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Quel palazzo di fronte
la villa comunale


di Peppe D'Urzo
 

Fra gli eleganti ed imponenti palazzi che la nostra città è riuscita ancora a conservare, vogliamo qui ricordare un bel fabbricato di tre piani che si affaccia su quel verde che è ancora rimasto della villa comunale al corso V. Emanuele al civico 158. Ben ristrutturato, conserva il fascino di una volta con i suoi vetusti ornamenti ed addobbi. Dai più è ricordato come: "'U palazzo 'ddu cavaliere Berardo", la cui famiglia era ben conosciuta a Torre.
Gli eredi Berardo sono stati i proprietari di questo grande manufatto, suddiviso in vari corpi. Villa "Berardo" confinava e confina con il palazzo, anch'esso considerevole e solenne, al n. 162, ex proprietà D'Elia, villa "Yaeko" ed attuale Pappalardo. Comprende un'altra "corporatura" attigua, la struttura del Circolo Sociale "Guido Mazza" e si estende verso Cupa Moresca, ove anticamente v'erano giardini interni con alberi da frutta, e le terre erano curate dal sudore della fronte dei coloni che ivi alloggiavano. Risalente probabilmente, alla metà dell' 800.
Dal grande portone d' ingresso ci si immette in un atrio con stalle e cantine, un tempo esistenti, attualmente, invece, ci sono i negozi. Dopo, un ampio scalone in muratura e marmo che porta a fabbricati per civili abitazioni. Sullo scalone negli anni 60/70 si trovava una palestra pugilistica, la S.p.e.c.t., in seguito la sede del circolo culturale "Orizzonte", poi vari negozi. Alcune vecchie finestre di un tempo ci ricordano il circolo "Limonappia Audace" dell'omonima squadra di calcio (ex Fortitudo Audace e Audace) del compianto presidente Tonino Garofano e del folkloristico ed irascibile custode "Don Salvatore 'u mericano". Al secondo piano, lato sinistro del portone d'ingresso, ci sono stati per lungo tempo gli uffici comunali (tributi), trasferiti, prima in Via Nazionale (ex Palazzo Pellecchia) e poi dal mese di luglio 2002 agli ex Molini Meridionali Marzoli.
Al civico 154 unito al grande palazzo al piano terra sul frontale della strada, era ubicato un laboratorio di oreficeria di un certo don Peppe Schiavo, fra i cui lavoranti ricordiamo il cordiale ed espansivo Francesco D'Acunto. Sulla facciata è impressa nel muro, ancor ben conservata, una lapide marmorea dedicata a Francesco Caracciolo, (duca - Napoli 1752 - 1799). Ammiraglio, il più grande del regno di Napoli nel XVIII secolo. Dopo aver servito il re, aderì alla Repubblica Partenopea e la difese, fu fatto impiccare da Nelson. Vi è la seguente scritta che nonostante le intemperie atmosferiche, è riuscita a sfidare il tempo:
"Per memoria di Francesco Caracciolo ammiraglio napoletano gloria e onore d'Italia estinto proditoriamente nelle peripezie del 1799 il Municipio di Torre del Greco alla parete di questa casa avito retaggio di lui pose - 1 giugno 1879".
Gli occupanti del palazzo (ex 142) sono stati spettatori del terribile bombardamento aereo del 13 settembre che distrusse, provocando morte e danni a tante abitazioni, alla Chiesa di Santa Maria del Popolo e all'attiguo ospedale. Le bombe caddero dal cielo iniziando dal Gran Caffè Palumbo fino alla confinante città degli scavi, chiamata all'epoca Resina. Purtroppo nell'ex proprietà D'Elia una bomba cadde al centro delle scale interne e causò vari morti; nei giardini interni della famiglia Berardo fu costruito un ricovero antiaereo ove riparavano varie persone di ogni età della zona. I Berardo erano cinque fratelli (tutti deceduti): Antonio (orafo), Raffaele, Luigi, Gerardo e Silvio.
Di Antonio si hanno alcune notizie: nato a Torre del Greco il 24.11.1901 ed ivi deceduto il 17.10.1964; coniugato con Concetta Costabile, delle stirpe dei "Quatturariello" (onoranze funebri in via Nazionale n. 24), nata a Torre del Greco il 14.05.1909, casalinga, vivente.

 
 

Le foto: il palazzo Berardo in una immagine d'epoca; Antonio Berardo e col figlio Gerardo (ragazzino).

Data del matrimonio 21.05.1943, due figli Gerardo e Anna (vedova); Gerardo, ex marittimo con la flotta "Lauro" in qualità di orchestrale, cantante e chitarra-basso, attualmente è segretario del Circolo "Guido Mazza". Altri immobili al centro di corso Umberto I con laboratorio di oreficeria.
Raffaele era solito frequentare gli amici Falanga cartolibreria in via V. Veneto, poi in via Roma), Eugenio Faraone Mennella, l'ing. Focone ed altri, coi quali era solito intrattenersi a tavola al ristorante da "Talano" in via Nazionale, zona chiesa di Sant'Antonio (protettore degli animali). Fu sempre circondato dall'affetto familiare. Persona robusta con calvizie, elegante nel suo "look", altruista, proprietario e benestante. Amante della disciplina, nostalgico dei tempi in cui "i treni arrivavano in tempo".
Amava pranzare e cenare a orari precisi, fare passeggiate con gli amici, la vita tranquilla. Era un uomo di vecchio stampo: seguiva i figli negli studi, il suo giornale era "La domenica del corriere" e per la prole "Il corriere dei piccoli". Ricordiamoci quando transitiamo percorso V. Emanuele nei pressi della villa comunale, di alzare lo sguardo ed osservare questo palazzo, ben "ornato" e rifinito, e  da cui, sul lastricato solare, si gode un ottimo panorama: il Vesuvio e l'azzurro mare che si infrange sulle nostre centenarie e caratteristiche coste.