Indice

Paulillo ‘U barbiere
di Carlo Boccia

Quando la “mattizzia” diventa arte, non quella di chi ha perduto la ragione o di chi si dimostra incontrollato, ma quella dei giovialoni, canzonatori e mattacchioni, piene di scherzi, burle e tiri birboni in scenette (tipo gags) articolate in modo da risolvere imprevedibilmente una situazione, determinando un effetto comico. Era “‘nu tiatr giornaliero ‘ccu mattizzie una areta ‘a nata... Il luogo di questi scenari era il palcoscenico all’aperto di piazza Luigi Palomba e dintorni: e fra gli “environs” menzioniamo quel tratto di strada che va dal civico uno al tredici, compresi il 3°, il 4° vico Giardino del Carmine e lungo Giardino del Carmine. Vecchi fabbricati al cui piano stradale si trovavano, oltre agli ingressi degli stabili, alcuni leggendari locali ad uso commerciale, frequentati da vari personaggi che hanno fatto la storia, una storia di gioconda allegria e buon umore. Questo inseparabile “insieme” era ubicato alle spalle della bronzea ed imponente statua dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi (1807/1882), alias “Peppino di Caprera”, il quale spesso avrà sogghignato con espressioni di gaiezza sotto quei baffi e barba folte, senza darlo a vedere, per quelle maldestre ma simpatiche azioni da “ciak” teatrale e cinematografico, che in un modo o nell’altro, coinvolgevano l’intera piazza... Qu l'"ars" comica non aveva confini... Fra le epiche figure di allora, oltre a Leone Borriello (1905/1958, pasticciere), Luigi Conte (1898/1968, “don Luigino”, bravo incisore; titolare del bar “Italia”, poi i figli; Attuale bar/pasticceria Coronella”), Luigi Izzo (1932/1959, “‘u mussuto”, apprendista incisore (operaio), Luigi Cozzolino (1922/1982, capuocchio”, garzone di bordo), Luigi Rivieccio (“piscitiello”) e figli, il rag. Pietro Vitiello ed altri, vogliamo ricordare, per ossequio ed onor di memoria, quel simpaticone ed iracondo (quando lo rendevano nervoso e lo mettevano in ansia) “personnage” che si chiamava Paolo Di Stasio, detto “Paulillo ‘u barbiere”. Era Nato a Torre del Greco il 28/03/1897 ed ivi deceduto il 22/12/1976, da Gioacchino, barbiere con salone in piazza L. Palomba attuale tabaccheria, appartenuta in passato a don Gabriele Gaita), e, da Gaetana Iannucci (“Gaetanina”), casalinga Quattro figli (due maschi e due femmine). Imparò il mestiere di barbiere col padre, il suo primo e valente maestro. Il locale si spostò, in seguito, al civico 7; non avendo la scritta “Salone” sopra l’ingresso, il prof. Salvatore D’Amato (esperto pittore/artista) pensò bene, all’insaputa di Paolo, di comporre: "Barbaria Paolo”; risate per tutti, in special modo da parte del gentil sesso. .. Milite esente per poliomelite; camminava con un andatura un po' imperfetta e quando era brillo, non si riusciva a capire il suostato di claudicazione... gli piaceva cantare e suonare la chitarra; era una brava persona, cordiale, alla buona, piacevole e divertente, Si unì in matrimonio nel  1919 con Espedita Vitiello, dalla quale ebbe quattro figli (tre femmine ed un maschio: Gioacchino). Riemergono, come se il tempo non avesse cancellato alcunché, le rimembranze della seconda guerra mondiale, che come ricorda il figlio Gioacchino, portò “famm, carestia, perucchi e pimmece. . .” Dopo il bombardamento aereo (notturno) della vigilia di pasqua del 1943, Paolo volle rimanere in casa, mentre i componenti della famiglia scesero in un ricovero antiaereo che non era altro che una grotta sotterranea contenente fascine per un forno a retro del primo vico Giardini del Carmine. Rimase "sospeso” nella sua abitazione, danneggiata nelle parti inferiori dello stabile; fu recuperato con una scala d'occasione dai fratelli “Luigino” e “Ciccio” Rivieccio... Altra incursione aerea da parte di bombardieri statunitensi; era il 13 settembre dello stesso anno; nel mentre le “fortezze volanti” transitavano sulla piazza, il nostro “coiffeur” per uomini, chiuse subito le porte del locale affermando: "Mò vottene ‘e bombe." E così fu! Un