"Mastu Rafele `i
Scatufo"
di Peppe D'Urzo
Questo strangianome, la cui provenienza deriva dal verbo in lingua
napoletana: "Scatufo" (scavare), appartiene a Raffaele Ciavolino, nato a
Torre del Greco il 25.11.922, da Pietro, ricordato come "Mast'Aniello",
montanaro nella cava di villa Inglese, poi marittimo/fuochista, e da
Maria Giordano, detta: "'A scialacumpagna" per tradizione familiare.
Pietro si trasferì in America e precisamente a Brooklyn e dopo cinque
anni fece ritorno in Italia. Prese in fitto uno spazio della cava a
Villa Inglese, ove, purtroppo, vi morì un suo operaio sotto un tratto di
montagna pendente; il poverino fu tagliato a metà... Da allora don
Pietro comprò un appezzamento di terreno in via traversa Resina Nuova n.
18, dedicandosi, tempo permettendo, alla vita agreste.
Nacquero quattro figli: tre maschi e una femmina, tutti viventi.
Raffaele, originario di via Nazionale (S. Maria la Bruna), attuale
succursale del Banco di Napoli, frequentò le scuole elementari a S.
Maria la Bruna e a Cappella Nuova. A 16 anni era già in possesso del
porto d'armi per la caccia. Venditore ambulante di vari prodotti della
terra, con la "spasella" in testa nella vicina Torre Annunziata: poi
muratore con varie imprese fra cui la "pomarici" ed in proprio per
diversi anni. Militare nella Regia Marina Italiana con chiamata alle
armi all'inizio dell'entrata in guerra dell'Italia. Corso di cannoniere
puntatore a Venezia, inviato in seguito a Lussinpiccolo (ex Jugoslavia, attuale Mali Losinj, isola della Croazia), su di una batteria antiaerea di difesa, a
Nola (NA) e a Monfalcone (GO).
Imbarcato sulla motozattera "MZz 781" effettuò varie missioni da
Favignana (TP) a Bisèrta (Tunisia), subendo diversi bombardamenti e
mitragliamenti aerei. Un suo commilitone, nativo di Ponticelli (NA) fece
richiesta di imbarcare sulla "MZz 781", avvicendandosi con un altro
marinaio; non se ne fece nulla... e l'imbarcazione su cui si trovava
esplose, poi, su di una mina. Una sera, per disposizioni superiori,
ci fu l'ordine di cambiare rotta. Si navigò sotto, costa (Calabria). La
motozattera si arenò su di una piana ("chiana") di scogli a fior
d'acqua. Da bordo furono lanciate segnalazioni a terra, e, dopo un
po' arrivarono imbarcazioni tedesche a prelevare il personale italiano.
La "MZz" fu rimorchiata a Massa Carrara, qui si seppe dell'armistizio
dell'8 settembre '43 con fuggi fuggi generale da parte di militari di
varie armi.
L'equipaggio della motozattera, approfittando del caos venutosi
improvvisamente a creare e per non cadere nelle mani dei soldati di
Hitler che già avevano preso prigionieri molti soldati italiani, si
allontanò furtivamente col favore della notte: fu individuata a largo e
fatta oggetto di fuoco nemico; fortunatamente non fu colpita e proseguì
verso altri lidi. All'isola di Capraia (LI), Raffaele e gli altri
rimasero fermi per molto tempo; ad essi si unirono molti prigionieri
italiani.
Si partì per la patria di Napoleone, Ajaccio (Corsica occidentale), ove
c'erano gli Americani, coi quali si lavorò in cambio di cibo, sigarette,
ecc. Poi in Sardegna e precisamente a Caprera e La Maddalena (SS),
infine ognuno a casa. Con nave della società "Tirrenia" si giunse a
Civitavecchia e, poi, ad abbracciare i propri cari.
La lenta ripresa nella vita civile vede il nostro Raffaele imbarcarsi,
con la qualifica di mozzo sulla "Delfino", nave mercantile del tipo
"Liberty" (fabbricata negli U.S.A. durante la II guerra mondiale col
sistema: E.J.Kaiser, con prefabbricazione di intere sezioni, che
successivamente venivano montate, di 10.000 tonn. di stazza e 10 nodi di
velocità). A bordo, per la sua dedizione al lavoro e le sue innate
capacità si fece ben volere. Dal turno generale di Venezia trovò lavoro
come giovanotto di seconda sulla "Maria Bibolini".
Durante la navigazione, dopo appena due giorni, un marinaio, addetto al
timone si sentì male e Raffaele lo sostituì: promosso |
Le
foto: Raffaele Ciavolino, detto "Mastu Rafele 'i Scatufo" in divisa da
militare (anno 1940); al Lido di Venezia coi commilitoni (è il nono da
sinistra nella seconda fila da basso - anno 1942); col figlio Pietro
(dicembre 2002).
marinaio
effettivo, imparò bene il mestiere. Poi, durante un giro d'ispezione il
nostromo effettivo, inciampando su degli scalini, cadde e purtroppo
morì; la nave da Capo Verde (Africa occidentale) raggiunse l'Argentina,
e, dal grande
porto fluviale di Rosario, dopo aver caricato grano, raggiunse Civitavecchia,
ove la bara dell'esperto uomo di mare fu portata via dalle preposte
autorità. Raffaele fu promosso nostromo. Dopo venti giorni la nave andò a
Malta (repubblica insulare del Mediterraneo 90 km. a sud della Sicilia) per
lavori in bacino.
Altre navi su cui il nostro "seaman" si è imbarcato: "Giovanni Agnelli"
(mercantile da carico), "Sandalion" e "Poseidon". Su quest'ultima
imbarcazione Mastu Rafele ebbe una terribile esperienza dovuta ad un ciclone
nei pressi delle isole Azzorre (portoghese: Acores) arcipelago di isole
vulcaniche molto montagnose nell'oceano atlantico a 1400 Km. dall'Europa
(Portogallo). Si alzarono lunghe colonne d'acqua nelle vicinanze di un
cratere affiorante il livello del mare. Furono attimi di sgomento e
angoscia...
Coniugato in data 10.10.1949 con Cira Vitello, figlia di
"Vincenzo 'u barbiere", con locale in Via Cappella Nuova (ora Orefice),
casalinga. Ha due figli maschi: Pietro, dipendente delle Ferrovie dello
Stato e Vincenzo, ingegnere meccanico navale, insegnante al "Galileo Galilei"
di Torre Annunziata.
Pensionato con quasi 25 anni di navigazione, risiede a via Cappella Orefice
n. 19. Dopo la lunga esperienza marittima, Raffaele si è dedicato al lavoro
della terra, quell'amata terra ereditata dal padre. Esperto maestro della
potatura ed innesti. Appassionato di calcio e tifoso del Napoli, ex
cacciatore di tordi, allodole e uccelli acquatici, con escursioni a
Mondragone (CE) ed in Puglia. Trascorre piacevolmente il suo tempo fra
alberi e piante, rimanendo volentieri lontano dai chiassosi rumori della
città.
Il verde che lo circonda gli dà la carica per andare avanti. Si immerge
spesso nei suoi lontani ricordi, che furono e che lo inorgogliscono per
tutto quanto gli è capitato. Dell'ultimo conflitto mondiale, di cui è stato,
suo malgrado, anch'egli protagonista, afferma: "La guerra è stata una cosa
stranamente curiosa... da non augurare a nessuno...". |