Luisella 'a trammera
di Peppe D'Urzo
Non può fuggire
all'attenta memoria della maggior parte dei torresi la mitica figura di Maria
Luisa Langella
(24/04/1880, Torre del Greco, 23/05/1965), ricordata come Luisella 'a trammera",
in quanto il marito Baldassarre Maione era tramviere (in precedenza era
conduttore di "sciaraballe".
I genitori di Luisa erano Ciro, corriere di merci ed
Elisabetta Acrillo, casalinga. Originaria di "Miez a San Gaitano";
il fratello era
commerciante di corallo fra Torre e Genova, e la giovane Luisa imparò il
mestiere di "ruciatora" (esperta nell'arrotondamento) di coralli in un
locale/laboratorio in Via Gradoni e Canali nei pressi de 'U pasturaro
e in seguito al 1° Vico Trotti n.
6 (ex 4; attuale, Hellen centro ricamo e uncinetto).
Si unì in matrimonio con Baldassarre Maione, originario di Santa
Anastasia (NA), vedovo di Di Blasio Elisabetta dalla quale aveva avuto sei
figli; dopo nacquero Ciro e Ninella, che
porteranno per sempre lo strangianome di "'A trammera".
Luisa donna vispa,
arzilla e dal facile sfottò, non si faceva mai passare la mosca per il
naso; da tutti rispettata; tipo bassino con i capelli all'indietro e gli
occhiali un po' abbassati sul naso; sempre con le maniche accorciate e
leggera scollatura pettorale, posizionata vicino "'a rota", dando
l'ovale ai cammei e lavorando le bacchette di madreperla del tipo
corniola e sardonico.
Le sue mani erano "bucate" dall'acqua, importante elemento per la sua
titolata professione; minuta e ben messa e caratteristico personaggio
d'epoca, spesso aveva vivaci discussioni e scherzosi battibecchi con i
clienti e gli operatori del ramo. Le piaceva spendere quello che
guadagnava a differenza del marito che era un po' tirchio e misurato.
Persona anche ingegnosa a tal proposito, si narra, che durante gli anni
bui della seconda guerra mondiale, col lavoro che scarseggiava, quando
poteva, prendeva in affitto un motore per alimentare i banchi di lavoro
(i "tuorni"), riuscendoli a mettere in moto per attivarsi
all'attività lavorativa.
Il marito Baldassarre, reduce dagli orrori della prima guerra mondiale e
scampato a vari bombardamenti ed esplosioni, aveva una grande paura del
gas; preferiva le classiche cucine a carbone; quando era in presenza
delle bombole del gas, terrorizzato da eventuali ed immaginarie fiamme
che potessero alimentarsi, gridava ai suoi: "Qui saltiamo in aria,
toglietele di mezzo...". Per accedere al locale si scendevano due
scalini ove si trovava una sedia tagliata ai piedi; qui venivano molti
commercianti e clienti anche di domenica mattina fino all'ora di pranzo,
recandosi anche presso la sua abitazione al corso Avezzana n. 4 (di
fronte alla chiesa di Santa Rita); in esso, ovviamente, si parlava di
affari ed era come una borsa-valori di oggi con stime di mercato e
valutazioni monetarie di vari "pezzi", e l'esperto in materia era il
figlio Ciro, la cui morte lasciò un grosso vuoto e notevole rimpianto da
parte dei commercianti e da quanti lo conoscevano.
Un assiduo frequentatore era un certo Gennaro Loffredo, detto "'U
cciracane". Il "laboratoire" era abbastanza ampio con stanzino interno e
giardino esterno frontale; l'ambiente era alquanto oscuro ed i banchi di
lavoro erano illuminati da luci cadenti; fra gli attrezzi e le varie
cose che si trovavano nello stanzino, vi era un secchio (detto "'U cato
'dda 'iatta") in cui si facevano i bisogni corporali liquidi (in
mancanza di WC); il contenuto, poi, veniva versato in una grata ("saittella")
all'esterno. Luisella decise di adottare un gatto, a chiazze colorate,
che chiamò "Ciccia", il quale era in grado di dare testate ("capate") a
chiunque; ad una "riffa" organizzata da "Graziella 'a patana", la nostra
esperta lavoratrice del corallo (divenuta anche "aggarbatrice": colei
che dà garbo), vinse due belle galline che furono collocate nel
giardino. Vivevano insieme a "Ciccia" che spesso veniva "infastidito" e
spulciato; crebbero in seguito altre galline ed il gatto fu costretto a
conviverci. Nell'esercizio commerciale, la cui attività è terminata
con la morte di Ciro (avvenuta nel 1986), vi è stata l'assidua frequenza
di vari personaggi, come: Benito Figliolini, Ciro Lettieri ("Vermiciello")
e Piero Vitiello, (portatore di labari nelle processioni religiose) che
all'occorrenza duettavano in "show" musicali, con accompagnamento
strumentale da parte di Ciro.
