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Gaetano e quel tram della... salvezza

di Peppe D'Urzo   

Quel grande narratore musicale che porta il nome di Gino Paoli, genovese doc, autodefinitosi "uomo di porto", asserisce che il mare e la vita sono la stessa cosa con un'identica fisionomia. Dalla figurativa espressione delle onde che sono sempre diverse riportiamo a "riva" la storia di Gaetano Pugliese, nato a Torre del Greco nel 1916 (da Aniello e Cristina Romano) ed ivi deceduto nel 1998. Alla soglia dei 20 anni parte per il servizio militare nella Regia Marina (rimanendovi dal 1936 al 1940); viene imbarcato in qualità di marinaio scelto (dopo attente e dettagliate selezioni) sul reale "Savoia" del Re Vittorio Emanuele III e la propria famiglia.
E attendente d'ordinanza del Comandante Romeo (Capitano di Vascello). Ovunque andava il "Savoia" veniva accolto con trionfali ricevimenti, bandieristiche fanfare e salve di cannoni salutavano i reali d'Italia. Il Romeo, dopo che il panfilo si ancorò nel porto di Ancona, fu destinato al comando di una unità bellica e Gaetano, dopo alcune vicissitudini, fu congedato (riformato, poi, dal Regio Esercito). Lasciando il capoluogo marchigiano, fece ritorno a casa prima che l'Italia entrasse in guerra. Continuò a navigare come marittimo su navi militarizzate come il "Liguria" e il "Sardegna" (silurato il 29 dicembre 1940) da parte di un sommergibile nemico a largo di Saseno (Albania): vi morirono sei membri d'equipaggio nativi di Torre del Greco: V. Tarantino, C. Grazioli, L. Zaino, A. Ascione, V. Orefice e D. Gargiulo.
Imbarcò, in seguito, sul "Lombardia" (nave caserma per lo smistamento di militati, ancorata nel porto di Napoli come attendente al Direttore di macchina. Anche il piroscafo "Lombardia' fu danneggiato dai bombardamenti aerei nemici nel porto napoletano; molti i morti: Gaetano Pugliese, per un fortuito caso, riuscì a salvarsi. Durante e dopo l'armistizio (8 settembre '43) si trovava a Genova ove lavorava in una mensa portuale per le truppe germaniche, ci fu un'incursione aerea che causò ingenti danni ad alcuni sommergibili tedeschi ancorati ad un molo del porto genovese.
In seguito a questo bombardamento dal cielo, i tedeschi, per rappresaglia, presero prigionieri molti marittimi, fra cui Gaetano, per l'invio nei famigerati campi di lavoro in Germanio, poi condotto in via Aurelio Saffo ove tutti i prigionieri erano in fila, ma riuscì, come per miracolo, ad intravedere un tram che transitava da quelle parti il cui autista era un suo amico. Bastò un cenno con gli occhi della speranza e della disperazione, che permise al nostro marittimo di saltare sul tram con uno scatto felino: fu la sua salvezza, una gioiosa salvezza di commovente pianto liberatorio.
Grazie, poi, alle truppe alleate riparò a Livorno e da qui, pian piano percorrendo derelitte e martoriate strade, raggiunse la città ove era nato.
Ha continuato a navigare (cameriere) con le società "Lloyd Triestino" e "Italia": 30 anni e 9 mesi di onorata navigazione con medaglia d'oro alla carriera. Fra i "ricordi" del carissimo don Gaetano (che appare in questa immagine di qualche tempo prima della sua scomparsa) v'è la foto del panfilo reale "Savoia" nel porto di Venezia (fine anni '30) che considerava un "noble batimen: è senza dubbio un raro reperto fotografico da consegnare alla storia.
Il fratello Mattia (classe 1920), coniugato con Giuseppa Russo (quattro figli, fra cui il cordiale e disponibile Aniello, medico), aprendo il libro delle "sue" vicende di guerra, intraprende la via

dei ricordi e comincia a "rivivere" il passato della spensierata gioventù. Ancora universitario, parte militare di leva con la classe del 1940 (Corso Ufficiali Carristi a Bologna), ma c'è un rinvio: avrà il congedo dopo l'armistizio dell'8 settembre '43 dal Distretto Militare di Nola semidistrutto dai tedeschi.
Nella tragicissima data del 13 settembre 1943, che vide la morte di tanti torresi per quelle maledette bombe cadute dal cielo, Mattia, uscito di casa per recarsi al Corso Vittorio Emanuele in una villa per dar lezioni di doposcuola a due ragazze, si intrattenne con qualche amico per strada, quel tanto che bastò per non perire sotto le bombe. Fu preso dai militari tedeschi in via Comizi nei pressi della sartoria di un certo Balbi (poi Agenzia Senatore ed attualmente Agenzia di Nando Guarino). Con notevole forza d'animo e decisione, mostro loro una tessera... era la tessera universitaria (facoltà di Giurisprudenza) del Guf. I soldati, salutandolo militarmente, lo lasciarono andare. In un paesino vicino Sicignano degli Alburni (Salerno), dopo aver reperito un po' di cibo da portare a casa, si ferma in una cantina: qui dopo aver mangiato qualcosa, si riposa e alle quattro di mattina riceve l'inattesa visita di agenti di Polizia che, accusandolo di contrabbando lo portano in caserma: la tessera del Guf, per miracolosa circostanza lo salva di nuovo. Solo così arriverà sano e salvo a casa. Lavorò per gli americani nel porto di Napoli: scaricava ordigni esplosivi sugli zatteroni, e poi in cucina, ove conobbe un certo "Jmmy".
Dovette, però, per favorire un amico, scontare una pena di cinque giorni in quel di Poggioreale: gli furono trovati addosso delle cibarie. I soldati americani dello zatterone n. 198 su cui lavorava, stimando le doti di Mattia, cercarono di convincerlo a seguire la U.S. Navy che di lì a breve doveva sbarcare a Tolone (francese: Toulon, città e porto base navale della Francia meridionale sul Mediterraneo nel dipartimento del Varo; nel 1942/43 occupata dagli Italiani), ma la madre lo persuase dall'accettare.
E così continuò a lavorare nel porto e spesso veniva accompagnato su di una "Jeep" alleata a casa. In questo modo, riuscendo ad eludere la sorveglianza della "M.P" (Milittry Police), poteva portare qualcosa da mangiare. Marittimo nella Marina Mercantile, in seguito fu dipendente della Cassa Marittima a Bari e poi a Napoli. Attualmente è in pensione.
Ecco narrati gli struggenti ricordi di una guerra che cominciò sessanta anni fa e mai più ne dovranno iniziare. All'intelletto umano, tuttavia, sono devolute le ponderate e obbiettive decisioni.