Gennaro 'u macellaio
di Peppe D'Urzo
Dopo "Tutto per tutti" (articoli da regalo, ecc.) del compianto Antonio Salerno (1915/1998) in via V. Romano ed altri "storici" esercizi
commerciali, estinti per fine attività, si deve registrare, in
un'atmosfera di toccante commiato, la chiusura dell'antica macelleria di
Gennaro Pepe, ben ricordato come "Gennarino" dal lontano 1923 fino alle
ore 21 di sabato 23 giugno 2001.
Nato nella nostra città nel 1903 ed
ivi deceduto nel 1957 all'età di 54 anni, da Ciro (venditore di carne
nelle "spaselle") e Maria Grazia Di Giacomo (casalinga). Durante il
servizio militare nella Regia Marina, in quel di Taranto (sussistenza)
si fidanzò con Anna Scognamiglio (classe 1910, vivente e circondata dall'affetto dei suoi congiunti), all'epoca tredicenne. Dopo il servizio
militare aprì la macelleria al corso Vittorio Emanuele (attuale
"Venezia") con bancone in legno e marmo. La carne, in quel tempo, veniva
depositata in una grotta sotto il locale della 'Muiana' ed ogni qual
volta si effettuava la vendita, bisognava prelevarla ed riportarla lì.
Una faticaccia d'altri tempi, alleviata, poi, col ghiaccio e
dall'avvento delle celle a motore. Per atavica tradizione, Gennaro
divenne macellaio anche per "ricalcare" l'attività dei fratelli "Lucariello"
e Giuseppe che avevano beccherie in via Piscopia e via XX Settembre.
Ebbe la licenza (n. 312 del 31.03.1927) a posto fisso per la vendita di
carni fresche bovine e suine, cessata nel 1960 e passata al figlio
Mario. Il locale, in seguito, si trasferì di fronte al civico 151
(nuovo) con sottoscala e grotta, era il 26 luglio 1971.
Il figlio Mario, dal 1956 ha continuato l'attività paterna fino ai nostri
giorni. La vasta ed affezionata clientela di sempre è rimasta un po'
meravigliata per la cessata occupazione dei Pepe. Il prossimo esercizio
commerciale, si dice, sarà una nuova pelletteria.
Dalla felice unione con
Anna sono nati: Grazia (coniugata con Gennaro Borrelli), Ciro (1933 - ex
macellaio in pensione, il figlio Gennaro è titolare di macelleria in via
F. Romano n. 8, nei locali che dal 1958 al 1990 ha lavorato il padre
Gennaro attualmente è il solo continuatore della tradizione familiare: a
lui gli auguri di una duratura operosità), Mario (1936, ex macellaio in
pensione), Vittorio (1937, dipendente Banca di Credito Popolare, grande
cuore "corallino" ed interista), Pasquale (1932, ex marconista in
pensione), Salvatore (1940, ingegnere meccanico) e Antonio (1942,
dipendente Ansaldo).
Ciro
e Mario sono rimasti in questo campo lavorativo e i loro ricordi vanno a
quando, sin da ragazzi, aiutavano il padre nel negozio. Hanno anche
lavorato in Largo Costantinopoli (" 'Mmieze a Santa Maria") all'angolo
del "palazzo 'i l'acquavitaro", dove si vendeva la carne all'aperto, che
allora si chiamava di "bassa macelleria"; tale vendita dal famoso
banditore "Luigi 'u scucciato" il quale, con campanello e viva voce
annunciava per le strade cittadine a coloro che ne fossero interessati
di recarsi in zona a comprare la carne. Essa veniva lavata e tagliata a
pezzi sui "chianconi" (da cui: "chianca" e "chianchiere" beccheria e
beccaio), panconi di legno (da alberi adatti all'uso) a forma di
banchetto con paletti ed aste laterali ove si appendeva la merce esposta.
Prima e durante l'ultima guerra mondiale nella pescheria comunale v'era
un banchetto ove si lavorava e vendeva questo tipo di carne. In seguito
i Pepe hanno rifornito l'Ospedale "A. Maresca" in villa comunale e in
via Montedoro.
Poi sopraggiungono i ricordi di guerra, l'ultima tremenda
guerra, quel secondo conflitto mondiale che sconvolse anche la nostra
città.
Cominciano i primi bombardamenti aerei su Napoli e provincia.
Torre del Greco non viene risparmiata dalle tante incursioni dal cielo.
"Gennarino", chiusa la macelleria si trasferisce, come i tanti
"sfollati" di allora, a Siano presso famiglie di beccai. Qui v'era
un'altra famiglia (Borriello), antica famiglia di macellai in via
Purgatorio n. 11 ('a chianca 'i zì Marziello), allontanatasi da
Torre e qui alloggiata. Col treno si arrivava a Castel di San Giorgio
(SA) e con la carrozzella si arrivava a Siano. |
Nelle foto vediamo: Gennaro Pepe qualche tempo prima della morte, i coniugi
al lavoro in bottega ed i figli in gran forma ed al gran completo
La guerra arrivò
anche in questi luoghi del Salernitano, e i tedeschi effettuarono
diversi rastrellamenti. Gli uomini erano ben nascosti. Le donne
pregavano e i ragazzi giocavano con i nastri delle mitragliatrici
abbandonati. Dopo sei mesi i Pepe fanno ritorno sul
suolo natio e vi trovano le truppe alleate.
Molti
soldati americani frequentavano il bar-gelateria "La grotta
azzurra" di don Salvatore Tammaro "Purpettone", attuale Mario Bono
(materiale elettrico ed elettrodomestici) ed il bar di don Enrico Palomba
(poi, Santopietro). Anche la moglie di Ciro, Luigia Ascione, ricorda i
militari tedeschi a Torre. Ella viveva con la famiglia in via
Chiazzolelle nei pressi di Villa delle Ginestre, ove dimorò il poeta Giacomo
Leopardi; i soldati germanici avevano installato una mitragliatrice su di un
muro di proprietà familiare e si accamparono sotto gli alberi.
La famosa villa Leopardi era abitata dalla contessa De Cillis, dal
marito e dai suoi due figli.
Prima dello scoppio della guerra vennero ospiti il principe Umberto e la
moglie in onore della contessa, la cui madre era stata dama di compagnia
della regina madre Elena.
Anche qui rastrellamenti; gli uomini del posto si
nascondevano in vari ricoveri (grotte naturali).
Gennaro fu uomo degno di
nota ed un bravo e serio commerciante. Ben stimato da quanti lo conoscevano;
la sua dipartita (aveva 54 anni), dopo lunga e penosa malattia, lasciò un
grande vuoto ai familiari tutti. Abitò al corso V. Emanuele n. 153 (ex 159)
in un antico e nobile fabbricato della fine del 700, nel cui interno v'erano
stalle ed abbeveratoi per cavalli. Qui vi abita ancora la moglie Anna,
circondata dall'amore filiale che le tiene sempre compagnia. Egli è da
annoverare fra i primi macellai torresi che qui ricordiamo: Tommaso Collaro,
alias: "'u pullaiuolo", Tobia Tortorella detto: "'u mussuto"."Ciro
'a vuerla"
(vedova), "Servino 'u muscio", Raffaele Volpe, detto "'Lenone", ed altri.
Ecco si è chiuso un altro capitolo ... : la macelleria "Gennarino" non c'è
più! un altro pezzo di storico intonaco si è staccato dalla tradizionale
parete del passato. |