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La mitica "Fiucchella"
di Peppe D'Urzo
  

Anche questa "femme" fa parte della storia della nostra città e, più in special modo, quelli di Piazza Luigi Palomba la ricordano con stima ed affetto. Era una simpatica ed arzilla vecchina di magra corporatura con più di cinquanta chili di peso ed alta circa un metro e sessantacinque. Il suo nome era Raffaella Langella (Torre del Greco, 22.08.1865 -  19.03.1960, da Francesco e Maria Carmela Camarda, detta appunto "Fiucchella", poiché quando costruiva "i cumete" (aquiloni, giocattoli di carta o tela, detti anche "cervi volanti") vi poneva alla coda un colorito fiocco. Coniugata in data  05.1886 con Vincenzo Salerno, "Don Vincenzo", artista, pittore e bravo esecutore d'ottimi quadri. Abitava al 2° vico Giardino del Carmine n. 6; cinque furono i figli: quattro femmine ed un maschio; Mariuccia, Raffaele, Luisa, Agnese e Olimpia che, a turno, davano una mano nella famosa merceria ("zagrellaria" o "ruffianella")  in piazza L. Palomba n. 24 (palazzo Bonfiglio) ed in precedenza al civico 34. Il locale con sovrastante abitazione aprì i battenti alla fine dell'800, terminò l'attività quando fu abbattuto l'intero fabbricato appartenente a Bonfiglio, ricca famiglia di agricoltori di Caivano.
Si vendeva un po' di tutto: bottoni, nastri, merletti, aghi, "fettucce", penne, quaderni, pennini ("lisci", a "cappellotto" e "a torre Eiffel"), caramelle, "drops", cioccolatini "rint 'u buccaccio", figurine ("i ritrattielli") di corridori-ciclisti, calciatori e uova. A tal proposito Raffaele Raimondo nei suoi "Itinerari torresi" (1977) descrive "Fiucchella "'a soricia" nel vendere uova a tutti gli abitanti del quartiere pur non avendo un ragguardevole pollaio (aveva una sola gallina che viveva al buio dietro lo stiglio della botteguccia); usciva, poi, dal posto, estraendo l'uovo dal proprio petto e col caldo tepore lo vendeva al cliente di turno... Raffaella, inoltre, ha costruito le "comete" fino a tarda età, con l'esperto ausilio del marito Vincenzo, che fra le tante opere pittoriche, dipinse una suggestiva immagine della Madonna del Carmine.
Il gioco dell'aquilone (famosa poesia di Giovanni Pascoli, facente parte dei "Primi Poemetti" del 1897) era abbastanza impegnativo ed arduo; si svolgeva all'aria aperta: in campagna, al maree sui lastricati delle abitazioni; non era per nulla inquinante, anzi...; si provavano anche belle ed intime sensazioni che ti riempivano di misurato orgoglio, in particolare quando si entrava in competizione con gli altri, e gli altri avevano età diverse...; la prima e delicata manovra operativa era quella di "mollare 'a cometa", cioè farla alzare in cielo; poi, si doveva farla "staccanià" (regolarla e guidarla); inoltre, il robusto filo di cotone che reggeva la "cometa" a notevole distanza, veniva arrotolato intorno ad un bastoncino di legno, detto "'o mattuoglio", formandone, poi, un gomitolo; si vendevano, anche, matasse di filo in varie tonalità di colori, ma quella "a tricolore" la vendeva Gennaro Cuccurullo ("'a fungella") con negozio di ferramenta al c.so Garibaldi, di fronte all'Altare di fabbrica.
Le "comete" di Raffaella, a detta dei più di "'Mmiez 'a Torre", erano le migliori, in quanto più robuste (e di varie dimensioni) e resistenti alle intemperie atmosferiche, e difficilmente si rompevano; altri "tipici" prodotti di vendita erano i "rocia rocia", aste con girandola di carta ed azionate dal vento; gli "strummoli", (piccole trottole); le "botticelle" (o "zeppetelle"), mini bustine contenenti polvere da sparo; i "sciosciamosche", scopette per allontanare le mosche; i "figli 'e zoccola", torroncini con nocciole.
La merceria aveva l'entrata ove al presente vi è un negozio di ferramenta, comprendendo anche metà dell'ingresso attuale del nuovo fabbricato; v'era, pure, un bel giardino all'interno che confinava con le terre di Del Gatto; l'habitat interno della bottega era di "old style" con soffitto in travi di legno "chiancarelle" e "stipi" per l'esposizione delle varie merci; il bancone era a destra dell'entrata.
L'attività lavorativa è terminata con la figlia Agnese (Torre del Greco, 01.08.1891,  25.11.1972) che si unì in matrimonio in data 07.06.1914 con Lorenzo detto "Lawrence" Garofano, pittore/decoratore e cameriere di sera; lo chiamavano anche "'U pazzariello 'du Parzunariello" (antica e famosa trattoria/cantina in via Lungo Giardini del Carmine), militare nella grande guerra del '15/18; i due abitavano in via G. De Bottis ("'U vico 'dda Croce") ed ebbero sei figli (2 maschi e 4 femmine); di essi ricordiamo Vincenzo, nato a Torre del Greco il 16.11.1929, il quale è l'ultimo della stirpe; originario di piazza L. Palomba,

