IL “LAGHETTO” E DINTORNI...
di Peppe D'Urzo
Notevole è stata la
frequenza di tantissimi personaggi; impresa ardua sarebbe ricordarli
tutti…; da M. Costabile, commerciante, sempre elegante e abbronzato,
bravo giocatore di carte (pokerino), G.ppe Sallustio, antifascista
anarchico, che veniva di solito verso le 13,30, col cappello in testa,
leggeva sulla spiaggia, andando via al calar del sole; G. Minotauro
(“’Aitano ‘u ferracavallo”), G.ro Sorrentino (“Innarone”), a “Tatonno
'u
cinese”, C. Marotta, V.zo Oliviero (“’a catrammella”), e
tanti altri che salutiamo con affetto per la loro lunga militanza.
Il “laghetto” che è un ritratto generazionale “on the beach”, è stato
anche l’anticamera, unitamente ai lidi balneari della nostra
litoranea, sotto l’aspetto curativo, fisico ed estetico per la dovuta e
figurativa abbronzatura per molti giovani e studenti torresi, i quali,
nel periodo estivo, si vestivano, come il copione di allora esigeva, con
camicie (di buona qualità) a maniche lunghe, foulards, ecc.; ciò
permetteva loro di poter accedere nei ritrovi “in” di Napoli, costiera
sorrentina, amalfitana (lo stile Positano è sempre stato di moda) e
fuori regione. Si sono qui succeduti vari generi di persone a
prescindere dall’età, grado di discendenza, cultura, qualità, maniere e
natura; hanno frequentato il “dolce luogo” con allegra spensieratezza,
distensione, serenità e senso di libertà, per fare il bagno in “chiare e
fresche acque” ed abbronzarsi in totale relax.
Fra i “malatoni” dell’abbronzatura qualcuno esponeva le dita disgiunte
dei piedi al sole. C’era chi portava con sé il panino con la mortadella,
per rimanere fino a tardi; era un lusso.
Al presente questo seducente
“sito” di incanto, accessibile dal lido “La Scogliera” e da via San
Giuseppe alle Paludi, è una spiaggia libera del tipo “mappatelle”,
praticato da gente anziana, nuclei familiari e persone occasionali.
Conserva sempre il suo “charme”; un alone di fascino antico lo
persevera costantemente. Immaginiamo, a questo punto, fantasticando con
la mente, e, con un nostalgico tuffo nel passato, di effettuare una
“walking” (passeggiata) al “laghetto” in quegli anni ’60, anni per nulla
inquinati, per nulla comparabili a quelli attuali in cui basta un
nonnulla per far esplodere rabbia, violenza ed inciviltà in chicchessia.
Era il tempo del boom industriale per tutta l’italica nazione che pian
piano cominciava a riprendersi da un “post-bellum” a dir poco
disastroso. Erano gli anni della nostra beata gioventù…
A tal proposito, Carlo Boccia, carissimo ed appassionato ricercatore
degli storici avvenimenti torresi, così scrive:
“Ci incamminiamo per la vetusta strada di San Giuseppe alle Paludi, una
lunga e, a tratti, via popolata da artigiani del corallo e cammei,
pescatori e marittimi; rasentiamo l’omonima chiesa, fatta costruire in
una sua masseria della zona, dal sacerdote napoletano Gennaro Di martino
nel 1674.
La zona fu così etichettata perché dopo l’eruzione del 1631 fu
letteralmente invasa da un materiale fangoso alluvionale, e gli spazi
terrieri furono, in seguito, coltivati a orti (le padule o paludi; in
torrese: ”parule”). Arriviamo sotto il ponte di “Gildarella”
(1910/1987), un “single” che viveva da queste parti, il quale col suo
banchetto, vendeva “’u cazzabbocchio”, ghiaccio tritato, colorato con
essenza di amarena, menta e orzo; una refrigerante delizia da guastare,
in genere, al ritorno dal mare; il ponte non è altro che uno stretto
passaggio della ferrovia dello Stato che nel 1842 inaugurò il terzo
tratto (tronco) ferroviario d’Italia: Torre del Greco/Castellammare di Stabia. “’A strada ‘i fierro” attraversò anche la nostra città. Una
leggera brezza ed una boccata di aria fresca avvolge chi va e chi viene
dall’assolata spiaggia.
