Mimì" Romano
e l'affondamento
della M/N "Oceania"
di Peppe D'Urzo
Era un tranquillo e pacifico uomo che ha navigato in lungo ed in largo
con le splendide navi della gloriosa Società "Italia", approdando in
tanti porti del globo acqueo terrestre. Tante le esperienze vissute
fuori dalla sua città natia che tanto amava e che desiderava sempre
all'avanguardia e più vivibile. Domenico Romano, ricordato come "Don
Mimì" era nato a Torre del Greco il 10.05.1920, spegnendovi gli occhi il
23.12.2002, da Michele e Lucia Mennella. Coniugato con Giuseppina Gaglione (1922/1997), detta "Geppina 'a sarta" con paziente insegnamento
alle giovani ragazze; originaria di I° vico Cappuccini. Mimì ha vissuto
la propria infanzia in via Fontana n. 1, recandosi spesso al monumento
delle "Cento Fontane" che ai suoi tempi funzionavano nella dovuta
maniera con notevole frequenza di pubblico che attingeva le terse e
curative acque adatte ad ogni uso.
Nel 1936, sedicenne, ottenne, grazie al padre che era buon amico di un
maestro di musica, un imbarco sul transatlantico "Roma" (32.500 tonn.,
gemello dell'Augustus, in servizio sulle linee del Nord America). Si era
in piena era fascista con le innovative norme per l'avvio al lavoro per
le giovani leve...; riuscì a far parte della banda musicale del "Roma",
suonando il contrabbasso; era storica consuetudine che le navi, ogni
qual volta arrivavano nei porti, al momento dell'attracco alle banchine,
in un clima di festoso ricevimento, accompagnavano tale operazione, con
note musicali.
Imbarcò, poi, sull' "Oceania" che, unitamente al "Neptunia" fu varato nel
1931 dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone per la Compagnia
Cosulich, venne destinata alla linea del Sud-America; entrambe furono le
prime navi italiane a classe unica, con possibilità di imbarcare 1532
passeggeri e 253 uomini di equipaggio. L'"Oceania", partita da Taranto
alle ore 19,30 del 16.09.1941, insieme al "Neptunia" e "Vulcania", fu
affondata nelle vicinanze di Homs (Libia) la mattina del 18.09.1941 alle
04:14 dal sommergibile inglese "Upholder" mentre navigava per Tripoli,
carica di soldati di varie armi, corpi e specialità.
Lo stesso sommergibile tornò all'attacco circa 5 ore dopo, alle 08:50,
quando era già pieno giorno, e, visto che l'"Oceania" galleggiava
ancora (il "Neptunia" era già andato a picco), e che ancora stavano
sbarcando uomini, gli lanciò contro un'altra coppia di siluri e la finì;
il dramma era concluso. Oltre alla perdita di due colossi, circa 500
uomini scomparvero in mare. "Mimi" ce la fece e, unitamente ad altri
sventurati, fu recuperato dal caccia-torpediniere (facente parte della
scorta al convoglio italiano) "Nicoloso Da Recco".
In seguito imbarcò sul "Vulcania" (recuperato e riparato), in qualità di
cameriere, e ripartì per l'Italia. La poco felice ed incredibile
avventura del siluramento e del naufragio è sempre stato un dubbioso ed
ombroso ricordo per "Mimì", il quale addossava il tutto al sistema di decriptazione ("Ultra") inglese che ben riusciva a scoprire i movimenti
marittimi della Marina Italiana, in special modo le operazioni
(convogli) dirette dall'Italia in Africa Settentrionale.
