c’è sempre un cane randagio, che si accontenta di qualche avanzo. Una volta avevano l’ illuminazione ad acetilene, e l’agro odore indicava la sua presenza La vendita di questo prodotto è un’arte, si   prende la frattaglia indicata dal cliente, la si taglia in piccoli pezzi su un tagliere, la si prepara in un piatto e si cosparge di spremuta di limone e sale, che è contenuto in un corno di bue. Questi gesti fatti con sacralità che sfiorano antichi riti magici, danno l’impressione di un abbondante condimento che stimolano l’appetito.

Una curiosità "U per e o muss” si mangia sul posto, perché se viene portato a casa perde il suo gusto.