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Gennaro De Nicola
'u bar

di Peppe D'Urzo   

Di don Gennaro De Nicola resta un indelebile ricordo in tutti coloro che lo conobbero. Persona disponibile verso il prossimo, incline ad aiutare chi effettivamente ne aveva bisogno. A volte un po' severo e burbero ma nello stesso tempo generoso, comprensivo e benevolo. Nato a Palma Campania (NA) il 15 aprile 1915 e deceduto a Torre del Greco nel 1980, commerciante di noccioline e frutta secca, venne nella nostra città nel 1955 grazie al cugino Mimi Nappi, uno dei soci del mitico "African bar" in Va G. Marconi - angolo piazza Martiri d'Africa. Prelevò un bar in piazza Santa Croce, gestito da una signora di Boscoreale (bar De Rosa), col nome di "La Capannina", poi bar "De Nicola" ed in seguito "Bar Santa Croce" (gestito dal nipote Felice Nappi).
Il locale dall'ambiente un po' "fumeux" e con tetto leggermente basso, oltre al banco delle consumazioni, aveva un juke-box, che era abbastanza avveniristico per i tempi di allora. Era provvisto di un sovrastante video su cui apparivano suggestive immagini relative alle canzoni gettonate. Oggi ne troviamo un esemplare del tipo "Laser Juke Box" (Compact disc changer). Aveva tavolini all'esterno, aperto tutta la notte, era un ritrovo per tante persone ed un posto telefonico (gestito dalla nipote Angela), in special modo per le famiglie dei numerosi marittimi torresi. Tante erano le prenotazioni per ascoltare la voce dei propri cari lontani da casa.
Il bar era un piccolo ufficio di collocamento per i lavoratori del mare che chiamavano da qualsiasi parte del mondo per sentirsi vicino a coloro, che avevamo lasciato a casa. Di mattina presto si davano appuntamento all'esterno del locale i muratori che si recavano a lavorare. Nello slargo della Basilica di Santa Croce, i giovani di allora giocavano a pallone: dalla palla di gomma al leggendario "Super Santos", robusto e veloce. I giovani erano i cosiddetti "calciatori fuori campo": erano gli scugnizzi di allora, poveri, allegri, sfottenti e patuti che durante le gare erano soliti gridare: "Auti nostro", "Enz con le mani", "Tre corner rigore", ecc. Famose sfide calcistiche fra i bar locali, tra cui chiosco Aboretti e bar De Nicola.
Il sito in precedenza era una sala cinematografica, Cinema "Savoia", sede del Msi (Movimento Sociale Italiano), sezione "E. Muti". A fianco (attuale, fotografo) un'altra nipote, Gemma gestiva una friggitoria di zeppole, panzarotti e ciambelle.
Don Gennaro ha sempre amato Torre, uomo di rispetto ed amico degli amici. Quando entrava nel suo bar si intratteneva a parlare con la massima disponibilità. Riusciva a mettere pace dovunque e a dirimere ogni controversia. Abitava inizialmente a Ponte della Gatta, poi in piazza Santa Croce ai civici 14 e 9 (nuovi). Aiutava le persone bisognose. A lui si rivolgevano anche coloro che dovevano pagare le onoranze funebri per i funerali dei loro congiunti. Si adoperò sempre, dall'alto del suo animo filantropico, a dare una mano agli indigenti e ai bisognosi.
Il locale, inizialmente con biliardo e tavoli per il gioco delle carte, aperto 24 ore, è diventalo famoso nel tempo, un mito, una leggenda e una saga. Anche molti tutori dell'ordine in servizio di pattugliamento notturno, si fermavano qui a prendere un buon caffè. Vi si giocava a lotto e poi le schedine Totocalcio della Sisal, prelevata dal bar Cardinale in via Beato Vincenzo Romano quando smise l'attività.
Ogni tanto scoppiava qualche piccolo litigio fra i clienti che veniva subito sedato dall'imponente Gennaro. Si racconta che nel 1965 alcuni cittadini tedeschi di passaggio a Torre con le proprie auto, si fermarono a bere qualcosa nel bar De Nicola. Si ubriacarono e cominciarono a bisticciare fra di loro. Volarono tavoli e sedie, si calarono le saracinesche del locale ed intervennero gli agenti della Polizia che portarono via gli esagitati.
Il padre di Don Gennaro si chiamava Ferdinando ed era un coltivatore diretto e la madre Antonietta Alfano, casalinga. I due ebbero quattro figli maschi e tre femmine. Il figlio Luigi, invalido, fu investito da un auto a Palma Campania in strada, mentre seduto su di una sedia rotelle, vi transitava.
Don Gennaro, appassionato di calcio ed amico di alcuni presidenti della Turris, fra gli ultimi Giovanni Di Maio, elargendo sostanziosi contributi alla squadra di calcio "De Nicola", i cui allenatori furono "lnnarone", Speranza ("Paraculo"), G. Palomba ("Purpetiello") ed Amedeo Arcasi, rappresentante di caffè e liquori. Il settore giovanile era, invece, curato dal grande Benito Di Rosa, barbiere, che vi rimase per circa dodici anni.
Di Rosa fu un grande "talent scout" e grazie a lui qualche giovane calciatore arrivò a giocare a buoni livelli.


