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Antonio Di Maio
"'Nduniuccio 'u russ"

di Peppe D'Urzo  

Un altro "feeling" che avvicina Torre del Greco alla meravigliosa  isola d'Ischia (antica Pitecusa, isola delle sirene), da sempre ricordata come l'isola verde, è la storia di Antonio Di Maio (Forio, 1929 - Torre del Greco, 1992) e la sua "family" di titolata origine, da Francesco (1889-1972), detto "'U russ" per la tonalità rossiccia della faccia e da Teresa Calise. Undici furono i figli di cui, purtroppo, otto perirono per varie malattie. Francesco, che sin da giovane ostentava un paio di baffi alla Vittorio Emanuele III, di professione barbiere, emigrò in America ove si stabilì a Brooklyn, trovandovi un lavoro come aiutante barbiere.
Legato ai sentimenti e valori patriottici, ritorna in Italia per difenderla in armi nella guerra italo-turca e nella prima grande guerra mondiale ('15-'18): qui assolve il compito di barrelliere. Dopo un terribile scontro con il nemico, esce, insieme ad altri camerati, a raccogliere feriti che saranno, poi, trasportali in un ospedale da campo. Lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi è terribile: corpi smembrati, arti disseminati un po' dovunque, addomi squarciati.
Rientrato al campo in condizioni fisiche precarie per l'enorme fatica, non trovando un posto per riposare, cade stanchissimo fra i feriti, riuscendo a dormire; si svegliò fra le braccia di un soldato che di vivo non aveva più nulla. Fu decorato con medaglia al valor militare per la Campagna italo-turca e per la prima guerra mondiale. Rientrato sull'Isola, apre a Forìo una bottega per parrucchiere e si iscrisse, per benefici di lavoro al Pnf, facendo indossare ai figli la divisa di "balilla" negli anni ruggenti.
Un suo cugino, Michele, anch'egli barelliere (guerra del '15-'18 fu scelto per una missione: si tirò a sorte fra ventidue barellieri... uscì anche il suo nominativo. Arrivato sul posto, richiamato dai lamenti dei feriti, mentre si attivava a soccorrerli, una bomba esplose e i corpi furono dilaniati. Non si trovò più nulla.
Antonio, ultimo figlio, vive gli anni della beata adolescenza sull'isola, frequenta le scuole d'obbligo, vestendo, quando le circostanze lo richiedevano, la divisa da "balilla"; impara anche i segreti del mestiere di barbiere. Nei suoi occhi rimarranno scolpiti i ricordi dell'ultimo conflitto mondiale, quella seconda guerra mondiale che sconvolse il mondo. Ischia non fu risparmiata. Alcuni torresi vi trovarono rifugio presso famiglie di pescatori, quando cominciarono i primi bombardamenti sulla città "corallina"; forse finirono dalla padella nella brace.
Vi furono varie incursioni aeree da parte anglo americana e tedesca. Durante un bombardamento aereo la gente trovò rifugio in vari ricoveri nei pressi del porto di Forìo. Da uno di essi (deposito sotterraneo di carrozze), un amico di Antonio, ricordandosi di aver lasciato a casa dei soldi e qualche oggettino di valore, sbucò fuori e di corsa si recò presso la propria abitazione non molto distante. Nel momento in cui aprì la porta, cadde una bomba che distrusse tutto: il suo corpo non fu mai rinvenuto.
Si ricorda anche un aereo inglese che nel 1945 per cattive condizioni atmosferiche andò a sbattere sul monte Epomeo: i suoi occupanti (circa un centinaio) morirono tutti e un'ala dell'aereo è rimasta ancora conficcata su di una tettoia di un vecchio casolare. Dei soldati del Regno Unito gli abitanti di Ischia serbano un altro "souvenir": essi erano accampati su di un tratto di spiaggia, detta appunto la "spiaggia degli Inglesi" a circa due chilometri da Ischia Porto.
Fra Capri e Ischia era ancorata una portaerei (e tre nel porto di Napoli) da cui partivano i bombardieri, diversi dei quali hanno sgancialo ordigni esplosivi su Torre del Greco. Poi vennero gli alleati che portarono un po' di benessere; un certo Agostino Sarpone (povero mendicante), preso dai morsi della fame, si esibiva per le strade e piazze, mettendo su un piccolo spettacolo: ingoiava con un sol boccone pesche, pere, albicocche. A questo "show" assistevano, oltre agli abitanti, gli incuriositi militari anglo-americani: era il tempo delle "Am Lire", sigarette "Pall Mall" e "Lucky Strike".
I Di Maio ebbero dei riconoscimenti dalle forze alleate; essi mai dimenticheranno i morti e i feriti causati dal bombardamento aereo in zona Porto di Forìo. Durante le operazioni di recupero, la benna di una pala meccanica, mentre sollevava macerie, colpì la testa di una


Le foto mostrano Antonio in divisa da militare ed il padre Francesco (anno 1940).     

donna che morì sul colpo. Nel dopoguerra Antonio, detto "'Nduniuccio 'u russ" si arruolò in Marina Militare con la qualifica di segnalatore, era il 1948. Fu destinato a La Spezia, Chiavari, Capo Spartivento (Calabria), isole Egadi, Taranto, Livorno, Lacco Ameno e Punta Imperatore (Ischia). Nel 1957 sposò Franca lacono, da cui ebbe tre figli: Francesco (Vigile Urbano del Comune di Torre del Greco), Nicola (radiotecnico) e Teresa (chef di rango a Berlino, in un locale denominato "Argentinos Steak House").  Il padre di Franca, Nicola, detto "Il conte Perazzo" era proprietario terriero a Panza d'Ischia (contrada di Forìo); militare in Esercito, richiamalo, fu inviato a combattere sul fronte russo ove fu fatto prigioniero, soffrendo fame e freddo. Fece ritorno a casa nel '44 ove finì il servizio militare. Il cognato di Antonio, Giorgio, classe 1923, ex capostazione della Circumvesuviana, nato a Pompei, durante l'ultima guerra fu preso dai tedeschi al valico del Brennero. Condotto ad Offenbach am Main, fu rinchiuso in una cella di circa sei metri quadrati insieme ad altri 27 prigionieri. I soldati tedeschi agli ordini di un comandante sadico e feroce li picchiavano di frequente e due prigionieri morirono. I poveri prigionieri allo stremo delle forze, furono liberati da un gruppo di partigiani; l'ufficiale tedesco fu catturato e ad ogni internato fu imposto di strofinare con una grattugia il corpo del sanguinario aguzzino. Anche a Giorgio toccò quest'agghiacciarne destino e sul corpo non v'erano più spazi per lo strofinio: lo fece sotto i piedi (e il tedesco era già deceduto).
Antonio venne ad abitare nel 1964 a Torre del Greco per stare vicino ai genitori: vi è rimasto per circa trent'anni, amando la nostra città; ha dimorato in via Martiri d'Africa, via Cimaglia, Parco Giusy e Parco Merola. Da maresciallo di Marina passò nelle FS come capo squadra, lavorando a Gianturco. Era affabile con la gente torrese, gli piaceva il nostro clima.
Appassionato di film western (ammirava molto Clint Eastwood), amante della musica classica e country, suonava nei ritagli di tempo libero il violino. Tagliava gratis i capelli agli amici e ai colleghi di lavoro: si divideva, lui, uomo di navigata esperienza e di esile corporatura, dall'indole isolana e vesuviana, fra Ischia e Torre del Greco.
Era legato al mare e al verde.