grosso polverone si alzò dalle parti di C/so V. Emanuele: centinaia le vittime innocenti in quella triste circostanza; cominciarono a passare per  Piazza L. Palomba numerose carrette e carrettini contenenti i corpi senza vita di chi non riuscì a mettersi in salvo, in direzione del cimitero. Sembravano scene di un irreale film che non si sono mai tolte dalla mente di chi li ha vissute. Durante, poi, i rastrellamenti dei soldati tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, i il giovane Gioacchino portava da mangiare ad un familiare, che era nascosto in una fogna accanto al cimitero vecchio. E come dimenticare i quella notte di gran timore, in cui i tedeschi si fermarono in piazza Luigi Palomba; furono momenti di gran terrore; sembrava che la volessero mettere a ferro e fuoco; poi, fra urla incomprensibili andarono via; era cominciata la ritirata verso il fronte di Cassino, con gli anglo/americani alle calcagna, provenienti da Salerno. Questi giunsero a Torre la mattina del primo Ottobre ’43 fra due ali di folla festante; caramelle, cioccolata, chewing gum, sigarette, pane bianco e “povere ‘ppeiperucchi” furono inizialmente elargite alla gente. Il figlio. Gioacchino è nato a Torre del Greco il 12/03/1935; marittimo in pensione (camera) con la società “Italia”; coniugato con Lucia Farese nel 1960 (deceduta); un figlio: Pietro e due nipoti; Gioacchino e Maria Grazia.
Egli è nato e cresciuto nel salone che fu prelevato agli inizi degli anni cinquanta da Tonino Sammarco, detto “Pippo”, ragazzo di bottega ai tempi di “Paulillo”; al presente il negozio si chiama “For man Enzo” ed è gestito dai figli Vincenzo e Maurizio dal 2003. In esso si è sempre avuta una vasta clientela, da don Enrico De Nicola (il primo presidente della Repubblica) che prendeva il pullman per Napoli, l’onorevole  Crescenzo Mazza, Francesco Coscia (“Cicciotto”) ed altre persone di varie zone cittadine ed anche fuori Torre. Oggidì ci viene anche qualche vecchio cliente di Don Paolo.
Riportiamo  alcuni scherzosi avvenimenti occorsi a don Paolo ed altri personaggi viciniori'. Durante una Festa dei 4 Altari di una Volta, alcuni operai stavano installando un palo per la festa davanti all’ingresso del salone“. Sorpresa per tutti ed in special modo per “Paulillo" che chiese le dovute spiegazioni...risate a crepapelle per  tutti...Il compianto prof. Aristide Conte, caro amico del nostro barbiere, bene imitava voce dell’on. Crescenzo Mazza e quando passava per il negozio, rivolgendosi a Paolo, profferiva un “Buongiorno”; accorgendosi di ciò
,decise di, buttare una sedia all’indirizzo del Conte... ma il caso volle che un giorno entrò il vero Crescenzo Mazza che si vide scagliare contro la “promessa” sedia; un cliente “mattezziuso” era solito farsi la barba; appena seduto sulla classica sedia girevole, pretendeva che il titolare non gli mettesse le mani in faccia..., e di lì a ridere! In una di quelle classiche mangiate nel ristorante/cantina de “’u parzunariello” in vico lungo Giardino del Carmine (alle spalle del salone), si era un pò tutti alticci... La chitarra di don Paolo che era appesa ad una parete, cominciò da sola a suonare e le corde si muovevano senza che nessuno le toccasse; qualche buon amico aveva introdotto dei pezettini di formaggio che un piccolo topo stava rosicchiando. Diversi operai stavano costruendo un palco davanti ai locali di don Paolo ed altri. La gente che abitava nelle vicinanze si oppose e raccolse centinaia di firme per opporsi a tale inziativa; il palco era per la compagnia teatrale di un certo Carlo Crespi.
Ma “Filippiello” e don Gabriele Gaita ne raccolsero più di quecento. La struttuna fu messa su e vi rimase per circa due mesi. Il postino della zona, profondo conoscitore degli umori dei cittadini di piazza L.Palomba, portò, una volta, un pacco a don Paolo, facendogli credere che fossero inutili reclames; invece, erano rate da pagare... quelle “carte” per la pensione, poi... un altro spasso; se ne incaricarono il prof. Torrese ed Aristide Conte. 

