Indice

Livio Auciello,
una vita per lo sport

di Peppe D'Urzo
  

Sin da ragazzo il vivace Livio Auciello ha avuto una viscerale ed intensa passione per lo sport sia per la pratica di esercizi fisici, da cui con notevole forza d'animo ha attinio e sviluppato determinate capacità fisiche e psichiche, sia per affermare tali capacità attraverso forme ben definite di gare, individuali o a squadre. Negli anni della "gagliarda gioventù" partecipò ai campi Dux allo stadio del Littorio di Napoli.
Il pezzo forte, oltre ai vari esercizi ginnici e alla piramide, era il doppio salto mortale con rientro a pesce nel cerchio di fuoco. Un'altra torrese che si faceva onore era Angelina Polese (al presente residente negli Usa), bravissima nel salto in alto. Erano i gloriosi anni del ginnasio: alla scuola si alternano calci ad un pallone, fa parte della squadra di calcio della Turris boy, (o, Turris b) dell' instancabile e tuttofare Angelo Vermillo (Maresciallo della Marina Militare), ottimo "talent-scout" dì allora che ha giocato coi vari Volpe, Sodano, Merlino, Mastrangelo, A. Palomba, Di Tuccio, Bianco, Maria, M. Palomba (detto: "poppa e prora"). Da qui, poi, la passione per l'atletica, preferendo le lunghe distanze.
Diviene un buon maratoneta, la società di appartenenza è la mitica "Sangiovannese", nelle cui file gareggiano: Salvatore Costantino (Vigile del Fuoco, campione italiano ed ex olimpionico), i fratelli Pintore, Panico (specialista nei 10.000 metri), Formisano.
Con ferrea volontà e  notevole abnegazione si allenava di sera, correndo per la strada; spesso un tranviere, alla guida del mezzo, gli teneva compagnia, saltando molte fermate. Chiaro esempio di solidale ammirazione! Epici furono i competitivi scontri con le altre società: la sua prima gara da professionista fu il Giro dei 4 Comuni (San Giovanni, Ponici, Ercolano, Torre del Greco e ritorno) ed altre tra cui: I sette giri di S. Lucia a Napoli (organizzala dalla D.C. "Francesco Legni"), la corsa campestre di Capodimonte, i giri di Vietri sul Mare, Santa Maria Capua Vetere, Firenze.
Dopo essere stato operato di menisco, inizia l'attività come dirigente nella prima squadra di Torre del Greco, la Turris. Il pervicace Livio ricorda con rispetto e simpatia i cosiddetti "sette re di Roma" e cioè: Amerigo Liguori, Liuccio Liguori, Giovanni Apa, Francesco Ausiello, Gennaro Serio, Basilio Liverino e Francesco Coscia. Ad essi si aggiungono per dovere di cronaca: Gennaro Liguori e Raffaele Capano tutti appassionati della squadra "corallina"; sostenevano il peso economico e provvedevano al mantenimento della società, da menzionare inoltre Renato Auciello, l'ingegnere Vincenzo Morelli, i fratelli Rugggiero (Mario presidente e Aldo dirigente), il capitano Giovanni Di Maio (il grande presidente, personaggio popolare e trascinatore di folle), l'avvocato Giuseppe Mainiero e l'ingegnere Salvatore Gaglione (commissario: Luigi Mariniello), coadiuvato dal vice presidente Antonio Borrelli, grosso conoscitore di calcio, e da un invidiabile staff dirígenziale.
Durante il decennio dell'ingegnere Gaglione, in cui si è visto un po' di lustro calcistico, Livio Auciello ha svolto anche mansioni di direttore del campo (quando questo ultimo subì una nuova direzione, stagione: 70-71) e "relation-man" con le squadri minori e scolastiche; gli allenatori che più porta nel cuore, Renato Vignolini da Pistoia (ex terzino della Nazionale), un terribile toscanaccio, Umberto Pepe (amante della galleria Umberto I a Napoli), il veneziano Bruno Gianolli, il friulano Ruggero Salar (uomo tutto d'un pezzo e ben deciso), Giacomino Losi ('er cor de Roma"), Maurizio Bruno (dotato di grande signorilità), il milanese Ezio Volpi e l'uruguaiano Giulio Lopez che seppe allestire un buon vivaio da cui emersero molti giovani.
Non dimentica neppure gli "storici" tifosi d'epoca, e cioè: Eduardo Russo, detto "Eduardo 'u zuoppo", Antonino Magliulo detto "'Ndulino 'u baccalaiuolo", Adriano Tazioili "'u modenese", Michele Acquarulo "Michele 'a Sampdoria", Virgilio Vitiello "Verginella", Carlo lentile "Carlino 'u nasone" e tanti altri. Agli inizi degli anni ottanta si dedica con passione alla divulgazione del tennis nella nostra città: riuscì a trasformare il campo di calcio (ormai in disuso) de "La Salle", con l'ausilio di padre

