Il convalescenziario
"Principe di Napoli"
di Peppe D'Urzo
L'attuale presidio ospedaliero "Filippo Bottazzi" in via G. Marconi
n. 66 (salendo a sinistra prima del ponte autostradale), prima e durante
la seconda guerra mondiale era intitolato al Principe di Napoli, cioè al
figlio di Umberto II (Racconigi/CN, 1904 - Ginevra (Svizzera), 1983),
unico figlio maschio e terzogenito di Vittorio Emanuele II e di Elena di
Montenegro; nel 1930 si unì in matrimonio con Maria Josè del Belgio. Si
narra che sia stato diverse volte ospite del duca Lecco De Guevara,
proprietario della "Villa della Terrazze" (secolo XIX), ubicata
nell'area del convalescenziario e venduta all'I.N.PS.
(Istituto Nazionale Previdenza Sociale, ente pubblico istituito dal
regime fascista nel 1933) nel 1941.
La villa aveva un esteso
appezzamento di terre coltivate ed alberate con coloni che vi
lavoravano. Un altro ingresso si trovava in via Tironcelli (attuale
cancello metallico chiuso). Il duca viveva a Roma e veniva nella villa
nel periodo estivo; durante il resto dell'anno, la villa veniva gestita ed
amministrata da un avvocato di Ercolano, fiduciario del duca, il quale
provvedeva agli stipendi del custode e dei coloni, organizzandovi spesso
solenni feste fra nobili famiglie e casati, provenienti anche da fuori
Torre del Greco
La "Villa delle Terrazze" funse da ospedale, durante la guerra, con
ricoveri antiaerei sotterranei, attualmente ancora presenti ed intatti,
per i civili e gli ammalati. Il convalescenziario (luogo di cura
particolarmente attrezzato per accogliere i convalescenti) era
denominato posto di Croce Rossa Italiana - Ospedale di cura
specializzata n. 1 ed accoglieva i militari italiani feriti ed in
convalescenza, appartenenti al Regio esercito. Qui in data 08.12.1942,
fu ricoverato Vittorio De Spirito, cav. e grande mutilato di guerra.
Egli, nato a Napoli nel 1922, fu ferito sulla nave "San Martino"
ad
ambedue le gambe nel porto di Tripoli il 29.11.1942 per un attacco aereo
di "Spitfire". Dopo varie vicissitudini, arrivò a Napoli e con
un'ambulanza fu condotto al nosocomio di Fuorigrotta.
Dopo poco tempo vi arrivò la principessa Maria Josè a far visita e
portare conforto agli ammalati. Si avvicinò al letto del sofferente
Vittorio, esclamando: "Mio Dio quando finirà questo macello... cosa
posso fare per te?" Ed egli, in uno stato dl confusa emozione, le espose
il desiderio di essere ricoverato presso l'ospedale militare di Croce
Rossa Italiana n. l a Torre del Greco.
Vittorio, qui da giovane vi aveva prestato servizio di guardia quando
era avanguardista aviere.
Con l'interessamento di Maria Josè, poté
raggiungere l'ospedale torrese; in quel giorno nella nostra città si
festeggiava l'Immacolata, il cui carro trionfale in quegli anni arrivava
anche all'interno del convalescenziario per consolare e sostenere i tanti ammalati
ivi degenti. I suoi genitori, saputa la notizia, subito gli furono
accanto. Ma, ahimè, i dolori aumentarono; dopo tre mesi a Torre, fu
trasferito a Foggia in un edificio scolastico adibito ad ospedale, poi
in una clinica universitaria a Roma nelle vicinanze dello scalo
ferroviario di San Lorenzo e in un ospedale a Bologna (zona colle San
Michele).
In seguito visse il resto della guerra al nord d'Italia. Impiegato del
comune di Torre del Greco per una legge riservata agli invalidi militari
e civili di guerra. Fu dichiarato "Grande mutilato di guerra di vita"
con medaglia di bronzo e due croci di guerra al V.M. Presidente per molti
anni dell'Associazione Combattenti e Reduci, sezione di Torre del Greco.
