Forneria Raiola
di Peppe D'Urzo
La stirpe de "'I mancini" è un'antica e conosciuta famiglia di quella
Torre del Greco che è sempre alla ricerca delle sue radicali radici.
Rosa Pagano conosciuta come "Rusenella 'a mancina'', in quanto era più abile
con la mano sinistra che con la destra al punto che una sua figlia, monaca,
veniva di
conseguenza chiamata "'A figlia 'dda mancina",
sposò
Gaetano Raiola, esperto costruttore di statue e cappelle cimiteriali.
Nacquero sei figli; fra essi, Raffaele, nato alla fine del '800 e
deceduto agli inizi del 1960, aprì nel 1910 un panificio con forno in via XX
Settembre.
Egli, combattente nella Grande Guerra del 15/18 in Esercito, si unì in
matrimonio con Rosa Filogamo conosciuta in quel di Mugnano di Napoli, da
cui ebbe sei maschi e quattro femmine, una delle quali morta in tenera
età. Altri locali in vico Pontillo a Fontana, largo S. Giuseppe alle
Paludi, in via Salvator Rosa 119 bis a Napoli, in via D. Colamarino, ove c'era
un vecchio forno appartenente ad una donna detta "'A ischìaiola"(originaria
di Ischia).
Fra i maschi, Raffaele, nato a Torre il 23.06.19 18 iniziò
l'attività di panificatore nel 1947 in via Roma 42; sotto il portone a
fianco del forno c'era l'autorimessa di Francesco Paolo D'Antonio
(1917/1933), detto "Cipaolo". Anticamente v'era una stalla con cavalli ed
un deposito di "sciarabballi" (dal francese char bancs: carro a banchi,
dai sedili di legno che vi erano fissati su); altro ingresso era ubicato
in primo vico Abolitomonte 42 con giardino frontale. Due volte coniugato
con Elvira Ciaravolo e Rosa Cepollaro con quattro figli: Ermanno, Ciro,
Antonio che continua l'attività paterna, titolare di una salumeria e
panetteria al primo vico Abolitomonte 55.
Il fausto Raffaele ha imparato il mestiere sin da ragazzo dai genitori,
carpendone i segreti per diventare un ottimo "Baker"; è un lavoro che
gli è sempre piaciuto, e le soddisfazioni tante fra cui la medaglia di
panettiere rilasciatagli dall'Unione Panificatori Torresi (metà anni
'70). Militare in Marina nel 1937 per sei mesi a La Maddalena (SS); i
tempi dell'ultima guerra li ha impressi nella mente e per un attimo li
rivive ricordando di quando durante i rastrellamenti dei soldati
tedeschi in città si nascose, unitamente ad altri torresi, sotto la
chiesa di San Michele (in via D. Colamarino) fra nicchie e sarcofaghi;
poi il passaggio delle "allied troops" per le strade cittadine con gente
festante che dava il benvenuto ai liberatori; il tempo delle tessere
annonarie con il pane razionato, in seguito lavorato con farina bianca
elargita dagli alleati dietro compenso. Una volta ricorda che in
mancanza di farina che scarseggiava da un po' di tempo, "creò" delle
piccole pagnottelle con farina di castagna, farina integrale e di mais;
dal forno di via D. Colamarino fuoriuscì un buon odore che attirò un po'
di gente, fra cui il padre del futuro On. Crescenzo Mazza che se ne fece dare qualche pezzo.
La vita era difficile; i generi alimentari scarseggiavano e i morsi
della fame erano terribili. Poi, pian piano, la ripresa per tempi
migliori. Ricorda anche altri panettieri d'epoca, alcuni dei quali
definiti: " 'i furnari 'ddu pane a cocere" (adibiti solo alla cottura del
pane che era preparato da altre persone; poi dal 1930 i fornai
cominciarono a manipolare il "crisceto" e |
piazza L. Palomba. "'A quacchiana" in via Nazionale (ex
ristorante "Il fagiano", F.lli Garofalo, "'U crapariello" al II vico
Abolitomonte, Alfano in piazza L. Palomba, Carrieri ('U fasolò) in via XX
Settembre/angolo vico Bufale e Supportico Avezzana, Rivieccio
in via Piscopia, Biagio Mennella ("Bisieilo") in via Piscopia,
Francesco
Maglione alla 2^ tr. S. Noto, Vincenzo Frulio ("papariello") in via Teatro, Francesco Mennella al Corso Umberto I, ecc.. Con un' pizzico di nostalgia rimembra i
mitici forni a fascina di un volta che oggi sono stati sostituiti, a giusta
ragione da disposizioni istituzionali, da quelli meccanici (a metano) ed
elettrici.
Ecco la storia di un uomo che se ritornasse a nascere farebbe sempre il
mestiere di panettiere; con mite e pacato "Savoir faire" afferma: "Il pane è
stato la mia vita!". Puntualmente scende all'una di notte nei locali di via
Roma per dare una mano al figlio e stare insieme alle sue "creature" e cioè
"vascotte 'i pane", "casatielli", marsigliese, "vascuotte", "summulelle"
rosette di panini, panini all'olio, taralli e tarallini ed altri porodotti; insomma
il suo mondo, un cosmo bianco fatto di farina ed acqua, di cui si sente
felicemente appagato e compiaciuto.
Altri germani: Gaetano Ufficiale della
Marina Militare (deceduto), Castrese (detto: "Palummiello scaltro e veloce
come il volatile "palomma") salumiere al Corso Vittorio Emanuele (attuale
"Norcineria"), poi costruttore edile (deceduto), Antonio panettiere,
Domenico ("Mimi") il cui figlio Antonio ha una salumeria al rione Raiola,
Michele (deceduto), Rosa, Carmela e Gelsomina.
Le foto mostrano Raffaele,
figlio di Gaetano e Rosa Pagano, e l'instancabile moglie Rosa Filogamo che dava
una grossa mano nel negozio, esperta ed appassionata di uno dei più antichi
e nobili mestieri della nostra terra.
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