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Felice D'Urzo:
"Corallino purosangue"

di Peppe D'Urzo   

Era uno di quelli che hanno amato col cuore e con la mente la Turris, la "sua" diletta squadra di calcio, oltre all'Inter, che decantava dovunque si trovasse; anteponeva, nei limiti della civile convivenza e nei rapporti familiari, il team "corallino", difendendolo a spada tratta contro tutti e tutto...
Felice D'Urzo era nato a Torre del Greco il 25.09.1948 da Raffaele (1921/1996; marittimo-vigile del Fuoco con la società di Navigazione "Italia"; a 14 anni imbarcato sulle "spugnare" dirette sulle coste del nord Africa; militare in Aviazione in quel di Bracciano; medaglia d'oro di lunga Navigazione; della stirpe paterna de "'I gialluotti" e materna: "Mammè" i carrozzai), e da Maddalena Scarpati (dai natali porticesi; sua madre è stata la prima titolare della tabaccheria in via Falanga angolo via Piscopia sin dagli inizi degli anni '40; gran fumatrice sino ai novanta anni; era detta "Maria 'a tabaccara"; il marito Salvatore morì giovane a 32 anni per un incidente sul lavoro, lasciando quattro figli; erano gli inizi degli anni '30 e lavorava in uno stabilimento della Montedison a Portici, nei pressi del campo sportivo "Cocozza"; il decesso avvenne in un ascensore che si ruppe; Maria si risposò con "Arturo 'u sanzaro", mediatore di coralli e affini).
Quattro furono i figli (due maschi e due femmine) di cui Felice il primogenito. Originario di Largo Santissimo n. 7 sopra il negozio di baccalà, ove lavorava Salvatore Anno (deceduto), detto "Tore 'u baccalaiuolo", bravo e coraggioso portiere del glorioso De Nicola. Dopo le scuole elementari a Santa Rita, alla Giovanni Mazza e alla Cesare Battisti (prima media), i genitori, per il suo caratterino un po' ribelle lo inviarono nel collegio dei Carmelitani Scalzi a Vico Equense (NA). In seguito fece un corso alberghiero in qualità di cameriere a Grado (GO), ove trovò molti torresi; dalla metà degli anni '60 lavorò in vari ristoranti locali e non, e poi il primo imbarco con la Società "Lauro" e "Tirrenia".
Militare in Marina a Taranto ed attendente ad un ammiraglio; durante il servizio militare si guadagnò vari giorni di cella di rigore, per le classiche "fughe" dovute alla squadra del cuore, cioè la Turris.
Ha giocato nella Turris boys (dei vari G. Formicola, alias "Cacatella", L. Aliani, Mancuso, Marrazzo, Tortora, Liberti, ecc.) come centravanti, allenata dal duo Pennino/Pepe ed in seguito E. Palomba, e nel Savoia (allievi); poi vari tornei fra amici (fra cui S.re Mellone) e colleghi marittimi, e gare amichevoli.
Venne, una volta, chiamato scherzosamente "scarpa elettrica", poiché usò come lacci sulle scarpette da calcio, alcuni fili di materiale elettrico; poi smise con il calcio attivo per il lavoro. Coniugato con Grazia Del Gatto (cognata del carissimo Isidoro Sorrentino); due figlie: Maddalena, dipendente Alvi a Torre del Greco e Veronica, insegnante scuole materne; abitante al C/so Avezzana n. 22.
Felice era un ragazzo pieno di vita; purtroppo lasciò la vita terrena a soli 39 anni nel 1987, lasciando un vuoto incolmabile nei familiari e in quanti lo conoscevano, stimandone le doti caratteriali e lavorative; di animo aperto e dai buoni sentimenti, apparentemente musone e dal tono di voce alta; tifoso "corallino" di origine provata e controllata, sin da ragazzo; erano i tempi di Abbate, Battimiello, Imperato, Russo, Mapelli, Schiano, Martino, Mollo, Borrelli ed altri; negli ultimi "espaces" della degenza all'ospedale "Cardarelli" di Napoli, in un momento di lucidità, chiese al fratello Salvatore il risultato della Turris (allora impegnata fuori casa contro il Palermo; era la stagione calcistica: 1987/88, serie C/2"D"; il Palermo vinse per 2/0).
Seguiva la Turris dentro e fuori; quando arrivava con la nave a Civitavecchia, era lui che organizzava la trasferta con amici di bordo ed auto in fitto; invece quando era nel porto di Genova, si recava allo stadio "San Siro" (poi "G.ppe Meazza") a vedere l'Inter. In un Savoia-Turris: 0/1 a Torre Annunziata di molti anni fa (campionato di Promozione), al gol realizzato dal "corallino" Di Giovannantonio, Felice, spettatore fra gli spettatori e con le mani aggrappate alla rete di protezione, disse sottovoce al fratello Salvatore: "Tò, iamme' ncenne... 'imma miso 'u bambino rint 'a capanna!" a fine gara successe "the end of the world"; torresi furono inseguiti dai savoiardi oltre i confini delle due Torri. Il gol di Sani, poi, in Turris-Sorrento: 0/1 (spareggio per la serie C al "Flaminio" di Roma in data: 02/ 06/1969) lo lasciò letteralmente di stucco; uno "chock" difficile da digerire; viveva intensamente l'attività calcistica della Turris e dell'Inter.
La Turris non poteva essere trasgredita; a volte la casa non la conosceva. Sin da fanciullo scappava di casa, dalle finestre che immettono alla 2^ tr. di via V. Veneto, per recarsi allo stadio "A. Liquori" in V/le Ungheria; aveva uno spirito libertino alla "Papillon". Partecipava spesso alle sassaiole ("'A uerra 'ride petre") fra coetanei di C/so Avezzana ed i vicoli Abolitomonte; una volta, in una di queste, fu colpito ("ciaccato") da una pietra ad una tempia; il sangue scorreva...; benedetta fu la mano di qualcuno che tamponò il tutto con una ragnatela (efficace emostatico di allora); il sangue, così, si arrestò.
Altro hobby di Felice fu la pesca; passava molte nottate al chiaro di luna nel porto di Torre del Greco fra le banchine; se non prendeva qualcosa era capace di non far ritorna casa.
La passione, inoltre, per l'Inter gli è  nata agli inizi degli anni '60; fu con plagiato e stregato dalle gesta eroiche degli uomini di Helenio Herrera, definito "il mago".