 

Le foto mostrano don Gennaro De Nicola, un diploma alla squadra del De Nicola promossa in prima categoria (1967) ed il bar "Santa Croce" (ex De Nicola, anno 2001)

Il forte "De Nicola" e chi non lo ricorda? Era un "team" composto da gente valida e determinata: i fratelli Aromino, M. Fabiano, E. lovinelli (detto "Churchill"), C. Rivieccio "Champagne", M. e G. Balzano, N. Tortora, S. Suarato, F. Di Franco ("Ciccio"), A. Cozzolino, Autieri, Furlani, Ricci, Tarantino, De Vita ed altri.
Nel '66/67, dopo una brillante vittoria in II categoria, approdò in I ed in seguito si "fuse" con la Nova Torrese e l'Audace, per dar vita all'Alba Turris. Tra gli affezionati clienti e frequentatori del bar si ricordano "Peppe 'u sindaco", titolare della pizzeria Carrieri in via Roma (attuale Harold's), l'"Ammiraglio", "Cusumiello" (espletava pratiche al Comune e per i marittimi), Mimi Cacace, buon giocoliere e massaggiatore della squadra di calcio. Fra i tassisti Giuseppe Borriello ("Peppe 'a zazzera"), Giuseppe Russo ("Peppe 'o uaglione"), C. Farro, Gigino Girardi "'U chiattone"), G. Velardo ("'U castegnaro"), M. Palomba, Vincenzo Langella e "Maurano". Quest'ultimo prima di ritirarsi a casa sul tardi era solito prendere un gelato a limone e fragola. Lo accompagnava il barista  Carlo De Caprio (classe 1950) che ha lavorato nel locale. Attualmente è operatore scolastico e custode della scuola Elementare "E. De Nicola" (6° Circolo Didattico).
Altri personaggi che facevano contorno al conosciutisimo bar sono stati: "'A muta 'i Sallione" che viveva da sola "abbasc 'i fierri" di fronte a "Matilde 'a vaccara". Si sedeva sugli scalini di fianco al bar ed era solita mangiare  nella cantina di don Gennaro "'A mmiezo 'u lavo" sotto le colonne di Via Teatro, ove anticamente v'erano i "cufanaturi" (lavatoi); "Gianninella 'a scarpata", cuciva scarpe e borse; "Francesca 'a castagnata", all'angolo di Gradoni Cancelli; "'U zappatore", portatore di fiaschi di vino, sposò "Teresa 'a smartellata"; "Rachele 'u barbiere"; Giuseppa Manfredi, detta "Donna Peppa 'a zoppa", paralitica (nonna materna di Gigi De Luca, attore-regista); "Giorgio 'i Chiarina 'a mmare", ristoratore; "Totonno 'u pasturaro"; "Vicienzo 'u zuoppo" e "Vicienzo 'u storto", venditori ambulanti con carretto (caramelle e affini); don Gennaro che aggiustava gli accendini; un certo Bartolo, falegname del Comune con una vespa di colore celeste (era tifoso del Napoli).
Dagli anni '79/'80 il bar è gestito dal nipote di don Gennaro, Felice Nappi, nato a Liveri (Na) nel 1942, sposato con Maria Rosaria Torlo dalla quale ha avuto due figli: Gennaro e Luigia. Grazie a Felice che ha lavorato nel bar dal lontano 1955, si può ancora oggi recarsi nel bar rosticceria "Santa Croce" che altro non è che il famoso bar "De Nicola" di una volta.