     


denominata nel corso del tempo, piazza Italo Balbo e piazza del Popolo; frequentò le scuole elementari alla "Nazario Sauro" e le serali al Regio Istituto del corallo (attuale Istituto d'Arte).
Da molti anni è titolare di una ditta di costruzioni edili "Edil Fiucchella" (ex "Veloce"); coniugato con Anna Irollo (nativa di Portici) nel 1951; 13 i figli (sei maschi e 7 femmine), di cui il quinto continua l'attività edile.
I ricordi di Vincenzo vanno alla seconda guerra mondiale: i bombardamenti aerei sulla città ed in particolare in via Purgatorio alla vigilia di Pasqua del '43. Il ricovero antiaereo nel palazzo Bonfiglio, ove molti torresi rimasero anche nascosti dai rastrellamenti dei tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre '43; i tanti camion carichi di persone, in piazza L. Palomba, per essere condotti nei campi di lavoro in Germania. Fu fermato, una volta, in zona Leopardi, proveniente dalla vicina Torre Annunziata, col carretto su cui c'era il padre a guardia di un po' di pasta e pane appena acquistati, dai militari germanici; a ciò il padre si senti male e cadde a terra...; i tedeschi li lasciarono andare.   Uno zio, fratello di Lorenzo, militare nella Regia Marina sul fronte greco, fu preso e fatto prigioniero a Rodi e deportato in Germania alla fine del mese di settembre del '43; tornò a casa nel dopoguerra. Della sua gioventù, Vincenzo, rimembra anche il tram di quando, una volta, si appese lateralmente allo "staffone", da cui discese dopo aver ricevuto addosso una manciata di sabbia.
Nell'immediato dopoguerra si arrangiò in vari lavoretti, fra cui il vendere i cuscini all'interno dell'Arena Di Lorenzo in via G. De Bottis.
"Fiucchella" era a conoscenza di fatti e fatterelli di molti fidanzatini della zona; dava loro consigli ed ospitalità; amica di "Librino" (Liberino Vitello, figlia del Direttore della Banca di Credito Popolare) che abitava sopra il suo negozio; le due si confidavano con reciproci suggerimenti e pareri.
Conosceva molte guardie municipali ed alcuni giocatori della Torrese e poi Turris, fra cui Crescenzo D'Urzo e Giuseppe Sorrentino, ricordato come "Peppe 'u fasularo"; spesso dava di resto qualche caramella in mancanza del "soldo".
Altri personaggi della piazza: "Miliella l'acquaiola", "'Ndulino 'o castagnaro" (venditore di noccioline), "Musulino" e "Peppe 'u pulizzascarpe", "Giovann 'u chiacchierone", "Schinizzi", "Marcantonio" (cocchieri), "Minzù" (vino e olio), "'U mezzone" (olio), "Giacchino 'u barbiere", il bar "Filippiello" coi suoi mitici frequentatori, i "Piscitiello", "Mastu Chiavariello" (insegnante) i maestri de l'Istituto d'Arte, e tanti, tanti altri ...
"La piazza di una volta era una bella festa all'aperto -conclude Vincenzo- coi suoi palazzi e personaggi semplici e genuini; gioiosi di vivere...; molti dei quali li rivedo sulle classiche carrozzelle per andare al campo "Fíenga" a vedere e tifare per la prima squadra cittadina, la nostra gloriosa Turris...". Le foto: una rara immagine di Raffaella Langella "Fiucchella"; Agnese Salerno (figlia); attuale negozio di ferramenta ed ingresso al civico 30 (ex merceria di "Fiucchella") in piazza L. Palomba.