"Mangone"
Maria Giuseppa Mangone e i suoi 102 anni.
di Peppe D'Urzo
Non è di tutti i giorni essere al cospetto di un'ultra centenaria e
cercare di colloquiare con immagini e ricordi di un passato, costellato
da tanti avvenimenti ed episodi...; e con mente lucida, offuscata ogni
tanto da qualche pausa riflessiva, Maria Giuseppa Mangone, raccogliendo
tutte le sue energie interne, comincia il racconto della sua vita.
Nata a Torre del Greco nel lontano 22 agosto 1902, da Antonio, capitano
marittimo di barche, adibite alla pesca delle spugne (le "Spugnare"), e
da grazia Maria Palomba, casalinga. Otto i figli: quattro femmine e
quattro maschi, di cui solo Maria vivente. Detta "a sfaxina" per aver
vissuto a Sfax, città e porto della Tunisia, la seconda grande città
tunisina. I suoi cittadini sono considerati eccellenti commercianti e
per la sua posizione geografica, il "gouvernorat" di Sfax beneficia di
un clima generalmente dolce e clemente.
Qui vi si recò all'età di cinque anni, unitamente alla madre, per
assistere la giovane figlia Eugenia, prematuramente ammalatasi. Vi
rimase sino al 1943 a causa della guerra, poi, fece ritorno al suol
natio. Frequentò l'asilo e le scuole elementari, ove le lingue
predominanti erano il francese e l'italiano. Ricorda una classica
canzoncina d'epoca dal titolo "Bat les mains" (Batti le mani), che
spesso canta con perfetta tonalità; era lei che si recava al comune
di Sfax a ritirare alimenti e cibarie (specialmente l'olio) con la
prescritta tessera annonaria.
In città, considerata già allora "multietnica" si parlava: francese,
italiano, napoletano, siciliano, maltese, greco, ecc., per la presenza
di molti lavoratori e commercianti. Indottrinata alla cultura del regime
fascista, "osannava" Mussolini e la patria lontana. Appeso ad una parete
della sua abitazione in terra d'Africa, vi era un grande "picture" del
duce del fascismo. Una ragazzina del luogo era solita
frequentare la casa di Maria Giuseppa, alla fanciulla piacevano tanti i
"maccheroni", che mangiava con vero gusto, ogni qual volta che erano
preparati nella "maison" italiana; Maria, prima del lauto pasto,
chiedeva alla fanciullona chi fosse il personaggio in cornice, se
indovinava i maccheroni al sugo erano suoi; infatti, con un simpatico
e disciplinato "Mussolini", la baby, felice dell'impresa, poteva, poi,
assaggiare il prelibato piatto italiano.
Maria si unì in matrimonio con
Natale Reitano a Sfax, dal quale ebbe due maschi e due femmine (di cui
una deceduta). Natale era padrone marittimo e proprietario di barche per
la pesca delle spugne, attività in auge e che diede lavoro a molti
italiani, ivi stabilitisi. Egli morì durante la II guerra mondiale.
Il padre di Natale, Giuseppe, titolare di una barca a vela, nel corso
della I guerra mondiale 15/18, durante una battuta di pesca, incappò in
un sommergibile tedesco; fu preso ed imbarcato, poi, su di un battello
con altri marinai italiani; la sua barca fu dai tedeschi affondata.
Cominciarono, con la ritirata delle forze dell'Asse, le prime incursioni
aeree sulla tranquilla città di Sfax; in una giornata difficile da
dimenticare, ci fu un terribile bombardamento aereo che distrusse molte imbarcazioni
nel porto e diverse abitazioni, fra cui quella della famiglia di Maria.