La salsedine ci inebria ed è grande la voglia di tuffarci nello specchio
di mare che si presenta imponente ai nostri occhi. Passiamo oltre le
palazzine dei villeggianti napoletani, poi lo stabilimento degli
Acampora è " ’a spiaggia ‘i Mastu Peppe” che ci guarda allarmato, guai ad
avvicinarci senza pagare; raggiungiamo, dopo una faticosa corsa sul
rovente arenile, la battigia di “sott’ u Cavaliere”. Dopo aver ancora
costeggiato la ferrovia e superato agevolmente i “casciuni”, ci troviamo
finalmente al mitico “laghetto”; in disparte sono raggruppate alcune
persone, alquanto conosciute a Torre: Carmine (“’a Carmenella”),
Vincenzo (“’a
Vicenza”), Cristofaro (“’a Cristofara”), ed altri.
Questo posto ha sempre suscitato nei torresi una grande attrazione,
forse per la sua quiete e solitudine; un ambiente che emana fascino, un
magico fascino, nonostante sia disagevole arrivarci. Quanti giovani e
ragazzi si sono tuffati nelle nitide acque, dal famoso scoglio “zombi-zombi”.
Il “laghetto”, per culto e tradizione, è |
così chiamato per una sorgente di acqua dolce
sotterranea di provenienza ignota, già conosciuta e sfruttata dai
patrizi romani; lo testimoniano i ruderi di un’antica terma, a fianco della Ferrovia
(Terme Gymnasium). Basta scavare un poco sulla sabbia per veder affiorare
l’acqua dolce; era questo un rituale gioco che facevamo da ragazzi.
Al presente questo “trait” marino è frequentato da abituali bagnanti, un
gruppo di “over” e non; ne cito alcuni: Nunzio Nocerino (il più anziano), A.nio
Porzio (Pres. del Comitato di quartiere in via Fontana), S.re Di Luca,
F.sco Esposito, Stefano Ruggiero, R.do e G.nni Ruotolo, Giorgio Castello,
F.sco
Argento, Sergio
Esposito,Luca
Garofano, Stefano Ruggiero, V.zo
Speranza, Raimondo (gestore della “Esso” in via Circonvallazione) ed il
sottoscritto.
Ci si riunisce intorno ad un vecchio tronco d’albero,
somigliante ad un relitto di bastimento, con una scritta ben visibile: “Luna
rossa”; qualche fine intelletto, provvisto di grande fantasia, lo ha
trasformato e modellato come una panca-solarium… Ognuno, inoltre, ha il suo
posto o il suo scoglio. Uno di essi, in particolare, è diventato una
reliquia, e, per onor di memoria e rispetto, nessuno osa occuparlo; era di
Vincenzo Formisano (“’A Vicenza”); tale scoglio è immortalato con le sue
iniziali: (V.F.). E fra una pescatine di “purpetielli” (polipi), “ancine”
(ricci di mare), cozze e padelle, qualche tuffo rinfrescante, un po' di caldo
sole, si passa il tempo a giocare a carte, discutere di politica, cultura ed
attualità. Molti ex marittimi che per lunghi anni hanno solcato gli oceani,
rimembrano le loro esperienze di un tempo che fu. E poi, volendo e nolendo,
si parla di calcio, della nostra Turris, o “Turrissa” o “Turrissella”, la
prima squadra cittadina che sta nel cuore di noi torresi che abitiamo questo
“lembo” di terra alle falde del Vesuvio che si rispecchia nel "mare nostrum".
Questa in sintesi è la descrizione del “laghetto”, se si è dimenticato
qualcosa ci cospargiamo il capo di ceneri e ci stringiamo simbolicamente in
un annodato cilicio.
Concludiamo con un componimento acrostico del sempre in gamba amico G.nni
Russo (“Ranesi”), eseguito il 23.08.2007 in non più di dieci poetici
secondi:
Lampi
Amici
Ghermiscono
Holidays
Eoliche
Tutte
Torresi
Oniriche
"Luca |