Episodi di vita quotidiana realmente accaduti di Carlo Boccia Chi vive per la strada, a volte non per scelta, ma per un fabbisogno quotidiano, nei quali si è costretti ad un contatto diretto con persone di tutti i strati sociali e si assiste tutti i giorni a discorsi e fatti che accadono. Nella mia officina, nell’arco di più di anni, ne è passata di gente ed ho assistito ed ascoltato discorsi a volte curiosi e strani, che poi con il tempo, assuefatti dall’ambiente,diventano normali al punto che nessuno ci fa più caso. Alcuni di questi racconti li ho tratti dal vivere quotidiano della nostra gente,frutto di antiche tradizioni, dal modo di cui vive, anzi a sopravvivere come lavora, dove abita, di cui io stesso sono stato testimone. Molti episodi sono simpatici, altri nascondono la drammaticità di alcuni individui, che per vivere perdono anche la dignità. Ma nel nostro modo di vivere, ce ne rendiamo conto, quando per motivi di lavoro o altro, lasciamo le nostre radici, ed andiamo a vivere altrove, trovando un mondo tutto nuovo, a cui rimaniamo meravigliati dall’ordine e organizzazione, molto diverso dal nostro palcoscenico modo di “campare”. Primo episodio “La V elementare” lavorava con me come garzone di bottega un ragazzo che abitava nei dintorni della mia officina. Uno come tanti, al mattino andava a scuola ed al pomeriggio veniva ad imparare il mestiere. era un ragazzo sveglio, ma a scuola era un ciuccio”. Un giorno chiesi alla madre come mai il ragazzo, che nel frattempo aveva superato i 12 anni non aveva ancora preso la licenza elementare, consigliandole di mettere il ragazzo al “doposcuola”. La risposta della madre fu ‘Masto non vi preoccupate, ho parlato con la suora, ed ha detto che a fine anno lo “mischierà” con i primi della classe e lo farà passare Secondo episodio “Gratta e... vinci” Una volta mi si avvicinò un ‘amico, che per vivere faceva il gioco del “panariello”, una specie di lotteria popolare, che consiste nel vendere i 90 numeri della “smorfia” stampati su apposite cartelle e poi estrarre il numero vincente dal “panariello” dove sono custoditi. Il possessore del numero è il beneficiario. Pratica- mente si tenta la fortuna, ed a noi popolo napoletano nessuno ci batte. Mi disse, naturalmente in dialetto che qui vi traduco:“Scrivetelo sul giornale, diteglielo a Berlusconi! Con questi Gratta e vinci non si fa più una tirata di “panariello” nessuno compra più i numeri come una volta... mi stanno inguaiando, a mezzogiorno come faccio a cucinare. A titolo informativo: la parola “smorfia” probabilmente deriva da “Morfeo”, divinità mitologica greca, custode del sonno e dei sogni. Terzo episodio “Il ringraziare è d’obbligo” A volte capita che fra vicini si fanno piaceri e favori, sono gesti di vita sociale e quotidiana, senza nessun compenso di denaro, la privacy non esiste per l’invadenza di alcune persone,dovuto al nostro modo di vivere quasi sempre all’aperto. A volte può dare fastidio, ma di questo ne sentono la mancanza ed il calore i nostri emigranti. Un giorno feci un piccolo favore ad un vicino, e questo promettendo un ricambio in futuro, mi disse: “Pertramente grazitante” Per adesso grazie tante. Quarto episodio “Vott ‘u cienzo” Nelle nostre botteghe di artigiani del sud, non solo si lavora", ma si parla con il cliente di vari problemi o di fatti accaduti. Si parla del mestiere che svolge, di calcio, di politica e di hobby... Mentre svolgevo il mio compito,domandai al cliente cosa faceva per vivere: “Vott ‘u cienzo’ rispose. Praticamente andava a Napoli tutti i giorni e girava per i mercati e rioni popolari, si vestiva come ‘u “pazzariello”, con tanti amuleti addosso (corni, gobbi,ferro di cavallo, aglio) e con una lattina appesa ad un filo di spago, spargeva incenso che bruciava sui carboni accesi. Aveva il suo giro ed i suoi “clienti” dove scacciava il malocchio e la sfortuna, ricevendo in cambio qualche moneta. Quinto episodio “Sta dietro alle carte” Noi popolo napoletano, abbiamo l’ingegnosità di creare i mestieri,ed escogitare tanti modi per fare i soldi, alcuni sfiorano la legalità e la fantasia umana, ma per vivere tutto è lecito. Ne ho sentito e visto di mestieri inventati, alcuni vengono fatti con una grande professionalità, sfidando quasi un”’arte”. Ma il più strano e curioso, lo senti da una donna: questa aveva una “carretta” di figli, grandi e piccoli, era sempre piena di problemi e litigi con il marito, i soldi non bastavano mai e si lamentava con tutti. Aveva un viso che mostrava i segni di una bellezza ora appassita. Una volta le domandai che mestiere faceva il marito: “Sta aret i cart (sta dietro le carte), e che fa dietro le carte, le dissi. “Nun ‘0 sacc (non lo so) mi rispose, e se ne andò tutta stizzata.La cosa mi incuriosì e mi informai sul caso. Scoprii allora che l’uomo stava dietro ai giocatori di carte del tavolo verde, e faceva il biscazziere o scommetteva su chi vinceva. Sesto episodio “Rispetto per i morti” Un giorno vidi un mio conoscente, una brava persona ed un buon lavoratore, uomo di rispetto e di parola. Aveva la barba lunga,segno che erano giorni che non si radeva,una‘cosa strana perché era una persona di modeste condizioni economiche, ma ordinato e pulito, e alla mia domanda sul perché non si era fatto la barba, mi rispose: “E’ morto mio cugino a Torino, se mi rado e qualcuno lo viene a sapere che figura ci faccio?” Settimo episodio “I libri non si toccano” Un mio cliente, professore di scuola media superiore, ebbe problemi con la sua auto e mi chiamò per una riparazione urgente,portai così l’auto nella mia officina. Aveva con sé alcuni libri che gli servivano per
|
le lezioni ai suoi alunni, e non avendo modo di portarseli, me li raccomando affinché nessuno se li prendesse. Non vi preoccupate professore, gli risposi,qui l’ultima cosa che si possono prendere sono i libri. Poi aggiunsî: “Magari li prendessero, cosi leggerebbero un po'”. Ottavo episodio “Una mamma premurosa” Le mamme sono apprensive per i figli,specialmente quando si sentono poco bene o sono ammalati. Una volta capitò ad una mamma che il figlio Ciro aveva dei problemi agli occhi. Alla visita oculistica il dottore gli prescrisse delle gocce particolari da mettere in orari ben precisi. Si sa i ragazzi come sono, pensano ai compagni, ai giochi,e chi deve pensare a curarli sono le madri. All’inizio la cura era precisa ed accurata,poi venne con il tempo trascurata. così un giorno mentre Girittiello era intento a giocare con i compagni sul cortile, la madre lo chiamava dalla finestra per fargli mettere le gocce negli occhi, cercando di attenersi agli orari prescritti, nonostante le tante faccende di casa. Ma Girittiello era immerso sui giochi e non l’ascoltava. i richiami furono ripetitivi, e la povera donna incominciava a perdere la pazienza, ad un certo punto si infuriò e tutta incavolata gridò al figlio:“Giritiè... ‘i gocce dint’all’uocchio, ti vuò mettere?..., poi aggiunse, “Hai muri, accussì io m’aquieto”. E chiuse la finestra. |