Nella "fucina" di corallo lavoravano,
oltre a "Luisella", il figlio Ciro, F.sco Aprea ("Ciccillo", cognato di
Ciro; grosso amante della pesca) e Gaetano Pernice ("Sparaglione"),
un
po' scuro di pelle; ragazzo di bottega; nipote di A. Pernice,
venditore di esche in via Gradoni e Canali).
Altri esperti "aggarbatori": Ciro Spaghetti, basso di statura, quando lavorava
al "tuorno" appoggiava i piedi sugli "scarpietti": aveva il locale alla IV tr.Teatro; "Ninella" di fronte a "Luisella" il cui nome era Anna
Vannuccini, cognata di Vittorio, anch'egli bravo artigiano alla tr.
Santissimo n. 3; Armando Caviglia in via Piscopia, "tagliatore" di
conchiglie ed esperto di madreperla, lavorava con la moglie. Fra gli
incisori si ricordano i "napoletani" di scuola partenopea che venivano a
Torre a lavorare: C. Linguite, P. Amato, F. Cattaneo (con negozio a Lacco
Ameno), A. Prato, B. Giuliani col padre Alfonso, F. Caporaso e fratello
Vincenzo. Fra i torresi: G. Russo (fratello di "Eduardo 'u zuoppo",
grande e storico tifoso della Turris), "'Ndulino", Giuseppe, Raffaele,
V.zo, Aniello e Carlo (prof) Parlati, G. Vicidomino, Garofano,
Scognamiglio (prof), M.le e A. Scala, Noto, ecc.
"Mimi", figlio di Luisa,
fu assunto nell'azienda tranviaria (poi, Atan) grazie anche alla tessera
del Fascio, mentre il fratello Ciro, per trascorsi di antifascista non
fu assunto. |
Di "Mimi", si narra
che durante una serenata ad una ragazza, si invaghì di una donna poco
raccomandabile; "Luisella", venuta a conoscenza di ciò, cercò in tutti i
modi di allontanarla, ma costei diceva di non conoscere affatto
l'innamorato. Recatasi a casa di amici che avevano tirato su una
festicciola da ballo, Luisa, verso mezzanotte, vestita da uomo e con un
coltello ben nascosto, colse i due a ballare.... Apriti cielo...;
l'energica donna e madre di famiglia brandi il coltello a mo' di onorata
società, e della donna, riuscita a scappare, non si vide più l'ombra. Ciro,
militare in Esercito, fece parte del Corpo dei
Dragoni a
Torino; per problemi all'udito fu inviato all'ospedale di Caserta, ove in
zona vi furono tremendi bombardamenti aerei. Rimase, poi, nascosto dai
rastrellamenti dei soldati tedeschi e dopo l'armistizio dell'8 settembre '43,
venuto a Torre, riprese l'attività del "tuorno". Con la permanenza degli
Alleati nella nostra città, Ciro fece buoni affari, vendendo loro dei
piccoli membri di uomo ("Uccellini pompeiani") di conchiglia,
adibiti a ciondoli e portachiavi.
Si unì in matrimonio con Nunziatina Aprea, figlia
di "Salvatore 'u purtiere" e di Virginia Criscuolo "'A sorda"); figli:
Baldassarre ("Baldo") e Luisa. "Baldo", impiegalo ASL a Napoli, coniugato con Maria Cristina Perreon (figlia di G.ppe, alias "Peppe 'a patana"
con ristorante in via G. De Bottis ed in via Vesuvio ad Ercolano (ristorante
"Eden"); figli: Francesca, insegnante, Stefania, casalinga e Ciro ,
studente. "Baldo" sin da ragazzo ha sempre seguito le sorti della Turris.
Luisa, casalinga, moglie di
Elpidio Loffredo, bravo artigiano delle scarpe.
Ciro era un bravo cantante e musicista, come il fratello "Mimi"; suonava la
chitarra ed il violino; era solito riunirsi con altri musicanti all'angolo
di c.so Avezzana - I^ tr. V. Veneto ove erano ubicati i negozi di "Mimi
'u
zuoppo 'dde caramelle" e di "Aniello 'dda carne 'i cavallo"; d'estate canto e
musica per tutti. Si tenevano concertini e "musicals" sopra un
loggione, ove la gente dai balconi e finestre confinati, poteva assistere ed ascoltare
le melodiose canzoni elaborate dai vari: V.zo Izzo "Marcantonio", "Vincenzo
'u re", "Aitano 'u pezzecato", Diomede Bianco, ecc.; le esibizioni si
svolgevano anche fuori Torre, specialmente a Napoli. Ci furono anche
processioni religiose, con tappa obbligata presso la pasticceria dei F.lli
Romano, ove ricevevano i gustosi biscotti di mandorla (i "Quaresimali") e
all'anice ("'A presa 'i annise"), servito in quei classici piccoli
bicchierini di vetro di una volta.
foto: Maria Luisa Langella, detta "Luisella
'a trammera"; Ciro Maione col violino (anno 1951); un "ricordo musicale"
(Ciro con la chitarra), anno 1941; "Luisella", "Ciccillo" e Ciro al lavoro
sul "tuorno" in 1° vico Cappuccini. |