“'U FIGLIO
'I ANDREA 'A SIGNORA”
Luciano Balzano
di Peppe D'Urzo
Luciano Balzano è nato a
Torre del Greco il 27.06.1918, da Andrea, detto “'a signora”, marittimo
in qualità di marinaio-pennese sulle “paranze” a Livorno e a Torre, e
da Marianna Villano (“Nannina”), casalinga. Figli: tre femmine e due
maschi. Luogo d'origine: vico Pontillo a Cavour (“abbasc' 'i chiazze”:
macchie durante l'eruzione del Vesuvio del 1794).
Da ragazzo cominciò a lavorare nella “puteca” ubicata sul porto di
“Mastu Mariano” (Mariano Russo) sotto il palazzo di Bartolomeo (“Vartummeo”)
Ascione, imparando con interesse e la dovuta passione, a costruire
bozzèlli (“buazzelli”) carrucole con una o più pulegge e ruote di timoni
in legno lavorato, recandosi quando capitava fuori città per il
fissaggio di luminarie, in occasione di festività civili e religiose.
A venti anni gli arriva la cartolina precetto per il servizio militare
nella Regia Marina, anno: 1938, andando a Taranto; imbarcò sul
sommergibile “X–3” e sui cacciatorpediniere “Confienza” e “Palestra”.
Nei concitati e frenetici giorni dell'armistizio dell'8 settembre '43 si
trova a Pola (città e porto dell'Istria, all'estremità della penisola
croata; dal 1918 italiana e nel febbraio del 1947 annessa alla
Jugoslavia), ove viene catturato dai tedeschi ed inviato in un campo di
prigionia e poi di lavoro a Gubin (ted. Guben, città della Germania - Brandeburgo),
vicino Berlino. Lavorerà come saldatore in una fabbrica per radio
militari e piano di montaggio. Il campo era diviso a metà con
prigionieri ebrei, trattati diversamente.
Con lui c'erano due torresi: Michele Quarto ed un certo Fioto. La
liberazione avverrà alla fine di giugno del '45; si congederà col grado
di sergente di complemento. Tornato a casa imbarcherà, per le norme
relative al riconoscimento dei benefici di guerra in favore dei
combattenti e reduci, su unità della Marina Militare (Centro
Addestramento M.M. “Ignazio Castro Giovanni” - Taranto) dall'aprile del
1946 a marzo del 1949. In qualità di marò S. M. (in congedo) sarà
impiegato sui dragamine per lo sminamento del porto di Napoli, Salerno e
le coste della Sardegna e Sicilia.
Luciano prenderà, in seguito, la via del mare come marittimo su navi
mercantili della società “Grimaldi” fino al meritato pensionamento. Il
suo libretto di navigazione risale al 1935 con numero di matricola
23181, Compartimento Marittimo di Torre del Greco; prima
immatricolazione, in qualità di mozzo. Sarà premiato dalle competenti
Autorità con la medaglia d'oro di Lunga Navigazione.
Conserva fra i suoi
cimeli un certificato, ben custodito in cornice, del passaggio a Capo
Nord (Zertifikat Nord Kap) con la M/N “Irpinia” (ex “Campania” costruita
nel 1929 dalla SGTM Liner, francese.
Aveva due fumaioli e macchina a vapore; stazzava 12279 tonn.; nel 1955
la Grimaldi-Siosa la acquistò, la rimodernò e la chiamò “Irpinia”; venne
eliminato un fumaiolo e fu convertita in una bella motonave con bandiera
italiana) in data: 08.07.1972. Un'esperienza meravigliosa ed
indimenticabile. Negli occhi del nostro uomo di mare resta il mirabile
ricordo del “sole di mezzanotte” lassù in quella parte del mondo alle
estremità norvegesi nell'oceano artico; da sempre meta ambita anche
da giovani ed appassionati motociclisti, provenienti da tutte le parti
del globo per qui radunarsi e stare spensieratamente insieme...
