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Vincenzo Di Somma
La tragica notte dell' "Orazio"


di Peppe D'Urzo
 

Affermava la scrittrice Maria Orsini Natale che "La vita è memoria e la memoria è un grande giocoliere o un girasole che si volge verso il luogo del ricordo, luce solare per il cuore e per la mente". I suoi luoghi dei ricordi Vincenzo Di Somma li rievoca, rispolverandoli dal passato della sua vita. Nato a Torre del Greco l'1.01.1921, da Catello, originario di Castellammare di Stabia, detto "'U castellone", decorato nella prima guerra mondiale, marittimo (caporale di macchina) con molti viaggi sul mitico transatlantico "Rex", e da Marianna Panariello, casalinga. La madre di Catello, vedova, si risposò con un torrese, andando ad abitare in via XX Settembre.
Vincenzo, originario di via Nazionale (chiesetta di "Sand'Anduonio"), crebbe insieme a tre fratelli ed una sorella; frequentò le scuole elementari in via V. Veneto (attuale "Giovanni Mazza"), al viale Castelluccio (avviamento) e le scuole all'aperto di p.le Cesare Battisti), per un corso di motorista. A 15 anni e mezzo, in qualità di piccolo di camera, effettuò il suo primo imbarco. Nel 1936 imbarcò sull'"Augustus" (rifatto nel dopoguerra) per le lontane linee dei Sud America. Dopo due anni, lavorò sulla M/N "Orazio" (gemella della "Virgilio", divenuta in seguito nave ospedale), costruita nel 1925 nei cantieri navali di Baia presso Napoli, per conto della Navigazione Generale Italiana, passando nel 1932 sotto i colori della società "Italia", sulla linea del Sud Pacifico: da Genova a Panama e Valparaiso (città e principale porto del Sud America sul Pacifico); 11.718 tonn. lorde; velocità 14 nodi; 640 passeggeri (110 in 1 classe, 190 in II e 340 in III).
Su questa bella (così definita all'epoca) nave, adibita a lunghe traversate di alto mare, vi rimase per 14 mesi circa, fino all'ultimo, fatidico e tragico viaggio. In data 20.01.1940 l'"Orazio", lasciò il porto di Genova, con a bordo quasi mille persone (fra passeggeri ed equipaggio), la maggior parte dei "passegers" era costituita da donne e bambini tedeschi, ebrei, diretti a Valparaiso. Nella buia e burrascosa notte del 21 gennaio, fuori Marsiglia (città e importantissimo porto della Francia meridionale), improvvisamente, si propagò un terribile incendio a bordo proveniente dalla sala macchine; era cattivo tempo ed il mare era agitato. Enormi fiamme si spostavano da poppa a prua: alimentate dal forte vento.
A bordo, le persone spaventate e in preda al panico, cercavano di trovar riparo nella direzione opposta alle fiamme, in un caotico ed angoscioso fuggi fuggi con la morte in agguato; dopo il lanciato S.O.S., arrivarono sul luogo della tragedia navi militari francesi ed i transatlantici italiani "Conte Biancamano" e "Cristoforo Colombo". Le operazioni di salvataggio, risultarono molto difficoltose a causa delle proibitive condizioni del mare. Morirono 108 sfortunati (53 uomini d'equipaggio e 55 passeggeri); molti, presi dalla disperazione, si lanciarono in mare, trovandovi morte sicura per le fiamme sviluppatesi a pelo d'acqua; furono calate delle funi, per poter scendere nelle sottostanti scialuppe di salvataggio che a malapena si mantenevano a galla; Vincenzo, arrampicandosi con tutte le sue forze alla fune e con una bambina ebrea sulle spalle (ciò fu ordinato ad ogni uomo della nave: chi era in grado discendere con la fune, doveva portare con sé in spalla un bambino), raggiunse con enorme difficoltà la sospirata scialuppa che lo porterà in salvo sul "Conte Biancamano".
Della bambina nessuna notizia; è rimasto solo il ricordo dello sguardo smarrito di un faccino innocente che, grazie al generoso atto di un marittimo italiano, sfuggì ad un infame destino. A bordo vi era un altro torrese, un certo Luigi Izzo ("Gigino") che, nell'infausta sciagura, si salvò. L'"Orazio" si perse nei flutti marini, andando completamente distrutta, e, l'Italia non era ancora entrata in guerra...
Giunsero ai familiari di Vincenzo vari telegrammi in cui si comunicava che il marittimo Vincenzo  godeva di buona salute e che si era salvato a bordo della nave "Orazio". Rimase a Genova per essere, unitamente ad altri componenti dell'unità italiana, per accertamenti da parte delle preposte autorità italiane. Fece, poi, ritorno a Torre ove poté riabbracciare i suoi cari.
Dopo un altro imbarco sul "Roma", il nostro "sea man" partì per il servizio militare nella Regia Marina nel mese di giugno del 1941. Imbarcò a Taranto, dopo poco tempo sulla R. N. "Littorio" (corazzata) in qualità di attendente (in precedenza lo era stato il fratello Alberto) all'ammiraglio Angelo lachino, comandante in capo delle forze navali e della flotta militare


