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Il Presepe
di Carlo Boccia

 

“Com ’è bello quel bambino che riposa sopra il fieno, a vederlo da vicino sento il cuore balzare in me” Quante volte da piccoli abbiamo cantato le prime strofe di questa canzoncina davanti al presepe a  mezzanotte alla vigilia di Natale. In quel momento nasce il bambino Gesù e viene poggiato nella mangiatoia dal più piccolo della famiglia dopo una processione con candele e profumo di incenso in casa e dai vicini. Ebbene molti torresi non sanno che l’autore di questo canto natalizio, famoso quanto “Tu scendi dalle stelle” di Sant’Alfonso Maria de Liguori, è stato scritto e musicato dal nostro concittadino, il sacerdote Vincenzo Di Donna (10.04.1879 - 17.02.1959). Torrese doc, quindi è un onore ed un orgoglio per noi torresi. Il presepe, meraviglioso dono che ci ha lasciato San Francesco che realizzò il primo nel 1223 a Greccio (R1), si fa a Natale in tutte le case del Mondo Cristiano. A Torre c’è l’usanza di incominciarlo a fare dopo l’8 dicembre,

il giorno dell’Immacolata, e nel periodo natalizio, in ogni casa, c’è un angolo dedicato ad esso. Ma può capitare che in quel periodo c’è un lutto in casa da rispettare, e viene fatto in un tono minore, si rappresenta

solo la “Natività”. Per fare il presepe viene usato materiale umile o pregiato, dal cartone, ai sacchi di tela impregnato di calce, sughero, polistirolo, muschio o altro materiale naturale come legno e segatura; i pastori sono di creta, ceramica o plastica, ma possono anche essere di corallo, argento e cristallo. Si usa molta fantasia e si sfruttano gli effetti di luce. Il presepe napoletano è famoso perché ricco di pastori, rappresenta la vita quotidiana popolare, principalmente il mercato, con personaggi vestiti con costumi d’epoca Si può paragonare ad una foto del tempo, infatti, San Francesco nel presepe rappresentò in miniatura, come poteva essere la vita i mestieri, le attività ed i luoghi dove era nato Gesù. Ormai sono secoli che si fa presente, e può essere di svariate forme, grande, piccolo, in miniatura, permanente o addirittura vivente; particolare è quello realizzato dal maestro Vincenzo Garofalo che costruisce da anni presepi in corallo, famosi in tutto il mondo, uno dei quali è esposto nella sala d’attesa ai corridori che porta una stanza pontificia, dove passavano tutti i capi di Stato del mondo. Ogni volta rimaniamo ammirati davanti al presepe, quante volte l’abbiamo paragonato qualcosa che si attiva, come un paesino sulla montagna onorandolo caratteristico, dicendo alla tipica frase: “sembra un presepe”. E se non esiste uguale per tutti gli adulti vedono le caratteristiche, i particolari, le ipotesi di proporzioni, i trucchi, il materiale usato, i costumi dei pastori, l’ ambiente, la Natività ed il bambinello (ricordo che molti marittimi torresi lo portavano dalla Spagna, “Il Bambiniello” era

molto pregiato aveva gli occhi di cristallo). Mai ragazzi non vedono tutto questo, fanno oh... oh… oh... che bello, io da piccolo non mi limitavo a guardare, entravo con entusiasmo ad occhi spalancati fra i pastori, le grotte, le ripide strade sconnesse, le case, le botteghe per vedere cosa vendevano, mi immedesimavo nel presepe, camminavo fra l’arrotino, il macellaio, il fornaio, ciabattino,l’osteria, il castagnaro, il pescivendolo, il fruttivendolo, la lavandaia, il Î pizzaiolo, fra il gregge di pecore ed il cane. “Certo non pensavo nella mia ingenuità, all’epoca di Gesù non mancava niente”. E insomma in quel poco di spazio, vedevo l’ultima scena dell’arrivo dei personaggi, incorniciato con un viaggio e l’inizio di un grande evento. Nella mia fantasia immaginavo i re magi venuti da lontano con i loro doni, l’oro, l’’incenso e la mirra, quest’ultima senza mai capire cos'era. Cosi come pastori e le pecore,Benino che dormiva sempre e non si svegliava mai,gli zampognari che lasciavano la loro case lontane, e la stella cometa che veniva da un cielo sconosciuto. Per omaggiare Gesù il salvatore del mondo che nasceva in una stalla, “Non era giusto”. Ma l’avventura incominciava da quando prendevamo dal ripostiglio lo scatolone con i pastori, dove avevano dormito tutto l’anno, e molti avevano bisogno di essere riparati (azzeccati) con la ceralacca; braccia, gambe, testa, mani. Mentre Gesù, la Madonna e San Giuseppe erano stati conservati da parte con più cura. Ma ogni anno si compravano nuovi pastori da sostituire ai vecchi e si andava da Ciro Trapanese, il pastoraro in via Gradoni e Canali, ricordo che non erano stabili e si mantenevano in piedi con l’aiuto di un fiammifero dietro. Quindi prima di costruire il presepe si dovevano fare questi preparatici che già alimentavano la nostra fantasia, fra la colla, colori, sughero, chiodi e la scelta del posto migliore e più in vista dove costruire la grotta o la stalla, e mettere San Giuseppe, la Madonna, il Bambiniello,il bue, l’asinello e gli zampognari,che poi erano sempre troppo stretti fra loro. I giorni di Natale li trascorrevamo ammirando il presepe e fantasticando con la fantasia, scambiando continuamente il posto dei pastori. Poi, un bel giorno, dopo le feste natalizie, tornati a casa dalla scuola, il presepe non era più al solito posto, ed i nostri genitori nel vederci tristi, ci raccontavano come una favola che i pastori, gli zampognari e tutti i personaggi del presepe erano tornati alle loro case lontane, dalle loro famiglie, dai figli che li aspettavano, i re dai sudditi e le pecorelle nei loro ovili perché erano stanche ed era ora di tornare. Ma poi si sai ragazzi dimenticano presto, e aspettano con pazienza il prossimo Natale.









LE FOTO: PRESEPE DÌ CORALLO DÌ VINCENZO GAROFALO; PRESEPE DÌ ANDREA SCALA; PRESEPE DEL COMITATO IL PROGRESSO; QUADRO DÌ V. BORRIELLO TI PIACE O PRESEPE; VIA GRADONI I E CANALI DOVE C'ERA IL I PASTORARO