Si unì
in matrimonio con Nunziata Ascione (classe: 1927) il 03.08.1947, presso
l'abitazione della sposa al corso Umberto I n. 67; la celebrazione
religiosa fu affidata a Don Bernardino Ascione.
I due andarono ad abitare in Largo Benigno n. 12, ove tuttora vivono.
Quattro i figli: Andrea, Anna, Virgilia e Margherita. Dieci i nipoti e
due pronipoti (che vivono a Civitavecchia). A “Nunziatina” vengono in
mente i ricordi dell'ultima guerra mondiale, patita, fra stenti e fame,
nella nostra città. V'era un ricovero antiaereo per la gente del luogo
sotto l'abitazione delle signorine Del Gatto (famiglia di armatori) che
facevano un po' di doposcuola ai bambini e ragazzi. Durante quel
terribile bombardamento aereo della vigilia di Pasqua del '43 che causò
danni e morte a c.so Cavour (“'ncopp 'i fierri”), la sua famiglia rimase
in casa con l'enorme rischio di essere colpita dalle bombe che cadevano
giù...
Durante i rastrellamenti dei soldati tedeschi a fine settembre dello
stesso anno, molti uomini e giovani rimasero nascosti nella terra di
“Mitilde 'a vaccara”.
In tanti furono presi in quello storico angolo di
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Le foto: Luciano Balzano,
detto “'u figlio 'i Andrea 'a signora” in divisa da militare
(sommergibilista); in gioventù (anno: 1946); la moglie Nunziata (anno:
1945); la M/N “Irpinia” (soc. Grimaldi”);
strada, denominato “'ncopp 'a uardia”, ove si
raggrupparono carri armati tedeschi.
Un fratello di Nunziata, marittimo, venuto da Trieste, stava per recarsi
sul posto per accertarsi del perchè i tedeschi si erano qui convogliati,
era qualcosa di insolitamente strano che attrasse l'attenzione di molti
uomini torresi che, purtroppo, caddero nella
trappola tesa loro dai militari germanici; fortunatamente il
fratello fu trattenuto in casa ed evitò di essere preso. Poi vennero gli
alleati che transitarono per corso Umberto I. Apparve il pane bianco, la
farina, la polvere di piselli, le sigarette, i biscotti, ecc. Si
incontravano camion di soldati per le vie della città.
I “soldiers” di colore incutevano paura; si lasciavano andare, ubriachi
come erano, a scorribande e “fetenzie”. Luciano Balzano che conserva lo
strangianome di “'u figlio 'i Andrea 'a signora” è sempre vissuto
in Largo Benigno, uno storico sito ricostruito sulla lava del Vesuvio
(eruzione del 1631 e 1794) che distrusse tutto, tranne le “chiazze”. Qui
si celebra anche la festività religiosa Madonna dell'Arco,
la cui immagine è conservata su di un altarino sotto un vecchio
fabbricato ottocentesco, confinante con i binari della “strada di
ferro”.
Luciano, quasi novantenne, conserva ancora il
fisico asciutto, nonostante i capelli e le sopracciglia bianche; è un po'
affetto da sordità ed invalido civile. In gioventù era somigliante al grande
attore Amedeo Nazzari, specialmente nell'espressione di sorriso. Un vero
figurino.
Appassionato di canzoni napoletane, di Totò e De Filippo. Gran lavoratore;
oltre agli affetti familiari, predilige la pesca, in particolare quella dei
polipi (“purpi”); si alzava alle quattro di mattina e con la sua barca a
remi raggiungeva la zona pescosa di Villa Inglese. Purtroppo la barca fu
distrutta da una mareggiata di qualche tempo fa; era ancorata nei pressi del
cantiere navale Aprea nella zona portuale.
Il suo sguardo è intenso ed
eloquente; appartiene al suo glorioso passato; il suo vissuto lo porta
dentro di sé ed è l'espressione di un uomo che ha sempre lottato con umiltà
e dignità, tipiche caratteristiche di una sana ed orgogliosa generazione di
un tempo che fu. |