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Elvido Cataldo, un nome
e un marchio


di Peppe D'Urzo
 

Altre memorabili pagine scorrono sul consumato nastro del tempo. Da un attento resoconto viene fuori la figura di un vero galantuomo che ha dedicato la sua vita al lavoro e alla famiglia. Concetti sacri per Elvido Cataldo, nato a Torre Orsaia (comune della Campania, in provincia di Salerno a 295 metri sul livello del mare, abitanti attuali 2718) il 22 ottobre 1901 e deceduto a Torre del Greco il 21 dicembre 1986, da Domenico (dirigente delle Regie Poste Italiane) e da Anna Del Giudice (casalinga).
Il giovane Elvido serve la Patria sotto le armi e parte per Vercelli (Esercito-Fanteria); della città piemontese (produttrice di riso) serberà sempre un buon ricordo. Fu solito ripetere ai suoi tigli di aver visto sette guerre.
Andò a vivere a Napoli per il trasferimento del padre all'Ufficio postale, in seguito conobbe Maria Di Donna, la sua fedele ed amata compagna di vita che sposerà nel 1936, venendo, poi, ad abitare a Torre in via Circonvallazione,112 nel palazzo di proprietà Borrelli, ove rimarrà fino agli ultimi giorni della propria esistenza. Nel marzo del 1944 durante l'ultima eruzione del Vesuvio sfolla con la famiglia a Baronissi in provincia di Salerno. Con gli alleati, dopo la liberazione dai tedeschi, si reca a Napoli con due valigie piene di conchiglie, cammei e coralli, a vendere la propria merce.

Bravo incisore di cammei, frequentò le scuole di belle Arti, passò in seguito alle conchiglie (involucri calcarei, proprie dei molluschi), lanciando in Italia e all'estero il proprio marchio, sinonimo di garanzia e qualità. La laboriosa e produttiva attività passò ai figli alla fine degli anni '70. Uomo dai sani principi di vita, ha sempre cercato di trasmetterli ai figli e nipoti.
Conosciuto e rispettato in città, sempre in ottimi rapporti coi commercianti del ramo, i suoi hobbyes erano il giardinaggio (amava tanto coltivare piante da giardino), allevare animali domestici e giocare a cane coi parenti, in special modo a tressette. Sedici furono i figli nati dall'unione dei suoi genitori, di cui sei perirono per la "spagnola" nome popolare dato alla pandemia influenzale del 1918-19, il cui focolaio iniziale si sarebbe sviluppato in Spagna.
Il fratello Antonio aprì una fabbrica di conchiglie al corso Vittorio Emanuele, 104 gestita attualmente dagli eredi. Il nipote Gennaro, di 24 anni, figlio di Gennaro (classe 1947, titolare di "Sesto Continente", pietre dure, coralli, ambra, bronzo, madreperla e conchiglie, sede al Corso Avezzana, 65, ha voluto dedicare al carissimo nonno appassionate ed accorate parole:
Il giorno 22 ottobre ricorrono i cento anni dalla nascita di Elvido Cataldo. Per alcuni torresi questo nome è fonte di emozioni e per altri


semplicemente un nome già sentito; sicuramente per i suoi dieci figli rappresenta un atto d'amore. Nell'inimitabile ed esemplare tradizione torrese, ha sempre visto nel lavoro il collante che unisce la famiglia, che mostra la giusta via e che porta ad un benessere spirituale. Anche perchè il lavoro ha sempre accompagnato come un angelo fedele la vita di Elvido, partito da semplice incisore, e, riuscendo ad affermare in seguito un marchio nel mondo, legandolo indissolubilmente alle conchiglie. Persona dal viso forte e deciso che celava due splendidi occhi azzurri di giovinetto. Fortissima anche l'influenza che ha avuto sulla famiglia, pronto e disponibile a dispensare parole ricche di navigata esperienza sia nella vita che nell'attività commerciale.
Elevatissimo e dovizioso l'amore per la moglie Maria che ha sempre rispettato e venerato, e che la sua morte la vita gli ha vuotato. Era legato ed affezionato alla famiglia, la sua vera fonte di ricchezza e soddisfazione. Era felice di trascorrere il suo tempo nella casa di via Circonvallazione, circondandosi dei suoi cari. Alla classica domanda: "Ha quest'uomo realmente vissuto?", la risposta è "Sì" e la testimonianza di ciò la si può, riscontrare negli occhi e nei cuori dei suoi figli e nipoti. Cento anni sembrano tanti, ma sono pochi se a viverli è stata una persona come te. Buon compleanno carissimo nonno Elvido per mille e ancora mille anni; il tuo ricordo proseguirà e vivrà in noi. Grazie".

Forte ma sempre vicina e disponibile la figura nei nipoti, alcuni dei quali ne hanno ereditato il nome. Essi lo porteranno sempre nel cuore come per "colui che ha dato tanto", rivelandosi sempre un faro-guida per la sua grande esperienza, derivata o trasmessa dai padri. Anche nei momenti più tristi, della vita torrese era sempre li pronto a darsi da fare, ad aiutare chi ne aveva bisogno e a lavorare duro per un risultato che andava oltre il fine economico, ma che rappresentava, l'essenza stessa del lavoro: il lavoro come esigenza dell'animo umano.
A giusta ragione lo possiamo annoverare fra i protagonisti della rinascita dell'Italia, uscita malconcia dalle rovine e macerie della seconda guerra mondiale.