Intanto la Capitaneria di porto di Torre del Greco era alla ricerca del
"renitente alla leva", Domenico Romano; quando l'Autorità preposte si
recarono alla sua abitazione in via Fontana, la sorella riferì che egli
era imbarcato come marittimo sul "Vulcania", ove arrivò un fonogramma in
cui si comunicava che il Romano, appena giunto in Patria, doveva subito
recarvisi per l'avvio alle armi, servizio di leva. Presentatosi qui,
dopo aver chiarito la propria posizione, fu inviato a Taranto, arruolato
nella Regia Marina; qui fece l'attendente ad un Ufficiale, il Colonnello
Bigi, che, stimate le qualità professionali e morali di "Minì", lo portò
con sé a Roma.
Nella città santa vi rimase fino alla sua liberazione con l'ingresso
delle forze alleate anglo-americane nella capitale avvenuta il 4 giugno
1944. A Roma è militare durante la caduta del fascismo (riunione del
Gran Consiglio del 25 luglio 1943).
Il re fa arrestare Mussolini che sarà tradotto nell'isola di Ponza (LT),
poi a La Maddalena /SS, |
quindi a Campo Imperatore (AQ) sul Gran Sasso
d'Italia e nomina primo ministro Pietro Badoglio. Iniziano così i
"Quarantacinque giorni" nei quali, pur annunciando che permane
l'alleanza con la Germania e la continuazione della guerra, Vittorio
Emanuele III inizia segretamente le trattative con gli Alleati.
Il nostro fedele attendente, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943,
tra vari pericoli incombenti a Roma, definita "Città aperta", riuscì a
salvarsi e tenersi ben nascosto dai rastrellamenti dei soldati tedeschi,
ormai padroni della capitale.
Dopo essere tornato a casa e congedato dal Governo alleato di stanza a
Napoli, riprese a navigare con le navi della mitica Società "Italia", fino
al riconosciuto riposo pensionistico.
Ha abitato, inoltre, alla traversa A. Maresca n. 3. Dall'unione matrimoniale con Giuseppina sono nati: Lucia e
Michele (attualmente dipendente al Comune di T/Greco).
Tra i vari ricordi
del Romano vi fu il transatlantico tedesco "Bremen" che vide ancorato in
tutta la sua grandezza ad una banchina del porto di New York; poco prima che
il Terzo Reich entrasse in guerra, l'unità germanica, quasi in totale
segretezza, levò le ancore dal porto newyorkese, diretto a tutta birra verso
l'Europa...
Il "Bremen", imponente e splendida nave, vinse il famoso "Nastro Azzurro",
gara di velocità, per la traversata oceanica dall'Europa all'America del Nord. Anche il nostro elegante "Rex" (impostato il 27.04.1930 nei cantieri
Ansaldo di Sestri Ponente e varato per conto della Navigazione Generale
Italiana il 01.08.1931, entrando in servizio sulle rotte celeri del
Nordamerica il 27.09.1932), definito un colosso galleggiante ed un grande
hotel di lusso (immortalato anche dal grande Federico Fellini nel suo film "Amarcord"
del 1974), vinse questo ambito trofeo, strappandolo proprio alla Germania
nel 1933 e fu definito il piroscafo più veloce del mondo. Purtroppo il "Rex"
fece una tragica fine, infatti l'8 settembre 1944 mentre si dirigeva verso
la baia di Capodistria a sud di Trieste, fu attaccato da due stormi di
Bristol Beaufighters inglesi e colò a picco, adagiandosi sui bassi fondali
della baia.
Un'altra rimembranza fu quando, verso la fine della II guerra
mondiale, un treno prese fuoco e fu costretto a fermarsi nei pressi della
stazione ferroviaria di Torre del Greco (FF.SS). Molti torresi della zona
mare si riversarono sui binari, e, con secchi d'acqua, si davano da fare
per spegnere le fiamme. Da qualche vagone cominciò a fuoriuscire del vino, il
cui odore si diffuse per tutta via Fontana... ai secchi d'acqua si
aggiunsero bottiglie e damigiane per raccogliere e recuperare quanto più
vino fosse possibile attingere da quei vagoni, fortunatamente illesi dalle
fiamme. |