"Michele 'o barbiere"
di Peppe D'Urzo
Il
"nobile métier" l'ha imparato da giovincello per necessità ed
esigenze di copione. Erano i tempi in cui si preferiva andare a lavorare
per aiutare la famiglia. E' il palese e lampante caso di Michele Miele
detto appunto "Michele 'o barbiere", nato a Torre del Greco il 17 maggio
1919 da Ciro, muratore, e da Rosa Borriello, casalinga. I due ebbero
otto figli (cinque maschi e tre femmine), di cui 6 deceduti in seguito.
Originario della zona di Cappella Nuova, luogo ameno e dall'aria ancora
buona, in cui è sempre vissuto e continua a viverci in un clima di beata
salubrità e serenità. Ha frequentato le scuole elementari in zona e in
via Ponte della Gatta. A nove anni comincia a sentire il sudore della
fronte lavorando nella terra di famiglia, poi si cimenta come scappellino-marmista per dodici anni in via Montagnelle alle dipendenze
di un certo "'u zelluso". Nello stesso tempo, imparò il mestiere di
barbiere presso il salone, ubicato "'Ncopp 'i tre vie", di proprietà di
Aniello Sorrentino.
Nel 1939 arriva la chiamata alle armi e viene arruolato di leva nel
Regio Esercito Italiano. Va a Roma presso l'8° Reggimento Genio
Marconisti (caserma Bianchini in via Nomentana). Qui sono stati suoi
commilitoni e graditi camerati il famosissimo attore in "vogue" a quei
tempi Amedeo Nazzari (pseudonimo di Amedeo Muffa, nato a Cagliari nel
1907 e morto a Roma nel 1979; attore teatrale e cinematografico di
"Cavalleria", 1936; "Luciano Serra pilota", 1930 "La cena delle beffe",
1941; "Il lupo della Sila", 1950; "Processo alla città", 1951, ed altre
famose pellicole). Michele Miele ricorda che il famoso attore fu
prelevato dopo quindici giorni circa di naja per impegni
cinematografici. Altro commilitone di "Michele 'o barbiere" fu il
fratello del grande Aldo Fabrizi (19051990), detto "Zamur".
All'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno 1940) rimane nella
Capitale, nella città eterna e dai "futuri e solenni destini". Passò poi
a Pietralata, 81° Fanteria Corso aereo-rifornitore al viale Giulio
Cesare. Dopo un mese, Michele venne posto a disposizione del 17° Corpo
d'Armata, alle dirette dipendenze dei Ministero della Guerra. Ha tenuto
diversi servizi di guardia al Quirinale (già residenza estiva dei Papi,
dal 1871 al 13 giugno 1946 sede ufficiale dei re d'Italia), intravedendo
spesso il Re Vittorio Emanuele III e la sua famiglia, ed al Vittoriano
(monumento a Vittorio Emanuele II, opera di C. Sacconi; nel 1921 vi fu
sepolto il Milite ignoto).
Ha avuto modo di conoscere e colloquiare col Duce del Fascismo, Benito
Mussolini; che, molto umanamente si intratteneva coi soldati chiedendo
loro come fossero trattati. In questo periodo di ferma, il nostro
marconista riesce anche a tagliar capelli e ad insaponare le facce di
numerosi militari (fra Ufficiali e subalterni): il suo primario lavoro
non l'aveva dimenticato. Ebbe anche buoni e distesi rapporti con i
camerati tedeschi fino al fatidico 8 settembre 1943 (data
dell'armistizio con gli anglo-americani). Dopo tale data ci fu una
spietata reazione delle forze germaniche contro civili e militari
italiani, la guerra continuava e Roma subì molti bombardamenti anche
dopo la dichiarazione di "Città aperta" (14 agosto 1943). L'occupazione
tedesca, iniziata l'8 settembre con combattimenti a Porta San Paolo,
vide la strenua e decisiva resistenza della città tutta, nonostante le
gravissime privazioni e persecuzioni culminate nell'eccidio perpetrato
dai Tedeschi alle Fosse Ardeatine di 335 cittadini. La città fu liberata
il 4 giugno 1944.
L' 11 settembre - verso l'una di notte - la caserma che ospitava il
Reggimento di Michele, si svuotò improvvisamente: in un clima di totale
confusione tutti scappano verso i propri luoghi natii.
Meglio darsi alla
fuga che cadere nelle mani degli ex camerati.