Marcellino, in campi di tennis; da qui l'imput per organizzare e formare una squadra di tennis che è rimasta in vita fino ad oggi. Il nuoto è un'altra perla sportiva della sua vita; col fratello Renato e Gigi Costa riesce a mettere su una forte compagine, formala da: Vincenzo Ciliberti, i fratelli Cuccurullo, Giosuè Basso (poi, bravo calciatore) e Domenico Cuciniello. Quest'ultimo entrato poi in Polizia, divenne campione mondiale di nuoto e salvataggio (attualmente allenatore all'Acquacetosa a Roma); gli fu d'ausilio in questa impresa Nino Vitielio, detto: 'u tedesco". Livio accompagnò Giuseppe Liverino a Venezia che vinse l'attraversata (con pinne) del Canal Grande; fu un grande successo.
Ex giocatore di basket nella "Pallacanestro Turris" dei Gigino Russo (alto 2 metri) e Nino Borrelli (proveniente dalla Partenope). Gli incontri si effettuavano nello spazio esterno dei vecchi spogliatoi dello stadio comunale "A. Liguori". Allenatore della squadra femminile e giocatore di handhall (al campo "Arenaccia" di Napoli) quando si scendeva undici contro undici. Fra i soci fondatori del Circolo Nautico (quando si chiamava: "'a palafitta 'i legno").
Ecco descritte le tante attività sportive di Livio Auciello, da Giuseppe (originario di Benevento), dipendente dell'Ufficio tecnico del Comune di Torre del Greco e Laura Zagarese; 5 fratelli (il primo morì) ed una sorella. Vedovo con due figli: Ennio e Flavio (entrambi nel ramo assicurativo). Milite esente, impiegato presso gli ex Molini Meridionali Marzoli dal 1954 al 1981 come rappresentante esclusivista delle province di Napoli, Benevento e Caserta, poi assicuratore dell'Ina.
La prima foto lo ritrae con F. Sgambato (centravanti) e C. Porro (centrocampista) della Turris nella stagione 69/70, nella seconda è insieme a Nicola Pietrangeli in occasione de l'inaugurazione di un nuovo campo da tennis a "La Salle" in via A. De Gasperi agli inizi degli anni '80. Conserva con orgoglio la maglia olimpica di tedoforo (Olimpiadi di Roma del 1960), quando la fiaccola olimpica transitò per Torre e la maglia dell'atleta azzurro (squadra di podismo). "La Turris era culto!" è solito ripetere: a rischio di trascurare il lavoro e la famiglia, era sempre presente in società e al campo. Benedetta la pazienza di chi gli stava accanto. Una gara indimenticabile fu Campobasso-Turris: 0-I (87' Portelli), anno: 69/70, serie D, girone G; a fine partita scoppiò la fine del mondo con botte da orbi da parte dei tifosi locali. I momenti che si vissero furono terribilmente paurosi. Oggi gli rimangono nel cuore i più bei momenti trascorsi al servizio dello sport e della "sua" Turris che segue sempre con immutato slancio ed emozione.
È la trepidante emozione di un venerando e maturo uomo, conserva un giovanile aspetto e che ha dato tanto per le attività sportive della nostra città.