"U figlio
'ddu pustière"
di Peppe D'Urzo
Il lotto è un gioco di sorte che risale, probabilmente, a prima
dell'unità d'Italia (Regno d'Italia, 17 marzo 1861); in Italia è gestito
dallo stato in regime di monopolio e che consiste nell'estrazione di
cinque tra i primi novanta numeri, con vincite in denaro; ci sono stati
anche periodi in cui il governo elargiva, per i fortunati vincitori,
anche beni immobili ed in natura.
A Torre del Greco i primi "bancolotti" (uffici dove si ricevevano le
giocate) sono sorti, se la memoria non ci inganna, al corso Umberto I,
in via D. Colamarino, p.zza L. Palomba e, man mano, in altri punti della
città.
Attualmente chi continua, ma per pura passione, a svolgere l'attività di
gestore, ereditandola per tradizione familiare, è Stanislao Raiola, nato
a Torre del Greco il 09.02.1926, da Martorelli Concetta e da Giuseppe,
detto "Raimir" (1897-1982), poeta, scrittore e musico, nato, vissuto e
morto nella nostra città; di lui, Ciro Adrian Ciavolino, su "La Torre"
così scriveva: "Figura sensibile, simpatica, elegante e raffinato,
amato da tutti. Don Peppino ci ha intrattenuto sino a poco tempo fa
sotto il portone di casa sua con i suoi ricordi... Il suo unico cruccio era che questa città non custodisse quei beni che i
suoi artisti le hanno dato, e non onorasse gli uomini che le hanno dato
onore!". Altro figlio del grande "Raimir" è il prof. Salvatore Flavio
(artista-pittore).
Giuseppe era ricordato anche come "'U pustière", cioè
impiegato del bancolotto, il ricevitore delle puntate. Partecipò alla
prima guerra mondiale e fu fatto prigioniero (internato); ex tranviere
con biglietto "gratis" ai concittadini; lavorò, in seguito, nei
locali, come gestore del lotto, al c.so Umberto I (di fronte alla Chiesa
del Rosario, attuale civico 93); nei pressi dell'attuale Banca di
Credito Popolare (al civico 7, il cui titolare si trasferì all'inizio di
via Gradoni e Canali e in questo locale, gestito da Cimmino, si vendeva
in precedenza la lana); nella ridente cittadina costiera di Massalubrense (NA), e di nuovo al c.so Umberto I n. 51, quasi al centro
del corso ("'Mrniez a San Gaetano", al presente "Lotto, Superenalotto,
Totip, lotterie, ecc.
Stanislao ("Stanise"), originario dl I° vico Orto
Contessa, frequentò le scuole elementari in via Teatro, attiguo allo
storico e mitico teatro Garibaldi; indossò, come la dottrina pragmatica
dell'epoca esigeva, la divisa da balilla, partecipando a varie
esercitazioni e manifestazioni; poi la scuola d'avviamento al v.le
Castelluccio (preside Grillo).
A dodici anni, emulo del padre, imparò il mestiere, cominciando già a
trascrivere le "cupielle" (copie dei numeri sulle matrici). Ricorda i
bombardamenti aerei su Torre e quel 13 settembre del '43 quando "la
morte scese dal cielo" (incursione aerea americana che iniziò dalla
villa comunale alla Chiesa di S. Maria del Popolo ed oltre), si trovava
a Calitri (comune della Campania, in provincia di Avellino a 530 mt. s.m.)
a comprare un po' di cibo da portare a casa.