Michele riuscì a salire su di un treno diretto a Napoli e, dopo una
giornata e mezzo, il convoglio si fermò nella stazione di Cassino, le
lince erano interrotte. Dai vagoni scesero ex soldati campani,
calabresi e siciliani diretti verso quel sud d'Italia, ormai liberato
dagli Alleati: ci fu un violento scontro con militari germanici
all'interno della piccola stazione frusinate.
A piedi, poi, raggiunse Pignataro Maggiore e Piedimonte Matese nel
casertano. Dopo aver appena attraversato un fiume, un aereo alleato,
sorvolando la zona, cominciò a mitragliare a bassa quota tutto ciò che
sottostante si muove: fortunatamente, Michele non venne colpito.
Con
enormi sforzi e con una valigia con sé, arrivò a San Nicola la Strada
con due ex soldati originari di Boscoreale, anch'essi in fuga verso
casa. In provincia di Caserta rimase nascosto all'interno di un portone
di un vecchio fabbricato |
La
foto mostrano Michele Miele, detto, "Michele 'u
barbiere", in divisa da militare Michele e la moglie Giuseppina
Polese da giovane all'interno della proprietà Hefliger (anno 1942).
per i continui rastrellamenti germanici. Il giorno seguente giunse a Terzigno
ed Ottaviano ed anche qui trovò tedeschi
su tutti i fronti. Dopo aver salutato gli amici di Boscoreale, arrivò verso
le 20.30 a Leopardi, incontrò un vecchio, tale Gaetano Vitiello, detto "Aitano
'u niro" che gli chiese da dove venisse. L'affaticato Michele gli rispose che
erano accampati nell'ex pineta "Iris" sull'autostrada: fra essi
v'erano uomini che venivano da Roma. Dormì in casa di un conoscente,
detto 'Aitano 'u fummuso.Dopo altre peripezie, arrivò finalmente a casa in via Cappella Nuova, ove
caddero bombe dal cielo che formavano squarci tondi e profondi nelle varie
terre annesse ai pochi casolari. Restò nascosto presso l'abitazione di una
sorella in contrada Monticelli: i tedeschi continuavano ad imperversare in
zona e in via Giacomo Leopardi ('U Muraglione). In seguito cominciarono a
trapelare le prime notizie sulla venuta degli Alleati, che arrivarono il
primo ottobre 1943.
I soldati a stelle e strisce che spesso sotto l'effetto dell'alcool, davano
fastidio agli abitanti del luogo ed in particolar modo alle donne e alle
giovincelle, crearono, inevitabilmente, incresciosi episodi. Michele si
adoperò come barbiere con gli inglesi, accampati in via Salzano, con i quali
"legò" amichevolmente.
Nel
dopoguerra si attrezzò a venditore ambulante di varie
mercanzie, racchiuse in una valigia, da cui mai si
allontanava. In seguito ebbe la licenza a posto fisso.
Riaprì il salone
situato all'angolo di via Giovanni XXIII n. 107 con via Cappella Nuova
(attuale Cappella degli Orefici). Ai giorni nostri v'è il "Caffè dell'Opera"
(in precedenza, un altro bar). Il salone faceva parte del palazzo di
proprietà Hefliger, un ingegnere svizzero fra i realizzatori della linea
ferroviaria Napoli - Portici inaugurata il 13 ottobre 1839, che andò ad
abitarci per motivi di salute (tisi). Hefliger comprò una vasta area di
terreni dall'angolo di via Crocifisso all'incrocio di via Cappella Nuova,
ereditati poi dai figli. Il palazzo fu poi abbattuto.
Dal 1960 trasferì il locale in via Cappella Nuova n. 43, ex merceria con
attigua abitazione. Michele è sposato con Giuseppina Polese, nata a Torre
del Greco nel 1922, figlia di Serafina Giordano, ricordata come "Scialacumpagna",
è stata per una vita bidella alla scuola elementare di via Chiazzolelle.
Michele e Giuseppina hanno due figlie: Rosa Maria, laureata in sociologia,
disoccupata e Pasqualina, infermiera all'Asl NA 1, presso l'Ospedale
"Pellegrini".
Un fratello di Michele, Salvatore, detto "Tore marrone" emigrò
in America, facendo l'esportatore a New York.
Pensionato dal 1985, ha
celebrato le nozze d'oro, circondato dall'affetto dei suoi cari, nella
chiesa del SS. Crocifisso. |