Le foto: Vincenzo Di Somma in divisa militare (1942); coi fratelli Aniello (al centro) ed Alberto (a destra), Taranto, 1941; La nave "Orazio" in una immagine d'epoca

italiana. Sulla "Littorio", dopo la battaglia del golfo della Sirte (22.03.1942), ci fu la visita del Capo dello Stato, B. Mussolini e del re Vittorio Emanuele III. Dell'ammiraglio lachino, Vincenzo serba un buon ricordo; era una persona affabile, alquanto precisa ed abbastanza estroversa. Con lui ha mantenuto ottimi rapporti anche nel dopoguerra.
L'8 settembre 1943 "sfascia" l'Italia; regnano il caos e l'indecisione; le forze armate abbandonate al loro destino. Vincenzo si trova a Roma unitamente all'ammiraglio, il quale lo invita ad andare a casa, ma egli vi rimase insieme al fratello Aniello, mentre l'altro fratello, Alberto, decide di ritornare a Torre. Dopo i tanti bombardamenti sulla città santa con i tedeschi in ritirata, arrivarono gli alleati che liberarono definitivamente la città di Roma...
La vita lentamente riprese...; continuò a navigare con le navi della società "Italia" fino al 1976 con 31 anni di navigazione (medaglia d'oro a ricordo).
Coniugato con Principia Rivieccio nel 1948, sorella del compianto Aniello Rivieccio (1934/2002), in arte "Nello Riviè", nato a Torre del Greco e deceduto a Roma; bravo attore cinematografico, teatrale, televisivo e di cabaret.
Dall'unione di Vincenzo e Principia sono nate tre figlie: Marianna, insegnante, Raffaella, casalinga (vedova Scognamiglio) e Lidia, insegnante. l nipoti sono cinque che costituiscono la gioia di vivere dei nonni. Ecco descritto il "revival" dei ricordi di Vincenzo Di Somma che, attualmente, vive da pensionato nella propria abitazione di via Nazionale n. 383 (angolo via Lava Troia); in precedenza abitava in via Purgatorio - Circonvallazione. Consigliere dell'Associazione Combattenti e Reduci della sezione di Torre del Greco. Persona dalla robusta struttura, capelli bianchi, voce marcata, carattere forte e navigato nell'esperienza.
La tragica notte dell'"Orazio" la porterà sempre nel cuore (a tal proposito si ringrazia il genero, Francesco Scognamiglio, "Franco", supervisore del gruppo Bipop Carire, il quale accennò per sommi capi la storia di questa nave che si perse in fiamme in quel lontano 1940...). Gli occhi di quella bimba gli sono sempre davanti...; non potrà mai cancellarli dalla sua mente...; dell'ultimo conflitto mondiale, afferma che la guerra è sempre orrenda e spiacevole, per chi la perde e per chi la vince. Un attuale monito a chi, oggi, si ostina, scriteriatamente, a giocare alla guerra e a chi si diletta in folli imprese con atti dinamitardi ed attentati terroristici.