In via G. Marconi all'ingresso del "Principe di Napoli", nel 1943, cadde
una bomba che causò una voragine nella strada. Ci furono dei danni con
rottura di vetri e crollo di alcune strutture in muratura in diverse
stanze.
Dopo la micidiale incursione aerea del 13.09.1943, con le tante bombe
che cadevano dal cielo, dalla Villa Comunale alla chiesa di Santa
Maria dei Popolo (con annesso ospedale sezione degli Incurabili di
Napoli) furono qui ospitati tanti feriti. Molti ricordano i numerosi
carretti e carrettini che trasportavano morti e feriti; il giorno dopo
alcuni camion pieni di cadaveri (col telone chiuso nella parte
posteriore) partirono dall'interno del convalescenziario alla volta del
nostro cimitero. Durante quei mesti giorni lunghe file di familiari,
conoscenti e curiosi si accalcarono fuori il cancello per andare a
trovare i feriti ed il custode ebbe il suo da fare per regolare il
flusso d'entrata.
In seguito con la venuta degli alleati |
si stabilirono qui gli inglesi; cure e cibo per tutti. Nel dopoguerra il
nosocomio continuò l'attività di preventorio (istituto in cui vengono
effettuati trattamenti preventivi a soggetti predisposti alla tubercolosi o particolarmente esposti al contagio
o infettati ma non ancora ammalati) e sanatorio iniziata alla fine degli
anni trenta sin dal primo giorno dall'apertura dei suoi battenti per i figli
degli ammalati tisi polmonare e malattie respiratorie.
I fanciulli/e
provenivano da tutte le parti della regione e dall'Italia del sud.
Il luogo,
immerso in un salubre verde, era salutifero per i tanti ricoverati con un
incontaminato parco giochi (l'attuale "Loffredo"). Prima della
ristrutturazione al di sotto della struttura, erano ubicate la mensa, una
sala cinematografica e delle stanze con delle macchine per cucire; furono
anche trovati dei grembiulini cuciti dalle ragazze ricoverate, sotto
l'attenta guida di suore che fungevano da infermiere e crocerossina, oltre
al personale civile. Nel corso del tempo sono qui ritornati ex militari e
diverse persone che sono state curate e guarite nel corso di quegli anni.
La casa di cura fu dedicata ed intitolata al dr. Filippo Bottazzi (Fiesole, 1867
- Napoli, 1941), un "luminare" della medicina. Docente universitario di
Fisiologia (scienza biologica che studia le funzioni degli organismi
viventi) presso l'Università di Genova e poi di Napoli. Diresse la Stazione
Zoologica di Napoli dal 1915 al 1923. Ricoprì, inoltre, importanti ruoli
dirigenziali presso enti governativi e rappresentò in numerose assisi
scientifiche italiane e straniere il governo italiano. Divenne socio di
innumerevoli accademie, tra le quali le Accademie di Firenze, Genova,
Napoli, Torino, nonché dell'Accademia dei Lincei.
Socio e corrispondente di molte istituzioni accademiche estere, dottore
"honoris causa" dell'Università di Edimburgo, presidente di numerose
Commissioni governative. Fu anche nominato Rettore dell'Università di
Napoli.
Il convalescenziario "Principe di Napoli" dedicato a Vittorio
Emanuele di Savoia (Napoli 12.02.1937), figlio di Umberto II e Maria Josè,
classica costruzione di architettura fascista con attraenti esterni
marmorei, al presente presidio ospedaliero "Filippo Bottazzi" (ASL NA
5 - Distretto 85), con Direzione, diversi ambulatori, laboratorio di analisi,
ecc., è senza dubbio un pezzo di storia, una storia che appartiene alla
nostra città a testimonianza del periodo bellico e del dopoguerra.
Uno
spazioso sito al servizio di tantissimi sofferenti che in quegli anni hanno
potuto vedere e toccare il carro trionfale dell'Immacolata che qui giungeva
accompagnato da tanti fedeli e dalla banda musicale di Torre del Greco.
Un
sollievo ed un conforto spirituale per gli ammalati ed il personale tutto...
Ricordiamo con affetto questo luogo, senza buttarlo nel dimenticatoio... |