Liborio
Sorrentino
di Peppe D'Urzo
Liborio Sorrentino, cordialità e simpatia. Un po' difficile non
conoscere il carissimo Liborio Sorrentino un torrese doc ed amante della
sua città. Molti lo avranno visto all'Ufficio Anagrafe del Comune di
Torre del Greco al suo solito posto di lavoro a dirigere con zelo ed
umana disponibilità, i suoi collaboratori. Sempre elegante, affabile e
disponibile con il numeroso pubblico che ha sempre affollato gli uffici
dello Stato Civile.
Nato a Torre il 12 marzo 1924 da Guglielmo e Principia, prima di partire
per il servizio militare, lavorò all'Ufficio comunale di Razionamento
(spaccio e provvigionamento) al tempo dei podestà Fernando Punzi (con
decreto del 4 gennaio 1937) e del segretario Telesca. Nel giugno del
1943 lascia il luogo natio e parte a servire la patria in armi in quel
di Como ed a Brunate (piccola cittadina lombarda su un altopiano boscoso
dominante con ampio panorama la città, il lago di Como e le Alpi dal
Rosa al Monviso).
Appartenente alla 73° Divisione "Legnano" (fanteria), dopo la caduta dei
fascismo (25 luglio 1943) fu inviato a Milano per un servizio di guardia
ad una ex Casa del fascio littorio. Qui il cibo scarseggiava e per
soddisfare i morsi della faune, riuscì ad intrufolarsi in cucina e fece
il cameriere. E venne, purtroppo, il giorno del totale sbandamento: 8
settembre '43 (armistizio). Le forze armate italiane abbandonate a sé
stesse ed in balia di un segugio arrabbiato: l'esercito tedesco. Ci fu
un fuggi-fuggi generale e poi "Tutti a casa" come nel famoso film del
1960 di Luigi Comencini con Alberto Sordi. Riuscì, dopo varie peripezie
a raggiungere Torre, ove fu preso, durante i rastrellamenti
cittadini, dai soldati tedeschi.
Internato come "razziato civile" nel campo di prigionia di Emberodi (Prussia
orientale) ove là si trovavano soldati e i civili italiani e di altre
nazionalità. Appena entrato nel campo, gli italiani gli lanciarono
attraverso le reti di recinzione, alcuni indumenti fra cui un giaccone
ed un solino (bavero da marinai), ben visibile nella foto di
riconoscimento dei lager. In seguito, liberato dai Russi, fu deportato
in altri campi sovietici.
Durante gli interminabili anni di forzata prigionia, il suo pensiero,
oltre a correre ai suoi cari, era sempre rivolto al giorno in cui fu
fatto prigioniero in via Diego Colamarino mentre camminava per strada
col padre, a Maddaloni, a Marcianise (entrambi cittadine del casertano) e
a quel terribile treno, carico di infelici, verso la Germania. Sulla via
del ritorno, che avvenne verso il mese di ottobre del 1948 (il rimpatrio
durò circa un mese), il treno che riportava in patria gli ex internati
dai campi di concentramento, durante una lunga sosta, si fermò in una
stazione tedesca: era la città di Francoforte sull'Oder (Frankfurt an der Oder ai confini con la Polonia, occupata il 23 aprile 1945
dall'avanzata russa, subì gravissimi danni).
Qui, Liborio, incuriosito da uno strano andirivieni dì ex militari e
civili italiani, si recò in locale, poco distante dalla stazione, ove si
beveva e si consumava in compagnia di donne locali. Si cercava di
dimenticare le orribili tragedie della guerra. Al ritorno sul Reno, fu
"ripreso" per la sua imprudenza, da un furente compagno di prigionia
Armando Vespasiano (nato a Boscoreale nel 1916 e deceduto a Torre del
Greco nel 1997, operatore scolastico del mitico "Pantaleo"), fido
compagno di una soffertissima reclusione e schiavitù, di grande aiuto
morale e materiale.
In seguito divenne dipendente comunale in qualità di Capo ripartizione
dell'anagrafe e Stato civile. Nella foto lo vediamo seduto alla
scrivania d'ufficio (qualche tempo prima di andare in pensione) insieme
con Pasquale Castellano, suo epigono naturale e carismatico. Nel 1989
lascia l'attività lavorativa per godersi la meritata pensione in cui ha
scoperto la |
Le
foto mostrano liborio Sorrentino nel campo di prigionia di Emberodi (Prussia
orientale) nell'ottobre dei 1943 e insieme a Pasquale Castellano
nell'ufficio Anagrafe, e Santo Sorrentino in divisa da militare (Esercito
Fanteria)
vocazione per il canto di grandi successi delle canzoni napoletane con
vari spettacoli e manifestazioni. Liborio ha tre figli: Pia (vive a Pisa),
Guglielmo (direttore Bcp ad Ischia porto) e Michele (dipendente Acm).
Il fratello
Santo (classe 1918) partì militare in Esercito (prima dello scoppio della II guerra). Ufficiale di fanteria (corso effettuato ad Arezzo), venne inviato
sul fronte greco-albanese; in Albania fu in compagnia di un altro Ufficiale torrese, un certo Luigi Balbi. Qui incontra Oberdan Spagnuolo, già militare
(di Torre dei Greco) in terra albanese. Ad Himam (Albania) partecipa ad
un'azione bellica contro il nemico. Da una probabile destinazione in Russia,
viene inviato in una caserma a Verona ove vi rimarrà per tutto la durata del
"processo di Verona (8-10 gennaio 1944) "contro i "traditori" del Gran
Consiglio che il 25 luglio 1943 pose fine al fascismo e alla dittatura mussoliniana. Alcuni riuscirono a nascondersi, ma il genero del duce,
Galeazzo Ciano, il più odiato da Pavolini e dai gerarchi, con De Bono,
Mannelli, Pareschi, Gottardi, furono condannati a morte (saranno fucilati
nella schiena l'undici).
Dopo l'armistizio dell'8 settembre '43 in cui accadde di tutto, insieme ad
altri cinque Ufficiali, considerata la caotica situazione intrisa di dubbi e
perplessità, decise di arrendersi ai tedeschi. Con l'adesione, poi, alla Rsi
era alle dipendenze di un colonnello tedesco. Dopo varie vicende e peripezie
si congedò nel luglio dei 1945 col grado di Capitano.
Da borghese rimase al nord ove lavorò come commerciante. Dipendente dei
Ministero Agricoltura e Foreste in qualità di agronomo, Santo Sorrentino
oggi, pensionato e sposato con Rosa Cicchella. Padre di Francesca e
Guglielmo, entrambi geometri al Comune di Torre del Greco, ha altri
fratelli: Gennaro, pensionato; ex uomo politico della DC torrese
(consigliere comunale ed assessore) e Benito, pensionato, ex Ufficiale di
bordo (Capo Commissario) della società Sitmar e Princess Love Boat.
Tutti e
quattro sono soci e frequentano il circolo sociale "Guido Mazza" al corso
Vittorio Emanuele.
Un ricordò d'obbligo per gli zii (fratelli di papà Guglielmo): Antonio che
partecipò, unitamente ad una ventina di giovani torresi, alla marcia su Roma
(28 ottobre 1922); fascia littoria; Luigi, ispettore sanitario presso
l'ospedale orfanotrofio della Annunziata di Napoli e fondatore del giornale
"La Torre".; quindicinale dei popolo torrese, fondato nei 1905; Giuseppe
commerciante; Alberto, emigrato in America e Dolores, coniugata con Gennaro
Scognamiglio, titolare del negozio di radio ed elettrodomestici in via Beato
Vincenzo Romano. |