La squadra nerazzurra allora formata da Sarti, Burnìch, Facchetti, Tagnin (Bedin), Guarneri, Picchi, Jaìr, Mazzola, Dilani (Peirò), Suarez, Corso ed in seguito Domenghini ed altri, diede, in quegli anni, lustro al calcio italiano, conquistando Coppe dei Campioni e Coppe Intercontinentali. Socio dell'Inter Club di Torre del Greco dal 1980. Il fratello Salvatore conserva i suoi cimeli interisti: sciarpa, berrettino, bandiera, cuscinetto per il posto a "San Siro".
Il giornale locale "Alé Turris" del 12/11/1987 gli dedicò un articolo dal titolo: "Felice di vivere per la Turris" in cui Antonio Ascione ("Antonascio") lo ricorda come un personaggio popolare e come tifoso che certamente non faceva parte di quel anonimato che caratterizzava un po' ovunque la massa dei "supporters". Frequentava Capo Torre ove si intratteneva a parlare con gli amici e tifosi; ossequioso dei vecchi e storici tifosi "corallini": P.le De Luca, Tesoriero ("Ciccio"), Catello De Rosa, F.Mannino, "Michele 'a Sampdoria", "Carlino 'u nasone" (Carlo Ientile), Mario Perez ("l'acquaiolo"), Zaino ("Gigino 'u paratore") e tanti altri. La passione per la Turris l'ha trasmessa anche al fratello Salvatore, ex stopper nelle file della Juve Torre (giovanili); perito elettronico, funzionario g.d.o. (Grande Distribuzione Organizzativa).
Salvatore, oltre ad essere un vero tifoso, è stato dirigente (anche accompagnatore) ai tempi dei Presidenti: Onofrio Palomba ("'U russ") e Mario Vecchietti, entrambi deceduti; ha seguito le sorti delle giovanili della Turris, sobbarcandosi varie trasferte; e di trasferte con la prima squadra ricorda quelle turbolente di Matera, Catanzaro, Reggio Calabria e quelle in regione. Le figlie di Felice ricordano con affetto il carissimo genitore e la moglie Grazia, fedele nel tempo alla sua "memory", non risposandosi, ha continuato ad essere la sua "compagna" in segno di grande rispetto ed incondizionato amore.