Ciro Cerullo
'u uardamentaro
di Peppe d’Urzo
Dall'album della cosiddetta "memoria ritrovata", estrapoliamo un altro
personaggio della Torre del Greco che fu. Si tratta dì Ciro Cerullo,
(21.01.1892, Torre del Greco, 05.04.1946), detto "Mastu Ciro
'u urdamentaro", da Luigi (di professione "ciucciaro", con locale al vico
Bufale, era solito condurre un "ciuccio" per le strade e vendere il suo
latte) e da Carolina Alfieri (originaria di Ercolano), detta "'A capera" (antica figura per definire una pettinatrice che andava nelle case a
pettinare le donne).
Coniugato con Cherubina Cutolo (1911-1960) della
stirpe di panificatori e pasticcieri di Leopardi. Sei i figli: Carolina,
Gelsomina (deceduta), Luisa, Maria ("Marittella", deceduta),
Luigi (classe 1927, pensionato, ex dipendente della Circumvesuviana) e
Salvatore (ex bigliettaio Atan, deceduto).
Ciro, sin da ragazzo comincia ad apprendere il mestiere (similare del
sellaio) grazie al suocero, Salvatore Cutolo, nativo e proveniente da
Pagani. Inizialmente apre una "bottega" in via Purgatorio (attuale
Supermercato confinante con l'ex mercato ortofrutticolo), fuori della
quale sostava sempre un asino con calesse a mo' di esposizione. In
seguito a S. Antonio (oggi macelleria) ed infine in via Purgatorio n. 99
(nuovo 105) con annessa abitazione. Ha sempre lavorato da solo, poi coi
figli Luigi e Salvatore. Bravissimo ed abilissimo artigiano, artista doc.,
capace di fabbricare con notevole maestria bardature ornamenti,
finimenti per cavalli, carretti e calessi.
La clientela era abbastanza vasta, si andava dai "signorotti" ai
"carrettieri".
Altri storici "urdamentari" si trovavano in via Nazionale
al vico I° San Vito e nei pressi dell'Epitaffio. La zona dopo la villa del
Cardinale, (costruita nel 1744 dall'architetto Gennaro De Laurentis e
venduta due anni dopo all'arcivescovo di Napoli Giuseppe Spinelli), è
sempre stata famosa per attività artigiane, espletate dall'abilità degli
"'urdamentaro", "Ferracavallo" (maniscalco), "'Tosacavallo" (colui che
tagliava il pelo ai cavalli) e "Mannese" (costruttore di carri e
carrettini).
A Mastu Ciro piacevano tanto le corse dei cavalli, frequenti anche a
Torre. Si correva con cavallo e calesse sulle "basolate" strade
cittadine ed il percorso, in genere, andava dall'angolo di via del
Monte, all'incrocio di via Purgatorio - via Circonvallazione. Il
servizio d'ordine era assicurato dalle Guardie Municipali, alla fine
delle competizioni premi per i partecipanti e bicchierata finale per
tutti. Il locale rimase aperto fino al 1968, quando morì la sempre in
gamba donna di casa, Cherubina, poi si trasferì in via A. De Gasperi
(vicino alla pasticceria "Panariello").
L'attività è continuata con
Salvatore e proseguita fino ad oggi dal figlio Ciro. Il nostro valente ed esperto artigiano partecipa alla I guerra mondiale.
Durante la II guerra mondiale, nel 1942, vicino alla sua "fucina"
(attuale "Bottega del Sole") ed abituale dimora, alloggiavano i soldati
tedeschi (all'interno del fabbricato al civico nuovo 107) che avevano in
"sosta" un carro armato, familiarizzarono coi Cerullo, (originari dell'avellinese)
regalando caramelle, sigarette, carne in scatola ed altro.
La foto,
datata 15 ottobre 1942, mostra cinque soldati germanici attratti
dall'opera d'arte (in dialetto "Uerdella") esposta all'esterno del
negozio di Ciro (sulla soglia col figlio Luigi, seminascosto).
Essi
vollero "immortalarsi" in questa immagine che deve considerarsi una rara
testimonianza della permanenza di militari tedeschi a Torre del Greco.
Quando andarono via per avvicendamento, salutarono affettuosamente i
componenti della famiglia Cerullo. |
Dopo l'armistizio del settembre '43
ci furono i tenibili rastrellamenti.
La gente si nascondeva dove poteva.
Un buon nascondiglio fu il ricovero antiaereo presso i Fratelli della
Scuola Cristiana de "La Salle". Poi gli agghiaccianti e paurosi
bombardamenti delle "fortezze aeree". Durante uno di essi,
improvviso ed inatteso, ricorda Luigi, gli aerei passarono a bassa
quota mitragliando tutto ciò che era in movimento. La gente, fra cui i Cerullo, atterrita,
non ebbe la materiale possibilità di raggiungere il "clericale rifugio"
e fu costretta a gettarsi a terra con la faccia all'ingiù.
Nella tragica circostanza, la madre Cherubina si trovava in via
Nazionale dalle parti dell'odierna succursale del Banco di Napoli, in
una campagna a cogliere l'uva; caddero giù alcune bombe, fortunatamente
si salvò. Ciro, in questi tristi frangenti, trovò lavoro presso la
Caserma militare, in quel di San Giorgio a Cremano; faceva il sellaio.
Andava e tornava a piedi.
Le sorelle Gelsomina e Luisa gli davano una
mano, cucendo delle cinture di pelle per pantaloni. Poi vennero gli
alleati, i cosidetti "Liberatores" che transitarono per tutta la via
Nazionale fra due ali di popolazione locale festante e tripudiante.
Una
sola e chiara parola soffiava in quel leggero venticello del primo
ottobre del '43, "Victory".
Luigi che oggidì vive in via Abruzzo 5, è pensionato e frequenta una sala per
pensionati presso la chiesa di S. Antonio da Padova. Vi si reca per una
partitella a carte con persone della sua età. Egli, con filiale affetto,
ricorda la carismatica figura del diletto genitore che, qui in un'altra
foto d'epoca, lasciò la vita terrena nel dopoguerra stroncato da un
infarto.
Era socialista della prima ora; una volta, nel 1946, pagò, durante
il periodo in cui le città ed i paesi dovevano restare in totale oscurità, a
causa delle indiscriminati e
pressanti incursioni aeree, una multa di lire 500, elevatagli dalla Milizia
fascista, per un lume rimasto acceso nel locale-abitazione di via
Purgatorio.
I ricordi di Luigi, infine, vanno a quando si doveva recare a
scuola o alle adunate, vestito da "balilla" e da "avanguardista"
poi,
come il copione di allora richiedeva.
La "scenica" vestizione avveniva
sempre di nascosto dal padre. |