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I marittimi (PRIMA PARTE)

di Carlo Boccia
 

Questa narrazione è dedicata ai tanti marittimi, che per anni sono stati lontano a lavorare sulle grandi navi,

in giro per il mondo. Vivendo momenti di solitudine e nostalgia in paesi lontani, pensando alla loro casa, alla famiglia, ai figli che non vedevano crescere. E nei periodi festivi come la Pasqua,il Natale, gli anniversari, questi momenti li rattristava ancora di più. L’imbarco avveniva con un telegramma spedito a casa dalla

società di navigazione, e tutti avvertivano in quel momento un senso di malessere. In silenzio si preparavano le valigie con indumenti in riferimento al clima cui sarebbero andati incontro, e si preparavano al lungo viaggio. Si raggiungeva con la nave porti lontani, come il Giappone, il nord Europa, il sud Africa, le Indie,

l’Australia, il Canada e la lontana America. Il viaggio durava quattro o cinque mesi. I figli, la moglie, la fidanzata, i genitori,accompagnavano il loro caro alla stazione di Napoli e si salutavano con gran tristezza. Alcune volte la partenza avveniva in prossimità delle feste, ed il distacco, per quanto si era abituato a questa vita di mare, era ancora più doloroso, e molti avevano gli occhi lucidi. l ragazzi raccomandavano

al padre di non dimenticarsi della a “bella cosa” da portare al ritorno,di solito era un giocattolo, un oggetto e non mancavano mai le caramelle, i pezzi di cioccolato e le famose campanelle confezionate in carta d’ argento. Mio padre per addolcire il distacco; metteva sotto i nostri cuscini una moneta, che al risveglio trovavamo con gioia. Nelle case dei marittimi c’erano le novità e prodotti ancora non commerciabili in Italia. I giovani marittimi torresi, tornati a casa dai loro viaggi, sfoggiavano capi di vestiario, orologi ed altri oggetti esclusivi, vantandosi di averli comprati a New York alla 50", Avenue o Sidney, o radio e stereo per auto in Giappone a Singapore. Per molti marittimi,la destinazione era Genova,ed il treno che prendevano era l’Espresso Napoli C/le delle ore 22.30, che arrivava a Genova alle ore 7 del mattino seguente. Se erano più persone a partire per la stessa destinazione si faceva un unico biglietto: il bigliettone. Arrivato a Genova, si andava nella sede della società “Italia” a Piazza Ferrari, che rilasciavano un foglio e poi alla cassa marittima per la visita medica ed il timbro e dopo si partiva per l’imbarco. Quanti ricordano la stazione

“Principe” e “Brignole”, il “Ponte dei Mille” ed il molo “Andrea Doria”, la stazione marittima calata “Zingari”, dove approdano e partivano per le Americhe le grandi navi di linea passeggeri,come le navi Conte: Conte Grande, Conte Biancamano, Conte Rosso, Conto Verde, Conte di Savoia, la Vulcania, la Saturnia,l’ Augustus, Giulio Cesare. L’Andrea Doria e la Cristoforo Colombo, due gemelle che con la loro elegante linea, rappresentava nel porto di New York, l’Italia, appena uscita da una guerra. Erano molto ammirate, erano l’orgoglio degli emigranti italiani in terra d’America. Poi c’erano le navi da carico (le carretta), Stromboli,

Vesuvio, D’Azeglio, Pacinotti, A. Volta, G. Ferraris, che partivano per un viaggio di quattro, cinque mesi,

quante lettere sono arrivate via aerea da porti diventati a noi familiari: Vancouver in Canada, San







LE FOTO: CONTE BIANCAMANO, CONTE GRANDE E CONTE VERDE A GENOVA CALATA ZINGARI;

GENOVA PIAZZA DE FERRAlS ANDREA DORIA; ANNA COSTA PRIMA NAVE PASSEGGERI


 

Francisco in California, poi Curacao,Cristobal, la Quaira,

Dakar,Buenos Aires. Franco Guida lo storico postino di “abbasciammare”, quante lettere ha consegnato nelle trepidanti mani delle mogli dei marittimi che ansiose attendevano. Lilì,Luci, a Rossa, Rosè, Nannì,Ngiulì è arrivata a lettera i marit’t. .. Le lettere che impiegava

no anche settimane, per arrivare a destinazione, nonostante erano via Aerea, erano, insieme a Radio Roma (per notizie urgenti e importanti), l’unico contatto che avevano. Nel frattempo però a Torre,i familiari dei marittimi imbarcati sulla stessa nave,erano sempre in comunicazione fra loro, per avere più notizie possibili. FINE PRIMA PARTE