Non ci fu alcun risarcimento, e, raccolte le poche cose, salvate fra i
resti della casa, Maria fece ritorno in Italia, imbarcando su di un aereo
militare italiano; raggiunse la Sicilia, atterrando a Castelvetrano
(comune di 30.193 ab. in prov. di Trapani, a 187 mt. s.m.; su un ripiano
dominante il Mare di Sicilia, centro agricolo industriale); qui, unitamente ad altre persone, si recò a prendere la nave
per Napoli, ma, nello stesso tempo, ci fu un'altra incursione aerea. Fra le bombe che cadevano
dal cielo, ci fu un fuggi fuggi generale e capitò che il figlio Aniello
che aveva portato con sé dall'Africa, non si trovava più; sorpresa,
pianto e disperazione, ma grazie al buon Dio, fu ritrovato in un
ricovero antiaereo. Venne a Torre ai primi di aprile del 1943 e rimase
in un ricovero in traversa Gradoni e Cancelli nella triste notte del
bombardamento causato dalle fortezze volanti alleate, in via Purgatorio
alla vigilia di Pasqua.
Fu una Pasqua insanguinata con diversi morti innocenti. Si narra, a tal
proposito che in precedenza gli alleati avessero inviato dagli aerei,
molti volantini con la seguente scritta "Natale con voi, Pasqua col
sangue". In Tunisia aveva perso tutto. Alcuni album fotografici non si
trovarono più e non ebbe nulla sia dal
|
Le
foto: Maria Giuseppa Mangone, alias "a' sfarina"(gennaio 2004); un'immagine
di Sfax (Tunisia); La Mangone (al centro) con la figlia Maria Grazia ed il
nostro Carlo Boccia (luglio 2004).
governo tunisino e quello italiano e così l'amore e la devozione per il
Duce, che secondo Maria
avrebbe dovuto prendere provvedimenti per lei e le altre famiglie
italiane danneggiate, sfumò lentamente, con notevole rammarico...
Quando viveva a Sfax, gli italiani erano ben voluti e rispettati; quando ci
fu la dichiarazione di guerra il 10.06.1940 col famoso discorso del Capo
del governo, le radio, che portavano la sua voce in tutte le città e
colonie italiane, annunziarono questo importante
avvenimento che fu ascoltato da Maria ed i componenti della sua
famiglia. La figlia Maria Grazia
(classe 1923) ricorda che Sfax era un centro industriale, ove tutti
lavoravano. Le spugne pescate e trattate, poi, venivano inviate ed esportate
in varie località europee, tra cui l'Italia. Si coniugò con un tunisino
(figlio di un italiano) che viveva là, e, da civile fu preso prigioniero dai
francesi e condotto in una città verso l'interno di Sfax; fu liberato
all'entrata in città dagli alleati, raggiunse l'Italia, ove in seguito morì.
Era dipendente di una farmacia in terra tunisina.
Il figlio di Maria, Giuseppe, dopo il rito sacro del matrimonio, uscito
dalla chiesa, offrì, insieme alla moglie, la fede nuziale alle preposte
Autorità del Consolato Italiano; era il periodo dell'oro alla patria. "'A 'sfaxina"
attualmente, vive in beatitudine con la figlia Maria Grazia in via Pisa; i
suoi capelli bianchi un tempo erano lisci e col classico "tuppo"; ogni ruga
del suo vetusto volto è un pezzo di storia, una storia centenaria fino al
nuovo millennio.
Partecipa con interesse all'attività familiare, impartendo ordini e
disposizioni... Alla veneranda età di 98 anni si ruppe il femore, ma con
ferrea volontà guarì quasi completamente e ad una festa di Prima
Comunione di una pronipote, festeggiò tutta la giornata sino a tardi.
Le ragioni della sua longevità possono essere tante, ma lei risponde così:
"Nella mia lunga ed avveduta vita non mi sono mai fermata, sono sempre stata
in attività; ho cresciuto i figli, lavorato in casa e sempre affrontato i
lavori domestici con serenità e con l'aiuto del buon Dio."
Auguri, lodi e
festeggiamenti a colei che ha raggiunto la non facile età di 102 anni;
una vera protagonista del XX secolo che ha visto tanti avvenimenti che porta
dentro di sé e in un angolo del suo cuore sono riposti i tanti ricordi di
una lunga esistenza. |