 
 






LE FOTO: "L'ATTUALE SALONE
FOR MAN ENZO”, EX LOCALE
DI "PAULILLO ’U BARBIERE";
QUELLO STORICO "TRAIT DE
RUE” IN PIAZZA L. PALOMBA
Al PRESENTE TONINO SAMMARES,
DETTO "PIPPO"

Mnù vech’io, tu vir tu” e la pratica pensionistica non andava avanti; al che Paolo si “sfasteriò” (si infastidì) e provvide da solo; nel mitico locale entravano molte persone, molte delle quali trascorrevano il tempo a discutere del più e del meno; forse in quella giornata si videro pochi clienti, e, all’ennesima entrata di un uomo ben distinto, Paolo si lasciò a dire a bassa voce: “Uoglioch, è venuto natucacac...”. Si trattava di un ispettore dell’I.p.u.a. (la prima ditta di pullman di servizio a Torre). Una donna alquanto robusta che vendeva materiale per barbieri, venne verso le ore 14.00 nel salone; aperta la porta, non accorgendosi di chi stava all’interno del negozio, e, stanca per i tanti chilometri percorsi, si sedette sulle gambe di don Paolo, che, a sua volta era seduto su di una sedia per i clienti...  Di Gioacchino si narra, fra il mito e la leggenda che, ritornato da Genova, (era di notte) bussasse alla porta dei suoi genitori, dicendo in un accento nordico: “Son mì". la madre sorpresa di questa bussata notturna, chiese al marito se conoscesse un certo “Mimi”... Gioacchino insisteva nel farsi aprire al punto di lasciarsi andare ad un “porcocan..., son mì..", e ancora la madre riferì a don Paolo che “Mimi aveva con sé anche un cane....". Poi il tutto si risolse nei migliori dei modi. Il nostro barbiere spesso entrava nel bar di don  Luigino Conte e chiedeva ai baristi di turno un pacchettino di caramelle caramas, erano le caramelle “Charms”. . .;insomma, qui si rideva sempre. . ..”Don Lione” Borriello, titolare della pasticceria all’angolo con via XX Settembre era solito chiedere ad un suo nipotino chi volesse più bene, a lui o al ciuccio  .... ed egli rispondeva “al ciuccio”; al che “Gigino ‘u mussatò”, dall’alto della sua estemporanea “mattizzia” fece salire un asino (ciuccio) sopra un biliardo (nella sala sottostante la pasticceria), ricoprendolo di erba e gramigna. .. Accadde la fine del mondo. Paolo Abbagnano (Paulillo ‘u pasticciere”) lavorava per “Don Lione” e durante le festività pasquali di un tempo che fu, preparò delle pastiere di grano, che dopo essere state sfornate, col passar del tempo, cacciarono dei germogli di grano... Che tipo di grano aveva usato quel diabolico pasticciere, si chiese “don Lione”, che uso se ne doveva fare di quelle pastiere? Per tutta risposta l’Abbagnano disse: "Don Liò, purtate ‘e pastiere rint i Sepolcri ‘dda chiesa...”  Un ragazzino fu inviato, su precise direttive di veri burloni locali, a comprare una decina di sfogliatelle c/o 'il locale di “don Lione”, il quale si accorse che in vetrina aveva solo frolle; il giorno dopo il simpatico titolare preparò in vetrina solo sfogliatelle, ed il ragazzino chiese dieci frolle... il tutto durò qualche giorno fra le tante risate di chi avevate scherzo. A fianco del salone di “Paulillo” v’era un forno, il cui titolare decise di rinnovare la scritta “Panificio”, dandone incarico ad un certo Liguori (ex dipendente comunale deceduto); questi si attivò artisticamente e lasciò le iniziali “PNF’; siccome si era nel periodo degli alleati   a Torre, alla mattina successiva con l’opera compiuta, gli antifascisti torresi si recarono dalle autorità preposte in quanto v’erano le iniziali del Partito Nazionale Fascista (appunto P.N.F.); subito fuori il panificio arrivò una jeep di soldati alleati che vollero spiegazioni dal titolare, il quale neppure lui sapeva nulla di quanto accaduto; la scritta “Panificio” fu completata per esteso, e tornò la calma, ma imprecazioni ed epiteti vari furono rivolti all’autore di questa balzana iniziativa. Quando lo scherzo non ha confini e va al di là di ogni pensiero ed immaginazione.
Ci sarebbero altri “ricordi” da raccontare, ma solo questi siamo riusciti a raccogliere fra coloro che li hanno vissuti. Vogliamo, inoltre, rimembrare i lustrascarpe (“pulizzascarpe”) di allora “peppe cap’ i voia”, “Chiapparello”, “Tatonno ‘u cecato"; "d'on Peppe “'u pulizèzascarpe, “Lurenzo ‘u mussato” (Lorenzo Izzo), “Turillo "u tranviere” (Salvatore 'Liguoro), ed i cocchieri che, coi loro calessi, sostavano ai lati della piazza: "Tore 'u materiale”, “Vicienzo Schinizzi”, “Giritiello”, “’u nase ‘i 'cane‘, “Michele ‘u cane”, “Giuvanni ‘u chiachierone, ecc. Ah, che bei tempi. Ma dov’è finita questa Torre del Greco di una volta??? Anche se si è persa nel corso del tempo, abbiamo fatto il tentativo di riportarla a galla, attraverso le “retrospettive” di chi ha i capelli canuti e bianchi... tiemp bell ‘i na vota” recitava una classica canzone napoletana; questi frammenti di ricordi. devono rimanere per sempre nei nostri cuori.