Ci vollero quattro giorni per far ritorno a Torre del Greco. Ebbe un
passaggio su di un camion di soldati tedeschi fino a Pomigliano d'Arco;
sulla via per Napoli incappò in un mitragliamento da parte di aerei
alleati, ma fortunatamente senza conseguenze; arrivato a Napoli, prese
il treno della Circumvesuviana che si fermò ad Ercolano per la linea
interrotta; venne a casa a piede, ove gli fu riferito il tragico evento
con morte di tanti innocenti torresi, e con le rovine ancora fumanti. Durante i rastrellamenti dei "trucchi", dopo i caotici ed
illusori giorni dell'armistizio, Stanislao fu preso il 23.09.1943 in via
Nazionale, nei pressi di villa "Macrina", dai militari germanici, nel
mentre camminava, per strada; da Maddaloni (CE), fu condotto, unitamente
a tanti altri prigionieri, in vagoni di un lungo convoglio in Germania;
qui fu internato ad Eberodi in Prussia Orientale (storica regione della
Germania), ove erano rinchiusi altri torresi, fra cui G.ppe Visciano
("Peppino 'u barbiere), Liborio Sorrentino, Armando Vespasiano ed altri;
poi a Rotenburg im Hann (vicino Hannover), alloggiando in baracche e
lavorando in un campo d'aviazione, lontano due chilometri circa; qui era
addetto al recupero di pezzi ancora in efficienza da aerei in disuso,
per essere poi, riciclati. Dopo un anno e mezzo in cui si verificarono
numerosi bombardamenti aerei, in special modo sulla città di Hannover,
gli inglesi, avvisati da Stanislao ed un suo amico, un certo A.
Verdolino, armati di bandiera bianca, liberarono il campo di prigionia;
dopo essere stato trasferito a Soltan, ove vi rimase per qualche mese,
fece ritorno a casa l'11.09.1945; ritornò con una coperta adibita a
giacca.
Durante la prigionia, poté inviare a casa sue notizie grazie alla Croce
Rossa Internazionale e la Città del Vaticano; quando il Papa era Pio XII.
Si iscrisse all'Associazione Combattenti e Reduci, e dopo qualche tempo
incontrò un Ufficiale italiano (capitano), un tale Grani Persiani, il
quale durante l'ultimo periodo di prigionia, lo accusò di
collaborazionismo coi tedeschi; ciò non fu vero ed i due si chiarirono
come vecchi amici ed internati che avevano sofferto in quei terribili
campi dal filo"spinato"...
Dal dopoguerra riprese a lavorare col padre; l'1.06.1948 fu assunto come
impiegato per concorso del Ministero delle Finanze, nella |
Ricevitoria n. 161 al c.so Umberto 1 n. 51, fino al 1952; poi, alla
Ricevitoria n. 162 in via D. Colamarino; reggente a Napoli, zona Sanità al
Supportico Lopez; di nuovo a Torre; nel 1972 la nomina a ricevitore in quel
di Isernia, Castellammare di Stabia ed infine a Torre. In pensione dal 1987.
Milite esente, coniugato con Maria Sorrentino; sei figlie femmine, di
cui tre collaborano e lavorano nell'attuale esercizio di ricevitoria.
"'U figlio 'ddu pustiere", quasi ottantenne, ma con spirito
giovanile, dal forte carattere, uomo navigato nell'esperienza, un po'
intrigante e scettico, precisa che i bancolotti, divenuti ricevitorie
negli anni '50 e '60, non sempre hanno avuto vita facile, portando gravi
passivi al Governo; infatti, nel 1894 l'allora ministro delle Finanze,
Borselli, relazionò al Re Umberto diversi reclami, dovuti alle tantissime
anomalie da parte dei dipendenti che manomettevano le ricevute; furono
queste ultime, in seguito, stampate con i dovuti importi; un'altra acuta osservazione: le giocate al lotto
sono spesso frutto del caso; questo accade al sud Italia; al nord si è più
calcolatori e si versano nelle casse dello Stato più soldi... Nella sua
ricevitoria si sono registrate vincite importanti, ma mai di grossa entità.
Della prigionia, oltre ai ricordi delle tante sofferenze e privazioni, si
aggiunse la totale delusione di un indennizzo quando tornò dalla prigionia e
di qualche anno fa, quando il governo tedesco s'impegnò a risarcire gli ex
internati italiani nei campi di lavoro e prigionia; in entrambi i casi nulla
si è verificato; la delusione è rimasta e rimarrà nel suo cuore... Infine,
vogliamo menzionare un altro componente della famiglia Filippo Raiola alias
"Filippo 'a cagnamunete", famoso personaggio d'epoca, che era solito
lavorare "ammont' addu Blanco" fra via B.V. Romano e piazza S. Croce.,
cambiando i soldi, dollari...; gli piaceva molto la musica e suonare la
chitarra-, morì nel 1958 in un incidente ferroviario nei pressi del ponte di Rivieccio ed era cugino di Giuseppe Raiola "Raimir". |