'A muniglia e
'a cernitura
di Carlo
Boccia
Il carbonaio: Fuligginosa e oscura bottega dalle antiche ante, con appeso
all ’uscio il vecchio ceppo nero.
Tu sole vivi ancora per dare calore vero alla gente, che dalle moderne stufe
attinge solo un fuoco spento.
Da noi
l’inverno non è stato mai rigido, salvo rarissimi casi che durano pochi
giorni, che poi non raggiungono mai le basse temperature di altre zone d’
Italia. Questo è dovuto alla nostra posizione geografica, alla lava
vulcanica, di cui è coperto il nostro territorio che fa un effetto
termostatico e al cono del Vesuvio che ci difende dai freddi venti del nord.
Quindi per buona parte dell’anno, circa otto nove mesi la temperatura è mite
con molte giornate di sole, e come si dice in termini meteorologici abbiamo
un clima ameno e temperato. Di questo ne hanno goduto molti uomini che qui
hanno soggiornato.{In pratica nei pochi mesi dell’
Anno di
inverno, non abbiamo bisogno di:grandi impianti di riscaldamento,basta il
braciere per riscaldarci. Si usano elementi naturali, la “muniglia”,
ricavata da polvere di carbone, scorze di pigne, di noccioline, noci e
olive, e la “cernitura”, residui delle fascine dei forni; per cuocere il
pane. Durante la guerra si usavano pezzi di carta pressata; Il signor
Vincenzo Ruggiero è l’ultimo venditore di carbone, e si trova in via Che
Mena a S. Croce. Prima di continuare voglio spiegare, ai giovani, cos’è, e
quali erano le funzioni del braciere. Questo è un contenitore" fatto di rame
ed ottone, alto circa dieci centimetri con un diametro di circa
quaranta,avente un largo bordo circolare quasi concavo, e due manici a forma
di due serpenti attorcigliati, un paletto di ottone per attizzare la brace
ed una carta argentata per tenere vivo il fuoco. Aveva tre funzioni,
poggiato nel “pruvulillo” (una piccola cassa semichiusa) o incastrato in una
base circolare di legno aveva il compito di riscaldare l’ambiente e
principalmente i piedi (bisogna avere sempre i piedi caldi e la testa
fredda),poi con l’aiuto di una campana fatta di strisce di legno flessibile
che lo copriva, serviva per asciugare i panni.(o’ sciuttapanne) La terza
funzione era la parte nobile di questa umile comodità, e non era alla
portata di tutti, troneggiava al centro della grande stanza da letto e
serviva per riscaldare l’ ambiente. Poggiato su tre piedi a forma di zampe
di leone, era coperto da una grande campana di ottone, già in uso nella fine
del ‘700 inizio ’800, era tutta traforata per la fuoriuscita del calore e
per fare da tiraggio, con forme di croce, stelle, linee ondulate,cerchi,
rombi e foglie d’acanto. In cima una figura di donna, (contadina) che con
una mano reggeva una cesta in testa, ed una nei fianchi, che oltre
all’estetica, faceva anche da manico
per alzarla. Il
tutto, tirato a lucido, era uno spettacolo a vederlo, e poi faceva parte
della dote della sposa Il braciere si accendeva appena faceva buio,quando la
sera distendeva il suo mantello di velo nero e gli uomini stanchi si
radunavano per un antico rito e per bisogno di riscaldarsi intorno al fuoco
(chi avett u fuoco campaje). Nelle case c’era un tiepido calore, quasi di
bruciato che non si può spiegare. Vi sto parlando di tanti anni fa, quando
non c’ era la televisione, la luce si accendeva solo per necessità, lo
shopping di sera era una parola sconosciuta i ed il consumismo faceva i suoi
primi passi, E lì intorno al fuoco, la sera finiva
la realtà e
cominciava la leggenda. La nonna, la zia o la madre raccontavano di fatti
accaduti; con cunti e
cuntarielli,
(ce steve na vota) di streghe, munacielli, belle briane, teresinelle, fate,
re, regine, principi e‘
lupi mannari ed
aggiungendo tanta fantasia da sembrare veri per intrattenere i bambini che
ascoltavano e
zitti con occhi
spalancati e si stringevano l’uno all’altro per la paura (in quel tempo i
ragazzi stavano in silenzio; parlavano solo gli adulti). Una volta un
anziano disse: quando era piccolo parlavano solo gli adulti, adesso parlano
solo i giovani. Ma io quando posso parlare. Quello intorno al fuoco era un
momento di
aggregazione,
un “porta a porta" casereccio, in cui si parlava; si “inciuciava”, si
discuteva di gastronomia, disprezzi, di fatti del quartiere, si giocava a
carte, si raccontavano che i bambini crescevano sotto i cavoli e li portava
la cicogna, la befana camminava sui tetti e per finire si recitava un
rosario e si dicevano le preghiere “i cos’iddio” a modo di cantilene tutto
fra il sacro ed il profano. Si trascorrevano così le lunghe sere d’inverno.
Ma c’era anche chi lavorava a ferri, a maglia,al telaio, all’uncinetto,per
fare i lavori di merletto e si ricamava ai prestigiosi lenzuoli di tela
d’Olanda, insegnando alle ragazze come fare. Era la loro 'dote fatta con
anni di sacrificio e di amore. Erano lavori in cui ci voleva molta pazienza
e tempo, adatto appunto per questi periodi. Poi nelle famiglie dei marittimi
la madre leggeva varie volte la lettera (aveva i bordi colorati, rosso' e
blu) del capofamiglia, arrivata via aerea dall’America, c’era scritto della
roba che avevano comprato per tutti, dei grandi “Store” delle larghe strade,
grandi automobili; scali mobili, treni sottoterra, i grattacieli, la
televisione, i frigoriferi, l’asciugacapelli, le cucine americane (da noi si
usava ancora il focolare con i carboni) e si ascoltava rimanendo a bocca
aperta
LE FOTO:
MONIGLIA; ENZO RUGGIERO MONIGLIA E CERNITURE VIA CHE MENA A S CROCE CAMPANA
DI BRONZO; BOTTEGA CARBONI 1996 CSO CAVOUR 3; ASCIUGAPANNI
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